Creato da prosanctitatect il 17/06/2009

GiovaniProSanctitate

Tutti santi, tutti fratelli!

fiore

Be Holy, Be Happy!

 

MADONNA DELLA FIDUCIA

madonna della fiducia

O cuore immacolato
di Maria
vivo modello
di ogni santità
dona tu la fiducia
di diventare santi.

 

fiduica

 

sorriso

Sappi sorridere molto,
giacché il sorriso
crea un ambiente.
(G.G)

 

 sole 

Ogni giorno bisogna fare almeno
un passo avanti nella via dell'amore,
non ha importanza quanto lungo
perché può essere quello del bimbo
o quello del gigante, ma in ogni giorno
massimo sia lo sforzo per andare avanti
con impegno e con volontà.
(G.G)

 

tutti

 

orme

Non arrestarti
ai primi gradini dell'amore:
prosegui sempre
più in alto.

(G.G)

 

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“Io sono il pane vivo,disceso dal cielo."

Post n°951 pubblicato il 09 Agosto 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Giovanni 6,41-51.
Dal Vangelo secondo Giovanni

 

In quel tempo, i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo».
E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?».
Gesù rispose: «Non mormorate tra di voi.
Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.
Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.
In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita.
I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;
questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Parola del Signore.

 
 
 

"Restituire la libertà alle persone sequestrate in Siria"

Post n°950 pubblicato il 26 Luglio 2015 da prosanctitatect
 

papa francesco

 

All’Angelus in Piazza San Pietro, davanti a una folla di fedeli nonostante il caldo, il pensiero di Papa Francesco è andato alla popolazione siriana provata da un conflitto che sembra non avere fine. In particolare, il Pontefice ha rinnovato l’appello per la liberazione del gesuita padre Paolo Dall’Oglio, a due anni dal sequestro, e di tutti gli ostaggi nelle zone di conflitto. Il Papa con un gesto simbolico si è inoltre iscritto, cliccando su un tablet, alla Gmg di Cracovia ed ha invitato tutti i giovani a partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù, che inizierà fra un anno esatto nella terra natale di San Giovanni Paolo II.

Papa Francesco non dimentica la Siria, le sofferenze della popolazione e ancora una volta rinnova un accorato appello di riconciliazione per il martoriato Paese mediorientale.

Liberare padre Dall’Oglio e tutte le persone sequestrate in Siria
Il Pontefice ricorda, in particolare, che tra qualche giorno ricorre il secondo anniversario da quando è stato rapito padre Paolo Dall’Oglio:

“Rivolgo un accorato e pressante appello per la liberazione di questo stimato religioso. Non posso dimenticare anche i Vescovi Ortodossi rapiti in Siria e tutte le altre persone che, nelle zone di conflitto, sono state sequestrate. Auspico il rinnovato impegno delle competenti Autorità locali e internazionali, affinché a questi nostri fratelli venga presto restituita la libertà. Con affetto e partecipazione alle loro sofferenze, vogliamo ricordarli nella preghiera”.

Invito i giovani di tutto il mondo alla Gmg di Cracovia
Prima delle parole sulla Siria, Papa Francesco con un gesto simbolico, cliccando su un tablet con accanto due ragazzi, si era iscritto per primo alla Gmg di Cracovia, aprendo così ufficialmente le iscrizioni dei giovani a un anno esatto dal grande evento:

“Celebrata durante l’Anno della Misericordia, questa Giornata sarà, in certo senso, un giubileo della gioventù, chiamata a riflettere sul tema «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7). Invito i giovani di tutto il mondo a vivere questo pellegrinaggio sia recandosi a Cracovia, sia partecipando a questo momento di grazia nelle proprie comunità”.

Nel commento del Vangelo domenicale, incentrato sul miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci da parte di Gesù, Papa Francesco ha sottolineato che questo prodigio avviene grazie alla “potenza misericordiosa di Dio, che guarisce da ogni male del corpo e dello spirito”.

Gesù sostituisce la logica del comprare con quella del dare
I discepoli, ha poi osservato, “ragionano in termini di mercato, ma Gesù alla logica del comprare sostituisce quella del dare”. I suoi gesti, ha soggiunto, “anticipano quelli dell’Ultima Cena, che danno al pane di Gesù il suo significato più profondo e più vero”:

“Il pane di Dio è Gesù stesso. Facendo la Comunione con Lui, riceviamo la sua vita in noi e diventiamo figli del Padre celeste e fratelli tra di noi. Facendo la Comunione ci incontriamo con Gesù, realmente vivo e risorto. Partecipare all’Eucaristia significa entrare nella logica di Gesù, la logica della gratuità, della condivisione. E per quanto siamo poveri, tutti possiamo donare qualcosa. ‘Fare la Comunione’ significa anche attingere da Cristo la grazia che ci rende capaci di condividere con gli altri ciò che siamo e ciò che abbiamo”.

Ognuno di noi può moltiplicare gesti di solidarietà
La folla, ha proseguito, “è colpita dal prodigio della moltiplicazione dei pani; ma il dono che Gesù offre è pienezza di vita per l’uomo affamato”. Gesù, infatti, “sazia non solo la fame materiale, ma quella più profonda, la fame di senso della vita, la fame di Dio”. Di fronte alla sofferenza, alla solitudine, alla povertà e alle difficoltà di tanta gente, si è quindi chiesto il Papa, “che cosa possiamo fare noi? Lamentarsi - ha risposto - non risolve niente, ma possiamo offrire quel poco che abbiamo”:

“Abbiamo certamente qualche ora di tempo, qualche talento, qualche competenza... Chi di noi non ha i suoi ‘cinque pani e due pesci’? Tutti ne abbiamo! Se siamo disposti a metterli nelle mani del Signore, basteranno perché nel mondo ci sia un po’ più di amore, di pace, di giustizia e soprattutto di gioia. Quanto è necessaria la gioa nel mondo! Dio è capace di moltiplicare i nostri piccoli gesti di solidarietà e renderci partecipi del suo dono”.

Infine, nella festa dei Santi Gioacchino e Anna, il Papa ha rivolto un pensiero speciale ai nonni, figura a lui particolarmente cara. Dal Santo Padre il ringraziamento a tutte le nonne e i nonni “per la loro preziosa presenza nelle famiglie e per le nuove generazioni”.
(da radiovaticana.va-alessandro gisotti)

 
 
 

«Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?»

Post n°949 pubblicato il 26 Luglio 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Giovanni 6,1-15.
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade,
e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.
Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.
Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?».
Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.
Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:
«C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?».
Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.
E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto».
Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!».
Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.
Parola del Signore.

 
 
 

"In Gesù si è fatta carne la tenerezza di Dio"

Post n°948 pubblicato il 19 Luglio 2015 da prosanctitatect
 

papa francesco

 

Nella compassione di Gesù per noi, si è fatta carne la tenerezza di Dio: così il Papa all'Angelus in Piazza San Pietro. Numerosi i fedeli presenti, nonostante una calda e afosa giornata d'estate: il Papa li ha definiti "coraggiosi". Francesco ha rievocato anche il suo recente viaggio in America Latina.
Gesù, tenerezza di Dio
Commentando il Vangelo di questa domenica, in cui Gesù ha compassione delle tante persone che lo cercano, perché gli appaiono “come pecore che non hanno pastore”, il Papa si sofferma su tre verbi “di questo suggestivo fotogramma” evangelico: “vedere, avere compassione, insegnare”. Sono “i verbi del Pastore”. Soprattutto il primo e il secondo, vedere e avere compassione – sottolinea - sono sempre associati nell’atteggiamento di Gesù:
“Infatti il suo sguardo non è lo sguardo di un sociologo o di un fotoreporter, perché egli guarda sempre con ‘gli occhi del cuore’. Questi due verbi, vedere e avere compassione, configurano Gesù come Buon Pastore. Anche la sua compassione, non è solamente un sentimento umano, ma è la commozione del Messia in cui si è fatta carne la tenerezza di Dio. E da questa compassione nasce il desiderio di Gesù di nutrire la folla con il pane della sua Parola”.
America Latina: grandi potenzialità umane e spirituali, ma anche povertà
Papa Francesco rievoca quindi il suo recente viaggio in Ecuador, Bolivia e Paraguay, e per il quale ha chiesto di essere guidato dallo Spirito di Gesù, Buon Pastore. Ringrazia le popolazioni, il clero e le autorità di questi Paesi per "l’affettuosa e calorosa accoglienza", l'entusiasmo e la collaborazione per la riuscita della visita:
“Con questi fratelli e sorelle ho lodato il Signore per le meraviglie che ha operato nel Popolo di Dio in cammino in quelle terre, per la fede che ha animato e anima la sua vita e la sua cultura. E lo abbiamo lodato anche per le bellezze naturali di cui ha arricchiti questi Paesi. Il Continente latino-americano ha grandi potenzialità umane e spirituali, custodisce valori cristiani profondamente radicati, ma vive anche gravi problemi sociali ed economici. Per contribuire alla loro soluzione, la Chiesa è impegnata a mobilitare le forze spirituali e morali delle sue comunità, collaborando con tutte le componenti della società”.
“Di fronte alle grandi sfide che l’annuncio del Vangelo deve affrontare, ho invitato ad attingere da Cristo Signore la grazia che salva e che dà forza all’impegno della testimonianza cristiana, a sviluppare la diffusione della Parola di Dio, affinché la spiccata religiosità di quelle popolazioni possa sempre essere testimonianza fedele del Vangelo”.
Un viaggio indimenticabile
Infine, il Papa ha invocato Maria:
“Alla materna intercessione della Vergine Maria, che l’intera America Latina venera quale patrona col titolo di Nostra Signora di Guadalupe, affido i frutti di questo indimenticabile Viaggio apostolico”.
(da radiovaticana.va-sergio centofanti)

 
 
 

"Ebbe compassione di loro,perché erano come pecore che non hanno pastore,e si mise a insegnare loro molte cose”

Post n°947 pubblicato il 19 Luglio 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Marco 6,30-34.
Dal Vangelo secondo Marco

Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato.
Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un pò». Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare.
Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.
Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero.
Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Parola del Signore.

 
 
 

"Scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi,a testimonianza per loro"

Post n°946 pubblicato il 12 Luglio 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Marco 6,7-13.
Dal Vangelo secondo Marco

 

In quel tempo Gesù chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi.
E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa;
ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche.
E diceva loro: «Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo.
Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro».
E partiti, predicavano che la gente si convertisse,
scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.
Parola del Signore.

 
 
 

"Tutti siano responsabili della cura del creato"

Post n°945 pubblicato il 14 Giugno 2015 da prosanctitatect
 

papa fraancesco

 

“Tutti possano ricevere il suo messaggio e crescere nella responsabilità verso la casa comune che Dio ha affidato a tutti”. È l’auspicio che Papa Francesco ha espresso al termine dell’Angelus in Piazza San Pietro, dopo aver ricordato che giovedì prossimo verrà presentata la sua Enciclica “sulla cura del creato”. Nel pomeriggio,alle 18, il Papa sarà nuovamente in Piazza San Pietro per l'apertura dell'annuale Convegno della diocesi di Roma, dedicato per il 2015 al rapporto tra famiglia ed educazione.

Piccolo, anzi infinitesimale. Tutto il Regno di Dio sta in un chicco di nessun peso, praticamente invisibile. Sta tutto, ripete ancora una volta Francesco, nel piccolo Vangelo che ognuno può portarsi in borsa o in tasca e leggere ogni giorno. Ma è anche grande come la terra che Dio stesso ci ha dato come casa in cui vivere tutti assieme e che, proprio perché comune, dev’essere da tutti tenuta da conto.

L’Angelus che il Papa apre commentando le parabole del Regno di Dio della liturgia domenicale, si chiude con un annuncio che è soprattutto un appello universale alla custodia dell’ambiente:

“Giovedì prossimo sarà pubblicata una Lettera Enciclica sulla cura del creato. Invito ad accompagnare questo avvenimento con una rinnovata attenzione alle situazioni di degrado ambientale, ma anche di recupero, nei propri territori. Questa Enciclica è rivolta a tutti: preghiamo perché tutti possano ricevere il suo messaggio e crescere nella responsabilità verso la casa comune che Dio ha affidato a tutti”.

L’Enciclica sulla tutela del creato è in piena sintonia con gli esempi del mondo rurale da cui Gesù trae spunto per le sue parabole del seme che germoglia e del granello di senape. Un nonnulla che l’occhio umano fatica a vedere e che pure contengono in sé la forza di germogliare e diventare enormi purché – afferma Francesco – il cuore che accoglie il seme sia un luogo fertile:

“Dio ha affidato la sua Parola alla nostra terra, cioè a ciascuno di noi con la nostra concreta umanità. Possiamo essere fiduciosi, perché la Parola di Dio è parola creatrice, destinata a diventare ‘il chicco pieno nella spiga’. Questa Parola, se viene accolta, porta certamente i suoi frutti, perché Dio stesso la fa germogliare e maturare attraverso vie che non sempre possiamo verificare e in un modo che noi non sappiamo”.

Il modo lo conosce Dio, prosegue il Papa, perché – ribadisce – è sempre Lui “a far crescere il suo Regno”, così come prega il “Padre Nostro”. L’uomo è il “suo umile collaboratore, che contempla e gioisce dell’azione creatrice divina e ne attende con pazienza i frutti”. Anche quelli che possono nascere da “una realtà umanamente piccola e apparentemente irrilevante”:

“Per entrare a farne parte bisogna essere poveri nel cuore; non confidare nelle proprie capacità, ma nella potenza dell’amore di Dio; non agire per essere importanti agli occhi del mondo, ma preziosi agli occhi di Dio, che predilige i semplici e gli umili. Quando viviamo così, attraverso di noi irrompe la forza di Cristo e trasforma ciò che è piccolo e modesto in una realtà che fa fermentare l’intera massa del mondo e della storia”.

La nostra “debole opera, apparentemente piccola di fronte alla complessità dei problemi del mondo, se inserita in quella di Dio – assicura Francesco – non ha paura delle difficoltà”:

La vittoria del Signore è sicura: il suo amore farà spuntare e farà crescere ogni seme di bene presente sulla terra. Questo ci apre alla fiducia e alla speranza, all’ottimismo, nonostante i drammi, le ingiustizie, le sofferenze che incontriamo. Il seme del bene e della pace germoglia e si sviluppa, perché lo fa maturare l’amore misericordioso di Dio”.

Al termine, nel salutare le migliaia di persone di varia provenienza in ascolto dell’Angelus in Piazza San Pietro, il Papa ha espresso tra l’altro nuovo sostegno a “tutti i lavoratori che difendono in modo solidale il diritto al lavoro, che è – ha esclamato con forza – un diritto alla dignità”.
(da radiovaticana.va-alessandro de carolis)

 
 
 

"Esso è come un granello di senapa che quando viene seminato è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra"

Post n°944 pubblicato il 14 Giugno 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Marco 4,26-34.
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù diceva alla folla: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra;
dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa.
Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga.
Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo?
Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra;
ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra».
Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere.
Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa.
Parola del Signore.

 
 
 

"A Sarajevo per incoraggiare la pace"

Post n°943 pubblicato il 08 Giugno 2015 da prosanctitatect
 

papa francesco

 

“Sono andato a Sarajevo per incoraggiare il cammino di convivenza pacifica tra popolazioni diverse”: Papa Francesco all’Angelus ricorda ai fedeli in Piazza San Pietro il senso del suo viaggio in Bosnia ed Erzegovina. La sua riflessione va poi alla solennità odierna del Corpus Domini. L’Eucaristia, dice, è per la Chiesa “scuola di carità e di solidarietà".

Tema centrale della riflessione di Francesco la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo o Corpus Domini che si festeggia in molti Paesi. In  quella Cena del Giovedì Santo Gesù realizza ciò che aveva predetto dicendo di sè: “Io sono il pane della vita, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno….” Un pane, spiega il Papa, che ha la funzione di “rendere presente la Persona di Gesù in mezzo alla comunità dei credenti”. Non solo, è sintesi di un’esistenza offerta per la salvezza dell’umanità e un invito a prendervi parte:

“Quando prendiamo e mangiamo quel Pane, noi veniamo associati alla vita di Gesù, entriamo in comunione con Lui, ci impegniamo a realizzare la comunione tra di noi, a trasformare la nostra vita in dono, soprattutto ai più poveri”.

L’odierna festa, dice il Papa, è un invito alla conversione e al servizio, all’amore e al perdono.

“Il Cristo, che ci nutre sotto le specie consacrate del pane e del vino, è lo stesso che ci viene incontro negli avvenimenti quotidiani; è nel povero che tende la mano, è nel sofferente che implora aiuto, è nel fratello che domanda la nostra disponibilità e aspetta la nostra accoglienza. E’ nel bambino che non sa niente di Gesù, della salvezza, che non ha la fede; è in ogni essere umano, anche il più piccolo e indifeso”.

L’Eucaristia, ribadisce il Papa, è sorgente di amore per la vita della Chiesa e chi si nutre del Pane di Cristo non può restare indifferente dinanzi a quanti non hanno il pane quotidiano, un problema, questo, sempre più grave.

L’appuntamento domenicale dell’Angelus offre al Papa l’occasione poi per tornare con il pensiero a Sarajevo all’indomani dell’intensa giornata vissuta in quella città per secoli luogo di convivenza tra popoli e religioni tanto da essere chiamata "Gerusalemme d’occidente". Nel recente passato, ricorda il Papa, "simbolo invece delle distruzioni della guerra”.

"Adesso è in corso un bel processo di riconciliazione, e soprattutto per questo sono andato: per incoraggiare questo cammino di convivenza pacifica tra popolazioni diverse; un cammino faticoso, difficile, ma possibile! E lo stanno facendo bene!”

Francesco ringrazia ancora tutti per l’accoglienza ricevuta, la comunità cattolica e poi tutti i fedeli, ortodossi, musulmani, ebrei e quelli delle altre minoranze religiose:

“Ho apprezzato l’impegno di collaborazione e solidarietà tra queste persone che appartengono a religioni diverse, spronando tutti a portare avanti l’opera di ricostruzione spirituale e morale della società. Lavorano insieme come veri fratelli. Il Signore benedica Sarajevo e la Bosnia ed Erzegovina".

Infine, il pensiero del Papa va alle sofferenze di tanti bambini ricordando che venerdì prossimo, solennità del Sacro Cuore di Gesù, un cuore pieno d’amore, si celebra la Giornata Mondiale contro il lavoro minorile:

"Tanti bambini nel mondo non hanno la libertà di giocare, di andare a scuola, e finiscono per essere sfruttati come manodopera. Auspico l’impegno sollecito e costante della Comunità internazionale per la promozione del riconoscimento fattivo dei diritti dell’infanzia".
(da radiocìvaticana.va-adriana masotti)

 
 
 

“Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli,battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo"

Post n°942 pubblicato il 31 Maggio 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Matteo 28,16-20.
Dal Vangelo secondo Matteo

 

In quel tempo, gli undici discepoli, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato.
Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano.
E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra.
Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo,
insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Parola del Signore.

 
 
 

"la Chiesa nasce universale e non chiude “la porta in faccia” a nessuno"

Post n°941 pubblicato il 24 Maggio 2015 da prosanctitatect
 

papa francesco

 

Col “dolore nel cuore” il Papa segue quanto sta succedendo in questi giorni ai “numerosi profughi nel Golfo del Bengala e nel mare di Andamane”. Lo ha detto lo stesso Pontefice subito dopo la recita del Regina Coeli. Francesco, nella domenica di Pentecoste, ha pure ricordato che la Chiesa nasce universale e non chiude “la porta in faccia” a nessuno, nemmeno ai peccatori.

Anche nel giorno di Pentecoste, Papa Francesco ha seguito “con viva preoccupazione” e “dolore nel cuore” le vicende dei “numerosi profughi nel Golfo del Bengala e nel mare di Andamane”. Dopo la recita del Regina Coeli, il pensiero del Pontefice è infatti andato alle migliaia di persone che negli ultimi giorni si sono riversate sulle coste di Indonesia, Malaysia e Tailandia, proprio mentre tante altre di etnia Rohingya fuggono dalle persecuzioni in Myanmar:

“Esprimo apprezzamento per gli sforzi compiuti da quei Paesi che hanno dato la loro disponibilità ad accogliere queste persone che stanno affrontando gravi sofferenze e pericoli. Incoraggio la Comunità internazionale a fornire loro l’assistenza umanitaria”.

Ha ricordato poi che cent’anni fa, il 24 maggio 1915, l’Italia entrava “nella Grande Guerra, quella ‘strage inutile’”, come la definì Benedetto XV:

“Preghiamo per le vittime, chiedendo allo Spirito Santo il dono della pace”.

In Salvador e Kenya, ha poi aggiunto, sono stati proclamati ieri Beati un vescovo e una suora. Mons. Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador, venne ucciso in odio alla fede “mentre stava celebrando l’Eucaristia”:

“Questo zelante pastore, sull’esempio di Gesù, ha scelto di essere in mezzo al suo popolo, specialmente ai poveri e agli oppressi, anche a costo della vita”.

La suora italiana Irene Stefani, delle Missionarie della Consolata, “ha servito la popolazione keniota - ha evidenziato il Pontefice - con gioia, misericordia e tenera compassione”:

“L’esempio eroico di questi Beati susciti in ciascuno di noi il vivo desiderio di testimoniare il Vangelo con coraggio e abnegazione”.

Così come fecero gli apostoli che, cinquanta giorni dopo la Pasqua, “furono colmati di Spirito Santo”: da questa “effusione”, ha spiegato Francesco, i discepoli “vengono completamente trasformati”:

“Alla paura subentra il coraggio, la chiusura cede il posto all’annuncio e ogni dubbio viene scacciato dalla fede piena d’amore. E’ il ‘battesimo’ della Chiesa, che iniziava così il suo cammino nella storia, guidata dalla forza dello Spirito Santo”.

Quell’evento, ha proseguito, “cambia il cuore e la vita degli apostoli e degli altri discepoli”: la prima comunità cristiana, “non più ripiegata su sé stessa”, inizia infatti “a parlare alle folle di diversa provenienza” della Risurrezione di Gesù. E ognuno dei presenti - ha sottolineato il Pontefice - “sente parlare i discepoli nella propria lingua”. Il dono dello Spirito cioè “ristabilisce l’armonia delle lingue” perduta a Babele e prefigura la dimensione universale della missione degli apostoli.

“La Chiesa non nasce isolata, nasce universale, una, cattolica, con una identità precisa ma aperta a tutti, non chiusa, un’identità che abbraccia il mondo intero, senza escludere nessuno: a nessuno la madre Chiesa chiude la porta in faccia, a nessuno! Neppure al più peccatore, a nessuno! E questo per la forza, per la grazia dello Spirito Santo. E la madre Chiesa apre, spalanca le sue porte a tutti perché è madre”.

Lo Spirito Santo effuso a Pentecoste nel cuore dei discepoli è infatti “l’inizio di una nuova stagione”, quella “della testimonianza e della fraternità”, quella che viene da Dio, “come le fiamme di fuoco che si posarono sul capo di ogni discepolo”. Era - ha ricordato il Papa - “la fiamma dell’amore che brucia ogni asprezza”, “la lingua del Vangelo che varca i confini posti dagli uomini e tocca i cuori della moltitudine, senza distinzione di lingua, razza o nazionalità”:

“Come quel giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo è effuso continuamente anche oggi sulla Chiesa e su ciascuno di noi perché usciamo dalle nostre mediocrità e dalle nostre chiusure e comunichiamo al mondo intero l’amore misericordioso del Signore. Comunicare l’amore misericordioso del Signore: questa è la nostra missione! Anche a noi sono dati in dono la “lingua” del Vangelo e il “fuoco” dello Spirito Santo, perché mentre annunciamo Gesù risorto, vivo e presente in mezzo a noi, scaldiamo il nostro cuore e anche il cuore dei popoli avvicinandoli a Lui, via, verità e vita.”.

Affidandosi alla “materna intercessione di Maria”, presente “come Madre in mezzo ai discepoli”, il saluto finale del Papa ai presenti in Piazza San Pietro è andato – “nel giorno della festa di Maria Ausiliatrice” - alla comunità salesiana, affinché “il Signore gli dia forza per portare avanti lo Spirito di San Giovanni Bosco”, ai fedeli provenienti dalla Bretagna, da Barcellona, da Freiburg, al coro dei ragazzi di Herxheim, e alla comunità Dominicana di Roma.
(da radiovaticana.va-giada aquilino)

 
 
 

“Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso."

Post n°940 pubblicato il 24 Maggio 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Giovanni
15,26-27.16,12-15.
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza;
e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà.
Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà».
Parola del Signore.

 
 
 

"Testimoni della carità verso tutti"

Post n°939 pubblicato il 18 Maggio 2015 da prosanctitatect
 

piazza s.pietro

 

Dimorare in Cristo, uniti a Lui come i tralci alla vite, per portare molto frutto, cioè amore. Così, in sintesi, il Papa, nella Solennità dell’Ascensione, durante la Messa per la proclamazione di quattro nuove sante: la religiosa francese Giovanna Emilia De Villeneuve, le due suore palestinesi Maria Alfonsina Danil Ghattas e Maria di Gesù Crocifisso e la religiosa napoletana Maria Cristina Brando. In questo giorno di festa per la Chiesa universale Francesco ha sottolineato, davanti ad una Piazza San Pietro gremita di fedeli, che l’esempio luminoso dei santi “interpella” tutti ad essere testimoni di Cristo. Sono arrivati dal Medio Oriente oltre duemila cristiani. In Piazza San Pietro anche il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, e una delegazione israeliana che il Papa ha salutato al termine della celebrazione.

Carità verso tutti per testimoniare la Resurrezione di Cristo
Piazza San Pietro immersa nella luce della fede irradiata in ogni parte del mondo. Quattro nuove Sante - afferma Papa Francesco - indicano da oggi la via del cielo: 

"Rimanere in Dio e nel suo amore, per annunciare con la parola e con la vita la risurrezione di Gesù, testimoniando l’unità fra di noi e la carità verso tutti. Questo hanno fatto le quattro sante oggi proclamate". 

Fondiamo la nostra fede sulla testimonianza oculare degli Apostoli
Il Papa ha tracciato lo splendore della testimonianza dei santi, indicando il legame con Cristo che passa attraverso i secoli, il compito della Chiesa missionaria e l’esperienza “diretta e stupenda della Risurrezione” di Gesù che ebbero gli Apostoli, sulla cui testimonianza oculare fondiamo la nostra fede, e che interpella tutti:

"A imitazione degli Apostoli, infatti, ogni discepolo di Cristo è chiamato a diventare testimone della sua Risurrezione, soprattutto in quegli ambienti umani dove più forte è l’oblio di Dio e lo smarrimento dell’uomo".

Suor Giovanna Emilia, francese, tutta per i poveri e gli sfruttati
Una testimonianza che chiama alla permanenza nell’amore di Cristo, e questo – ha evidenziato il Papa – è il “segreto dei santi: dimorare in Cristo, uniti a Lui come i tralci alla vite, per portare molto frutto”:

“E questo frutto non è altro che l’amore. Questo amore risplende nella testimonianza di suor Giovanna Emilia de Villeneuve, che ha consacrato la sua vita a Dio e ai poveri, ai malati, ai carcerati, agli sfruttati, diventando per essi e per tutti segno concreto dell’amore misericordioso del Signore”.

Suor Brando, napoletana: pane spezzato per i lontani
La relazione con Gesù Risorto – ha aggiunto - è l’atmosfera in cui vive il cristiano e nella quale trova la forza di restare fedele al Vangelo, anche in mezzo agli ostacoli e alle incomprensioni: 

“Rimanere nell’amore: questo ha fatto anche suor Maria Cristina Brando. Ella fu completamente conquistata dall’amore ardente per il Signore; e dalla preghiera, dall’incontro cuore a cuore con Gesù risorto, presente nell’Eucaristia, e di lì riceveva la forza per sopportare le sofferenze e donarsi come pane spezzato a tante persone lontane da Dio e affamate di amore autentico".

Suor Baouardy, palestinese, strumento d'incontro con musulmani
“Un aspetto essenziale della testimonianza da rendere al Signore risorto è l’unità tra di noi, suoi discepoli - ha aggiunto Francesco – unità che è “immagine di quella che sussiste tra Lui e il Padre”. Ed è grazie all’azione dello Spirito Santo che “prendono forza la nostra missione e la nostra comunione fraterna”. “Da esso - ha suggerito -  scaturisce sempre nuovamente la gioia di seguire il Signore nella via della sua povertà, della sua verginità e della sua obbedienza; e quello stesso amore chiama a coltivare la preghiera contemplativa:

"Lo ha sperimentato in modo eminente suor Maria Baouardy che, umile e illetterata, seppe dare consigli e spiegazioni teologiche con estrema chiarezza, frutto del dialogo continuo con lo Spirito Santo. La docilità allo Spirito Santo l’ha resa anche strumento di incontro e di comunione con il mondo musulmano".

Suor Danil Ghattas, palestinese, testimone di mitezza e unità
Così pure suor Maria Alfonsina Danil Ghattas ha ben compreso che cosa significa irradiare l’amore di Dio nell’apostolato, diventando testimone di mitezza e di unità:

"Ella ci offre un chiaro esempio di quanto sia importante renderci gli uni responsabili degli altri, di vivere l’uno al servizio dell’altro".

Come io sono testimone di Cristo risorto?
Un empio luminoso quello delle quattro nuove sante che interpella, però, anche la nostra vita cristiana invitandoci a “dimorare nell’amore di Dio”:

"Come io sono testimone di Cristo risorto? E' una domanda che dobbiamo farci ... Come rimango in Lui, come dimoro nel suo amore? Sono capace di “seminare” in famiglia, nell’ambiente di lavoro, nella mia comunità, il seme di quella unità che Lui ci ha donato partecipandola a noi dalla vita trinitaria?".

Appello alla riconciliazione e alla convivenza fraterna
Vibrante l'appello del Papa al Regina Coeli. Guardando alle quattro nuove sante e ai loro territori di origine ha esortato alla missionarietà, a non perdere la speranza, alla pace:

"Per loro intercessione, il Signore conceda un nuovo impulso missionario ai rispettivi Paesi di origine. Ispirandosi al loro esempio di misericordia, di carità e di riconciliazione, i cristiani di queste terre guardino con speranza al futuro, proseguendo nel cammino della solidarietà e della convivenza fraterna".

Il pensiero del Papa per il nuovo don Luigi Caburlotto
Poi il pensiero del Papa è andato a ieri, a Venezia dove è stato proclamato beato il sacerdote Luigi Caburlotto, parroco, educatore e fondatore delle Figlie di San Giuseppe. “Rendiamo grazie a Dio – ha concluso - per questo esemplare Pastore, che condusse un’intensa vita spirituale e apostolica, tutto dedito al bene delle anime.
(da radiovaticana.va-massimiliano menichetti)

 

 

 
 
 

"Essi predicarono dappertutto,mentre il Signore confermava la Parola con i segni che la accompagnavano”

Post n°938 pubblicato il 17 Maggio 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Marco 16,15-20.
Dal Vangelo secondo Marco

 

In quel tempo Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.»
Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.
E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove,
prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.
Parola del Signore.

 
 
 

“Nessuno ha un amore più grande di questo:dare la sua vita per i propri amici”

Post n°937 pubblicato il 10 Maggio 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Giovanni 15,9-17.
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.
Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.
Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri».
Parola del Signore.

 
 
 

"Cristiani veri fanno bene a prossimo e società"

Post n°936 pubblicato il 04 Maggio 2015 da prosanctitatect
 

piazza s.francesco

Se un cristiano vive la propria fede restando unito a Cristo può fare “tanto bene” al prossimo e alla società. Lo ha affermato Papa Francesco al Regina Caeli in Piazza San Pietro, davanti a oltre 50 mila persone. Dopo la preghiera mariana, il Papa ha rivolto un saluto particolare all’Associazione “Meter”, in coincidenza con la Giornata dei bambini vittime della violenza.

Un cristiano, lo dice il nome, si riconosce nella massa perché ha pensieri e atteggiamenti diversi, improntati al bene comune mentre intorno si cerca il vantaggio di pochi, capace di attenzione ai bisogni dell’altro laddove si hanno occhi solo per i propri affari.

Senza vite non vive il tralcio
Ma un cristiano può essere tale solo a una condizione, quella affermata da Gesù durante l’Utima Cena: che resti unito a Cristo come un tralcio è attaccato alla vite. È questo, ricorda Papa Francesco al Regina Caeli, il “modo nuovo” indicato da Gesù e reso possibile dai Sacramenti, dal “mantenersi fedeli al Battesimo” – sottolinea Francesco – alla “preghiera tutti i giorni”, al “leggere il Vangelo”, in una parola al “crescere nell’amicizia con il Signore”:

“I tralci non sono autosufficienti, ma dipendono totalmente dalla vite, in cui si trova la sorgente della loro vita. Così è per noi cristiani. Innestati con il Battesimo in Cristo, abbiamo ricevuto da Lui gratuitamente il dono della vita nuova; e possiamo restare in comunione vitale con Cristo”.

Doni che fanno “tanto bene”
Da questa comunione, prosegue Francesco, scaturisce la novità cristiana che può incidere in qualsiasi rapporto personale, qualsiasi ambito sociale:

“Se uno è intimamente unito a Gesù, gode dei doni dello Spirito Santo, che – come ci dice san Paolo – sono ‘amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé’ e questi sono i doni che ci vengono se noi rimaniamo uniti a Gesù; e di conseguenza una persona che è così unita fa tanto bene al prossimo e alla società, è una persona cristiana. Da questi atteggiamenti, infatti, si riconosce se uno è un vero cristiano, come dai frutti si riconosce l’albero”.

Un nuovo modo di essere
Davvero tutto viene trasformato di un cristiano che resta unito a Gesù – “anima, intelligenza, volontà, affetti, e anche il corpo”, assicura Francesco. E i “frutti” che ne derivano definisce “meravigliosi:

“Riceviamo un nuovo modo di essere, la vita di Cristo diventa nostra: possiamo pensare come Lui, agire come Lui, vedere il mondo e le cose con gli occhi di Gesù. Di conseguenza, possiamo amare i nostri fratelli, a partire dai più poveri e sofferenti, come Lui lo ha fatto, e amarli con il suo cuore e portare così nel mondo frutti di bontà, di carità e di pace”.

Ogni persona sia protetta
Al momento dei saluti seguiti alla recita del “Regina Caeli”, il Papa ricorda la Beatificazione avvenuta ieri di Luigi Bordino, il laico consacrato della Congregazione del Cottolengo, che “si è speso senza sosta – evidenzia – in favore dei più poveri, medicando e lavando le loro piaghe”. Quindi, Francesco rivolge un saluto particolarmente grato all’Associazione Méter, nel giorno dedicato ai bambini vittime della violenza, “per l’impegno – afferma – con cui cercate di prevenire questi crimini”. E chiosa:

“Tutti dobbiamo impegnarci affinché ogni persona umana, e specialmente i bambini, sia sempre difesa e protetta”.
(da radiovaticana.va-alessandro de carolis)

 
 
 

"Io sono la vite,voi i tralci"

Post n°935 pubblicato il 03 Maggio 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Giovanni 15,1-8.
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.
In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Parola del Signore. 

 
 
 

"Siate servi del gregge non manager"

Post n°934 pubblicato il 26 Aprile 2015 da prosanctitatect
 

papa francesco

 

Nell’odierna quarta domenica di Pasqua, detta del ‘Buon Pastore’, il Papa al Regina Coeli, ha spiegato perché Gesù si è riconosciuto in questa immagine. Quindi il monito a tutti i sacerdoti perché siano “servi” e non “manager”.
Perché Gesù si è chiamato il buon Pastore? La domanda si pone ogni anno in questa domenica - ha detto Francesco - per “riscoprire, con stupore sempre nuovo”, la definizione che Gesù dà di sé, “rileggendola alla luce della sua passione, morte e risurrezione”.
Solo così  diventa “chiaro significato” di buon pastore:“dà la vita, ha offerto la sua vita in sacrificio per tutti noi: per te, per me, per tutti.
Questo è il buon pastore!”
“Cristo è il pastore vero”, “unico pastore del popolo”, “in aperta opposizione ai falsi pastori”:
“il cattivo pastore pensa a sé stesso e sfrutta le pecore; il pastore buono pensa alle pecore e dona sé stesso. A differenza del mercenario, Cristo pastore è una guida premurosa che partecipa alla vita del suo gregge, non ricerca altro interesse, non ha altra ambizione che quella di guidare, nutrire, proteggere le sue pecore. E tutto questo al prezzo più alto, quello del sacrificio della propria vita”.
Quindi l’invito a contemplare in Gesù “pastore buono”, “la Provvidenza di Dio, la sua sollecitudine paterna per ciascuno di noi”.
“Di fronte a questo amore di Dio, noi sperimentiamo una gioia immensa e ci apriamo alla riconoscenza per quanto abbiamo ricevuto gratuitamente”.
Ma contemplare e ringraziare non basta, ha raccomandato il Papa anche ai neo-sacerdoti, ordinati stamane
“Occorre anche seguire il Buon Pastore. In particolare, quanti  hanno la missione di guide nella Chiesa – sacerdoti, vescovi, Papi – sono chiamati ad assumere non la mentalità del manager ma quella del servo,
a imitazione di Gesù che, spogliando sé stesso, ci ha salvati con la sua misericordia”.
Nei saluti ai fedeli, dopo la recita del Regina Coeli, Francesco, ha ricordato la beatificazione oggi in Canada di Maria Elisa Turgeon, fondatrice delle suore di Nostra Signora del Rosario di San Germano, “modello di vita consacrata a Dio e di generoso impegno al servizio del prossimo”.
“una religiosa esemplare, dedita alla preghiera, all’insegnamento nei piccoli centri della sua diocesi e alle opere di carità”.
Poi parole affettuose ai tanti pellegrini giunti a Roma specie dalla Polonia nel primo anniversario della canonizzazione di Giovanni Paolo II
“Carissimi, risuoni sempre nei vostri cuori il suo richiamo: ‘Aprite le porte a Cristo!’, che diceva con quella voce forte e santa che lui aveva”
Infine una richiesta a tutti i fedeli
“Per favore, non dimenticatevi di pregare per me”.
(da radiovaticana.va-roberta gisotti)

 
 
 

"Il buon pastore dà la propria vita per le pecore"

Post n°933 pubblicato il 26 Aprile 2015 da prosanctitatect
 

Vangelo
Giovanni 10,11-18.
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore.
Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde;
egli è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,
come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.
E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.
Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio».
Parola del Signore.

 
 
 

"Dolore per nuova strage migranti,basta simili tragedie"

Post n°932 pubblicato il 20 Aprile 2015 da prosanctitatect
 

papa francesco

 

La comunità internazionale agisca per evitare il ripetersi di simili tragedie. Al Regina Caeli, in Piazza San Pietro, Papa Francesco leva un accorato appello dopo l’ennesima, immane, strage di migranti nel Canale di Sicilia. Prima delle parole sulla tragedia a largo delle coste libiche, il Pontefice aveva esortato i cristiani ad essere testimoni gioiosi e non egoisti e vanitosi. Quindi, ha ricordato l’inizio dell’Ostensione della Sindone a Torino, dove si recherà il prossimo 21 giugno.

Cercavano una vita migliore, hanno trovato la morte. Ancora una strage di migranti, di proporzioni spaventose. Al Regina Caeli, la voce di Francesco si incrina per la commozione, mentre dal Canale di Sicilia giungono notizie terribili, centinaia di vittime nel naufragio di un’imbarcazione.

Basta strage di migranti, si agisca con decisione e prontezza
Il Papa che ha scelto Lampedusa come meta del suo primo viaggio apostolico torna a esprimere tutto il proprio dolore e a rivolgere un lancinante appello perché non si resti indifferenti dinnanzi a tragedie simili:

“Esprimo il mio più sentito dolore di fronte a una tale tragedia ed assicuro per gli scomparsi e le loro famiglie il mio ricordo nella preghiera. Rivolgo un accorato appello affinché la comunità internazionale agisca con decisione e prontezza, onde evitare che simili tragedie abbiano a ripetersi. Sono uomini e donne come noi, fratelli nostri che cercano una vita migliore, affamati, perseguitati, feriti, sfruttati, vittime di guerre; cercano una vita migliore… Cercavano la felicità...”

Quindi, Francesco chiede una preghiera silenziosa per le vittime, per i loro familiari e Piazza San Pietro ammutolisce. Decine di migliaia di persone in silenzio, unite spiritualmente al Papa in un momento intenso e commuovente, seguito da un'Ave Maria recitata con altrettanta emozione dai fedeli.

Tutti i cristiani devono diventare testimoni di Gesù
Prima delle parole sulla strage di migranti, il Papa si era soffermato sull’esperienza degli Apostoli che, avendo visto Cristo risorto, “non potevano” non testimoniare “la loro straordinaria esperienza”. Anche oggi, ha osservato, tutti i cristiani sono chiamati a essere testimoni: a vedere, ricordare e raccontare:

“Il testimone è uno che ha visto con occhio oggettivo, ha visto una realtà, ma non con occhio indifferente; ha visto e si è lasciato coinvolgere dall’evento. Per questo ricorda, non solo perché sa ricostruire in modo preciso i fatti accaduti, ma anche perché quei fatti gli hanno parlato e lui ne ha colto il senso profondo. Allora il testimone racconta, non in maniera fredda e distaccata, ma come uno che si è lasciato mettere in questione, e da quel giorno ha cambiato vita. Il testimone è uno che ha cambiato vita”.

Per essere credibili serve testimonianza gioiosa e misericordiosa
“Il contenuto della testimonianza cristiana – ha poi osservato – non è una teoria, un’ideologia o un complesso sistema di precetti e divieti, oppure un moralismo, ma è un messaggio di salvezza, un evento concreto, anzi una Persona: è Cristo risorto, vivente e unico Salvatore di tutti”.  Ed ha aggiunto che tutti i cristiani sono chiamati a diventare testimoni di Gesù risorto:

“E la sua testimonianza è tanto più credibile quanto più traspare da un modo di vivere evangelico, gioioso, coraggioso, mite, pacifico, misericordioso. Se invece il cristiano si lascia prendere dalle comodità, dalla vanità, dall’egoismo, se diventa sordo e cieco alla domanda di “risurrezione” di tanti fratelli, come potrà comunicare Gesù vivo, come potrà comunicare la potenza liberatrice di Gesù vivo e la sua tenerezza infinita?

“Maria nostra Madre – è stata la sua preghiera – ci sostenga” affinché “possiamo diventare, con i nostri limiti, ma con la grazia della fede, testimoni del Signore risorto, portando alle persone che incontriamo i doni pasquali della gioia e della pace”.

La Sindone ci aiuti a trovare in Gesù il volto misericordioso di Dio
Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha ricordato l’inizio a Torino dell’Ostensione della sacra Sindone, rammentando che si recherà nel capoluogo piemontese il prossimo 21 giugno:

“Auspico che questo atto di venerazione ci aiuti tutti a trovare in Gesù Cristo il Volto misericordioso di Dio, e a riconoscerlo nei volti dei fratelli, specialmente i più sofferenti”.

Ancora il Papa ha salutato la comunità dell’Università Cattolica, in occasione della Giornata di sostegno all’ateneo. E’ importante, ha detto, che questa istituzione “possa continuare a formare i giovani ad una cultura che coniughi fede e scienza, etica e professionalità”. Infine, un saluto a quanti, a Varsavia, partecipano alla “Marcia per la santità della vita”, con l’incoraggiamento a “difendere e promuovere sempre la vita umana”.
(da radiovaticana.va-alessandro gisotti)

 
 
 

MOVIMENTO PRO SANCTITATE

Il Movimento Pro Sanctitate
fondato a Roma nel 1947
da Mons. Guglielmo Giaquinta,
Vescovo e Servo di Dio,
promuove la formazione
di persone disponibili
ad essere testimoni del messaggio
di amore e di santità
portato da Cristo.
Propone incontri di spiritualità,
cammini di formazione, ritiri,
esercizi spirituali, missioni ministeriali,
corsi per animatori parrocchiali.
Attraverso il suo Centro
editoriale cura e diffonde
pubblicazioni di spiritualità
e di agiografia.
I membri, associati e aderenti,
si impegnano ad annunciare
a tutti e in ogni ambiente
l'infinito amore del Padre
che chiede una risposta massima
di amore.

 

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Movimento Pro Sanctitate
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Via Raimondo Feletti, 2
angolo via Antonino Longo
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Il santo di oggi e':
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che abbia capacita' di cogliere
il fermento di bene, di ansia,
di attese e di speranze.
•un uomo della gioia.
Il mondo cerca sguardi
che siano pieni di serenita'
e di gioia: la felicita'
e' la ricerca profonda
del cuore umano.
Se abbiamo trovato la felicita'
in Cristo dobbiamo emanare gioia.
•un uomo dinamico.
Occorrono dei rivoluzionari
dell'amore, persone capaci
di creare intorno a se'
un movimento di rivoluzionari
dell'amore.
Il passato, il futuro,
la cultura, la mentalita',
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Una civilta' della santita'
dove le singole mentalita'
diventano mentalita' diffusa:
non piu' solo io,
non piu' solo tu,
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Guglielmo Giaquinta

 

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