Creato da: Lory_Anna il 26/03/2008
LA VITA DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO!

Area personale

 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 << Settembre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30            
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

Ultime visite al Blog

Lory_Annaapungi1950nnvogliofarinnamorarpaolo_1952_ptempesta_divitaColombina2002lucianopazzibrucewayne80_1sonseriosorosanna.roxladonnadimcm_fotoJainimiyabaritono6
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

o sole mio

 

 

 
« Messaggio #5Capitolo 2 bis »

Capitolo 2

Post n°6 pubblicato il 26 Marzo 2008 da Lory_Anna
Foto di Lory_Anna

      VISTO CON I MIEI OCCHI DA BAMBINA II

Erano tempi duri, tempi di guerra.

Nei paesi e nelle città si vedevano solo anziani, donne e bambini.

Tutti gli uomini giovani e validi erano partiti al fronte.

La sera la gente si sedeva davanti alle porte, nei cortili e si scambiava notizie più o meno rassicuranti. Ognuno raccontava le vicende dalla propria famiglia e si lamentava per la sorte dei propri cari.

Fra tutti i volti di donna, uno in particolare attirava l’attenzione della gente del posto, quello di Pierina, sposa di Giovanni, partito al fronte subito dopo la nascita di sua figlia.

Nonostante la giovane età, quasi una bambina, il modo di essere di Pierina lasciava trasparire una profonda tristezza, in contrasto con l’esuberante vivacità della sua piccola Anna, di soli due anni e mezzo.

La bambina, carnagione olivastra, capelli neri ondulati, occhi scuri, era sempre curata nell’abbigliamento e nell’aspetto tanto da suscitare l’invidia delle altre mamme(conversazione).

La piccola era idolatrata da tutta la famiglia, sia materna che paterna.

Tutto il cibo che era raccolto era dato prima a lei poi agli altri, al punto che ad ogni pasto, la piccola Anna era messa sulla tavola a spartire il cibo per tutti.

Non le mancava nulla. Aveva giocattoli, belle bambole e poteva avere tutto quello che desiderava, nei limiti del possibile in quel tempo.

La vita nel paese era tranquilla, i rumori di guerra giungevano ovattati fino a che un giorno fu annunciata la fine della guerra(data).

Gli americani sbarcarono in Sicilia ed entrarono nel paese attraversando la strada principale e regalando caramelle, cioccolata e gomme a tutti.

Dopo poco tempo inizio il rientro in patria dei prigionieri.

Certo in paese era festa grande, tutti i giorni si andava al porto per accogliere tutti questi giovani dimagriti e stremati da tanti anni di prigionia.

A volte si assisteva a delle scene strazianti.

Quando un ragazzo tornava aiutato dalle stampelle per aver perduto una gamba….

Le urla e i pianti delle mogli e mamme erano insopportabili.

Altre volte la disperazione di chi aspettava e non vedeva tornare il proprio congiunto era palpabile.

La gioia e la disperazione di un paese era lo specchio di tutta Italia.

Anche Pierina andava tutti i giorni al porto ed assisteva speranzosa allo sbarco di questi giovani e diceva:

-Dai ninni, che questa volta torna papà”.

Ma non vedendolo mai arrivare, Pierina scoppiava a piangere.

Sulla strada del ritorno la bambina, stringendo la madre, le diceva:

-”Su mamma, vedrai che torna domani”.

La piccola conosceva benissimo il viso del padre, dal momento che c’erano foto del padre per tutta casa, tra queste ce n’era una di Giovanni vestito da soldato.

Finalmente un giorno Pierina, esultando dalla gioia, le urlò:

-”Anna, Anna, ecco il tuo papà, è quello.”

Entrambe, facendosi strada tra la gente, corsero incontro Giovanni.

Il giovane, dimagrito, con la barba lunga, prese la bambina tra le braccia e la baciò. Lei disse:

-”Papà mi pungi” generando le risate di tutti.

Poi si incamminarono verso casa.

La sera ci fu grande festa in paese, tante persone festeggiarono il ritorno dei propri cari.

Il giorno successivo tutta la famiglia organizzò un banchetto per il ritorno di Giovanni.

Il giovane ventiquattrenne, non era solamente bello di aspetto ma generoso e disponibile, anche se molto autoritario, come quasi tutti gli uomini siciliani.

La piccola Anna si innamorò della figura paterna e non vedeva l’ora che si faceva giorno per stare con lui.

L’indomani la casa fu invasa da tutti i parenti.

Solo le sorelle di Giovanni erano nove più altri due fratelli. Lui era il terz’ultimo.

In tutta questa confusione, quando arrivò l’ora di pranzo, la piccola Anna, aiutata da sua zia si sedette in mezzo al tavolo per dividere il cibo come faceva di solito!

Il papà si sorprese moltissimo di quest’atteggiamento da bambina viziata e con fare severo le disse:

-”Che fai lì sopra?”. Lei rispose:

-”Devo mangiare”. Lui le disse:

-”E tu per mangiare ti siedi sul tavolo?”.

-” Sì l’ho sempre fatto.”

-”Da adesso in poi non lo farai più, ti siederai sulla sedia come tutti gli altri.”

Quindi la prese con fermezza e la mise sulla sedia accanto a lui.

La bambina era talmente sorpresa che non ebbe la facoltà di rispondere e tra sé e sé si chiedeva:

-”Ma chi è questo che viene a comandare al posto mio?”.

Lui la guardò e, come se leggesse nel pensiero disse:

-”Sono il tuo papà, tu mi devi obbedire, sono io che comando”.

Iniziarono a servire il cibo e Anna stava ammutolita e rannicchiata sulla sedia, aspettando che il padre le desse da mangiare. Visto che lui serviva prima gli altri, gli disse:

-”E a me quando?”.

Lui la guardò, le sorrise e le disse:

-”Quando lo dico io.”

Anna non era abituata ad avere una persona che le dava ordini, ma il fatto che il padre avesse preso le redini della casa, suscitò in lei ammirazione e rispetto, e fu così per tutta la vita. Si accese in lei il desiderio di piacergli.

Dopo l’euforia e la gioia dei primi giorni dopo il ritorno di Giovanni, iniziarono i problemi.

Siamo nel 1946.

Dopo la guerra tutto il mondo si trovava in una profonda crisi economica.

La Sicilia in particolare moriva letteralmente di fame.

Si mangiava pane e formaggio, pochino il formaggio per carità…. o pane e sarde salate, ma solo una… era già una fortuna mangiare anche solo pane e pane! Le condizioni economiche dell’isola nell’immediato dopo guerra erano allo stremo! La gente era sfiduciata e stremata da anni di paura e d’indigenza.

I paesi del Nord Europa avevano incrementato il lavoro nelle miniere, ma la gente del posto non era più disponibile a sacrificarsi per andare sottoterra.

 Fu così che Olanda, Germania, Francia, Belgio richiesero manodopera straniera, in particolare italiana. Infatti, il governo belga propose al governo italiano un contratto alquanto umiliante e disumano, varata a legge il 19 ottobre del 1945 nella quale si prometteva al governo italiano un quantitativo di

Di 24 quintali di carbone fossile l’anno per ogni italiano che si recava ad estrarlo nelle sue miniere.   in cambio di ogni persona disposta ad espatriare.

In quel momento il governo italiano viveva una grave crisi economica e doveva quindi ristabilire l’economia nazionale, combattere l’inflazione e sfamare il proprio popolo.

Fu così che firmò questo accordo in cui si impegnava a mandare 50 mila uomini ad estrarre quel carbone che i belgi non volevano più lavorare. Solo nel veneto ne partirono ben 23.000

 La gente partiva ogni giorno in convoglio.

I discorsi della sera erano cambiati, la gente che si riuniva parlava del nuovo boom economico che si prospettava agli italiani.

 Andare in Belgio, in Germania e tornare dopo due, tre anni ricchi per poter comprare la casa dei sogni o un pezzetto di terra. 

Sembrava che anziché andare a scavare carbone, si scavavano monete d’oro.

Tutti i giorni partivano uomini d’ogni età, con la promessa di tornare ricchi o di farli trasferire.

Tante erano le voci di corridoio. Si diceva:

-”Sai lì ti danno il lavoro, la casa e se hai tanti figli ti danno anche gli assegni familiari. Insomma ti danno tutto.”

Giovanni, dopo qualche mese dal ritorno in Italia, iniziò a pensare di partire.

Intanto Pierina era di nuovo incinta e nell’agosto del ’46 nacque quel maschio tanto atteso dal papà di Anna.

La bambina era preoccupata perché durante i mesi in cui fece conoscenza del papà, spesso gli chiedeva di uscire con lui e lui rispondeva:

-”No ninni, le femmine non vanno in piazza”!

Quando lui andava in campagna, lei faceva la stessa domanda e lui:

-”No ninni le donne non vanno in campagna.”Così quando andava a lavoro lei voleva andare insieme e lui diceva:

-”No ninni le femmine non lavorano fuori casa.”

Dopo la nascita del secondo bambino la situazione finanziaria si fece veramente critica.  Se poi si aggiunge il problema dello sfratto, si può comprendere come anche Giovanni iniziò a pensare seriamente all’espatrio. 

E così pieno di sogni e di speranze come tutti gli altri fece la domanda per andare a lavorare in Belgio. Fra tutti i paesi del nord gli era sembrato quello più ospitale, più gentile.

Pierina che aveva ritrovato la gioia di vivere con il suo uomo accanto era spaventata all’idea di una nuova lontananza.

Ma ormai la situazione casa lavoro si era fatta insostenibile. Quindi a malincuore accettò la decisione di suo marito. Lui l’abbracciava, la rassicurava.

-Vedrai amore mio presto saremo insieme!

-         Ma la nostra famiglia? Chiedeva lei

-         Amore due o tre anni poi torniamo insieme tutti! Ti prego lasciami andare sereno!

E così partì.

Il governo belga non era così benevolo nei confronti degli italiani, ma pretendeva solo persone in buona salute, sia fisicamente che moralmente.

Tutti i giovani furono convogliati fino alla stazione di Milano, in cui erano stati adibiti alcuni locali a studio medico. Tutti i giovani dovevano essere visitati. Bastava un po’ di zucchero nelle urine o i piedi piatti ed erano rimandati a casa.

Soltanto i più “fortunati” riuscivano a partire.

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963