EREMO MISANTROPO
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Psicopatici al potere - Viaggio nel cuore oscuro dell'ambizione - Jon Ronson
Post n°1212 pubblicato il 22 Luglio 2015 da Pitagora_Stonato
David Rosenhan era uno psicologo allo Swarthmore College, Pennysilvania, e a Princeton. Come Spitzer, si era stancato dell’atteggiamento secondo lui pseudoscientifico ed elitario degli psicanalisti. Voleva dimostrare che erano tanto idolatrati quanto inutili, e per questo ideò un esperimento. Cooptò sette amici, nessuno dei quali aveva mai avuto problemi psichiatrici; questi, cui si aggiunse lo stesso Rosenhan, si diedero falsi nomi e falsi impieghi e poi, contemporaneamente, attraversarono l°America diretti ognuno verso un ospedale psichiatrico diverso. Come scrisse poi Rosenhan, «gli ospedali erano distribuiti in cinque Stati, sulla costa est e sulla costa ovest. Alcuni erano vecchi e malconci, altri abbastanza nuovi. Alcuni avevano un buon rapporto staff-pazienti, altri avevano carenza di personale. Solo uno era totalmente privato; tutti gli altri godevano di fondi statali o federali o, in un caso, di fondi universitari». In un momento prestabilito, ognuno disse allo psichiatra di turno di sentire una voce nella testa che ripeteva le parole vuoto, cavo e tonfo. Questa era l’unica bugia che avevano il permesso di raccontare; per il resto dovevano comportarsi in maniera del tutto normale. Tutti e otto furono immediatamente riconosciuti come matti e ricoverati nelle rispettive strutture. A sette fu diagnosticata la schizofrenia, a uno un disturbo maniaco-depressivo. Rosenhan si aspettava che l’esperimento non sarebbe durato più di un paio di giorni. Aveva detto proprio questo ai suoi familiari: di non preoccuparsi, che li avrebbe rivisti dopo un paio di giorni. Non lo fecero uscire per due mesi. Di fatto li tennero chiusi tutti e otto per una media di diciannove giorni ciascuno, nonostante fossero comportati normalmente dal momento in cui erano stati ammessi. Quando i membri dello staff chiedevano come si sentivano, loro rispondevano che stavano bene. A tutti furono somministrati potenti farmaci antipsicotici. «Fu comunicato a ognuno che il modo per uscire avrebbero dovuto trovarlo da soli, riuscendo essenzialmente a convincere lo staff della loro salute mentale. Dichiararsi semplicemente sani non sarebbe bastato. Una volta bollati come schizofrenici, gli “pseudopazienti” erano stati marchiati a vita›› scrisse David Rosenhan in On Being Sane in Insane Places 1973. C’era una sola via d’uscita: ammettere la pazzia di fronte agli psichiatri e poi fingere di fare progressi. Quando Rosenhan rese pubblico l’esperimento, scoppiò il pandemonio. Fu accusato di truffa: lui e i suoi amici avevano simulato la malattia mentale! Non si può incolpare uno psichiatra per una diagnosi sbagliata fatta a qualcuno che si è presentato con sintomi falsi! Un ospedale psichiatrico sfidò Rosenhan a mandare altri falsi pazienti, garantendo che questa volta li avrebbero smascherati. Rosenhan acconsentì. Un mese dopo l’ospedale annunciò con orgoglio di aver scoperto quarantuno impostori. Solo a qual punto Rosenhan rivelò che in quell’ospedale non avevano mandato proprio nessuno. |
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