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(foto di Gabriele Rigon)
E’ col tuo cazzo stretto in mano che, finalmente, ho tutto il mio potere. Con te, lì, sudato sulle tempie, gli occhi socchiusi, il respiro veloce e le vene che s’infilano sotto al mio palmo serrato, pulsanti e gonfie.
E’ lì, mentre mi supplichi senza una parola di affondare il colpo, per liberarti finalmente, per farti schizzare ovunque, farti guardare e poter finalmente abbassare il diaframma e chiudere le palpebre, che so quanto valgo. E quanto vali tu, che sei un semplice cazzo, stretto ed inerme nella mia mano.
E stringo ancora, mentre il tuo glande s’ingrossa e non pulsa nemmeno più, serrato in una morsa che toglie il sangue ed imprigiona i tuoi muscoli. E non mi muovo d’un solo centimetro, rimanendo immobile sopra i tuoi testicoli tesi, pieni da scoppiare e caldi da sentirli bruciare.
E tu ti contorci, stringendo le cosce, implorando un mio movimento violento, per cercare liberazione e pace. E sussurri e sibili, con la gola secca, pregando che la pelle scenda d'un tratto e la mia mano ti sfondi l’addome, abbattendoti argini e freni.
Ed è così, che ti lascio: contorto e implorante sopra ad un paio di palle e ad un cazzo tatuato di sangue rappreso. Perché altro non sei e non puoi essere, se non dello sperma lasciato a marcire.
...E poi ritorno, mentre quasi tu dormi, ad offrirti le labbra, la bocca e la gola. A fare di me la tua libertà. E a darti di me tutto quel che non chiedi.
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Grazie a LiberaEva per aver inserito questo blog nel suo sito.
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