1. Quando il diverso è lo straniero.
50 anni fa un uomo di colore nel nostro paese avrebbe dato un'aria di internazionalità ed esoticità al luogo percorso o occupato.
20 anni dopo, 100 uomini di colore vengono visti solo come "sporchi", che "sporcano" e deprezzano il luogo che abitano, magari "abusivamente" (modello vu' cumpra' o lavavetri).
Diventa lampante il non valore commerciale delle persone, che ricorda i film di Chaplin sulla rivoluzione industriale, una parodia dell'uomo - macchina, oggi tornato di moda.
2. Quando il diverso è l'handicappato.
Contrastante è l'atteggiamento delle persone. A scuola spesso un portatore di handicap ci fa sentire buoni, generosi, umani, filantropi.
3. Quando il diverso è il genio.
Questo non è razzismo. Difficilmente viene compreso. Spesso viene considerato menefreghista perché si annoia, o snob di fronte alle lentezze degli altri, per cui suscita subito invidie, gelosie, rabbie, fino a isolarlo ed eliminarlo nella sua pericolosità che fa sentire gli altri inferiori.
4. Quando il diverso è colui che non segue consuetudini prestabilite.
Come valutare la trasgressione? E' costruttiva in cerca della propria originalità o è distruttiva?Il diverso, in genere, assume connotazioni di deficit, handicap, menomazione, declassamento… che sono sfumature negative, persino il troppo bello diventa brutto in questa logica.
E' difficile conoscere e incontrare l'altro nella sua bellezza, peculiarità e unicità. Più facile è formulare pre-concetti, pre-giudizi, schemi di pensiero autoreferenziali, decisi da sé, che ci difendono e ci tutelano. Ciò che è simile a noi, infatti, è più rassicurante, riconoscibile, controllabile.
Tutti o quasi abbiamo fatto almeno una volta esperienza di questo senso di diversità. Di che altro, se non di questo, si è trattato quando siamo sfuggiti ai ruoli familiari, sociali, istituzionali, sessuali per noi previsti dall'ordine costituito?
Spesso è più grave essere geni che essere handicappati. Dei geni, infatti, raramente ci si occupa. Spesso si finisce per non vedere il loro dramma di un'intelligenza che cresce più velocemente delle "emozioni", lasciando sensazioni di disagio e di lacerazione di non facile superamento e comprensione.
Ma quando siamo a scuola o sul lavoro e il portatore di handicap ci costringe a farci carico di problemi o ci rallenta il lavoro, già l'immagine cambia. Basti citare poi le barriere architettoniche, cui solitamente non si fa caso, ma che diventano insuperabili anche solo con una gamba rotta, e che sono ben lontane da una cultura di integrazione.
Inviato da: urlodifarfalla
il 16/01/2010 alle 08:29
Inviato da: kristin970
il 31/12/2009 alle 00:16
Inviato da: GenderIdentity
il 30/12/2009 alle 16:36
Inviato da: mipiace1956
il 15/10/2009 alle 20:34
Inviato da: urlodifarfalla
il 25/09/2009 alle 15:48