Un blog creato da erotica_2007 il 26/07/2007

SESSO E VOLENTIERI

una donna si scopre...

 
 
 
 
 
 

NON PERDERMI DI VISTA

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L'INCONTRO...

Post n°23 pubblicato il 16 Marzo 2008 da erotica_2007

Entrando in albergo scoprii che le nostre camere si trovavano al terzo piano, prendemmo le chiavi e ci avviammo verso l'ascensore... avevo il cuore in tumulto al pensiero che Pietro fosse lì, a pochi passi da me, rispondevo a monosillabi alle domande di Sara mentre la mia mente stava rivolta altrove: avevo una gran voglia di vedere immediatamente Pietro ma come potevo fare? Non potevo allontanarmi senza destar sospetti ma era altrettanto vero che attendere l'ora della cena e magari confonderlo con altri ospiti o occupare un tavolo che mi impedisse di vederlo mi faceva star male...

Ci accordammo con Sara che avremmo fatto una doccia e poi ci saremmo viste per scendere a cena così, dopo aver dato un'occhiata alle camere e aver valutato la pulizia e l'ordine di queste ci separammo: finalmente!

Feci uno squillo a Pietro:

"Tesoro, finalmente...."

"Ciao Pietro, sono appena arrivata... sto due piani sopra di te..."

"Dio che emozione Mary..."

"Devi essere matto! Ci stanno un bel po' di Km dal tuo posto di lavoro a qui..."

"Ce ne fossero stati anche di più non sarebbe stato un problema, io dovevo esserti vicino... hai idea di come mi sarei sentito sapendoti a 150 Km da me e rimanendo inerte? Per fortuna sei capitata qui nei miei giorni di lavoro..."

"Pietro..."

"Ascoltami Mary... devo vederti... proprio non puoi inventarti nulla?"

"Forse... ora chiudiamo... ho una mezza idea..."

"Ok tesoro... la porta della mia camera é aperta..."

"Sì ma... non contarci troppo, ok?"

"D'accordo..."

Chiusi la chiamata e di colpo pensai che dovevo agire in tutta fretta: avevo i minuti contati e dovevo muovermi per evitare che Sara, finita la doccia, venisse a bussare in camera mia... e se fosse accaduto?

Una scusa... mi ci voleva una scusa...

Di colpo un'illuminazione: se m'avesse beccata poteva salvarmi il vizio del fumo... già, dovevo scendere in fretta, accertarmi della presenza di una tabaccheria e...

Presi l'ascensore con la mia borsetta a tracolla, m'ero appena guardata allo specchio prima di uscire e m'ero resa conto che presentarmi a Pietro in quelle condizioni non fosse proprio il massimo: dopo una giornata intensa trascorsa in giro per ospedali e per la città, con il caldo che c'era, sicuramente sarebbe stato più opportuno rendersi almeno presentabile... ma non c'era tempo...

Mi affacciai sulla strada: era il mio giorno fortunato quello! la tabaccheria era a pochi metri dall'albergo... rientrai in tutta fretta e salii i gradini fino al I piano... imboccai il corridoio di destra, errore... a sinistra... di corsa... in fretta leggevo le targhette dei numeri sulle porte, mi avvicinavo, mi avvicinavo... eccola... afferrai la maniglia e aprii: Pietro era lì, mi dava le spalle...

Prima della partenza, una sera in chat, avevamo giocato sull'immaginare il nostro primo incontro e Pietro l'aveva definito addirittura nei particolari... per confermare la sua netta convinzione che gli sarei piaciuta al di là del mio aspetto fisico, riteneva che sarebbe stato bellissimo se lui, in penombra,  fosse rimasto di spalle e io mi fossi avvicinata inizialmente per conoscerlo attraverso le mani, poi sarebbe stato il momento per me di volgergli le spalle perché fosse lui a toccare i contorni del mio viso con le sue mani e, finalmente, ci saremmo guardati...

Il rumore della porta, il desiderio irresistibile, l'attesa snervante lo fecero capitolare immediatamente dopo, altro che gioco lento e meditato! Si girò e, pur conoscendo la risposta,  chiese:

"Chi sei?"

"Come sarebbe a dire chi sono? Aspettavi qualcun altro?"

Mi venne incontro lentamente...

"Mary... sei bellissima... lo sapevo..."

Ci abbracciammo, così senza parole, solo un silenzio intenso, ricco di significato... non un silenzio imbarazzato e vuoto, ma pieno, colmo... colmo del bene che provavamo l'uno per l'altra... mi sentii protetta tra quelle braccia, ero al sicuro...

Pietro mi stringeva come se non volesse più staccarsi da me, poi cominciò a farfugliare qualcosa:

"Mary, piccola Mary... fiorellino... come sei dolce, quanto bene ti voglio..."

"Pietro... Pietro..."

Non riuscivo a dire altro mentre cercavo di osservare i lineamenti del suo volto... sembrava molto più giovane della sua età, era un bell'uomo, i capelli brizzolati..."sale e pepe" diceva lui, e poi aggiungeva "...più sale che pepe però...".

Allentò la morsa per un attimo e quasi mi allontanò da lui, ma non troppo, mi sollevò il viso prendendo il mio mento tra indice e pollice e fissando il mio sguardo seriamente, con le lacrime agli occhi aggiunse: "Adesso che ti ho vista non manca più la famosa fisicità di cui mi parlavi, quindi posso dirtelo con cognizione di causa... Mary... ti amo..." e cominciò a sbaciucchiare i miei occhi, la fronte, le guance, il mento... finché non arrivò alla bocca...

...la bocca... quanto tempo era passato da quando qualcuno l'aveva penetrata con la lingua? Non me lo ricordavo quasi più...

Baciò le mie labbra, le schiuse con le sue, poi sentii il suo sapore a tratti... mi baciava con rispetto, con devozione, come fossi qualcosa di estremamente prezioso... non c'era volgarità o irriverente profanazione... quel bacio atteso da entrambi quasi a conferma che le nostre sensazioni digitate non fossero pura follia si stava materializzando con una passione contenuta, una dolcezza senza uguali... c'era amore... era amore...

Ci abbracciammo ancora per qualche istante, poi il magico momento fu interrotto: "Pietro... devo rientrare in camera prima che Sara mi cerchi... non andrei più via adesso... ma devo..."

"Nemmeno io ti lascerei più andar via... ma devi... vai... fammi uno squillo quando state per scendere, io scenderò dopo così potrò scegliere un tavolo adatto per la cena... Mary... é meraviglioso averti qui..."

"...anche per me è così..."

Andai via ma prima di chiudere la porta alle mie spalle lo guardai ancora, poi mi preciitai lungo il corridoio, salii di corsa le altre scale e mi catapultai in camera: era fatta! Sembrava che nessuno si fosse accorto della mia assenza!

Mi gettai sul letto... non riuscivo a crederci... io... Pietro... le sue braccia... era impensabile ma era accaduto e io... mi sentivo felice... stravolta dall'emozione, sconvolta per quell'incontro durato solo pochi minuti ma che mi aveva fatto percepire la vita... sì, mi sentivo viva, non ero morta anche se l'avevo creduto per tanto tempo, ero solo spenta ma Pietro aveva fatto battere di nuovo il mio cuore: ero innamorata!

Io, Mary... potevo ancora innamorarmi, l'amore non si era esaurito, stava solo dormendo, e Pietro l'aveva saputo risvegliare!

Sentivo il bisogno di coccolarmi ancora così mi liberai dei vestiti, regolai l'acqua e mi tuffai col turbinio di quei dolci pensieri sotto il getto dell'acqua calda e mi abbracciai pensando a quelle braccia che pochi istanti prima mi avevano stretta così forte da togliermi il respiro restituendomi la consapevolezza di essere ancora donna.

Io ero una donna!

 
 
 

COMINCIA L'AVVENTURA...

Post n°22 pubblicato il 12 Marzo 2008 da erotica_2007

Dopo quella notte vissi dei giorni davvero tumultuosi: da un lato i preparativi e tutta la freddezza apparente possibile e immaginabile (non potevo lasciar trasparire "emozione" perché dovevo accompagnare mia cugina in ospedale, sarebbe stato assurdo!), dall'altro il cuore in gola per il conto alla rovescia.

Con Pietro ci ritrovammo in chat quasi ogni sera, come promesso lui mi aprì una casella di posta e mi insegnò a gestirla per non lasciar tracce che, anche se fossero state innocenti, avrebbero causato una vera tragedia, conoscendo Giulio!

Qualche giorno prima della partenza, poi, come previsto, mi arrivo un cellulare!

Sembravo un'alunna alle prese con la tecnologia! Ricordo che passai un pomeriggio intero a studiarmi il manuale e a far prove con le mie amiche per capire come funzionasse e, soprattutto, come potessi cancellare una telefonata fatta: avevo troppa voglia, a parte la necessità oggettiva, di parlare con Pietro...

Finalmente una mattina mi decisi, tirai fuori l'agenda personale dove stava scritto il suo numero in codice e digitai le cifre... il cuore batteva all'impazzata, sudavo, tremavo...

"Pronto..."

"Pietro?"

"Sì, chi parla?"

"Ciao, sono Mary..."

Un interminabile silenzio seguì a quella confessione, poi lo sentii riprendere con la voce spezzata dall'emozione: " Oddio, Mary... che bello sentire la tua voce... finalmente... sembra tutto un sogno dopo l'altra sera..."

"Già..."

"Mary, di chi è il cellulare che stai usando? Non vorrei che ti  mettessi nei guai a causa mia..."

"E' mio, non preoccuparti, ci ho studiato su tutto il pomeriggio per capire..."

"Senti... forse é meglio che ti richiami io..."

"Sì... non vorrei dover rispondere a domande del tipo "Come hai fatto ad esaurire tutto il credito?"...sai com'è fatto..."

"Lo so, fiorellino... lo so... chiudi..."

Due secondi e il cellulare squillò...

"Tesoro... mi ha fatto bene chiudere anche per poco, dovevo riprendermi un po' dall'emozione... che bella voce hai... "

Sorrisi e cercai di intavolare una conversazione un po' leggera per allentare quello stato di tensione che ci sovrastava... anche a me aveva fatto effetto sentire la sua voce, mi piaceva, Dio se mi piaceva!

Ci accordammo che ogni volta che fossi stata libera di parlargli e soprattutto al sicuro sarebbe stato sufficiente fargli un semplice squillo e lui m'avrebbe richiamata e così cominciò il nostro periodo fuori dal web.

Ogni volta che ci sentivamo al telefono Pietro mi comunicava sempre il suo stato d'animo così eccessivamente travolto dall'emozione, diceva di sentire dei martelli che gli sconquassavano la pancia al solo pensiero che mi avrebbe intravista da lì a poco: era la stessa cosa che succedeva a me!

Poi, una sera, accadde qualcosa di impensabile che cominciò a mettermi un po' paura...

Stavamo chattando come sempre, con la solita disinvoltura, chiacchieravamo del più e del meno, mi chiedeva a che punto fossi con i preparativi, mancavano ormai soltanto due giorni alla partenza... ad un tratto il suo modo di scrivere mutò.

"Mary... ho sempre avuto paura di dirtelo, avevo il timore che se mi fossi espresso avrei potuto perderti e se tu avessi deciso di non entrare più in chat io... avrei dovuto soltanto rassegnarmi e non avrei potuto agire in alcun modo, quello era l'unico canale comunicativo tra noi..."

"Tu paura di dire qualcosa a me? Io avrei potuto decidere di chiudere con te? Ma che dici, Pietro? Come se non mi conoscessi abbastanza... dai, sai come sono fatta oramai, no?Sei delicato, accorto, attento alle parole, sensibile... almeno, così t'ho sempre visto... abbiamo parlato di argomenti anche molto delicati e intimi e sei intervenuto sempre in maniera da non urtare la mia sensibilità, come avresti potuto offendermi?"

"Forse offenderti no, ma imbarazzarti sì... vedi, io so quello che hai vissuto fino ad ora e mai e poi mai potrei agire deliberatamente per ferirti od offenderti... ma a volte le nostre parole possono essere inopportune... però, adesso... io non ce la faccio più, mi sento falso a nasconderti qualcosa..."

"Mi hai nascosto qualcosa? E perché mai...? Cos'altro può esserci? Sei sposato, hai due figli, non so quanti anni tu abbia perché non te l'ho mai chiesto ma credo che tu ne abbia un bel po' più di me se la matematica non è un'opinione e i tuoi figli hanno più di venticinque anni... cosa c'é che io non so?"

"Nulla che riguardi la mia vita personale, Mary, di me conosci tutto..."

"Allora?"

"C'è che... dimmi che non scapperai... promettimelo..."

"Non scapperò, non sono mai scappata...non l'ho fatto nemmeno quando avrei dovuto, figurati se lo faccio ora...dai, dimmi, che c'è?"

"Ok...prendo fiato... Mary...io credo di essermi innamorato di te! Ecco!"

"Pietro..."

"Aspetta... fammi finire... lo so che sembra assurdo ma non riesco a dare un altro nome a ciò che sento dentro me quando ti parlo, quando chattiamo o, semplicemente, quando sto pensando a te... sento delle emozioni indescrivibili, le martellate alla pancia, il desiderio perenne di star con te, anche se solo a un telefono o dietro a un monitor..."

"Pietro..." cercai di minimizzare mentre il cuore andava a mille"...sarà l'emozione dell'inaspettato, non può essere amore... anch'io ho imparato a volerti bene, quasi a non poter fare a meno di te, ma parlare d'amore.... noi, non ci conosciamo, fisicamente intendo... non so che faccia tu abbia, né tu sai come sono fatta io, é tutta un'idealizzazione la tua..."

"Sarà... ma io lo chiamerei amore... sento di amarti Mary... mi piaci come persona, come donna, sei intelligente, vivace, sensibile, perspicace, sei unica, credimi... io non ho mai parlato a qualcuno come faccio con te... sei la mia donna ideale... e sono convinto che dopo averti apprezzata per come sei dentro, così bella come sei, non potresti mai non piacermi, comunque tu fossi fatta, bionda, bruna, magra, in carne, alta bassa..." e mentre lui scriveva io leggevo con le lacrime agli occhi e condividevo, anch'io pensavo a quelle cose, anch'io mi sentivo innamorata di lui, anch'io avevo da parecchio il dubbio di provare per Pietro più che il bene che si prova per un amico... ma dovevo mantenere la calma... non potevo lasciarmi trasportare da un'emozione, dovevo essere io quella, tra noi, che riconduceva tutto sui binari della realtà.

Lo rassicurai quando mi chiese ancora se mi avesse turbata con la sua confessione, gli dissi che non potevo che apprezzare comunque: di qualsiasi cosa si trattasse, amicizia, più che amicizia, amore o altro, non potevo che esserne felice perché anch'io gli volevo un mondo di bene.

Nei giorni a venire non tornammo più sull'argomento anche se i suoi messaggi email erano inequivocabili... facevo finta di non coglierne il senso fino in fondo per mantenere un certo distacco.

Finalmente arrivò il giorno della partenza!

Alle 8 del mattino Giulio accompagnò me e Sara all'aeroporto, attese con noi fino all'imbarco, poi andò via... che sollievo! Per qualche giorno non l'avrei visto, non avrei percepito il fiato sul collo ma il pensiero fisso era un altro: qualche ora ancora e avrei conosciuto Pietro!

Eravamo d'accordo che avremmo comunicato attraverso sms, avevo appositamente silenziato il servizio per evitare che mia cugina sentisse!

Mentre lei era distratta dai bagagli feci uno squillo a Pietro: era il nostro segnale! da quel momento in poi avrebbe potuto inviare i suoi sms!

Pietro era fuori città per lavoro, come sempre durante la settimana, e questo gli avrebbe consentito di muoversi con facilità senza destar sospetti né dover dare spiegazioni: sarebbe rientrato in città prima del previsto e mi avrebbe comunicato dove avrei potuto vederlo...

Conosceva già il nome dell'albergo un po' fuori dalla città dove avremmo alloggiato e gli avrei indicato via via i miei spostamenti...

Quello che non mi aspettavo era che... prendesse una camera nello stesso albergo!

Dopo avermi seguita passo passo nei miei spostamenti durante la giornata attraverso i suoi sms, sul far della sera mentre tornavamo in albergo mi giunse infatti un altro messaggio: "TESORO, NON POTEVO PERMETTERE CHE TRAFFICO E INCONVENIENTI IMPEDISSERO DI VEDERCI PERCIO' HO PRESO UNA CAMERA NEL TUO HOTEL, SONO AL PRIMO PIANO, CAMERA 32, DALLA STRADA VEDRAI LA LUCE ILLUMINATA PROPRIO SOPRA L'INSEGNA LUMINOSA A DESTRA: LI' CI SONO IO! CI VEDIAMO A CENA!"

Mi sentii morire quando lessi! Era lì, a due passi da me... avremmo cenato nella stessa sala!

Quando scendemmo dal taxi alzai gli occhi sopra l'insegna: vidi la luce accesa e il cuore cominciò a battermi forte... forte... forte...

 
 
 

QUANDO IL DIAVOLO CI METTE LA CODA...

Post n°21 pubblicato il 09 Marzo 2008 da erotica_2007

Sera primaverile, come sempre accudisco tutti quanti, controllo i compiti dei ragazzi, preparo la cena, ceniamo, sparecchio, sistemo le stoviglie nell'acquaio, spazzo, ma la mia mente é altrove: non vedo l'ora di poter ritrovarmi con Pietro per comunicargli la novità e, al solo pensiero, mi sento elettrizzata.

Dio mio, che mi sta accadendo?

Non lo so ma provo un'emozione incontenibile dentro... finalmente Giulio, come sempre, si mette sul divano a guardare la tv, io vado nello studio al computer: é un'abitudine oramai, lo faccio spesso... accendo, connessione, ricerca del sito e zooom, dentro!

Pietro é lì, mi sta aspettando... ci raccontiamo cosa abbiamo vissuto durante la giornata, commentiamo qualcosa che abbiamo letto sul giornale, ridiamo un po'... sono imbarazzata, emozionata ma non voglio far trapelare nulla e così, con aria indifferente, esordisco:

"Ah, la sai l'ultima? Me ne stavo dimenticando..."

"Dimmi..."

"Verrò nella tua città tra qualche giorno..."

"Coooooooooosa? Ma che dici?"

"Sì, é così...devo accompagnare una mia parente per una visita di controllo perché me l'ha chiesto e quindi avrò l'opportunità di conoscere il posto in cui vivi... non ci sono mai stata, suppongo sia una bella città..."

"E me lo dici così? Oddio, che emozione!"

"Beh, emozionante fino a un certo punto, dai..."

"Ma che dici? Ti rendi conto? Potrò conoscerti... Oddio, mi sento male... mi batte forte il cuore..."

"Pietro, non esageriamo... e poi conoscerci... sarà impossibile! Mia cugina sarà una specie di guardia del corpo, non potrò allontanarmi, quindi... mi limiterò a conoscere la tua città e a pensare un po' a te..."

"Stai scherzando, vero? Io voglio vederti..."

"Ma non si può... come faccio?"

"No non pensare che voglia metterti in una situazione difficile, non lo farei mai, credimi... ma pensi sul serio che io possa far finta di nulla sapendo che ti ritroverai a camminare sulle "mie" strade, che probabilmente andrai a consumare un caffè, un cappuccino o chissà che al "mio" bar e io possa non vederti? da lontano, intendo, anche da lontano... mi basta vedere il tuo viso, come sei... che emozione... sto male al solo pensiero che potrò darti un volto, finalmente... ti voglio così bene che sarà difficile trattenermi dal correrti incontro e abbracciarti ma sai che lo farò... sarebbe stupendo poter stringere tra le braccia la mia grande amica dal cuore buono..." e mentre leggevo tutto questo sentivo il cuore battermi forte mentre fingevo che tutto fosse così normale, quasi solito... Pietro continuò: "...in questi mesi ho davvero imparato a volerti bene, lo sai, sapevo che il nostro rapporto avrebbe percorso sempre il cammino virtuale e che mai avrei potuto sognarmi di conoscerti nel reale, questo è un sogno... mi sto pizzicando per credere che sia vero... non ci credo, non ci credo... ma tu, non sei contenta?"

"Certo che lo sono! In verità avevo pensato che già fosse notevole riuscire a scoprire com'è fatta la città in cui vivi ma non credevo possibile poterti conoscere proprio per le ragioni che t'ho spiegato..."

"Non possiamo sprecare assolutamente quest'occasione, non possiamo rimanere indifferenti di fronte al Destino che ci viene incontro... avresti mai pensato di venir qui da me?"

"Mai..."

"Se sta accadendo un motivo deve pur esserci, il caso...beh, il caso credo esista proprio per far incontrare le persone... tutta la nostra storia é improntata sul caso: casulamente ci siamo incontrati, casualmente abbiamo cominciato a parlare, casualmente ci siamo "trovati" come due anime che si conoscevano già e si sono soltanto riconosciute... e adesso, ancora casualmente, un tuo viaggio, inaspettato, improvviso, deciso da altri, ti porta qui... secondo me ci sarà un perché..."

"Forse sì ma non voglio star lì a pensarci troppo..."

"Dio, Dio, Dio, Dio...Potrò vederti finalmente, vedrò come cammini, come gesticoli, ti osserverò da lontano, mi basta soltanto questo, credimi... sto male, Mary, non ci crederai...ma... aspetta, ho bisogno di un po' d'acqua... non andartene..."

In quei brevi minuti in cui Pietro si allontanò dal pc bevvi anch'io: sentivo la gola arsa, osservavo le mie mani e mi rendevo conto che stavano tremando... più volte, durante le mie notti in bianco, avevo provato a chiedermi che tipo di rapporto fosse il mio con Pietro; sentivo di non poter quasi più fare a meno di lui, attendevo ogni sera con ansia la possibilità di chiacchierare con lui, di ritrovarlo e sentivo in lui lo stesso desiderio... c'eravamo aperti, raccontati nei minimi dettagli...

"Eccomi..."

"Eccoti..."

"Mi sento felice, davvero... non provavo una sensazione simile da non so quanto tempo, sai? Ora stai ben attenta... ti fidi di me, vero?"

"Certo che mi fido!"

"Ho mai fatto qualcosa che potesse metterti in difficoltà?"

"Assolutamente no... ma perché mi dici questo adesso?"

"Bene... non ti ho mai chiesto nulla, mi sono sempre accontentato di quello che ci siamo regalati a vicenda, parte del nostro tempo, i nostri pensieri, le nostre considerazioni su qualsiasi cosa senza cercare di forzare chiedendoti, per esempio, un recapito di posta elettronica, un numero di telefono, una foto...nulla mai...giusto?"

"Sì, é vero... e questo ti ha reso speciale ai miei occhi..."

"Bene... ma adesso non possiamo rischiare di non poter comunicare, sai com'è... potrebbe succedere di tutto... il caso ci è venuto incontro ma noi dobbiamo dargli una mano, non credi?"

"Penso proprio di sì, a questo punto, sì..."

"Quando saprai come ti muoverai, ora di volo, ora di arrivo, hotel in cui alloggerai ecc. ecc. me lo comunicherai, vero? Non userò mai queste informazioni contro di te, te lo giuro..."

"Non hai bisogno di giurare, é superfluo, penso di conoscerti almeno un pochino, dai..."

"Allora, questo é il mio indirizzo email xxxxxxx@libero.it, appuntalo da qualche parte e fallo sparire..."

"Ok..."

"...questo è il mio numero di cell. "328xxxxxxx", fai la stessa cosa..."

"Mi toccherà impararlo a memoria e ingoiare il pezzettino di carta su cui l'ho scritto, non si sa mai..."

"Eh sì, mi sa proprio di sì..."

"Senti, io non ho una casella di posta, che tu ci creda o no... come si fa a farla?"

"Come sarebbe? Possibile?"

"Possibile sì, non ho mai avuto l'esigenza di averne una e quando per lavoro mi serviva un recapito ho sempre usato l'indirizzo di mia figlia... sai aprirmela tu?"

"Certamente, lo farò stasera stessa, poi ti comunicherò i dati..."

"Magari mi spiegherai mentre siamo collegati come si usa... ma sei certo che aprendola nessuno possa vederla?"

"Ti spiegherò tutto, anche come fare per non lasciar tracce, tranquilla..."

"...un'altra cosa, Pietro... io non ho un cell., non mi è mai servito, i miei passi sono sempre contati e tu lo sai... certamente questa sarà l'occasione per averne uno, figurati se parto senza che lui abbia la possibilità di conoscere i miei spostamenti... sai che è la prima volta che mi allontano così da casa, e da sola per giunta..."

"Sì che lo so... in ogni caso é bene che tu abbia il mio numero, potrebbe servirti per chiamarmi anche da un fisso se ce ne fosse bisogno..."

"Ok Pietro, ora devo andare... s'è fatto tardi e non vorrei destare sospetti, lo sai... spero che il lupo si sia addormentato già..."

"Povera piccola...dai, vedrai che dorme sul divano e tu potrai sgattaiolare a letto e addormentarti di colpo prima che arrivi..."

"Lo spero, stasera proprio non potrei..."

"...sarà così..."

"Buonanotte..."

"Buonanotte, tesoro... chissà chi dormirà però..."

"Già... a domani..."

Il click del mouse chiuse la finestra, sospirai... Pietro aveva l'abitudine di chiamarmi "tesoro" o "piccola" da qualche tempo e, se in un primo momento l'uso di questi nomignoli affettuosi mi avrebbero fatto sobbalzare, col tempo mi ero abituata alla cosa: sapevo che era solo un modo affettuoso di chiamarmi... ma quella sera percepii qualcosa di diverso... io e Pietro avevamo un modo di chattare molto particolare e, l'uso della punteggiatura, i tempi usati per l'intervento, la velocità o la lentezza dell'arrivo delle frasi, miste al feeling che c'era tra noi, avevano la sviluppato in noi una capacità di cogliere perfino le sfumature di ciò che intendevamo dire...

Volli pensare che stavo correndo col pensiero, che l'emozione mi stava giocando un brutto scherzo e forse coglievo ciò che volevo cogliere, ma...

Andai a letto, da sola per fortuna, e cominciai a riflettere su cosa provassi... decisi di convincermi che, probabilmente, le carenze affettive che caratterizzavano la mia vita mi stessero facendo proiettare su Pietro dei bisogni al punto da sentirmi quasi... quasi...beh, quasi innamorata! Ma non era possibile! Eh no! Non ci si può innamorare di un'anima, di un'entità che non ha un corpo, non ha un volto, non ha una voce, non puoi vedere, toccare, sentire, ma solo leggere...

In balìa dei miei pensieri mi addormentai...


 
 
 

TALVOLTA IL DESTINO...

Post n°20 pubblicato il 05 Marzo 2008 da erotica_2007

Andai avanti per anni a quel modo, inizialmente mi aggrappai alla fede vivendo il mio periodo "mistico": ero convinta che chissà per quale strano obiettivo Dio mi aveva riservato quella vita di sacrificio e di rinunce, di devozione alla famiglia (chiamiamola famiglia!) e di mancanza di aspettative diverse in virtù del raggiungimento del premio ambito, dopo tutta quella sofferenza, certamente in un'altra vita.

Ma a poco a poco cominciai a farmi delle domande: "Perché Dio voleva questo da me? Perché dovevo essere la sola a soffrire mentre Giulio viveva tra agi e comodità seppure sguazzando in talune frustrazioni riguardo la vita sessuale? E perché doveva essere "giusto" esser madre devota e accettare un marito irrispettoso? L'amore doveva forse essere a senso unico?"

Intanto la vita trascorreva e un giorno in casa mia arrivò un pc in regalo a mia figlia per Natale... curiosa come sono volli imparare ma sapevo solo usarlo a mò di macchina da scrivere, pertanto mi dilettavo, quando avevo tempo, a scrivere storie, poesie e quant'altro pur di alleviare la tensione che albergava in me.

Un anno dopo circa avevo imparato a navigare, finché un'amica non mi fece conoscere il mondo della chat... ricordo i miei primi ingressi in quelle room dove una ventina di chatters scrivevano: era divertentissimo e, soprattutto, mi piaceva la possibilità di scambiare opinioni con persone pur stando a casa mia... non chattavo in privato con nessuno, avevo paura di essere individuata, temevo di essere scoperta e usavo sempre nick diversi in modo da non continuare mai una conversazione oltre a una prima volta.

Poi, un giorno, ebbi a conversare con un uomo di cui non conoscevo che il nick e la città: viveva a 1000 Km da me, abbastanza per sentirmi al sicuro e per avere la conferma che volesse soltanto scambiare delle chiacchiere con me senza tentare di incontrarmi o altro.

Le nostre conversazioni erano interessantissime, spaziavamo sugli argomenti più disparati e, quando entrambi avemmo un po' di fiducia l'uno nell'altra e viceversa, ci ritrovammo a parlare un po' di noi.

Pietro era sposato, aveva due figli e viveva un matrimonio che definiva gratificante per certi versi, solo che denunciava una mancanza di comunicazione con la moglie che faceva parte di quella categoria di persone che vogliono avere ragione su tutto; mi raccontava che tutto sommato aveva condotto una bella vita, lavorava fuori e tornava a casa per il fine settimana, e questo probabilmente gli aveva consentito di superare i problemi legati alla quotidianità e all'abitudine che di solito avanzano in un matrimonio.

Gli parlai di me in maniera superficiale e, solo mesi dopo, ebbi il coraggio di raccontargli la verità parlandogli della mia vita, di ciò che vivevo giorno dopo giorno... lui mi consolava, mi ascoltava pazientemente, cercava di aiutarmi a capire cosa davvero volessi dalla vita e quanto ero pronta a rischiare; da parte mia ero diventata la sua "consigliera" di fiducia visto che, da donna, mi riusciva facile cogliere taluni aspetti legati al comportamento della moglie nei suoi riguardi ogni volta che che litigavano e gli fornivo delle dritte per rendere più vivavce e intenso un rapporto che, dopo i suoi racconti, non era così soddisfacente come aveva voluto farmi credere all'inizio.

In parole povere entrambi c'eravamo un po' nascosti venendo fuori a poco a poco quando maturava la fiducia in ciascuno di noi.

Attendevo con ansia il momento in cui ci saremmo ritrovati in chat e avremmo comunicato ancora, mi rendevo conto di non poter quasi più fare a meno di lui, delle sue parole, dei suoi consigli, dei suoi silenzi quando ero intenta a raccontarmi... lo stesso accadeva a lui e i nostri incontri divennero quotidiani ad esclusione dei week end, quando Pietro tornava a casa.

Tutto andò avanti così per un anno finché il destino non ci mise lo zampino: avrei dovuto accompagnare una mia cugina a fare una visita specialistica... destinazione? La città in cui viveva Pietro!

Trascorsi notti insonni senza lasciar trapelare nulla, mi chiedevo se fosse stato opportuno dire a Pietro del mio viaggio o tenerlo nascosto... gli interrogativi affollavano la mia mente, facevo una considerazione diversa al secondo... certo, mi sarebbe piaciuto conoscerlo, sapere che volto avesse, ma non era rischioso? Sapevo che potevo fidarmi di lui, che non avrebbe fatto nulla per mettermi in difficoltà ma erano dei pensieri giusti i miei? Sarebbe stato più opportuno far finta di nulla e perdere un'occasione così importante? Sicuramente avremmo soltanto potuto guardarci a distanza senza dare nell'occhio (non sarei mai stata sola e dire a mia cugina di Pietro era impensabile, non avrebbe capito...) ma avrei saputo contenere l'emozione nel conoscerlo?

Poi presi la mia decisione: sicuramente quell'opportunità non si sarebbe mai più ripresentata, non facevo nulla di male se soddisfacevo la curiosità di conoscere a distanza di sicurezza una persona che per me aveva rappresentato un amico sincero che non mi aveva mai chiesto qualcosa di più, né un indirizzo di posta elettronica, né un numero di telefono... quindi, gliene avrei parlato e avrei lasciato fare al Destino che s'era prepotentemente imposto in quel frangente senza che mi fossi presa mai la briga di scomodarlo.

Così feci.

 
 
 

MATRIMONIO E CRISI...

Post n°19 pubblicato il 02 Marzo 2008 da erotica_2007

Inevitabile il percorso che portò me e Giulio all'altare: fidanzati da sempre era ciò che tutti s'aspettavano che facessimo ma le mie speranze che con il tempo e il mio amore lui sarebbe cambiato rimasero presto deluse.

Giulio era colui che sapeva tutto, che doveva gestire tutto, che non sbagliava mai, un uomo egoista e prepotente che aveva sempre ragione su tutto ed essendo molto simile a mio padre per me fu come cambiare padrone.

La nostra vita sessuale nei primi anni si arricchì di posizioni diverse, sperimentammo l'amore orale dopo parecchie mie resistenze e, almeno grazie a quello, riuscii ad avere degli orgasmi... il suo egoismo, infatti, non si rintracciava soltanto nella vita di ogni giorno nella quale non trovavo nulla che facesse pensare a noi come a una coppia, ma anche nel nostro letto... le ventate di novità, infatti, tendevano al suo soddisfacimento, non certo a cercare qualcosa di nuovo che potesse soddisfare meglio me...

Quando la sua bocca andava giù, tra le mie gambe, e la sua lingua cominciava a solleticare il mio desiderio speravo sempre che non si stancasse presto e andasse fino in fondo, ma non sempre era così... dal canto mio prendere il suo membro in bocca mi suscitava una reazione di repulsione, provavo schifo e presto imparai a leccare il giusto necessario e ad agire con le mani perché finisse in fretta...

Come di dovere mettemmo al mondo tre figli nell'arco di 5 anni che, tra svezzamento, educazione, compiti, accudimenti vari, mi impegnavano per gran parte della giornata tanto da non avere mai il tempo per pensare a me e questo salvò il nostro matrimonio per un periodo abbastanza lungo.

Ma la crisi era in agguato e dopo 7 anni (giuro che non sto scherzando) si fece sentire...

Spesso notavo il disappunto di Giulio circa gli intervalli troppo lunghi che intercorrevano tra un rapporto sessuale e un altro: lo facevamo una volta a settimana e per me era abbastanza, anzi troppo... spesso, infatti, facevo in modo di organizzare qualcosa per la serata come per esempio biancheria da stirare o lavoro che mi portavo a casa dall'ufficio di proposito, per far sì che precedendomi a letto lo trovassi già addormentato...

Un bel giorno lui sbottò ed io, convinta che tutto dipendesse dal fatto che non mi soddisfaceva adeguatamente, pur arrossendo gli feci presente il mio disagio... si fece più attento, almeno a letto, e quando avevamo dei rapporti si preoccupava di me e, usando la lingua o le mani, mi regalava degli orgasmi che fisicamente mi appagavano...

Tuttavia cominciai a rendermi conto che questo non aumentava il mio desiderio: qual era allora il problema?

Capii di non amarlo più!

In effetti il mio desiderio sessuale si risvegliava ogni volta che mi sentivo innamorata... quanto avevo desiderato Tony e quante volte mi ero masturbata per lui! Lo stesso era accaduto quando mi ero innamorata di Giulio...

Così sfociò la crisi che fece temere a Giulio che volessi separarmi... corse ai ripari immediatamente mettendo in mezzo i suoi, i miei, fratelli, sorelle, tutti quanti purchè mi riportassero alla ragione... dal canto suo lui promise che sarebbe cambiato, che mi avrebbe trattata più da donna...

In effetti cambiò, cominciò quasi a corteggiarmi, provò a diventare carino ma andava contro natura e presto tutto tornò alla normalità.

Nonostante gli avessi raccomandato di evitare i rapporti tra noi e di aspettare che l'amore sfociasse ancora tra noi così da sentire ancora il desiderio di lui, fece finta di nulla e ricomiciò come prima con le sue pretese...

Lo schifo di vita che cominciammo a condurre aveva dell'incredibile... mi sentivo la sua bambola di carne pronta a soddisfare le sue voglie senza averne alcuna... mi chiedevo come potesse, un uomo, desiderare una donna che non prova il benché minimo desiderio di averlo, come gli si potesse rizzare sapendo che sarei scappata da lì, come facesse a mantenere l'erezione se, quando provava a baciarmi giravo il volto dall'altra parte offrendogli solo un buco che usava solo per pochi attimi, grazie alla sua eiaculazione precoce che, a quel punto, era la mia salvezza!

Sicuramente era mortificante e umiliante per lui, ma non lo era meno per me che sentivo e vivevo il tutto come una violenza con il mio consenso...

Se solo provavo a rifiutarmi diventava così irascibile e nervoso da scattare per un nonnulla anche con i ragazzi e così avevo imparato quali fossero i suoi tempi di sopportazione e agivo entro quelli per non minare l'equilibrio della "famiglia".

I nostri incontri a letto divennero sempre più squallidi e moltissime diventarono le notti in cui, dopo aver saziato le sue voglie, mi ritrovavo in cucina a piengere per la sorte che mi era toccata... in quelle notti giurai a me stessa che prima o poi le cose sarebbero cambiate e che quando sarei stata forte abbastanza per oppormi l'avrei mollato... negli ultimi tempi il rito era quasi sempre lo stesso: a letto, io gli giravo le spalle e mi rannicchiavo nell'angolo estremo, lui si avvicinava e cominciava a strofinare il suo membro sul mio sedere, lo sentivo diventare sempre più duro e provavo una voglia irrefrenebile di scappare, ma rimanevo... poi, per porre fine a quel tormento nel più breve tempo possibile, abbassavo pigiama e mutandine, Giulio poneva il suo membro nell'insenatura e continuava ad ndare su e giù...ad un certo punto, senza nemmano girarmi, allungavo una mano e lo masturbavo: durava pochissimo, lo sentivo ansimare sempre più intensamente finchè godeva e gettava il suo seme addosso a me...ci ripulivamo e se tentava poi di masturbare me, spesso gli dicevo che non ne avevo voglia, tiravo su mutandine e pigiama e facevo finta di dormire mentre grosse lacrime cadevano giù...

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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