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(G.G)

 

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« "Quaresima, tempo di “c...«Portate via di qui ques... »

«Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!»

Post n°921 pubblicato il 01 Marzo 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Marco 9,2-10.
Dal Vangelo secondo Marco

Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro
e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.
E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù.
Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!».
Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento.
Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!».
E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti.
Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti.
Parola del Signore.

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Commenti al Post:
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enzo il 01/03/15 alle 17:26 via WEB
Enzo: Perché la liturgia ci propone questo brano della trasfigurazione di Gesù in questo periodo di quaresima? Per rispondere a questa domanda dobbiamo metterci nelle condizioni degli apostoli che seguivano Gesù, in modo particolare Pietro, Giovanni e Giacomo. E’ chiaro che i tre discepoli non conoscevano ancora chi era veramente Gesù, erano discepoli all’ascolto e presenti a tutto quello che Gesù diceva e faceva, aspettando il giorno di gloria e di potenza in cui Gesù si sarebbe dimostrato il Messia liberatore di Israele, secondo loro. Anche noi in questo periodo di quaresima andiamo dietro Gesù come discepoli: ascoltiamo la sua parola, osserviamo le sue opere: forse il nostro comportamento non è completamente conforme al mandato di Gesù e al volere del Padre. Non ci riconosciamo in realtà credenti a tutto campo, percepiamo la bellezza della Parola, facciamo fatica a testimoniarla. Non è forse vero che spesso costatiamo che ci è difficile abbracciare la croce e viviamo nell’incertezza del nostro impegno, spaventati dalla fatica nella scelta totale della persona di Gesù? Il brano che ci accingiamo a commentare diventa un dono, una speranza nel cammino di ogni discepolo. E’ una risposta alla domanda centrale del vangelo di Marco: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Su un alto monte, il Tabor, viene rivelato il volto misterioso del Messia. E’ un’epifania gloriosa del Cristo, dell’unto del Signore, del messia nascosto, che non vuole che si parli di questo evento e che presto sperimenterà l’umiliazione del servo sofferente. Gesù fa una pausa nel suo peregrinare, divedere tanta gente, di operare prodigi. Prima di questa pausa aveva parlato ai suoi discepoli della sua prossima morte. I suoi non capivano il perché della morte, nemmeno le condizioni che poneva per seguirlo, come non capiranno dopo questo episodio cosa volesse dire Gesù con le parole “risorto dai morti”. Tra di loro si era creata una situazione di incertezza, forse di turbamento e perplessità sulla identità messianica di Gesù. Dunque Gesù si permette una pausa, conduce con sé verso “un alto monte”, Pietro, Giacomo e Giovanni. Sul monte avviene qualcosa di straordinario,Gesù fu trasfigurato davanti a loro in una bellezza e candore mai visti prima; E' come se Gesù venisse per un istante "spogliato" della sua umanità. Gesù appare nello splendore e nella Bellezza del suo essere Dio. Assieme a Gesù apparvero Elia e Mosè che conversavano con Gesù: il vecchio e il nuovo, tre personaggi chiamati per una missione speciale che riguarda l’uomo e il suo destino. Sappiamo che Gesù venne a completare ciò che era stato annunciato prima di Lui. Mosè ed Elia furono personaggi importanti, cardini dell’Antico Testamento. Mosè il liberatore dalla schiavitù dell’Egitto. Elia il profeta del futuro Messia. Era bello lassù e Pietro non sapendo cosa dire preso dallo stupore chiede di fare tre tende e rimanere in quel luogo. Una nube li avvolge e una voce, la voce del Padre annuncia la figliolanza divina di Gesù e invita all’ascolto delle sue parole. : «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». “Ascoltatelo: ”: queste parole costituiscono il centro del brano di questa domenica.. L’ascolto è ciò che definisce il discepolo, colui che fa tutto quello che il Maestro insegna- “Ascoltatelo!” è una parola che è rivelazione di Dio e definisce chi siamo noi. Ascoltare vuol dire avere fede cieca in Colui che ci parla. I tre testimoni conserveranno nel loro cuore il ricordo dell’esperienza del Tabor, e dopo la risurrezione di Gesù ne parleranno come Gesù aveva detto: “ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti”. Così Pietro scriverà ai cristiani dell’Asia Minore: «Infatti, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: “Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento”. Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte» (2Pt 1,16-18). In Pietro possiamo rispecchiarci: il suo entusiasmo forse non somiglia anche al nostro in alcune occasioni particolari della nostra vita nel rapporto di fede con Dio? Non abbiamo visto Gesù trasfigurato come Pietro con i nostri occhi ma l’abbiamo sentito vivamente dentro di noi, gustato nella serenità della nostra preghiera, nella gioia di momenti sacramentali, e anche in incontri con i fratelli sperimentando com’è bello stare insieme? Ma come Pietro ci è capitato anche di perdere quell’entusiasmo, di non capire più , di non seguire più quella strada che ci sembrava buona, di non riconoscere Gesù o addirittura dimenticarlo…siamo stati incostanti, sfiduciati dinanzi ai problemi della sofferenza e del dolore o attratti dalla bellezza e lusinghe della vita del mondo… Ecco il richiamo alla Trasfigurazione in questa seconda domenica di quaresima: camminare verso la Pasqua con entusiasmo, con gioia, da veri discepoli coscienti della propria fede in Gesù, sofferente, risorto. Ancora una volta l’evangelista Marco ci mostra chi è Gesù: il figlio diletto del Padre, in cui tutti noi dobbiamo credere, ascoltare, annunciarlo con la nostra testimonianza.
 
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