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Post n°15 pubblicato il 20 Dicembre 2006 da EvaAmaGiocare
E’ SOLO MIO, IL GRIDARTI “VATTENE!”, QUANDO DENTRO SCOPPIA UN “RESTA...” PIENO DI DOLORE E SPERANZA (foto di Angelicatas - Titolo: Not enough time) Non l’avevo proprio programmato. Ma eccomi qui, a camminare fra i vicoli sgangherati, insulsi e maleodoranti di questo paese del cazzo, senza arte, né parte, mentre zaffate di odori di fritto e di spezie mal mescolate, sovrapposti al puzzo di fogna, mi sconquassano le narici. A fare lo slalom tra l’immondizia e gli occhi degli ubriachi senza casa e senza famiglia, che ondeggiano con la sigaretta accesa fuori dai bar. Sto ripensando alla nostra ultima discussione, una delle tante. E me la ripeto, mentalmente, parola per parola. Immersa nei pensieri, ho imboccato il vicolo più afoso e puzzolente. E, finalmente, intorno a me non c’è nessuno e niente, se non il rumore dei miei tacchi sull’asfalto rovente e lo stridìo monotono e fastidioso delle cicale in amore. Pare tutto surreale, tanto quanto lo sfumare della baldanza tipica del mio usuale cliché. -“Ehi, mi scusi... mi può indicare la strada per il Porto? Credo di essermi perso...”. Mi giro in avanti. E ti vedo. Ti conosco. Tu, sorridi. Mi viene spontaneo guardare al tuo fianco. Non c’è nessuno... -“Cerco anch’io il Porto. E m’ero persa nel vicolo più schifoso di tutto il paese! Se vuoi, ti accompagno.”. Sempre così, tra noi: niente preamboli, niente introduzioni, mai saluti. Come fosse normale incontrarsi a mille chilometri da casa, dopo inquantificabili giorni e mesi, senza accordi, né appuntamenti, né programmi. E senza schemi preordinati. Camminiamo. -“Ho sete...” -“Ho fame...” Sarà che con te è sempre stato semplice tutto... sarà che i nostri desideri decidevano per noi, nello stesso preciso momento... sarà che non c’è mai stato bisogno di spiegazioni... sarà stato anche quel bicchiere di troppo, forse, che c’è sempre piaciuto bere in ogni occasione... ma le gambe mi reggono poco. Ed il mio ondivago ed altalenante senso dell’orientamento non ci sta portando nella direzione giusta. Sarà, forse. Sarà che il mio desiderio di te cresce ad ogni centimetro che sfiori. Sarà che conosci ogni mia vibrazione. Sarà, forse. Ed i brividi diventano sempre più intensi. Ed i respiri diventano sempre più rochi e sempre più veloci. Ti guardo, mentre sorridi per la tua camicia stropicciata e sbottonata, ti sistemi i jeans e mi guardi toccarmi tra le cosce, dopo che t’ho urlato in silenzio l’orgasmo che m’invadeva il corpo e faceva strada al tuo. E mentre sento il tuo calore colarmi tra le dita, il nodo in gola si stringe di più. Vorrei dirti “Resta...”. Ed invece dico “Vai”, con un filo di voce che vibra di dolore senza speranza. Perché è sempre così, che finisce tra noi. Immancabilmente sempre così. Guardo la tua nave allontanarsi. E mi rimprovero di non averti salutato, di non averti abbracciato, di non averti trattenuto. Di non averti di nuovo più. E chissà se stavolta sei un po’ commosso. Chissà se hai dovuto mettere le mani in tasca per cercare un fazzoletto ed hai trovato, invece, le mie mutandine. Chissà. Così, ora, me ne vado. Libera più di prima, in compagnia della mia gonna madida e svolazzante. |
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