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« "Sono vicino alle vitti...Beatificazione Paolo VI.... »

«Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»

Post n°893 pubblicato il 19 Ottobre 2014 da prosanctitatect
 

Vangelo
Matteo 22,15-21.
Dal Vangelo secondo matteo

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva ridotto al silenzio i sadducei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi.
Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno.
Dicci dunque il tuo parere: E' lecito o no pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché mi tentate?
Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro.
Egli domandò loro: «Di chi è questa immagine e l'iscrizione?».
Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
Parola del Signore.

 
Rispondi al commento:
Utente non iscritto alla Community di Libero
enzo il 21/10/14 alle 18:29 via WEB
Enzo: Lo Spirito san che soffia dove vuole e dove è invocato ci riempia della sua sapienza. Amen! L’avvenimento appena letto è la seconda di cinque narrazioni di controversie narrate dagli evangelisti. Tutte narrate da Marco e riprese poi da Matteo e Luca. La prima riguardava l’autorità di Gesù: si contesta a Gesù il potere di rimettere i peccati (Mc 2,1-12), “solo Dio può rimettere i peccati”. La seconda , a pranzo da Levi: Gesù mangia con i peccatori (Mc 2,13-17) La terza: Gesù difende i suoi discepoli accusati di non osservare la pratica del digiuno (Mc 2,18-22) La quarta (Mc2,23-28) in cui Gesù difende ancora i suoi discepoli accusati di raccogliere le spighe di sabato Nella quinta controversia Gesù prende l’iniziativa di guarire in giorno di sabato (Mc 3, 1-6) Come vediamo Gesù è accusato di non essere un ebreo religioso che osserva la legge di Mosè, un peccatore, un sovvertitore, un bestemmiatore… Nel racconto di oggi i farisei non sono presenti, mandano dei loro discepoli accompagnati da alcuni Erodiani, fazione religiosa filogovernativa, giudei simpatizzanti di Erode. Il tema è scottante, politico: “è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?”. Al tempo di Gesù la Palestina era diventata quasi da 100 anni una provincia dell'impero romano e si parlava spesso di una questione cruciale: "E' lecito o no pagare il tributo a Cesare", un nemico del popolo di Dio? Non tutti la pensavano allo stesso modo: sadducei ed erodiani, simpatizzavano per i Romani ed erano favorevoli a pagare le tasse. Al contrario degli zeloti che addirittura predicavano la rivoluzione armata. Infine i farisei, ostili ai Romani, facevano però buon viso a cattivo gioco e pagavano le tasse per evitare il peggio. Da che parte starà Gesù? Abbiamo ascoltato le parole faziose, maliziose dei discepoli dei farisei… Ma Gesù dà una lezione che lascia meravigliati i suoi interlocutori. “A queste parole rimasero meravigliati, lo lasciarono e se ne andarono”. Questa presa di posizione di Gesù contribuì ad orientare le prime comunità cristiane al rifiuto di posizioni anarchiche (Rm 13,7; 1 Pt 2, 13-14) e alla denuncia del potere divinizzato, per amore di Dio, unico Signore e giudice. Rom.13, 3-7: “I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver paura dell’autorità? Fa’ il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora devi temere, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi fa il male. Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza. Per questo infatti voi pagate anche le tasse: quelli che svolgono questo compito sono a servizio di Dio. Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi si devono le tasse, date le tasse; a chi l’imposta l’imposta; a chi il timore il timore; a chi il rispetto il rispetto”. 1 Pt 13-17 “Vivete sottomessi ad ogni umana autorità per amore del Signore: sia al re come sovrano, sia ai governatori come inviati da lui per punire i malfattori e premiare quelli che fanno il bene. Perché questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all’ignoranza degli stolti, come uomini liberi, servendovi della libertà non come di un velo per coprire la malizia, ma come servi di Dio. Onorate tutti, amate i vostri fratelli, temete Dio, onorate il re”. Questa posizione di Gesù ci orienta ancora oggi per ragione del bene da fare e il male da evitare, di dare ad ogni istituzione ciò che gli è dovuto, ad ogni fratello il rispetto e l’amore, a noi stessi una coscienza timorosa di Dio. Viene da pensare al marciume dei tanti che governano, che evadono le tasse, che rubano il tesoro del popolo: non tocca a noi giudicare, ma a Dio. L’apostolo Giovanni così descrive la loro sorte paragonandoli alla Babilonia la grande, la Gerusalemme che uccide i profeti: Ap 18, 9-10: “I re della terra, che con essa si sono prostituiti e hanno vissuto nel lusso, piangeranno e si lamenteranno a causa sua, quando vedranno il fumo del suo incendio, tenendosi a distanza per paura dei suoi tormenti, e diranno: «Guai, guai, città immensa, Babilonia, città possente; in un’ora sola è giunta la tua condanna!». «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». Tertulliano scrive: «Quali saranno le cose di Dio che siano simili al denaro di Cesare? Si intende l'immagine e la somiglianza con lui. Egli comanda quindi di rendere l'uomo al creatore, nella cui immagine e nella cui somiglianza era stato effigiato» (Contro Marcione IV, 38,1). Così san Lorenzo da Brindisi, sacerdote 1559-1619, dalle “Omelie” “A Cesare dobbiamo dare la moneta che porta l'immagine e l'iscrizione di lui, a Dio invece ciò su cui è impressa l'immagine e la somiglianza divina: «Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto (Sal 4,7). Tu,o cristiano, sei uomo: sei dunque moneta del tesoro divino, sei il danaro che porta impressa l'immagine e l'iscrizione del re divino. Con Cristo io ti chiedo: «Di chi è questa immagine e l'iscrizione?» (Mt 22, 20) Tu dici: di-Dio. Osservo: e perché non dai a Dio ciò che è suo? Se vogliamo essere immagine di Dio, dobbiamo essere simili a Cristo, perché egli è l'immagine della bontà di Dio e forma della sua sostanza… …Chi pertanto nella vita, nei costumi e nelle virtù è simile e conforme a Cristo, manifesta davvero l'immagine di Dio: e il pieno splendore di questa divina immagine consiste in una perfetta giustizia: Rendiamo a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio, la sua immagine e somiglianza che ha impresso nei nostri cuori fin dalla creazione..
 
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