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Una voce dall'oltretomba...

Post n°75 pubblicato il 24 Maggio 2006 da DonnaMusica

Ho finito di leggere ieri il fatidico romanzo di Marquez, Cent'anni di solitudine...
Interrompo il mio silenzio nel blog solo per rispettare quanto avevo detto nel post precedente e cioè che avrei parlato del libro una volta conclusane la lettura.
Si tratta di un libro unico, non credo se ne possano scrivere altri come questo (almeno credo, perché di Marquez non ho letto altri libri) sia per la storia, sia per l'atmosfera, sia per il "carattere" che ha. E' unico, c'è poco da fare. Non esistono altri aggettivi.
Credo che lo leggerò altre volte, perché non è un libro "facile",  offre tantissimi spunti di riflessione che non possono essere colti a prima lettura.
Mi è piaciuto?
moltissimo. Sono stata coinvolta. Non l'ho letto ad intervalli regolari, eppure mi ha coinvolta ogni volta che lo aprivo. Mi sentivo trascinata in quella casa che ha visto il passaggio di ben sei generazioni! sentivo anche il caldo e l'afa delle estati latino-americane, l'aria pesante ed umida che respiravano questi Buendìa, così selvaggi e bestiali a volte, che non hanno conosciuto mai la via di mezzo nelle loro passioni. Mi hanno colpito alcuni personaggi, soprattutto femminili: Ursula, questa matriarca che manda avanti la famiglia, ultracentenaria, cieca negli ultimi anni della sua vita, ma piena di forza e saggezza che aspetta un misterioso forestiero , padrone secondo lei, del tesoro che ha trovato nella statua del San Giuseppe e che custodisce gelosamente...un forestiero che poi non arriverà mai e il tesoro, nascosto farà la stessa fine dell'intero  villaggio di Macondo. Amaranta che resta vergine fino alla morte e tesse il telo per la sua futura morte; Remedios, bellissima, ma un pò "toccatella" che un bel giorno ascende al cielo (tipo assunzione di Maria Vergine nella nostra tradizione cattolica), Meme, sfortunata figlia di quella bigottona di Fernanda, a sua volta sfortunata per non aver realizzato il matrimonio e la vita dei suoi sogni. Pilar Ternera, un'altra matriarca, illegittima però,  che nel suo letto ha portato quasi tutti gli uomini della famiglia Buendìa, figlio compreso. Un donna che conosce tutte le peripezie di questa famiglia e sa che il destino di essa è fatto di ripetizioni ineluttabili e, per questo, angoscianti.
Situazioni paradossali, assurde, violente, brutali, crude da far storcere la bocca a volte.
Le prime pagine sono forse più noiose, ma dopo, tranne per la confusione che fa nascere quell'intricata rete di nomi uguali e doppiati, la storia diventa coinvolgente tanto che quando il libro è finito ne senti la mancanza. Alla fine questi bruti prendono il tuo cuore,  fanno parte di te.

Un capolavoro degno del Nobel.

 
 
 
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Un blog di: DonnaMusica
Data di creazione: 27/08/2005
 

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