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Post N° 193

Post n°193 pubblicato il 05 Maggio 2006 da EXHAUSTION
 
Tag: LIBRI

LE RANOCCHIE NELLA PANNA

Il primo giorno a Barcellona ho camminato tutto il tempo, per ore, forse cercando qualcosa, forse fingendo di cercarla…ero sola, era il giorno di Pasqua, e in giro c’erano solo turisti, che si muovevano in massa…Non è stato facile, tutto il giorno sola, tutto il giorno senza scambiare una parola con nessuno…Sono tornata a casa frastornata quella sera, e con le gambe a pezzi…Mi sono detta “Se domani c’è il sole vado in spiaggia, almeno non cammino troppo e provo a rilassarmi”…

Il secondo giorno a Barcellona non c’era il sole…quel cielo un po’ nuvolo che non sa neanche lui quali siano le sue vere intenzioni, la classica “pereza” (pigrizia) del lunedi santo, lunedi in albis o…dia de la mona, come si chiama lì…ma in spiaggia ci sono andata lo stesso, sola e in tuta, sdraiata sulla sabbia ho dormito un po’…ho camminato sul lungomare, sempre sola, sempre pensando, forse troppo, e già non ne potevo più, e mi dicevo “Resisti resisti!”…
Poi ho deciso di sedermi da sola ad un tapas bar, ma per non essere troppo triste ho prima acquistato una rivista…
Normalmente leggo dall’ultima pagina alla prima (e non so perché…)…in ultima pagina c’era questo racconto, che mi ha aiutato, e che ora riporto qui di seguito in spagnolo…è facile da capire:

LAS RANITAS EN LA NATA
Había una vez dos ranas que cayeron en un recipiente de nata.
Inmediatamente se dieron cuenta de que se hundían: era imposible nadar o flotar demasiado tiempo en esa masa espesa como arenas movedizas.
Al principio, las dos ranas patalearon en la nata para llegar al borde del recipiente.
Pero era inútil; sólo conseguían chapotear en el mismo lugar y hundirse.
Sentían que cada vez era más difícil salir a la superficie y respirar.
Una de ellas dijo en voz alta: “No puedo más. Es imposible salir de aquí. En esta materia no se puede nadar. Ya que voy a morir, no veo por qué prolongar este sufrimiento. No entiendo qué sentido tiene morir agotada por un esfuerzo estéril”.
Dicho esto, dejó de patalear y se hundió con rapidez, siendo literalmente tragada por el espeso líquido blanco.
La otra rana, más persistente o quizá más tozuda se dijo: “¡No hay manera! Nada se puede hacer para avanzar en esta cosa. Sin embargo, aunque se acerque la muerte, prefiero luchar hasta mi último aliento. No quiero morir ni un segundo antes de que llegue mi hora”.
Siguió pataleando y chapoteando siempre en el mismo lugar, sin avanzar ni un centímetro, durante horas y horas.
Y de pronto, de tanto patalear y batir las ancas, agitar y patalear, la nata se convirtió en mantequilla.
Sorprendida, la rana dio un salto y, patinando, llegó hasta el borde del recipiente.
Desde allí, pudo regresar a casa croando alegremente.

Ho pensato tutto il giorno a questa “stupida” storiella, però mi ha dato forza, e ho proseguito da sola con le mie rane nell’avventura barcellonese….
Solo oggi ho scoperto che questo racconto è inserito in un libro che si chiama "Dèjame que te cuente" di JORGE BUCAY...e il caso ha voluto che fosse proprio uno dei libri che ho acquistato il giorno di San Jordi (senza sapere che conteneva il racconto!).

Per completezza di informazioni, il libro è pubblicato in Italia da Rizzoli e si chiama Lascia che ti racconti. Storie per imparare a vivere”. Di solito non leggo libri di autoaiuto…ma qui è stata proprio una scelta casuale…

Hasta luego!

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