ELENA VARRIALE

Non basta sentirsi liberi, bisogna educarsi alla libertà.

Creato da eleimprota_2012 il 10/03/2012

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DONNA E POLITICA:LA VERA PARITA' E' NELLA COMPLEMENTARIETA'

Post n°9 pubblicato il 09 Febbraio 2013 da eleimprota_2012

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VI PROPONGO IL MIO ARTICOLO " LA VERA PARITA' E' NELLA COMPLEMENTARIETA' " PUBBLICATO DAL QUINDICINNALE D'INFORMAZIONE INDIPENDENTE "IL SOLIDO"...GRAZIE AL DIRETTORE, TERESA RUSSO! 

LA VERA PARITA’ E’ NELLA COMPLEMENTARIETA’

“ Una volta la natura nostra non era qual è ora” ha scritto Platone “ma tutt’altra: prima erano tre i generi degli uomini, non già due come ora maschio e femmina. E ce n’era anche un terzo, fatto di tutti e due insieme misti, il quale oggi non è mai spento, e ne rimane solo il nome”.Il terzo genere era un uomodonna con quattro gambe, quattro mani e due teste; un essere dalle “grandi idee” che osò sfidare l’Olimpo degli Dei. La risposta di Zeus, per Platone, fu implacabile: “Or ora fenderò ciascuno di loro per lo mezzo, sì che essi ne saranno sgagliarditi, e insieme, moltiplicando in numero a noi altri renderanno di più, e cammineranno su due gambe”. Ma Zeus non si limitò solo a scindere l’uomodonna, lo condannò anche a cercare per sempre “l’altra metà sua”.

Da allora, iniziano due storie parallele e diverse: nella “culla della civiltà occidentale”, infatti, mentre Platone si interrogava sul ti estì (cos’è una cosa) alle donne non era neanche consentito uscire dalle loro camere fintanto che non fossero sposate. Il lungo e faticoso cammino dell’emancipazione femminile è cominciato così, da questa triste prospettiva di vita! Le donne hanno dovuto conquistarsi tutto: identità, dignità, credibilità e fedeltà. Nessuno più di una donna ha conosciuto la violenza, l’impotenza fisica ed il dominio psicologico. Ogni volta, si trattava di rompere schemi, sfidare pregiudizi e rendere silenti le inevitabili sconfitte. Il senso della giustizia doveva essere un nervo infiammato, pulsante. Eppure, ogni conquista doveva scaldare il cuore e le speranze, altrimenti oggi, noi non saremmo quello che siamo.

Le donne, tutte le donne unite da questo camminodi sofferenza e dall’inguaribile voglia di crescere e migliorare. Un esempio di costanza e perseveranza: le donne non hanno reso solo più “sensibile” la vita, l’hanno resa anche più combattiva.Ma non si tratta di una guerra tra sessi, piuttostodi una sfida con noi stesse e con la nostra alterità, l’uomo. Non dunque due visioni del mondo, delle cose e dei sentimenti, ma solo un bisogno di differenziarsi per meglio conoscersi, forse per ritrovare, alla fine, quella metà perduta per mano divina.Se questo è vero, la vera parità allora è nella complementarietà: inizia dove finisce l’altro e viceversa.

Eppure, nonostante le conquiste raggiunte nella vita e sul lavoro, nel nostro Paese, le donne sono ancora discriminate in politica. Secondo i dati Istat, solo 197 donne sono presenti nel Parlamento italiano: 136 deputate e 61 senatrici. Una quota quella rosa che si ferma al 20% della rappresentanza e che, nella classifica 2011 stilata dal World Economic Forum sulla presenza delle donne in politica in 134 paesi, ci vede vergognosamente attestarci al 55° posto.  A questo poco onorevole dato, si aggiunge la percentuale del 46,1% di donne disoccupate nel nostro Paese che ci vede al penultimo posto in Europa, davanti solo a Malta. I dati, dunque, non lasciano dubbi: le donne nel nostro Paese sono ancora discriminate, nonostante siano in possesso di titoli di istruzione più elevati rispetto ai coetanei, le loro competenze ed il loro merito non solo non vengono valorizzati, ma persistono discriminazioni evidenti nelle differenze retributive, nella qualità del lavoro e di carriera.

Donna e politica, il “binomio” che in Italia non riesce a sommare le parti in gioco, perché in un agone politico in cui tutto è “maschile” diventa difficile se non inutile, teorizzare irrealizzabili “pensieri della differenza”. L’unico dato certo è che le donne hanno sempre fatto e faranno politica quando in gioco ci sono i diritti, le tutele dei più deboli, la difesa della maternità, della famiglia e la conquista della dignità. Non bisogna mai dimenticare che la modernizzazione dell’Occidente si è realizzata anche grazie alle lotte dei movimenti femministi: unica rivoluzione della storia, senza spargimento di sangue!

Sotto il cielo d’occidente, le consapevolezze di una donna sono triplicate: è veramente difficile trovare una donna che non abbia coscienza di sé e delle sue possibilità, che non abbia la duplice ambizione di realizzarsi nell’amore e nella carriera, nella maternità e nella vita. Le donne, oggi più che mai, investono su loro stesse e sui loro sentimenti. Sono libere, colte, emancipate, ambiziose. Sanno fare, pensare, organizzare e chiedere. Hanno imparato a gestire senza affanno i tempi degli affetti e quelli degli impegni. Sanno rischiare, inventare, assumersi responsabilità. Sono donne che non hanno bisogno di mortificanti “quote rosa” esibite come un trionfo della democrazia, no le donne di oggi hanno bisogno di più: chiedono, vogliono una società autenticamente meritocratica in cui le loro capacità ed i loro meriti vengano riconosciuti e premiati. Una libera concorrenza tra generi diversi che dunque, non allontani, ma completi. Come scrisse nel 1963, una delle “madri” del femminismo, Betty Naomi Friedan nel suo libro denuncia Mistica della femminilità: “una ragazza non dovrebbe aspettarsi speciali privilegi per il suo sesso, ma neppure dovrebbe adattarsi al pregiudizio e alla discriminazione. Deve imparare a competere... non in quanto donna, ma in quanto essere umano”.

 Elena Varriale

 

 

 

 

 
 
 
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