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Racconto dell'uomo solitario

Post n°11 pubblicato il 18 Luglio 2006 da elaine66
 

C'era una volta un giovane che viveva su una montagna alta, alta. In uno dei punti più alti aveva costruito la sua capanna, e da lì scrutava il mondo sotto di lui. Poteva ammirare i fiumi e i laghi, i prati e i villaggi. Con la sua vista magica poteva vedere ogni cosa e osservare le persone che lavoravano, giocavano, morivano. Amava poter guardare il mondo da così in alto perchè, diceva, "così posso vederlo tutto, nella sua interezza e non c'è nulla che sfugga al mio sguardo".

Così viveva ogni giorno non curandosi mai davvero della gente che osservava, ne vedeva passare le vite senza poter sapere cosa provavano e senza nemmeno che gli importasse di saperlo. Dopotutto cosa c'è di più bello di poter vedere tutte le cose con un signolo sguardo?

Passarono gli anni sulla montagna e ogni giorno l'uomo diventava più triste. Non sapeva bene perchè, non poteva concepire che ci fosse qualcosa che non possedesse, ma doveva per forza essere così, perchè altrimenti sarebbe stato felice. Così, giorno dopo giorno cominciò a provare rabbia verso quelle persone che vedeva nella valle, quella gente che vedeva ridere e scherzare, quella gente che pareva così allegra. Non poteva proprio sopportare che qualcuno conoscesse il segreto della felicità, che ci fossero persone più sagge di lui.

Un giorno una ragazza venne a pascolare le sue pecore sulle doci pendici della montagna, e l'eremita cominciò a spiarla in silenzio. Era sempre così allegra e sorridente, e mentre sedeva sotto il solo cantava splendide e dolcissime canzoni che parlavano di emozioni che l'uomo non aveva mai provato e ppure che lo toccavano in profondo.

Continuò a spiare la pastorella per molto tempo e infine cominciò a provare qualcosa di diverso rispetto all'odio verso quella giovane felice, cominciò ad essere curioso.

Così un giorno venne lentamente fuori e si avvicinò alla ragazza. In un primo momento lei ne fu spaventata, ma poi si fermò per osservarlo e un velo di tristezza le cadde sul viso.

"perchè mi guardi così?", le chiese l'uomo.

"Perchè sei tanto triste" gli rispose la giovane.

"Sì, e invece tu sei felice, sei sempre felice, ma come fai? Come fai ad essere felice dovendo stare tutto il giorno sotto questo sole caldissimo o sotto la pioggia battente?" le sussurrò pieno di stupore.

La giovane gli sorrise e scosse la testa. "Tu non capisci, per me il sole è fonte di vita ed è la pioggia che fa crescere le piante. Non vedi il miracolo ela bellezza in tutto questo? Quando io sono qui mi sento parte della Natura".

L'uomo la guardava sbalordito. Parte della natura? Ma come poteva essere una persona parte di un albero o di un torrente?

Così tornò nella sua capanna sempre più confuso non riuscendo a capire cosa ci potesse essere di bello nel sentirsi bagnati o accaldati.

Da quel giorno però tornò spesso a chiaccherare con la pastorella, non importa di cosa parlavano, parlavano. E ogni giorno l'uomo sentiva crescere dentro di sè qualcosa di nuovo e di caldo che lo faceva correre fuori sorridendo la mattina, e ridere di un salto di un capriolo o dello scherzo di una pecorella.

Quell'uomo che aveva sempre vissuto da solo, credendo che il maggior piacere stesse nell'osservare e giudicare gli altri, aveva scoperto il piacere dell'amicizia, la felicità di passare del tempo con un'altra persona.

Quando arrivò l'inverno chiuse per l'ultima volta la porta della sua capanna e scese dal villaggio per tornare a vivere con il resto della gente, promettendosi di non tornare mai più lassù.

Certo, avrebbe perso la possibilità di osservare il mondo dall'alto nella sua interezza, ma cosa importava ora che aveva scoperto quanto può essere dolce la compagnia degli altri?

 
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lottersh
lottersh il 25/03/09 alle 05:11 via WEB
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