Creato da prosanctitatect il 17/06/2009

GiovaniProSanctitate

Tutti santi, tutti fratelli!

fiore

Be Holy, Be Happy!

 

MADONNA DELLA FIDUCIA

madonna della fiducia

O cuore immacolato
di Maria
vivo modello
di ogni santità
dona tu la fiducia
di diventare santi.

 

fiduica

 

sorriso

Sappi sorridere molto,
giacché il sorriso
crea un ambiente.
(G.G)

 

 sole 

Ogni giorno bisogna fare almeno
un passo avanti nella via dell'amore,
non ha importanza quanto lungo
perché può essere quello del bimbo
o quello del gigante, ma in ogni giorno
massimo sia lo sforzo per andare avanti
con impegno e con volontà.
(G.G)

 

tutti

 

orme

Non arrestarti
ai primi gradini dell'amore:
prosegui sempre
più in alto.

(G.G)

 

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“Quando cominceranno ad accadere queste cose,risol­levatevi e alzate il capo,perché la vostra liberazione è vicina”

Post n°971 pubblicato il 29 Novembre 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Luca 21,25-28.34-36.
Dal Vangelo secondo Luca

Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti,
mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso;
come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.
Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».
Parola del Signore.

 
 
 

"E' una bestemmia la violenza in nome di Dio"

Post n°970 pubblicato il 16 Novembre 2015 da prosanctitatect
 

papa francesco

 

All’Angelus Papa Francesco ha espresso il suo “profondo dolore per gli attacchi terroristici che, nella tarda serata di venerdì, hanno insanguinato la Francia”. Il Santo Padre ha anche manifestato il suo cordoglio al presidente della repubblica francese, Francois Hollande, e a tutti i cittadini del Paese transalpino. “Utilizzare il nome di Dio per giustificare la strada della violenza - ha detto il Papa - è una bestemmia”.

Il Papa ha espresso dolore, cordoglio e vicinanza ai feriti e “ai familiari di quanti hanno perso la vita”. E ha condannato i drammatici attacchi terroristici avvenuti a Parigi:

“Tanta barbarie ci lascia sgomenti e ci si chiede come possa il cuore dell’uomo ideare e realizzare eventi così orribili, che hanno sconvolto non solo la Francia ma il mondo intero. Dinanzi a tali atti intollerabili, non si può non condannare l’inqualificabile affronto alla dignità della persona umana. Voglio riaffermare con vigore che la strada della violenza e dell’odio non risolve i problemi dell’umanità e che utilizzare il nome di Dio per giustificare questa strada è una bestemmia!”.

Il Santo Padre ha esortato poi fedeli e pellegrini a pregare chiedendo a Maria di proteggere la Francia e il mondo intero:

“Vi invito ad unirvi alla mia preghiera: affidiamo alla misericordia di Dio le inermi vittime di questa tragedia. La Vergine Maria, Madre di misericordia, susciti nei cuori di tutti pensieri di saggezza e propositi di pace. A Lei chiediamo di proteggere e vegliare sulla cara Nazione francese, la prima figlia della Chiesa, sull’Europa e sul mondo intero”.

Riferendosi al Vangelo odierno e al discorso di Gesù incentrato sugli avvenimenti ultimi della storia umana, con elementi apocalittici come guerre, carestie e catastrofi cosmiche, il Santo Padre ha ricordato che “la nostra meta finale è l’incontro con il Signore risorto”:

“Noi non attendiamo un tempo o un luogo, ma andiamo incontro a una persona: Gesù. Pertanto, il problema non è “quando” accadranno i segni premonitori degli ultimi tempi, ma il farsi trovare pronti all'incontro. E non si tratta nemmeno di sapere 'come' avverranno queste cose, ma 'come' dobbiamo comportarci, oggi, nell’attesa di esse. Siamo chiamati a vivere il presente, costruendo il nostro futuro con serenità e fiducia in Dio”.

"La speranza - ha aggiunto - è la più piccola delle virtù, ma la più forte”. La nostra speranza – ha spiegato – ha un volto:

“Il volto del Signore risorto, che viene ‘con grande potenza e gloria’ (v. 26), che cioè manifesta il suo amore crocifisso trasfigurato nella risurrezione. Il trionfo di Gesù alla fine dei tempi sarà il trionfo della Croce, la dimostrazione che il sacrificio di sé stessi per amore del prossimo, ad imitazione di Cristo, è l’unica potenza vittoriosa e l’unico punto fermo in mezzo agli sconvolgimenti e alle tragedie del mondo”.

Gesù - ha detto il Papa - è accanto noi, sempre ci accompagna, ci vuole bene. Il Signore Gesù – ha spiegato il Santo Padre – “è una presenza costante nella nostra vita” e per questo quando parla del futuro “è sempre per ricondurci al presente”:

“Egli si pone contro i falsi profeti, contro i veggenti che prevedono vicina la fine del mondo, e contro il fatalismo. Vuole sottrarre i suoi discepoli di ogni epoca alla curiosità per le date, le previsioni, gli oroscopi, e concentra la nostra attenzione sull’oggi della storia… Ci richiama all’attesa e alla vigilanza, che escludono tanto l’impazienza quanto l’assopimento, tanto le fughe in avanti quanto il rimanere imprigionati nel tempo attuale e nella mondanità”.

Anche ai nostri giorni – ha concluso il Pontefice – “non mancano calamità naturali e morali, e nemmeno avversità e traversie di ogni genere". E' necessario soltanto guardare Gesù e Lui ci cambia il cuore:

“Tutto passa – ci ricorda il Signore –; soltanto la sua Parola rimane come luce che guida e rinfranca i nostri passi e ci perdona sempre perchè è accanto a noi”.
(da radiovaticana.va-amedeo lomonaco)

 
 
 

"Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti"

Post n°969 pubblicato il 15 Novembre 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Marco 13,24-32.
Dal Vangelo secondo Marco
In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore
e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria.
Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.
Dal fico imparate questa parabola: quando gia il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina;
così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte.
In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute.
Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre. Vegliare per non essere sorpresi.
Parola del Signore.

 
 
 

"No all'odio e alla vendetta in Terra Santa"

Post n°968 pubblicato il 18 Ottobre 2015 da prosanctitatect
 

In Terra Santa continua la cosiddetta Intifadah dei coltelli. Ieri sono stati uccisi 4 giovanissimi palestinesi, tra cui una ragazza, che avevano aggredito all'arma bianca degli israeliani. Ma fonti palestinesi accusano l'esercito israeliano di aver agito in almeno due casi in modo assolutamente sproporzionato. Il Papa ha detto di seguire "con grande preoccupazione la situazione di forte tensione e di violenza che affligge la Terra Santa": 

"In questo momento c’è bisogno di molto coraggio e molta forza d’animo per dire no all’odio e alla vendetta e compiere gesti di pace. Per questo preghiamo, perché Dio rafforzi in tutti, governanti e cittadini, il coraggio di opporsi alla violenza e di fare passi concreti di distensione. Nell’attuale contesto medio-orientale è più che mai decisivo che si faccia la pace nella Terra Santa: questo ci chiedono Dio e il bene dell’umanità".

La scintilla che ha dato il via alle violenze è la questione della Spianata delle Moschee, terzo luogo santo dell’Islam, che si estende sopra il Monte del Tempio, il sito più sacro dell’ebraismo di cui non permane - in basso - che il cosiddetto Muro del pianto. I musulmani accusano le autorità di voler modificare lo ‘status quo’ in base al quale gli ebrei possono entrare sulla Spianata ma non hanno il diritto di pregare. La Francia propone di inviare degli osservatori internazionali sul luogo: iniziativa respinta dal governo israeliano. Al di là di questa vicenda, le tensioni stanno riemergendo con forza perché restano insoluti i gravi problemi sociali ed economici che pesano sulla popolazione palestinese, mentre le trattative di pace sono totalmente bloccate. Intanto, il segretario di Stato Usa John Kerry ha annunciato che in settimana incontrerà in Germania il premier israeliano Benjamin Netanyahu e dopo si recherà in Giordania dove avrà colloqui con il presidente palestinese Mahmoud Abbas.

Dopo l'appello per la Terra Santa, il Papa ha salutato i fedeli giunti a rendere omaggio ai nuovi Santi:

"L’esempio di san Vincenzo Grossi sostenga l’impegno per l’educazione cristiana delle nuove generazioni. Saluto i pellegrini venuti dalla Spagna, in particolare da Siviglia, e le Suore della Compagnia della Croce. La testimonianza di santa Maria dell’Immacolata Concezione ci aiuti a vivere la solidarietà e la vicinanza con i più bisognosi. Saluto i fedeli provenienti dalla Francia, specialmente da Bayeux, Lisieux e Sées: all’intercessione dei santi coniugi Ludovico Martin e Maria Azelia Guérin affidiamo le gioie, le attese e le difficoltà delle famiglie francesi e di tutto il mondo".
(da radiovaticana.va-sergio centofanti)

 
 
 

"Il Figlio dell'uomo non è venuto per farsi servire,ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti"

Post n°967 pubblicato il 18 Ottobre 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Marco 10,35-45.
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo».
Egli disse loro: «Cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero:
«Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo».
E Gesù disse: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete.
Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni.
Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.
Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore,
e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.
Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Parola del Signore.

 
 
 

"Gesù rende felici e salva"

Post n°966 pubblicato il 11 Ottobre 2015 da prosanctitatect
 

papa francesco

Fede e attaccamento alle ricchezze non possono convivere, ma non c’è ostacolo a una vita di fede se ci si affida a Gesù. Papa Francesco ha espresso questa convinzione commentando all’Angelus il Vangelo della liturgia domenicale e concludendo con un nuovo appello alla tutela dell’ambiente, in vista della prossima Giornata per la riduzione dei disastri naturali.

È un gioco di sguardi, il capitolo 10 del Vangelo di Marco. Un alternarsi ideale, nella narrazione, di stacchi e primi piani sul viso di Gesù e su quello dei suoi interlocutori. Il Papa usa un linguaggio televisivo per far risaltare questo particolare e dare incisività alla sua riflessione. “L’evangelista inquadra gli occhi di Gesù”, osserva a un tratto Francesco, nel descrivere le parole dette e i sentimenti nascosti di uno dei brani più conosciuti di questo Vangelo, nel quale – dice – ci sono “tre scene scandite da tre sguardi”.

Vita eterna è felicità
Scena prima, il giovane ricco che corre da Gesù per chiedergli cosa debba fare per “avere in eredità la vita eterna, cioè la felicità”:

“‘Vita eterna’ non è solo la vita dell’aldilà, ma è la vita piena, compiuta, senza limiti. Che cosa dobbiamo fare per raggiungerla? La risposta di Gesù riassume i comandamenti che si riferiscono all’amore verso il prossimo. Al riguardo quel giovane non ha nulla da rimproverarsi; ma evidentemente l’osservanza dei precetti non gli basta, non soddisfa il suo desiderio di pienezza”.

Sguardo di tenerezza
Ed ecco il primo sguardo, “intenso – lo definisce il Papa – pieno di tenerezza e affetto” che Gesù rivolge al giovane prima di indicargli cosa fare per seguirlo: vendere anzitutto i suoi averi e dare il ricavato ai poveri. Ma questo sguardo di Gesù non tocca il cuore del giovane, che anzi se ne va rabbuiato poiché, ricorda Francesco, “ha il cuore diviso tra due padroni, Dio e il denaro”, la qual cosa – soggiunge – “dimostra che non possono convivere la fede e l’attaccamento alle ricchezze”:

“Il giovane non si è lasciato conquistare dallo sguardo di amore di Gesù, e così non ha potuto cambiare. Solo accogliendo con umile gratitudine l’amore del Signore ci liberiamo dalla seduzione degli idoli e dalla cecità delle nostre illusioni. Il denaro, il piacere, il successo abbagliano, ma poi deludono: promettono vita, ma procurano morte. Il Signore ci chiede di distaccarci da queste false ricchezze per entrare nella vita vera, la vita piena, autentica, luminosa”.

Sguardo di incoraggiamento
La risposta di Gesù al giovane, annota l’evangelista, sconcerta anche gli Apostoli. A loro il Maestro rivolge, dice Francesco, il secondo e il terzo sguardo della seconda scena:

“Stavolta si tratta di uno sguardo pensoso, di avvertimento: ‘Volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!’. Allo stupore dei discepoli, che si domandano: ‘E chi può essere salvato?’, Gesù risponde con uno sguardo di incoraggiamento – è il terzo sguardo – e dice: la salvezza è, sì, ‘impossibile agli uomini, ma non a Dio!’. Se ci affidiamo al Signore, possiamo superare tutti gli ostacoli che ci impediscono di seguirlo nel cammino della fede”.

Giovani, gesù o la mondanità?
La terza scena non ha sguardi ma contiene una verità spiegata da Gesù: il “centuplo” da Lui promesso a chi lascia tutto per seguirlo, spiega ancora Francesco, “è fatto dalle cose prima possedute e poi lasciate, ma che si ritrovano moltiplicate all’infinito. Ci si priva dei beni e si riceve in cambio il godimento del vero bene; ci si libera dalla schiavitù delle cose e si guadagna la libertà del servizio per amore; si rinuncia al possesso e si ricava la gioia del dono”. Una considerazione che induce Francesco a rivolgere una domanda diretta ai giovani che lo ascoltano:

“Avete sentito lo sguardo di Gesù su di voi? Cosa volete rispondergli? Preferite lasciare questa piazza con la gioia che ci dà Gesù o con la tristezza nel cuore che la mondanità ci offre?”.

Appello per la tutela della casa comune
Numerosi i saluti rivolti da Francesco dopo la preghiera dell’Angelus ai gruppi in Piazza San Pietro. Il primo dedicato alla Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali del 13 ottobre, che sollecita nel Papa un nuovo appello su argomenti molto a cuore:

“Va purtroppo riconosciuto che gli effetti di tali calamità sono spesso aggravati da mancanze di cura dell’ambiente da parte dell’uomo. Mi unisco a tutti coloro che in modo lungimirante si impegnano nella tutela della nostra casa comune, per promuovere una cultura globale e locale di riduzione dei disastri e di maggiore resilienza ad essi, armonizzando le nuove conoscenze con quelle tradizionali, e con particolare attenzione alle popolazioni più vulnerabili”.

Altri saluti il Papa li ha indirizzati, fra gli altri, ai diaconi e ai sacerdoti del Collegio Germanico-Ungarico ordinati ieri e all’Associazione “Davide Ciavattini” per l’assistenza ai bambini con gravi malattie del sangue.
(da radiovaticana.va-alessandro de carolis)

 
 
 

"Seguimi!"

Post n°965 pubblicato il 11 Ottobre 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Marco 10,17-30.
Dal Vangelo secondo Marco

 

In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?».
Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.
Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza».
Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi».
Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!».
I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!
E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?».
Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio».
Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo,
che non riceva gia al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.
Parola del Signore.

 
 
 

“Il Signore ci aiuti a non essere società-fortezza,ma società-famiglia"

Post n°964 pubblicato il 04 Ottobre 2015 da prosanctitatect
 

papa francesco

 

“Società-famiglia e non società-fortezza”:  Papa Francesco all’Angelus ricorda i “tanti bambini infelici” che scappano dalle guerre e bussano alle nostre porte e chiede “regole adeguate” per accogliere. Non manca il pensiero forte al Sinodo perché la Chiesa assicuri  “un impegno adeguato con le famiglie e per le famiglie”. La preghiera perchè il mondo sia liberato dal flagello della guerra e poi il pensiero alle vittime della frana in Guatemala e dell'alluvione in Costa Azzurra, in Francia.
“Penso a tanti bambini affamati, abbandonati, sfruttati, costretti alla guerra, rifiutati. È doloroso vedere le immagini di bambini infelici, con lo sguardo smarrito, che scappano da povertà e conflitti, bussano alle nostre porte e ai nostri cuori implorando aiuto”.

Papa Francesco chiede di non restare indifferenti. La risposta deve essere adeguata ma deve esserci:

“Il Signore ci aiuti a non essere società-fortezza, ma società-famiglia, capaci di accogliere, con regole adeguate, ma accogliere, accogliere sempre con amore”.

Poi il pensiero forte al Sinodo e la preghiera “perché – dice il Papa –il disegno originario del Creatore sull’uomo e la donna possa attuarsi e operare in tutta la sua bellezza e la sua forza nel mondo di oggi”. E il Papa aggiunge un riferimento preciso: l’invito a pregare “affinché lo Spirito Santo renda i Padri Sinodali pienamente docili alle sue ispirazioni”. Con l’invocazione della materna intercessione della Vergine Maria, papa Francesco sottolinea la Comunione con chi nello stesso momento nel Santuario di Pompei recita la “Supplica alla Madonna del Rosario”.

L’indicazione di Papa Francesco è chiara: “Terremo lo sguardo fisso su Gesù”. Anche l’obiettivo è chiaro: “Individuare, sulla base del suo insegnamento di verità e di misericordia, - dice il Papa - le strade più opportune per un impegno adeguato della Chiesa con le famiglie e per le famiglie”.

Prendendo spunto dalla Liturgia che ripropone proprio il testo fondamentale del Libro della Genesi sulla complementarietà e reciprocità tra uomo e donna, il Papa  parla dell’amore e dell’unità di una coppia che diventando genitori “partecipa della potenza creatrice di Dio stesso”. Ma Papa Francesco fa una raccomandazione:

“Ma attenzione! Dio è amore, e si partecipa alla sua opera quando si ama con Lui e come Lui”.

L’amore, riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, è  anche l’amore che viene donato agli sposi nel Sacramento del matrimonio. “E’ l’amore che alimenta il loro rapporto, attraverso gioie e dolori, momenti sereni e difficili. E’ l’amore che suscita il desiderio di generare i figli, di attenderli, accoglierli, allevarli, educarli”. E qui il Papa avverte: “E’ lo stesso amore che, nel Vangelo di oggi, Gesù manifesta ai bambini: «Lasciate che i bambini vengano a me”. Dunque una preghiera che si fa appello:

“Chiediamo al Signore che tutti i genitori e gli educatori del mondo, come anche l’intera società, si facciano strumenti di quell’accoglienza e di quell’amore con cui Gesù abbraccia i più piccoli. Egli guarda nei loro cuori con la tenerezza e la sollecitudine di un padre e al tempo stesso di una madre.”

Dopo la recita della preghiera mariana, il pensiero in particolare alla beatificazione, ieri a  Santander, in Spagna, di Pio Heredia e diciassette compagni e compagne dell’Ordine Cistercense della stretta osservanza e di San Bernardo, uccisi per la loro fede durante la guerra civile spagnola e la persecuzione religiosa degli anni Trenta del secolo scorso. “Lodiamo il Signore – dice Francesco - per questi suoi coraggiosi testimoni e, per loro intercessione, supplichiamolo di liberare il mondo dal flagello della guerra”.

E poi il pensiero, con l'appello alla solidarietà, per le vittime della frana in Guatemala e dell'alluvione in Costa Azzurra, in Francia:

"Desidero rivolgere una preghiera al Signore per le vittime della frana che ha travolto un intero villaggio in Guatemala, come pure per quelle delle alluvioni avvenute in Francia, sulla Costa Azzurra. Siamo vicini alle popolazioni duramente colpite, anche con la solidarietà concreta".

Un saluto ai pellegrini provenienti da tante parti del mondo, in particolare ai fedeli dell’Arcidiocesi di Paderborn (Germania), quelli di Porto (Portogallo), e il gruppo del collegio Mekhitarista in Roma. E, nel giorno di san Francesco di Assisi, patrono d’Italia, il saluto con particolare affetto per i pellegrini italiani!, in particolare i fedeli di Reggio Calabria, Bollate, Mozzanica, Castano Primo, Nule e Parabita; i ragazzi di Belvedere di Spinello e l’Associazione dei diritti dei pedoni di Roma e del Lazio.

A tutti il rinnovato invito: “per favore, non dimenticatevi di pregare per me”.
(da radiovaticana.va-fausta speranza)

 
 
 

“L'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola."

Post n°963 pubblicato il 04 Ottobre 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Marco 10,2-16.
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «E' lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?».
Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?».
Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.
Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina;
per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola.
Sicché non sono più due, ma una sola carne.
L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto».
Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse:
«Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei;
se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio».
Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano.
Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.
In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso».
E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.
Parola del Signore.


 
 
 

"E' meglio entrare nel regno di Dio con un occhio solo,che essere gettato con due occhi nella Geenna"

Post n°962 pubblicato il 27 Settembre 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Marco 9,38-43.45.47-48.
Dal Vangelo secondo Marco

 

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri».
Ma Gesù disse: «Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me.
Chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare.
Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile.
Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna.
Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna,
dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».
Parola del Signore.

 
 
 

«Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti»

Post n°961 pubblicato il 20 Settembre 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Marco 9,30-37,
Dal Vangelo secondo Marco

 

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse.
Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà».
Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.
Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?».
Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande.
Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:
«Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Parola del Signore.

 


 
 
 

"Rifiutare mondanità"

Post n°960 pubblicato il 13 Settembre 2015 da prosanctitatect
 

papa francesco

 

Rifiutare quella mentalità mondana che pone il proprio ‘io’ e i propri interessi al centro dell’esistenza, per seguire Cristo e il Vangelo, in una vita “rinnovata e autentica”. Così il Papa all’Angelus domenicale, in cui ha inoltre auspicato che i problemi del mondo del lavoro siano affrontati in base alle esigenze della famiglia. Il pensiero del Pontefice è andato anche al primo Beato sudafricano.

Problemi del lavoro da risolvere secondo esigenze delle famiglie
Un invito a percorrere un cammino “scomodo”, che non è quello “del successo o della gloria passeggera”, ma quello che conduce alla “vera libertà”, e un pensiero al mondo del lavoro in difficoltà. È stata una riflessione a tutto tondo quella di Papa Francesco all’Angelus in Piazza San Pietro.

“Auspico che i problemi del mondo del lavoro siano affrontati tenendo concretamente conto della famiglia e delle sue esigenze”.

Rifiutare mentalità mondana
Così ha salutato gli insegnati precari giunti dalla Sardegna. Quindi ha esortato a liberarci “dall’egoismo e dal peccato”, mettendosi “alla sequela di Gesù”, cioè prendendo quella “croce” che “tutti” abbiamo per accompagnarlo nella sua strada:

“Si tratta di operare un netto rifiuto di quella mentalità mondana che pone il proprio “io” e i propri interessi al centro dell’esistenza: no, quello non è quello che Gesù vuole da noi! Invece, Gesù ci invita a perdere la propria vita per Lui, per il Vangelo, per riceverla rinnovata, realizzata e autentica”.

Seguire il Signore
Grazie a Gesù, ha spiegato Francesco, questa strada conduce “alla vita piena e definitiva con Dio”:

“Decidere di seguire Lui, il nostro Maestro e Signore che si è fatto Servo di tutti, esige di camminare dietro di Lui e di ascoltarlo attentamente nella sua Parola - ricordatevi: leggere tutti i giorni un passo del Vangelo - e nei Sacramenti”.

Farsi servitori come Cristo
Commentando il Vangelo di Marco in cui Gesù interroga i discepoli su chi Egli sia, “per verificare la loro fede”, il Pontefice ha spiegato come Cristo comprenda che in loro - e in “ciascuno di noi” - “alla grazia del Padre” si oppone “la tentazione del Maligno che vuole distoglierci dalla volontà di Dio”:

“Annunciando che dovrà soffrire ed essere messo a morte per poi risorgere, Gesù vuol far comprendere a coloro che lo seguono che Lui è un Messia umile e servitore. È il Servo obbediente alla parola e alla volontà del Padre, fino al sacrificio completo della propria vita. Per questo, rivolgendosi a tutta la folla che era lì, dichiara che chi vuole essere suo discepolo deve accettare di essere servo, come Lui si è fatto servo”.

Giovani, lasciate che il Signore vi parli
Quindi si è rivolto direttamente ai giovani presenti, chiedendo loro se abbiano avvertito “la voglia di sentire Gesù più da vicino”:

“Pensate. Pregate. E lasciate che il Signore vi parli”.

Il primo Beato sudafricano e i cristiani perseguitati
E il Signore parlò e guidò Samuel Benedict Daswa, beatificato oggi in Sudafrica e ricordato dal Papa: “appena 25 anni fa”, ha detto, fu ucciso nel 1990 “per la sua fedeltà al Vangelo”; nella sua vita - ha evidenziato - dimostrò sempre “grande coerenza”, assumendo coraggiosamente atteggiamenti cristiani e rifiutando abitudini “mondane e pagane”:

“La sua testimonianza si unisce alla testimonianza di tanti fratelli e sorelle nostre, giovani, anziani, ragazzi, bambini, perseguitati, cacciati via, uccisi per confessare Gesù Cristo. Tutti questi martiri, Samuel Benedict Daswa e tutti loro, ringraziamo per la loro testimonianza e chiediamo loro di intercedere per noi”.

Alla Vergine Maria ha chiesto infine di aiutarci a “purificare sempre la nostra fede da false immagini di Dio”.
(da radiovaticana.va-giada aquilino)

 
 
 

«Va' dietro a me,Satana!Perché tu non pensi secondo Dio,ma secondo gli uomini»

Post n°959 pubblicato il 13 Settembre 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Marco 8,27-35.
Dal Vangelo secondo Marco

 

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?».
Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti».
Ma egli replicò: «E voi chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo».
E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno.
E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare.
Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo.
Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: «Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà».
Parola del Signore.

 
 
 

"Ogni parrocchia ospiti famiglia di migranti.Non basta dire "coraggio,pazienza!"

Post n°958 pubblicato il 06 Settembre 2015 da prosanctitatect
 

papa francesco

 

Il dramma dei migranti scuota le coscienze: non basta dire “coraggio, pazienza!”: Il Papa all’Angelus ha chiesto gesti concreti di solidarietà a tutte le Chiese e i fedeli d’Europa, in vista del Giubileo della Misericordia.

“Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere “prossimi” dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire: “Coraggio, pazienza!...”. La speranza cristiana è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura”.

Un appello “ad esprimere la concretezza del Vangelo”.

“Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa ospiti una famiglia, incominciando dalla mia diocesi di Roma”.

“Misericordia è il secondo nome dell’Amore” ha ricordato il Papa a tutti i fratelli vescovi d’Europa, perché sostengano il suo appello, cosi come farà la città leonina

Anche le due parrocchie del Vaticano accoglieranno in questi giorni due famiglie di profughi.

La catechesi del Papa ispirata dal Vangelo domenicale, è stata incentrata sulla guarigione da parte di Gesù di un sordomuto, simbolo dei non credenti

“…la sua sordità esprime l’incapacità di ascoltare e di comprendere non solo le parole degli uomini, ma anche la Parola di Dio”.

Per questo Gesù compie tre gesti, anzitutto lo allontana dalla folla:

“non vuole dare pubblicità al gesto che sta per compiere, ma non vuole nemmeno che la sua parola sia coperta dal frastuono delle voci e delle chiacchiere dell’ambiente".

La Parola di Dio che il Cristo ci trasmette - ha spiegato Francesco - ha bisogno di silenzio per essere accolta come Parola che risana, che riconcilia e ristabilisce la comunicazione”.

Gesù tocca poi le orecchie e la lingua del sordomuto, ripristina “la relazione con quell’uomo ‘bloccato’ nella comunicazione”, ristabilisce con lui un contatto. Quindi “alza gli occhi al cielo e comanda “Effatà - Apriti”.

“Il miracolo è un dono dall’Alto, che Gesù implora dal Padre”

“Ma questo Vangelo ci parla anche di noi”, ha sottolineato Francesco

“…spesso noi siamo ripiegati e chiusi in noi stessi, e creiamo tante isole inaccessibili e inospitali. Persino i rapporti umani più elementari a volte creano delle realtà incapaci di apertura reciproca: la coppia chiusa, la famiglia chiusa, il gruppo chiuso, la parrocchia chiusa, la patria chiusa…E quello non è di Dio! Quello è il nostro peccato!”

“Guariti dalla sordità e dall’egoismo della chiusura e del peccato veniamo inseriti nella grande famiglia della Chiesa”

“…possiamo ascoltare Dio che ci parla e comunicare la sua Parola a quanti non l’hanno mai ascoltata, o a chi l’ha dimenticata e sepolta sotto le spine delle preoccupazioni e degli inganni del mondo”.

Nei saluti dopo la recita dell’Angelus, il Papa, ha reso omaggio alle tre suore martiri nella guerra civile del 1936, Fidelia Oller, Giuseppa Manrabal e Faconda Margenta, beatificate ieri in Spagna. “Malgrado le minacce e le intimidazioni queste donne rimasero al loro posto per assistere i malati, confidando in Dio

“La loro eroica testimonianza, fino all’effusione del sangue, dia forza e speranza a quanti oggi sono perseguitati a motivo della fede cristiana. E noi sappiamo che sono tanti”.

Il pensiero di Francesco è andato poi ai vescovi del Venezuela e della Colombia riuniti nei giorni scorsi - quale "chiaro segno di speranza" - per esaminare la critica situazione tra i due Paesi, innescata dalla chiusura del confine ordinata dal governo di Caracas.

Infine una segnalazione gioiosa l’apertura degli XI Giochi Africani, a Brazzaville, nella Repubblica del Congo, perché “questa grande festa dello sport - ha auspicato Francesco - contribuisca alla pace, alla fraternità e allo sviluppo di tutti i Paesi dell’Africa”.
(da radiovaticana.va-roberta gisotti)

 
 
 

"Fa udire i sordi e fa parlare i muti"

Post n°957 pubblicato il 06 Settembre 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Marco 7,31-37.
Dal Vangelo secondo Marco


Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano.
E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua;
guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effatà» cioè: «Apriti!».
E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano
e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Parola del Signore.

 
 
 

"Cambiare il cuore per non essere contro-testimonianza"

Post n°956 pubblicato il 30 Agosto 2015 da prosanctitatect
 

papa francesco

 

“Esiste il pericolo di considerarci a posto o, peggio, migliori degli altri per il solo fatto di osservare delle regole, delle usanze, anche se non amiamo il prossimo, siamo duri di cuore, siamo superbi, e orgogliosi”. E’ quanto sottolinea Papa Francesco, nella sua catechesi all'Angelus, commentando il Vangelo che presenta la disputa tra Gesù e alcuni farisei e scribi sul valore della “tradizione degli antichi”.

I “precetti di uomini” non sono il «comandamento di Dio»: Francesco invita alla distinzione rifacendosi al profeta Isaia, che raccomandava: gli uni non devono mai prendere il posto dell’altro, ma soprattutto ricordando le parole di Gesù: “Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”. Alcuni farisei e scribi applicavano le norme in modo assai scrupoloso e le presentavano come espressione di autentica religiosità ma Gesù insegna loro che c’è altro. E spiega:

“L’osservanza letterale dei precetti è qualcosa di sterile se non cambia il cuore e non si traduce in atteggiamenti concreti: aprirsi all’incontro con Dio e alla sua Parola, nella preghiera, ricercare la giustizia e la pace, soccorrere i poveri, i deboli, gli oppressi”.

A braccio, con grande concretezza, Papa Francesco guarda alla vita nelle comunità ecclesiali e afferma:

“Tutti sappiamo, nelle nostre comunità, nelle nostre parrocchie, nei nostri quartieri, quanto male fanno alla Chiesa e danno scandalo quelle persone che si dicono 'molto cattoliche' e vanno spesso in chiesa ma dopo, nella loro vita quotidiana, trascurano la famiglia, parlano male degli altri e così via. Questo è quello che Gesù condanna, perché questa è una contro-testimonianza cristiana!”.

“In Cristo c’è la verità – dice Francesco - e la sua sapienza ci libera dai pregiudizi”. “Non sono le cose esteriori che ci fanno santi o non santi, ma è il cuore che esprime le nostre intenzioni, le nostre scelte e il desiderio di fare tutto per amore di Dio”. Papa Francesco non ha dubbi: “Senza un cuore purificato, non si possono avere mani veramente pulite e labbra che pronunciano parole sincere di amore, di misericordia, di perdono”. E sottolinea:

“Gli atteggiamenti esteriori sono la conseguenza di quanto abbiamo deciso nel cuore, ma non il contrario. Con l’atteggiamento esteriore, se il cuore non cambia, non siamo veri cristiani”.

E dunque il richiamo al “primato dell’interiorità, cioè – spiega – del cuore”:

“La frontiera tra bene e male non passa fuori di noi ma piuttosto dentro di noi: possiamo domandarci dov’è il mio cuore? Gesù diceva: “Il tuo tesoro è dov’è il cuore”. Qual è il mio tesoro? E’ Gesù, è la sua dottrina? E' il cuore buono o il tesoro è un’altra cosa?”.

Papa Francesco ricorda altre parole di Gesù: “Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro”. Dunque, la preghiera a Maria di “donarci un cuore puro, libero da ogni ipocrisia”.
(da radiovaticana.va-fausta speranza)

 
 
 

"Trascurando il comandamento di Dio,voi osservate la tradizione degli uomini"

Post n°955 pubblicato il 30 Agosto 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Marco 7,1-8.14-15.21-23.
Dal Vangelo secondo Marco

Allora si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate -
i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi,
e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame -
quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me.
Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e intendete bene:
non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo».
Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi,
adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.
Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo».
Parola del Signore.

 
 
 

"L’Eucaristia è Gesù stesso che si dona interamente a noi"

Post n°954 pubblicato il 16 Agosto 2015 da prosanctitatect
 

papa francesco

 

“Vivere in comunione concreta, reale con Gesù su questa terra ci fa già passare dalla morte alla vita”. E’ quanto ha affermato Papa Francesco all’Angelus, in piazza San Pietro, riferendosi alla liturgia odierna che presenta il Vangelo in cui Gesù ribadisce di essere il pane vivo disceso dal cielo.

Il discorso di Gesù sul Pane della vita, al centro del Vangelo di oggi, può portare a porsi delle domande. Cosa significa – chiede Papa Francesco - mangiare la carne e bere il sangue di Gesù? E’ solo un immagine, un simbolo o indica qualcosa di reale? Nell’Ultima Cena il pane e il vino – spiega il Santo Padre - diventano realmente il suo Corpo e il suo Sangue:

“E’ l’Eucaristia, che Gesù ci lascia con uno scopo preciso: che noi possiamo diventare una sola cosa con Lui. Infatti dice: ‘Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui’ (v. 56). Quel rimanere: Gesù in noi e noi in Gesù. La comunione è proprio una assimilazione: mangiando Lui, diventiamo come Lui. Ma questo richiede il nostro ‘sì’, la nostra adesione alla fede”.

A volte riguardo alla Santa Messa – osserva il Papa – capita di sentire questa obiezione:

“Ma a cosa serve la Messa? Io vado in chiesa quando me la sento, o prego meglio in solitudine”. Ma l’Eucaristia non è una preghiera privata o una bella esperienza spirituale”.

Non è – aggiuge il Santo Padre - “una semplice commemorazione di ciò che Gesù ha fatto nell’Ultima Cena”:

“Noi diciamo, per capire bene, che l’Eucaristia è ‘memoriale’, ossia un gesto che attualizza e rende presente l’evento della morte e risurrezione di Gesù: il pane è realmente il suo Corpo donato per noi, il vino è realmente il suo Sangue versato per noi. L’Eucaristia è Gesù stesso che si dona interamente a noi”.

Se vissuta con fede, la comunione eucaristica – afferma il Pontefice - trasforma la nostra vita “in un dono a Dio e ai fratelli”:

“Nutrirci di quel ‘Pane ’ significa entrare in sintonia con il cuore di Cristo, assimilare le sue scelte, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. Significa entrare in un dinamismo di amore e diventare persone di pace, persone di perdono, di riconciliazione, di condivisione solidale”.

Dopo l’Angelus, il Papa  ha rivolto un saluto speciale ai giovani del Movimento Giovanile Salesiano, radunati a Torino per celebrare il bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco. Li ha incoraggiati “a vivere nel quotidiano la gioia del Vangelo, per generare speranza nel mondo”.
(da radiovaticana.va-amedeo lomonaco)

 
 
 

"Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda"

Post n°953 pubblicato il 16 Agosto 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Giovanni 6,51-58.
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alla folla dei Giudei: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Parola del Signore.


 
 
 

"Per credere non bastano neanche i miracoli se il cuore è chiuso"

Post n°952 pubblicato il 09 Agosto 2015 da prosanctitatect
 

papa francesco

 

Si potrebbe assistere anche ad un miracolo, ma se il cuore non si apre all'amore di Dio, la fede non sboccia: è quanto ha detto Papa Francesco all'Angelus ai tanti pellegrini presenti in Piazza San Pietro nonostante un'altra calda giornata estiva.

Commentando il Vangelo domenicale, in cui la gente si scandalizza perché Gesù afferma di essere il vero pane disceso dal cielo, spiegando che nessuno può andare a Lui, se non lo attira il Padre, Papa Francesco riflette sulla “dinamica della fede, che è una relazione: la relazione tra la persona umana, tutti noi, e la Persona di Gesù, dove un ruolo decisivo gioca il Padre e naturalmente anche lo Spirito Santo, che qui rimane sottinteso”:

“Non basta incontrare Gesù per credere in Lui, non basta leggere la Bibbia, il Vangelo - questo è importante, ma non basta - non basta nemmeno assistere a un miracolo (…) Tante persone sono state a stretto contatto con Gesù e non gli hanno creduto, anzi, lo hanno anche disprezzato e condannato”.

"Questo è accaduto – ha proseguito – perché il loro cuore era chiuso all’azione dello Spirito di Dio”:

“Se tu hai il cuore chiuso, la fede non entra. Dio Padre sempre ci attira verso Gesù: siamo noi ad aprire il nostro cuore o a chiuderlo. Invece la fede, che è come un seme nel profondo del cuore, sboccia quando ci lasciamo ‘attirare’ dal Padre verso Gesù, e ‘andiamo a Lui’ con animo aperto, col cuore aperto, senza pregiudizi; allora riconosciamo nel suo volto il Volto di Dio e nelle sue parole la Parola di Dio, perché lo Spirito Santo ci ha fatto entrare nella relazione d’amore e di vita che c’è tra Gesù e Dio Padre e lì noi riceviamo il dono, il regalo della fede”.

Con questo atteggiamento di fede – afferma il Papa - possiamo comprendere anche il senso delle parole di Gesù: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51)”:

“In Gesù, nella sua ‘carne’ – cioè nella sua umanità concreta – è presente tutto l’amore di Dio, che è lo Spirito Santo. Chi si lascia attirare da questo amore va verso Gesù e va con fede e riceve da Lui la vita, la vita eterna”.

“Colei che ha vissuto questa esperienza in modo esemplare – ha detto Papa Francesco - è la Vergine di Nazaret, Maria: la prima persona umana che ha creduto in Dio accogliendo la carne di Gesù. Impariamo da Lei, nostra Madre – ha concluso - la gioia e la gratitudine per il dono della fede. Un dono che non è ‘privato’, un dono che non è proprietà privata, ma è un dono da condividere: è un dono «per la vita del mondo»!”.
(da radiovaticana.va-sergio centofanti)

 
 
 
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