EXHAUSTION

Visto che OGGI  mi sento marrone, ho pensato di intervallare con un libro.

E’ uscito in Italia con il titolo “SETTE MARI TREDICI FIUMI” ed è il libro di esordio di MONICA ALI. Io l’ho letto in inglese, e il titolo originale è “Brick Lane”, una strada dell’East End londinese dove tante volte sono passata e tante volte ho annusato l'odore di spezie orientali, lo stesso che esce da questo libro.
E’ in questa zona che a Londra vivono infatti molti immigrati indiani, pakistani, e zone limitrofe. Ed è proprio in quest’area che si svolge la vita di Nazneen, una ragazza arrivata a Londra da un piccolo villaggio del Bangladesh a seguito di un classico matrimonio organizzato da suo padre con Chanu, di circa venti anni più grande di lei, ma gentile, amorevole e rispettoso.
Fin da piccola Nazneen era stata “lasciata al suo destino”: subito dopo la nascita la bambina non mangiava, e tutti suggerivano alla mamma di portarla da un medico…ma la mamma decise di lasciarla al suo destino: “Se è destino che sopravviva, sopravviverà, e mangerà”…E così fu.
La storia “di come Nazneen fu lasciata al suo destino” le veniva raccontata spesso, e questa convinzione del destino che decide per noi era diventato come un mantra per Nazneen.
La sua vita a Londra scorre tranquilla, e solitaria. Lei non parla inglese, ed è completamente dipendente dal marito. Fa amicizia con alcune donne del quartiere, è una brava madre con le sue figlie, è una donna paziente e rispettosa con suo marito. Si emancipa, con un lavoro di cucitrice a cottimo, che le permette di guadagnare qualcosa da spedire a sua sorella in Bangladesh. Ma soprattutto le permette di conoscere Karim. E di conoscere la propria passione e la propria forza.
Quando Chanu decide finalmente di aver raggiunto la cifra necessaria per tornare in Bangladesh con la sua famiglia, Nazneen prende in mano la situazione, e non la lascia più al destino. Le figlie non vogliono andare in Bangladesh, loro si sentono inglesi a tutti gli effetti, e criticano di continuo il padre, che insegna loro le poesie di Tagore. E lei non vuole tornare in Bangladesh. E non è per Karim.

Ovviamente non sto qui a raccontare il finale, nel caso in cui qualcuno volesse leggerlo.
Il libro ha riscosso un grande successo in Inghilterra quando uscì, ma visto tutto questo successo, io forse mi sarei aspettata di più. Anche se non so cosa.
Comunque il libro si legge, in alcuni momenti forse è un po’ lento, le lettere della sorella dal Bangladesh alle volte mi sono sembrate un po’ forzate sia nei tempi che nei modi (nel testo originale sono scritte in inglese scorretto).
Le descrizioni della vita di Nazneen, dei suoi pensieri, della sua solitudine, sono ben strutturate, e si capisce la crescita interiore del personaggio.
In alcuni momenti è anche divertente, e mi è piaciuta molto la figura del marito, Chanu, gentile, paziente e pur cosciente dei suoi limiti, comunque sempre orientato  e pronto ad inseguire il suo sogno. . .
Ecco, forse questo è quello che mi è piaciuto del libro. . .
Qualcuno lo ha letto?