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E' POSSIBILE LA SALVEZZA SENZA I SACRAMENTI?

"Ed ora che cosa aspetti? Alzati, ricevi il battesimo e purificati dai tuoi peccati, invocando il suo Nome" At.22:16.

 

      

       Innanzi tutto, per chi non fosse del tutto edotto in materia, o ne fosse completamente disinformato, diciamo che, nella teologia, quella cattolica in particolare, il sacramento è un segno sensibile, sacro, istituito permanentemente da Gesù Cristo quale mezzo di santificazione e di salvezza. In pratica, sono gli atti liturgici attraverso i quali si comunica la grazia di Cristo. Si devono distinguere ben sette sacramenti: battesimo, cresima o confermazione, eucarestia, penitenza o riconciliazione, unzione degli infermi, ordine e matrimonio. L'eucarestia, cioè l'ostia consacrata dalle mani del celebrante, e in cui si ritiene esservi la presenza reale del corpo del Signore Gesù (miracolo della transustanziazione), è il sacramento per eccellenza, definito perciò il Santissimo Sacramento, e per questo fatto oggetto non di sola venerazione, come il largamente praticato culto delle immagini, bensì di vera e propria adorazione da parte della intera comunità ecclesiale.       -Il termine "sacramento" tuttavia non appare nel Nuovo Testamento, benché in esso siano citati il battesimo e l'eucarestia. Tali atti liturgici vennero tradotti in greco con il termine "misteri", forse in analogia con i culti misterici dei pagani. Fu Tertulliano a tradurre in latino, all'inizio del III secolo, la parola greca mystérion (mistero) come sacramentum, termine che in epoca precristiana indicava il pegno di un'azione futura ponendo l'accento sull'oggetto dato in pegno, mentre nell'accezione cristiana focalizzava l'attenzione sull'acqua del battesimo e sul pane e sul vino dell'eucarestia. Il termine mistero è rimasto, comunque, ancora oggi nelle Chiese Ortodosse ad indicare il sacramento. Le sfumature semantiche sussistenti tra "mistero" e "sacramento" sono in gran parte all'origine del diverso carattere della teologia sacramentaria occidentale e orientale.         -I sacramenti, definiti da sant'Agostino "segni esterni e visibili di una grazia interiore e spirituale", sono talvolta detti "segni". Per la teologia cattolica e buona parte di quella protestante essi vengono considerati segni efficaci, producenti la realtà che rappresentano, parte della teologia protestante considera invece i sacramenti "segni estrinseci", che richiamano semplicemente al credente la realtà interiore della grazia.         -Determinati sacramenti, come l'eucarestia e la penitenza, sono ricevuti di frequente. Altri, come il battesimo, la confermazione e l'ordinazione, possono essere impartiti una sola volta. Dai tempi di sant'Agostino (IV-V sec.) si è detto che questi ultimi conferiscono il "carattere": in altre parole, poiché Dio è fedele alle sue promesse, il dono presente in questi sacramenti non può essere ritirato. La grazia può essere latente se una persona non si conforma alle norme della Chiesa, ma non è necessario impartire due volte il sacramento, una volta che sia stata ristabilita la comunione con la Chiesa.        -Il Nuovo Testamento afferma l'esistenza di un unico mistero, il piano di Dio per la redenzione del mondo in Cristo, nascosto a chi non crede ma rivelato a chi ha fede (Ef.1:9-10), quantunque, come si è detto, nella storia del pensiero cristiano sia stato dato il nome di "mistero" o "sacramento" a un certo numero di atti.        -Nel XII secolo, Pietro Lombardo coagulò il consenso attorno al numero dei sacramenti, fissandolo a sette. Questi erano, in effetti, gli atti liturgici che la Chiesa trovava necessari per un'adeguata celebrazione del mistero cristiano. Il Medioevo propose anche la dottrina dell'efficacia del sacramento ex opere operato, per la quale il sacramento è valido in virtù dell'atto compiuto e non della dignità del ministro, sottolineando in questo modo l'assoluta relazione del gesto cristiano alla grazia di Cristo e non a una presunta sacralità del celebrante. Una serie di decisioni conciliari del XIII secolo rese ufficiale il numero di sette, ribadito successivamente, nel cattolicesimo, dal Concilio di Trento (XVI sec.). Anche le Chiese ortodosse riconoscono questi sette riti come sacramenti, ma nessuna decisione ufficiale ne fissa il numero. I riformatori protestanti del XVI secolo dichiararono la legittimità di due sacramenti soltanto, battesimo ed eucarestia, poiché li ritennero i soli istituiti da Cristo. I riformatori rigettarono gli altri sacramenti, sostenendo che la grazia di Dio è attingibile più direttamente attraverso canali personali: preghiera, scrittura e predicazione. Vi sono poi altre confessioni protestanti, quali l'Esercito della salvezza e i Quacqueri, che viceversa non ne praticano alcuno. Fin qui, in breve, la presentazione del significato e dello sviluppo storico del sacramento, tratti prevalentemente dall'enciclopedia Encarta. Per quel che concerne, inoltre, la plurisecolare polemica tra protestanti da una parte e cattolici dall'altra sul numero dei sacramenti, sulla loro efficacia, sul modo e il tempo di impiegarli, ecc., rimando il lettore a un mio precedente lavoro: "La Bibbia, il libro della tua personale salvezza/Che cosa ti dice?".        -Purtroppo, oggi giorno, non sono molti quelli che trovano il tempo e/o la voglia di soffermarsi a leggere, e quindi, se voglio catturare l'attenzione del lettore, dovrò inevitabilmente, oltre che essere chiaro e allettante, essere soprattutto conciso. Partiamo allora subito a sviluppare l'argomento, come indicato dal titolo.        -Il mio termine di riferimento, sia in positivo sia in negativo sarà, per principio, essendo anche unanimemente considerata la chiesa più antica, la Chiesa di Roma, che la tradizione vorrebbe fondata o per lo meno guidata, fino al giorno del suo martirio, dallo stesso Pietro. Naturalmente i protestanti, in base alla scrittura, che considerano superiore alla tradizione, di cui si fa forza e scudo invece la Chiesa cattolica, lo negano e con ciò disconoscono pure la sua presunta supremazia spirituale e di guida morale, giuridica e dottrinale, riconoscendogli soltanto l'importanza storica dovuta al fatto di essere stata la Chiesa della capitale dell'Impero romano. Soltanto la chiusa della prima lettera di Pietro sembrerebbe alludere alla possibilità che egli si sia recato anche a Roma, ma la parola Babilonia impiegata per indicare la città da cui mandava la lettera e i saluti ai fratelli lontani, con il palese intento di alludere con tale termine a Roma, non ne dissipa del tutto i dubbi. Dubbi invece che non sussistono per niente per l'apostolo Paolo.        -Nella Chiesa cattolica vige un antico detto: extra Ecclesia nulla salus, volendo con ciò intendere che la salvezza si consegue solo dentro la Chiesa di Roma, l'unica che conserva intatti l'integrità del messaggio primitivo, la corretta interpretazione della Scrittura, l'autorità dottrinale, spirituale e morale, e l'esclusiva nell'impiego e sul numero dei sacramenti da amministrare.       -Ma le cose stanno veramente così? Anche ammettendo la Chiesa romana depositaria e custode dell'integrità della fede e i sacramenti da essa amministrati come necessari per la nostra salvezza, non ci può essere colpa, come recita forse per prima la stessa Chiesa cattolica, senza piena avvertenza e deliberato consenso. Ora, è indubbio che, nel corso dei secoli, la Chiesa ha trovato e trova al presente, milioni di oppositori, che si sono posti al di fuori, volontariamente o perché scomunicati dalla stessa autorità ecclesiastica, dall'amministrazione dei sacramenti. Tutti dannati dunque? Non credo proprio.        -Per dirla in breve, è importante piuttosto chiedersi a questo punto la natura di tale opposizione. Essa si riferisce in primo luogo al soggetto della sua predicazione? Ovvero, si tratta di odio e avversione verso la persona e l'opera di Gesù Cristo, predicato sin dall'inizio dalla Chiesa? O l'odio e l'avversione vanno alla sola Chiesa (Cristo sì, Chiesa no) che si è resa o si rende indegna, per costoro, nella sua opera di propagatrice del Vangelo, infangando il buon nome di Gesù con il suo comportamento e/o adulterandone ad arte la purezza del suo messaggio? Infine, l'astio va immotivatamente a entrambi?        -Nel primo e nel terzo dei casi esposti è ovvio che tale oppositore si pone per sua libera scelta non solo al di fuori dei sacramenti impartiti dalla Chiesa, ma dalla stessa misericordia di Dio. "Dio che ti ha creato senza il tuo consenso, non ti salverà senza di esso". Nel secondo caso, valgono invece la buona fede e la retta coscienza. Piuttosto che accostarsi a dei sacramenti di cui non si riconosce l'efficacia, e quindi ipocritamente, come fanno tanti, solo per non sentirsi esclusi dalla comunità di appartenenza, e quindi per pura e semplice convenienza, è bene allora non praticarli, che infangarli. Se le ragioni che mi oppongono alla mia Chiesa sono ben ponderate e se non trovo altra comunità cristiana che mi dia la garanzia cercata, che in essa sono nel giusto e nel vero, dovrei per questo disperare? Gettare alle ortiche la mia fede? O non, preferibilmente, rivolgermi direttamente a colui che disse un giorno: "Colui che viene a me, io non lo caccerò fuori" Gv.6:37; e "Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio l'amerà, e noi verremo a lui, e faremo dimora presso di lui"? Gv.14:2.       -Se reputi quindi nullo il battesimo che ti è stato impartito, perché lo hai ricevuto nei primi otto giorni di vita, o comunque quando non eri ancora nell'età della ragione e non vi è altra Chiesa cristiana che ritieni in grado di fornirtene o che voglia fornirtene uno alternativo, sappi allora che la Parola di Gesù è ben più efficace a procurarti la grazia necessaria alla tua redenzione che non dei semplici segni esteriori svuotati di significato dalla tua ignoranza e/o dalla tua indegnità.        -Rammenta l'episodio riportato in 1Co.1:13-17, dove alla comunità che si era divisa in fazioni, Paolo si rivolge con parole sdegnate, concludendo di voler ringraziare Dio per il fatto di non avere battezzato alcuno di loro, tranne due, oltre a una intera famiglia, perché Cristo non lo ha mandato a battezzare, ma a predicare il Vangelo. E in Gv.4:1-3, viene asserito che Gesù, come il Battista e dopo essere stato controvoglia battezzato dallo stesso, quasi in concorrenza battezzava (quale battesimo?), sebbene subito dopo si specifichi che non lui battezzava, ma i suoi discepoli in senso generico (neppure gli apostoli dunque in particolare).        -Lo stesso discorso vale e a maggior ragione per l'altro importantissimo sacramento, l'eucarestia; di nessuna efficacia se non addirittura a tuo danno se ti accosti ad essa con superficialità, mancanza di cognizione o di umiltà (cfr.1Co.11:20-34). Ma anche qui, se ti sembra di non avere alternative ai tuoi scrupoli, ascolta la parola di Gesù, meditala, interiorizzala e mettila in pratica. In Mt.25:31ss., dove si parla del giudizio finale, Gesù condanna o salva non in base a quante ostie hanno messo in bocca durante la loro vita i convenuti al giudizio, bensì tenendo conto delle loro buone o cattive azioni riversate sul proprio prossimo bisognoso, con il quale egli si identifica.        -Leggi inoltre cosa dice Gesù nel Vangelo di Giovanni al capitolo 6, dove si presenta agli scandalizzati uditori giudei come pane disceso dal cielo: "Disse loro Gesù. Io sono il pane della vita: chi viene a me non avrà più fame, e chi crede in me non avrà più sete"; "Io sono il pane vivente disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno; e il pane che io darò è la mia carne per la vita del  mondo"; "Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi"; "Perché la mia carne è un vero cibo , e il mio sangue una vera bevanda"; "E' lo Spirito che vivifica, la carne non giova a nulla. Le parole che io vi ho detto sono spirito e vita" Gv.6:35; 51; 53; 55; 63.      -A parer mio, anche considerando che Giovanni non cita per nulla l'istituzione dell'eucarestia da parte di Gesù durante l'ultima Cena (e ricordiamoci che Marco e Matteo, pur riportandone l'istituzione nascondono il richiamo di Gesù alla riproposizione del gesto da parte degli apostoli), le parole dell'evangelista sono un vero e proprio pronunciamento a favore dell'eucarestia spirituale.        - Mangiare Gesù, che peraltro non può essere mangiato fisicamente, perlomeno non nella sua individualità (la Bibbia ripete in numerosi passi che, al momento presente, è in cielo, alla destra del Padre, cfr.At.1:11; 3:21; Fl.3:20; Eb.10:12-14; 1Pt.3:22, ecc.), è appunto, accettarne in tutto e per tutto il suo sacrificio compiuto sulla croce. La vera comunione è adeguarsi alla sua volontà, al messaggio salvifico della sua Parola, che sola ci purifica, e può attuare un sincero cambiamento in noi. Del resto la parola ha davvero il potere di purificare chi la accoglie. Così, infatti, dice Gesù, rivolto ai suoi discepoli durante il discorso sulla vite e sui tralci riportato sempre nel Vangelo di Giovanni, capitolo 15 versetto 3: "Voi siete già puri per la parola che vi ho detto".        -Ed-è proprio per la parola di ravvedimento avvenuta, da parte di uno dei due ladroni crocefissi con Gesù, all'ultimo istante, sul patibolo che costui poté non solo essere salvato senza sacramenti, ma addirittura precedere ciascun componente del popolo di Dio nell'entrare in paradiso: "E (Gesù) gli disse:-In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso!-" Lc.23:42. Con buona pace naturalmente di tutti (e non sono pochi) i "benpensanti".

 

 

                                                                                   giuliobozzi53

Poggibonsi, 04/10//2011

 

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