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SUCCEDE....

Post n°31 pubblicato il 16 Ottobre 2007 da estasicontinua
Foto di estasicontinua

Succede che un giorno ti ritrovi da sola a contare le stelle e ricominciare daccapo, ti senti sospesa a galleggiare nel mondo come se fossi fatta soltanto di aloni, ripiena di vuoti e di forme che marchi e rimarchi per non sentirti meno di niente.

Ti sorprendi a pensare che se fossero dispari, stasera o domani qualcuno ti chiama, che se fossero pari hai solo sbagliato il conteggio, ne hai saltata qualcuna, forse la più bella che t’assomiglia, quella che t’ha tolto la faccia e allo specchio di notte riflette il riflesso d’una voglia lasciata ai piedi del letto.

Succede che cammini senza una meta, che salti e rallenti per non pestare i tombini più chiari, per non screpolare quei tacchi più rossi, più alti che mai avevi messo e ti fanno più bella.



Succede che di colpo ti trovi specchiata in due occhi che non conoscevi, a stiracchiare la notte fino alle ore dell’alba, fino a sentire una mano sicura nel posto dove i mesi ne avevano fatto attrito ed albergo. Rimani senza fiatare, come se fuori cantassero uccelli e tu potessi ascoltare davvero il lento recedere d’un’alta marea, ma davanti a te c’è soltanto un appiglio, una faccia a forma di treno che prendi per sentire di nuovo l’odore di casa, per sentirti normale. Lo guardi, ma sai già che rimarrà soltanto per ore, che ci vorrà del tempo prima che il suo fiato pesante diventi inodore, che non ti faccia strano quel ghigno che ora sa solo di desiderio, di voglia, che se poco volessi già starebbe a schiacciarti l’anima e il cuore.

Ma succede lo stesso, anche se non l’avevi previsto, che le tue gambe potessero frivole accavallarsi di colpo, che il tuo smalto facesse contrasto con la passione degli occhi o più semplicemente contro la trama velata d’un nylon intenso che ti snella le gambe e le fa più civette. Lui ti guarda gli orli e i contorni, come se da un momento all’altro dovesse spuntare una passione di carne, di pelle, magari di tette, perché altro non chiede, perché altro non avevi previsto di dare.

Chissà che direbbe se sapesse che lui o un altro sarebbe stato lo stesso, che è qui per riempire una notte, per scoprire la gioia di dormire di giorno e sentire da dentro il rimpianto di non aver ceduto del tutto. Ma tanto già sai che non succede, che la camicetta che hai messo aveva soltanto un bottone, perché l’anima dentro non ha neanche una lampo che ti darebbe dolore se solo stringessi le gambe. Ma tu non le stringi! Perché indipendenti sanno quanto può scivolare una gonna per apparire più provocanti di quanto non sarebbero nude.



Succede, mentre guardi il soffitto ed i suoi mugugni ansimano senza misura, di stare a pensare che se stasera fossi rimasta da sola saresti stata bene lo stesso. Lui si fa intenso e più grande, di sicuro crede che un po’ troia comunque ci sei, nonostante gli hai raccontato per filo e per segno perché ti ritrovi da sola a passare le notti. Davvero ci sei! Perché le parole sono finite e le tue gambe s’aprono senza aspettare altre albe e tramonti o piccole ed impercettibili certezze che trasformano questo sesso in amore, che giustificano qualsiasi posizione che ora ti pare, gli pare soltanto da cagna.

Succede che vorresti esserlo davvero, che magari gli chiedi e lo supplichi d’essere all’altezza d’una qualunque, che libera batte e si fa chiamare col nome che unico ora potresti accettare. Gli chiedi di andare più oltre, d’affondare nella voragine infinita dove girano concentrici i giorni, i mesi e gli amori ormai persi. Ma dura solo qualche secondo, la misura d’un piacere atteso da sempre. Poi succede e succede che ti ritrovi da sola a pensare, a guardare la luce che filtra da fuori che tutto è servito per passare soltanto una notte. Che ci saranno altre notti, ma i giorni gireranno come quelli passati, vuoti nel ventre e pieni sotto i capelli, perché non hai più vent’anni e la voglia di credere s’è affievolita spirando. Che da qualche parte sperduta del mondo ci possa essere un abbozzo d’amore che vada oltre quest’alba che ora ha riempito la tua sala da pranzo.



Succede e come succede di rassegnarti all’impeto che ora ti assale, in balia d’ogni capriccio che ti distende e ti rivolta, che ti riempie proprio nel posto dove per tutta la notte hai sgranato le tue amarezze, raccontato di lui e dell’altra, ed ora non serve che a dargli piacere, a farlo sentire più uomo perché porti il rossetto. Ma non gli basta e non ti basta! Succede che t’accarezza la testa, ti liscia i capelli e quasi ti guida per immaginarti inesperta come una bimba all’ora di pappa, che ti sussurra parole d’amore, ma sai bene che se solo volessi diverrebbero lame d’insulti. Ora starà pensando fin dove potrà spingersi, fino a quale parola ti si ritorce l’orgoglio o il tuo amor proprio si lascia scopare. Ti domandi di quanti uomini ancora dovrai sentire il sapore, fiati di baci che ti tempestano il collo e poi giù dritti verso l’oblio, verso l’unico paradiso che ora conosci, dove saresti disposta a spergiurare convinta che nessun’altro hai mai desiderato alla stessa maniera.



E lui è lì che si fa grande, imperatore di mare, padrone di terre, compresa la tua landa desolata per mesi, che se stasera avessi immaginato l’avresti abbellita col gusto che ti distingue, con mutande che riponi gelosa dentro una bustina in fondo al cassetto. Ti infila e ti scopa senza che ne avverti il percorso, senza che lo senti salire perché è già dentro l’anima, dentro la tua richiesta di non risparmiarti, di non tralasciare un brandello di pelle. Ti infila e ti scopa nel punto preciso dove sono assiepati quei dubbi, dove come un tappeto ammorbidisci i suoi colpi battenti. Mai credevi d’essere così aperta, mai lo sei stata! Mai così accogliente fino al punto di farlo godere almeno negli occhi, almeno nel fiato che oramai rantolo t’annuncia la fine. Gli dici di resistere, lo preghi d’affondarti oltre la sua misura, di pensarti come il suo desiderio vorrebbe, la sua fantasia t’immagina soggiogata dal sesso, magari puttana e fessura che larga gli appare senza più fondo. Lui t’ascolta e ti batte, ti stipa nel collo le rinunce e le attese, le facce e le mani che ora ti passano accanto. Sei certa che da oggi sarà tutto diverso, che la tua ribellione passa e si fortifica per questo piacere che sgocciola linfa, che t’inietta la forza d’essere altra domani.



Succede, alle volte succede, che lo senti ansimare prima del tempo, prima che stavi per abbandonarti davvero. Se solo avesse aspettato che niente, se solo quel sincronismo fosse stato perfetto! T’avvolge di colpo un silenzio ovattato, pesante di vuoto e di piombo, t’accorgi di fuori che il sole è già troppo alto, che come fantasma è scaduto il tempo d’aggrapparti a quei sogni estinti da tempo, che la luce ora intensa ti sorprende ridicola con un buco nella calza con dentro il contrasto di pelle bianchiccia. Ora vorresti solo dormire, speri che se ne vada senza parlare, muto al più presto, senza dirti quale scusa domani gli impedirà di vederti, quali impegni lo porteranno lontano, quante altre voglie improvvise ti chiameranno dopo cena in pigiama. Speri davvero che se ne vada senza fiatare, perché a quest’ora i sogni sono come topi, come pipistrelli che si ritraggono in nicchie più scure, nelle grotte più peste ed attendono un’altra notte per tuffarcisi dentro. Come te ora che strizzi gli occhi per vedere solo buio ed attendi un bacio sulla fronte, fuori luogo, fuori orario, che sa di stazione, di perduto per sempre, simile al sapore d’un tonfo d’una porta che si chiude alle spalle. E rimane silenzio.

 
 
 
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Un blog di: estasicontinua
Data di creazione: 30/08/2007
 

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