Creato da: Paolo.Scrive il 08/05/2013
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Uno statista...

Post n°30 pubblicato il 30 Maggio 2013 da Paolo.Scrive
 
Foto di Paolo.Scrive

Stefano Andreotti, 60 anni, il terzogenito di Giulio, è l'unico a rompere il riserbo all'indomani della morte del capostipite. E lo fa raccontando in esclusiva a Vanity Fair - in edicola il 29 maggio - la sua verità su un uomo che, prima di essere il controverso protagonista della storia italiana, era suo padre.

Che padre era Giulio Andreotti?
«Aveva abitudini molto precise, e orari stressanti. Quindi la sua presenza, in termini di ore, era scarsa. Ma, in termini qualitativi, ci ha riservato un'attenzione assoluta».

"Quando Andreotti si toccava la fede"

Sua madre è mai stata gelosa?
«Non credo. Non ho mai sentito tra loro mezzo litigio. Anche quando uscì quella sua foto a braccetto con Anna Magnani, e ci furono alcune insinuazioni, la considerammo un'invenzione dei giornali. Del resto, papà era sottosegretario di De Gasperi con la delega sul cinema. Parlo di quando il cinema italiano ancora si poteva definire tale. Non come oggi, e mi riferisco a qualcosa che ha riguardato mio padre».

La famiglia di Andreotti: guarda le foto

Al Divo di Sorrentino?
«Appunto. Quel film parte da un'idea preconcetta. Perfino papà, che non era mai diretto, dopo la proiezione disse che era stata "una vera mascalzonata"».

Molti nemici, molte definizioni

Una mascalzonata anche i processi per concorso esterno in associazione mafiosa?
«Stava per scoppiare Tangentopoli, si voleva spazzare via un'intera classe politica. Ma mio padre non aveva mai maneggiato denaro pubblico: dovevano incastrarlo in un altro modo. Qualche mese prima che i pentiti parlassero, Gerardo Chiaromonte, politico comunista, lo chiamò per avvisarlo della trappola che gli stavano tendendo. Che tragedia: mia madre ha sofferto di depressione e ancora oggi ne porta il segno. A 92 anni, soffre di una malattia degenerativa. Non si è neppure resa conto della scomparsa di papà».

Stefano Andreotti, 60 anni, il terzogenito di Giulio, è l’unico a rompere il riserbo all’indomani della morte del capostipite. E lo fa raccontando in esclusiva a Vanity Fair - in edicola il 29 maggio - la sua verità su un uomo che, prima di essere il controverso protagonista della storia italiana, era suo padre. Che padre era Giulio Andreotti? «Aveva abitudini molto precise, e orari stressanti. Quindi la sua presenza, in termini di ore, era scarsa. Ma, in termini qualitativi, ci ha riservato un’attenzione assoluta». "Quando Andreotti si toccava la fede" Sua madre è mai stata gelosa? «Non credo. Non ho mai sentito tra loro mezzo litigio. Anche quando uscì quella sua foto a braccetto con Anna Magnani, e ci furono alcune insinuazioni, la considerammo un’invenzione dei giornali. Del resto, papà era sottosegretario di De Gasperi con la delega sul cinema. Parlo di quando il cinema italiano ancora si poteva definire tale. Non come oggi, e mi riferisco a qualcosa che ha riguardato mio padre». La famiglia di Andreotti: guarda le foto Al Divo di Sorrentino? «Appunto. Quel film parte da un’idea preconcetta. Perfino papà, che non era mai diretto, dopo la proiezione disse che era stata “una vera mascalzonata”». Molti nemici, molte definizioni Una mascalzonata anche i processi per concorso esterno in associazione mafiosa? «Stava per scoppiare Tangentopoli, si voleva spazzare via un’intera classe politica. Ma mio padre non aveva mai maneggiato denaro pubblico: dovevano incastrarlo in un altro modo. Qualche mese prima che i pentiti parlassero, Gerardo Chiaromonte, politico comunista, lo chiamò per avvisarlo della trappola che gli stavano tendendo. Che tragedia: mia madre ha sofferto di depressione e ancora oggi ne porta il segno. A 92 anni, soffre di una malattia degenerativa. Non si è neppure resa conto della scomparsa di papà».

 
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