Creato da giugibzz1 il 23/04/2011

Gli Ultimi

Comunità cristiana neotestamentale

 

 

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COMUNITA' CRISTIANA NEOTESTAMENTALE "GLI ULTIMI" -CHI SIAMO

“Ma a quanti lo ricevettero, diede il potere di diventare figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome” (Gv.1:12).




        La comunità cristiana neotestamentale "Gli Ultimi" nasce, in modo ufficioso, agli inizi d'aprile 2011, a Poggibonsi, a conclusione di lunghi, intensi ed approfonditi studi operati sulla Parola di Dio dal suo fondatore. Studi accompagnati intenzionalmente, in modo da poterne trarre duraturo e spirituale profitto, da quotidiana preghiera e frequente meditazione. La denominazione di neotestamentale prende origine dal Nuovo Testamento, proponendosi, i membri di detta associazione, rifarsi quanto più strettamente possibile, pur senza trascurarne all'occorrenza l'esplicativa e sempre utile esegesi, alla lettera di quei sacri scritti presi nel loro insieme. La specificazione "Gli Ultimi" si riferisce, invece, alla effettiva e particolare comunità di quel posto dove essa ha sede, potendosi altrove determinare anche con nomi diversi. Essa si compone di persone provenienti da varie confessioni cristiane, sia che abbiano lasciato definitivamente la loro chiesa di appartenenza e sia che continuino a frequentarla. Fra questi vi sono anche coloro che, pur definendosi cristiani, non hanno mai fatto o voluto far parte di alcuna chiesa istituzionalizzata, ma che intendono tuttavia vivere esperienze prevalentemente saltuarie di vita comunitaria. Appare evidente, da quanto appena dichiarato, che ciò che anima la comunità è il suo spirito ecumenico. Essa non intende portare via cristiani dalle varie chiese per farne dei propri infervorati e intransigenti sostenitori o dei faziosi affiliati, piuttosto vuol dare ad essi una conoscenza maggiore della fede che essi praticano, ritrovando, nello studio diretto e fedele della Bibbia, la purezza del messaggio originario predicato da Gesù e dagli apostoli, suoi testimoni e successori, con il palese intento di ricercare concordemente ciò che unisce e tralasciare quanto invece è fonte di discordia e divisione. Premura della comunità è, inoltre, quella di portare il nome di Gesù a chi non lo conosce, o tra coloro che, per motivi vari, una volta conosciuto, lo hanno poi sconfessato. Essa non è una chiesa nel senso usuale del termine, pertanto non vi si trovano ministri stabili e stabiliti, né delle esplicite e formulate azioni di culto; ovvero non pratica i cosiddetti sacramenti, lasciando che ognuno continui a praticarli, come crede, nella chiesa alla quale è per il momento legato. Però nella comunità si prega insieme, si studia e si medita la Bibbia insieme e si condivide, per quanto possibile, le proprie necessità e si testimonia al di dentro e al di fuori la propria fede in Gesù Salvatore. Ma quel che più conta, è che la comunità si lascia guidare, come la comunità cristiana primitiva, dallo Spirito Santo. Ne consegue che coloro i quali nelle loro chiese di appartenenza o di provenienza sono o fossero stati dei ministri o dei responsabili del culto e delle guide delle proprie comunità, nella comunità neotestamentale azzerano tutto, tornano, come si suole dire, ai nastri di partenza, contando, né più né meno, come la persona più semplice, più umile e più illetterata di quella comunità. Certo, il loro bagaglio culturale e professionale non può e non potrà essere annullato, ma dovrà essere messo a servizio della comunità, e non essere preso a pretesto per emergervi ed esigere così un ruolo di guida e di primo piano, col mal celato e vanitoso intento di volere a tutti i costi primeggiare sugli altri. Alcuni si chiederanno a questo punto se la comunità non appartenga alla famiglia delle comunità evangeliche o protestanti, vista l'importanza che essa assegna al ruolo della Scrittura sulla tradizione e della diretta investigazione e interpretazione dei testi sacri a discapito, evidentemente, delle cosiddette verità di fede o dogmi, propri di alcune chiese, tra le quali è da annoverare sicuramente la cattolica apostolica romana. In parte tale constatazione è vera, ma solo in parte. In realtà, i neotestamentali rimproverano agli evangelici o riformati, di essersi presi alcune libertà non consentite nell'interpretare la Parola di Dio, che neppure la chiesa di Roma si è presa mai. Una fra tutte, il ruolo di guida che essi assegnano alle donne nella conduzione delle loro chiese o comunità ecclesiastiche, contravvenendo, così, esplicitamente, ai chiari insegnamenti e raccomandazioni fatti in proposito dall'apostolo Paolo nella Prima lettera ai Corinzi (cap.14, versetti 34-40). Del resto, anche la considerazione, che almeno il sottoscritto (di provenienza cattolica) ha della funzione ed importanza della chiesa di Roma nell'economia della salvezza, pur nella artificiosità e fumosità di alcuni suoi dogmi, e di molti suoi apparati, tendono, se non ad eliminare, per lo meno a mitigare di molto, il plurisecolare astio di certi evangelici nei confronti dei cattolici. Insomma ce n'è per tutti. Infatti, altro fondamentale scopo della comunità è di ricercare essenzialmente la verità, senza riguardo ad alcuno. "Ciascuno dica la verità al suo prossimo", raccomanda l'apostolo Paolo in Ef.4:25, e Gesù dichiara senza giro di parole: "Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità; chiunque è dalla verità ascolta la mia voce" (Gv.18:37). Per altro, se deve essere l'amore fraterno il cemento della comunità (v.Gv.13:35), ciò che in concreto la rende stabile, solida e compatta, e quindi duratura nel tempo, allora, come ancora ci ricorda l'apostolo Paolo nel suo celeberrimo elogio dell'amore cristiano in 1Co.13:1-13, particolarità propria di esso è quella non di godere dell'ignoranza, ma di compiacersi della verità. Molti cristiani di qualunque confessione religiosa si tratti, anche quelli all'apparenza più agguerriti ed impavidi come i "famigerati" Testimoni di Geova, hanno o mostrano, invece, d'aver paura della verità. Non appena si trovano di fronte un interlocutore valido e preparato, tutte le loro certezze fino ad allora sbandierate arretrano, sbandano, crollano di colpo. E di colpo si chiudono anche a riccio, diventando così refrattari ad ogni forma di dialogo. Io ho fatto numerose esperienze con siffatti tipi di cristiani. Ma dico: uno che si dichiara discepolo di colui che ha affermato un giorno di essere la "verità" (Gv.14:6), che ci ha raccomandato di adorare Dio in "verità" (Gv.4:24), deve avere paura proprio di essa? Ora, si sa, la verità non se ne sta in bella mostra come un sole che risplende davanti ai nostri occhi, così che tutti possano usufruire della sua luce senza alcuno sforzo, ma è nascosta, dietro alla realtà visibile delle cose, di primo acchito quindi indecifrabile e richiede perciò studio, ricerca, impegno, meditazione e, soprattutto, confronto con l'altro. In sintesi, possiamo correttamente affermare che essa scaturisce da un dialogo franco, da una comunicazione amichevole, da una partecipazione appassionata, e non da un astratto, separato, freddo e sterile soliloquio. Per questo motivo, stimo e mi rassicura maggiormente uno avverso alle mie idee religiose, ma che è convinto delle sue e le palesa, mettendole a confronto, accalorandosi pure nel suo esporle, perché ci crede e vuole perciò trasmetterle, anche se finiamo poi per rimanere ognuno delle proprie, ma rispettandoci per questo e tollerandoci e magari diventando anche amici, che uno della mia stessa fede, che non sopporta confronti, che non dubita, che non discute, in una parola ignorante, ignaro cioè delle ragioni del proprio credo, che pur manifestandolo nella forma ne disconosce però il contenuto, ed è perciò intollerante, astioso con il diverso, fino a giungere ad odiarlo, perché timoroso, in quanto si sente, nei confronti dell'altro, vulnerabile, attaccabile, rivestito com'è di una fede tutto sommato fragile. Individui di questo stampo hanno generato, nel corso della storia, conflitti tremendi e sanguinari tra gente che si dichiarava essere discepoli della stessa persona; quella stessa persona che proclamava però ai suoi seguaci l'unità, non la divisione e l'odio (v.Gv.17:20-24), e che è voluta morire per tutti, liberandoci dal peccato e dalla conseguenza di esso, cioè la morte (v.Gv.1:30; Rm.6:23). Manifestiamo pertanto una fede intrepida, così come vuole da noi Gesù, e proclamiamola baldanzosi, senza timore degli uomini, che non possono farci nulla di più che toglierci la vita, che un giorno perderemo comunque e forse in un modo anche peggiore di quanto potrebbe farci il nostro più accanito nemico, perché, come egli dice: "Non vi è niente di velato che non sarà svelato, e niente di nascosto che non sarà conosciuto" e quindi "Ciò che vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce; e ciò che udite bisbigliato all'orecchio, predicatelo sui tetti" (Mt.10:26-27). Allora finiamola di rispondere alla parola con la sopraffazione fisica, con l'emarginazione sociale, con la calunnia. Ricordati, fratello nella fede in Gesù, anche se ti ripari sotto il tetto di una chiesa terrena diversa dalla mia, che il nostro Signore e Salvatore ha dovuto subire, da parte dei suoi stessi fratelli nella fede, proprio quell'ostracismo testé descritto, fino all'atroce conclusione della sua morte in croce. Vuoi tu crocefiggerlo nuovamente con il tuo atteggiamento di rifiuto ed odio verso chi non la pensa del tutto come te ? Penso e spero proprio di no. Se davvero credi di essere nella verità, allora non avere paura di proclamarla, né di scontrarti per essa, purché in modo pacifico. La verità non vuole né deve incatenare o sopraffare nessuno, ma come disse Gesù a quei Giudei che avevano creduto in lui: "Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli, e conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi" (Gv.8:31-32). Liberi, dunque, non schiavi, e come sei libero tu, così è libero anche l'altro. Libero anche di rifiutare, senza dovere essere privato di alcuno dei suoi naturali ed elementari diritti: in primis il diritto inalienabile alla vita. Perciò basta con l'odio, le incomprensioni e i contrasti tra cristiani, e sì al dialogo, all'ascolto fraterno, alla collaborazione e, quando è possibile, anche alla condivisione. Questo si propone, questo promuove e questo spera e ha fede di poter realizzare la neonata comunità. Con l'aiuto di Dio, naturalmente, e la buona volontà di tutti.

 

                      

 





Poggibonsi, 24/04/2011                               giuliobozzi53                                   

Per comunicazioni: neotestamentali@libero.it                                                               

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