Elder

parole immagini e suoni

 

5 0TTOBRE 2005

sono passati due anni.

ma è come se fosse successo ieri.

mi manchi cosi tanto

a volte ripenso a quel giorno e mi chiedo se potessi tornare indietro,

potrei cambiare le cose?

non vorrei altro,una seconda occasione

provo a  superare ma non ci riesco.

non ce la faccio

ti amo ancora,non è cambiato niente.

tutti mi dicono che cosi mi faccio solo del male

e che non mi portera a niente

solo ad altro dolore

ma non posso fare altrimenti

sei sempre con me

sei la mia aragosta

 

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club degli scrittori

Post n°5 pubblicato il 02 Ottobre 2007 da magorian

dopo l'estate della bestia....

i primi due capitoli,di un giallo noir...

il primo è di Mymirage...

il secondo è il mio....

il rsto verranno pubblicati,

man mano che saranno postati...


il Club degli Scrittori, è orgoglioso di presentare



The Jack Of Spades
(il fante di spade)
e i delitti della tore di londra



" PROLOGO "

"La Nona Suona a Mezzanotte" (a cura di Mymirage)

Il Palazzo di Westminster, conosciuto anche come la Casa del Parlamento, è il luogo dove le due Camere del Parlamento del Regno Unito conducevano le loro sedute. Il palazzo si trova sulla sponda nord del fiume Tamigi. La parte più vecchia del palazzo è il così detto Westminster Hall, che fu edificato nel 1097.
Il suo monumento piu importante, il Big Ben, aveva appena segnato la mezzanotte del 4 aprile 1935; nella sua grandiosità i rintocchi del grande orologio risuonavano nell'aria fuligginosa di Londra come le campane della cattedrale di Notre dam de Paris.
le strade a quell’ora erano praticamente deserte nonostante il clima ormai primaverile rilasciasse nell'aria un soave tepore assai gradevole.
gli unici locali aperti erano i night club dove la gente si scatenava in balli sfrenati fino alle prime luci dell'alba; il più famoso di questi locali era il SUNSET, all'angolo di Clerkenwell Rd, che apparteneva a John Cuttersmith.
Il sig. Cuttersmith era originario dell'Oklaoma ma si era trasferito 10 anni prima con moglie e figli per cercare la sua vera America, e l'aveva trovata, eccome se l'aveva trovata; il suo locale era conosciuto da tutti a Londra, da chi aveva bisogno di scaricare lo stress della settimana accumulato, dalle casalinghe sciatte e sempre piu depresse i cui mariti trovano piu gradevole la compagnia della scrivania e dell'ufficio piuttosto che la loro vicinanza nel letto matrimoniale, nonchè dai piu' noti uomini d'affari della città e dai magnati altrettanto bisognosi di compagnia femminile che non fosse pero' quella delle loro consorti.
Insomma il SUNSET era veramente IL locale di Londra.

Ecco, i rintocchi del Big Ben segnavano ufficialmente l'inizio del nuovo giorno.
Un giorno normale per molti, un giorno speciale per qualcuno.

"Dannazzione.....accidenti a quel maledetto orologio ma deve fare per forza tutto quel baccano?"

HAILIN TEEPTROLEY era una donna di circa 35 anni, giovane e bella e naturalmente ricchissima grazie all'eredità lasciatale dal defunto marito, il sig.SOMMERSET.
Considerando che tra marito e moglie c'erano per lo meno 40 anni di differenza a molti era sempre sembrato un matrimonio interessato, interessato da parte di lei naturalmente la quale prima di conoscere il futuro marito lavorava come barista in uno dei tanti locali di Trafalgar Square.
Il consorte era deceduto da poco piu di 2 mesi e la sua vedova passava le giornate chiusa in casa a piangere facendo di tanto in tanto una veloce visita alla tomba del suo defunto marito accompagnata dal fedele amico di famiglia Sir Walter Greenwarth.
Il Sig. Greenwarth era un banchiere molto conosciuto, aveva fatto fortuna con degli investimenti mirati nel campo dell’argenteria.
I due passavano molto tempo assieme e avevano così suscitato la nascita di voci e maldicenze che parlavano di una loro possibile relazione o addirittura di un complotto dei due a danno dello stesso sig. Sommerset.
Naturalmente erano solo voci ma come sempre accade alla base di ogni storia un fondo di verità c’è sempre.
La donna viveva in una splendida magione, una villa in perfetto stile ottocentesco che il
Sig. Sommerset aveva appositamente acquistato per placare le continue richieste della sua neo sposa.
Era costata un vero capitale ma il per Richard Sommerset i soldi non erano certo un problema considerando che era il proprietario di un enorme giacimento petrolifero nel sud del Texas.

Si erano conosciuti una sera di 2 anni prima quando lui di ritorno da uno dei suoi viaggi d’affari si era fermato nel locale dove lei lavorava.
Era bellissima e sensuale, alta e snella, un corpo sodo da ballerina e capelli lunghi e neri come la notte; gli occhi erano verdi come le foglie degli alberi in primavera e risplendevano nell’oscurità del locale sotto la luce che la illuminava sul palcoscenico quando doveva esibirsi in uno dei suoi spettacoli.
Lei al contrario sapeva benissimo chi era quell’uomo, anzi quel vecchio, ma era il suo unico lasciapassare per uscire da quella fogna ed andare a fare la bella vita; oltretutto con gli anni che si ritrovava e il lavoro stressante alle spalle quanto mai sarebbe potuto campare?
Ed infatti il loro matrimonio, che era avvenuto solo 1 mese dopo, era durato poco meno di 2 anni; lui se ne era andato una notte grazie all’aiuto di un infarto, o almeno cosi aveva dichiarato il medico legale.

Quella sera Hailin si trovava sola in casa, le luci erano soffuse quasi spente, se ne stava seduta al suo pianoforte in mogano e nella villa dove solitamente il silenzio regnava sovrano, quella sera risuonava solenne la nona di beethoven; il rumore dei rintocchi dell’orologio la disturbava, le toglieva la concentrazione da quella melodia cosi affascinante.

Smise di suonare all’improvviso e con fare violento sbattè i pugni sui tasti dello strumento coprendo per qualche istante il suono del Big Ben.
Quanto le dava fastidio quel suono, cosi acuto e incessante.
L’ultimo rintocco suonò finalmente mentre lei stava cercando di affogare il mal di testa che la tormentava continuamente nell’ennesimo bicchiere di scotch con ghiaccio che giaceva sul tavolino di cristallo a fianco a lei.

Lo prese e lo bevve tutto d’un sorso e poi appoggiò il bicchiere sul pianoforte creando un’alone circolare sulla superficie scura dello strumento.
Basta non riusciva piu a suonare il mal di testa era aumentato ancora.
Si alzo’ prese il bicchiere e si diresse verso la vetrina dei liquori per versarsi il quarto, no il quinto bicchiere, dopodiché si adagio’ sul divano e dopo aver bevuto un sorso di scotch appoggio’ il bicchiere sul pavimento e fece ricadere la testa all’indietro sul cuscino di piume d’oca di importazione francese.
Si addormento’ per un lasso di tempo che pareva infinito ma solo per la sua mente stanca e sconvolta, in realtà erano passati poco piu di 45 minuti; fu destata dal suo sonno dal suono del campanello.
Ma chi poteva essere a quell’ora di notte? Guardo’ l’orologio, segnava le 00:53.

Barcollando per l’alchool che le si agitava in corpo si avvio’ verso la porta principale, guardo’ dallo spioncino e riconobbe un volto.

Aprì la porta un pò sorpresa della visita inaspettata ma prima di poter dire qualsiasi cisa un dolore lancinante l’aveva colpita all’addome.
Guardò in basso e vide che una mano conosciuta stringeva nel pugno ben coperto da guanti neri un coltello molto affilato e che lo spingeva con insistenza e violenza contro di lei.
Si accasciò contro quella persona, il dolore acuto le impediva di parlare.
Quando ormai Hailin non respirava più fu adagiata sul suo divano, l’arma ben in vista nel suo corpo.
L’assassino osservò per qualche tempo il suo capolavoro, dopo di che se ne ando’ per la sua strada sbattendo bene la porta.

Una volta fuori dall’abitazione si voltò verso la villa e sorridendo si complimentò per l’operato e si chiese quanto tempo ci sarebbe voluto perché il cadavere della vedova Sommerset fosse stato rinvenuto.

Erano le 01:00 del mattino; l’alba di un nuovo giorno; un giorno normale per molti, un giorno particolare per qualcuno.




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Capitolo due:

"Jack Crowley"

(a cura di Mago)

Da ragazzo pensavo che la mia vita sarebbe stata speciale,
che sarei diventato un uomo di successo.
A mio padre sarebbe piaciuto molto.
O magari un musicista famoso,come sarebbe piaciuto a mia madre.
Ma anche soltanto una brava persona,
un buon amico,
qualcuno di cui la gente si potesse fidare,degno di rispetto,
un marito amabile,un padre amato.
Mi sarebbe piaciuto davvero molto,
ma le speranze degli anni effimeri dell'adolescenza,non sempre si avverano...
la maggior parte di noi si ritrova a vivere una vita molto diversa da quella che ha sognato.
frequentiamo le persone sbagliate,per i motivi sbagliati,
non prendiamo la vita sul serio e ci lasciamo scivolare le occasioni di mano..
convinti che qualcosa di meglio stia li ad aspettarci dietro l'angolo..

scrivo questa storia per tentare di esorcizzare i miei demoni, e per imparare a perdonare,cosi che forse un giorno io possa essere perdonato...




Quella mattina fu lo squillare incessante del telefono a farmi uscire dal mio torpore...
2 bottiglie di Bourbon,sono il miglior sonnifero che si possa desiderare..
specialmente se a servirtele è uno schianto come Eveline Curson.
Eveline, un angelo biondo,in una citta di demoni...
alzandomi dal mio letto,o quello che si potrebbe quasi definire letto..
sentii subito che qualcosa stava per accadere..
chiamatelo sesto senso..
o altre puttanate del genere..
non ci ho mai creduto..
ma avrei fatto meglio.,a crederci..
come una sorta di elettricità nell'aria...
il telefono continuava a squillare..
mentre io mi preparavo la mia "colazione"

<pronto<
dissi,con due dita di brandy in un bicchiere ,e la cornetta nell’altro..

<Crowley!dannato ubriacone,muovi il culo e vieni in centrale! c'è un regalino per te..<


Eric J LASAR, il capitano della polizia di questa squallido buco chiamato Londra..
Dal tono della voce,capii,che doveva essere successo qualcosa di grosso..
quel dannato irlandese non mi avrebbe alzato dal letto per un delitto tra checche..
finito di fare colazione,mi vestii,mi misi la fondina col "ferro"sotto la giacca..
e uscii dal portone del palazzo.
Per strada la luce del sole mi feriva gli occhi.. ma non me ne curai piu di tanto..
erano le 8 e puzzavo gia d'alcool, per non parlare dello stato in cui era ridotta la mia macchina.,i miei problemi erano altri..

arrivato davanti alla centrale, tirai le chiavi della mia Bentley al ragazzo,che stava in piedi fuori dalla porta d'ingresso.
avrà avuto 15-16 anni.. impacchettato in un uniforme troppo grande,un regalo di un padre defunto,pensai...
passata al figlio,il quale doveva preoccuparsi di portare il pane a casa,invece che pensare alle ragazze e a marinare la scuola.
cosi tante cose si possono capire da uno sguardo..,tanti volti..
ed ognuno,con una sua storia...
e non ero neppure entrato...

all'entrata,mi accolse l'inconfondibile odore di caffè nero e ciambelle ipocaloriche...
il pane dei piedi piatti..

non ero ancora arrivato davanti alla sua porta che il capitanosbucò da dietro un paravento,e senza neppure dare cenno,di avermi visto, o di apprezzare la mia (inconsueta) puntualità, mi lancio un fascicolo alto 10 pagine..


IL CASO SOMMERSET..
Sommerset....
quel nome non mi era nuovo...
si....
la vedova sommerset!
A giudicare dal peso,e dalla consistenza delle pagine non doveva essere stata una bella giornata per lei!

<l'hanno trovata freddata questa mattina..
sembrerebbe un delitto passionale..
sospettiamo dell'amante...quel tale che lavorava da HEIGBURN and CALE.

Un ragazzo dissi sprezzante...
un ragazzo in un mare di guai...
e detto questo..
afferrai il fascicolo con una mano, e una tazza di "nero” con l'altra
ed uscii dalla centrale..

Una volta in strada ,il mio cervello aveva cominciato a lavorare...
le mie brutte abitudini,e la mia relazione con l'alcool,sembravano non aver intaccato la mia capacita di osservazione..
e il mio intuito per le cose poco pulite...
quando non ci sarei piu riuscito,avrei dovuto cambiare mestiere..

prima di dirigermi alla villa ,dell'omicidio,avevo ancora due cose da fare..
la prima,era telefonare,alla mia ,bellissima,e sfortunata ragazza...
La quale credo si domandasse,cosa ci facesse ancora con uno come me..

e la seconda,ma non meno importane,era passare a prendere MESBET,
il mio fido aiutante...nonchè nipote acquisito..
lo avevo preso a "tirocinio"
con me..
anche perchè non avrebbe avuto dove andare..
i suoi erano morti anni prima in un incidente ferroviario..
il ragazzo era cresciuto bene lo stesso,acuto e sveglio,sembrava aver adottato la mia passione,per l'investigazione...
in cuor mio speravo non ereditasse il mio amore per la bottiglia....

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La poesia è il salvagente
cui mi aggrappo
quando tutto sembra svanire.
Quando il mio cuore gronda
per lo strazio delle parole che feriscono, dei silenzi che trascinano verso il precipizio.
Quando sono diventato così impenetrabile
che neanche l'aria
riesce a passare.

 

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