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Messaggi di Febbraio 2014

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Post n°260 pubblicato il 23 Febbraio 2014 da falcoman43
Foto di falcoman43

Alle 09.15 di domenica 9 febbraio Marius è stato giustiziato con un colpo di pistola alla testa nello zoo di Copenhagen.
Una morte annunciata che ha fatto il giro del mondo, un'esecuzione programmata nei dettagli e consumata di fronte allo sguardo di un pubblico in prevalenza composto di bambini.
A nulla sono valse le mobilitazioni, gli appelli, le migliaia di firme raccolte e le svariate offerte di adozione da parte di strutture, rifugi e parchi europei: il destino di Marius era già segnato e si è compiuto in una fredda mattina d'inverno che sarà difficile dimenticare.
Lo Yorkshire Wildlife Park nel Regno Unito- riferisce la Bbc on line- che ha una casa per giraffe e la possibilità di ospitare un maschio in più, si era infatti offerto di ospitare il giovane animale, in un estremo tentativo di salvargli la vita.
Lo stesso vale per un parco in Olanda, il cui direttore, Robert Krijuff, ha commentato con amarezza: "Non ci posso credere. Ci siamo offerti di salvare la sua vita".

Tutto regolare e a norma di legge, spiega il portavoce dello zoo danese che si è detto sorpreso dalla forte reazione di sdegno suscitata da questa uccisione. Inevitabile e, a suo dire, necessaria a impedire al giovane esemplare di riprodursi nel rispetto della normativa dell'associazione degli zoo europei.
Lo zoo che ospitava Marius aderisce infatti a un programma di allevamento europeo per giraffe vincolato da rigide regole sulla consanguineità; esse vietano la riproduzione tra consanguinei allo scopo di mantenere sane le specie all'interno della struttura.
Marius era nato da genitori consanguinei, questa dunque la sua "colpa".
Il direttore dello zoo Bengt Holst definisce questa esecuzione essenziale per una politica di gestione “responsabile".
La stessa politica di gestione in virtù della quale lo zoo di Copenhagen mette annualmente a morte una media di 20-30 animali esotici sani (tra cui ippopotami, gazzelle e occasionalmente anche scimpanzé).
Non è quindi una novità, e nel 2012 la sorte di Marius è toccata a  2 cuccioli di leopardo di circa 2 anni. Uguale motivazione (i geni erano già sovrarappresentati nella popolazione collettiva dello zoo) ma arma diversa: ai leopardi è toccata l'iniezione letale, a Marius un colpo di pistola alla testa. Nel suo caso un'iniezione letale avrebbe compromesso la salubrità delle sue carni.
Proprio così. Perché nel braccio della morte dello zoo di Copenhagen nulla va sprecato: la fine tragica di un animale può così non solo essere spettacolarizzata, ma assumere addirittura una macabra valenza didattica con la dissezione di un corpo che poco prima era vita, riciclato in una lezione di anatomia e infine dato in pasto ad altri animali.
“Sono davvero orgoglioso di aver dato ai bambini un'enorme opportunità di apprendimento sull'anatomia della giraffa, che di certo non avrebbero avuto guardando una giraffa in una foto”- dichiara soddisfatto il direttore della struttura all'agenzia di stampa Associated Press.

Ed è fuori dubbio: i bambini presenti all'esecuzione di Marius non hanno guardato la foto di una giraffa. Hanno guardato, dal vivo e in prima persona, una giraffa che muore.
Hanno, forse senza esserne pienamente consapevoli, assistito a una tragedia: l'uccisione di un individuo, di una vita fatta di emozioni, scippata senza pudore con un colpo di pistola.

 
 
 

LEGGI

Post n°259 pubblicato il 22 Febbraio 2014 da falcoman43
Foto di falcoman43

- a norma dell’art. 594 C.P. (INGIURIA)
Chiunque offende l'onore o il decoro di una persona presente…
anche con scritti o disegni, diretti alla persona offesa (2’ comma)...
è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a euro 516.

- a norma dell’art. 595 C.P. (DIFFAMAZIONE)
Chiunque, comunicando con più persone, offende l'altrui reputazione,
è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1.032.
Se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato,
la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a euro 2.065.
Se l'offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità
(tale è considerato internet nella percezione normativa consolidatasi), ovvero in atto pubblico,
la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a euro 516.

- a norma dell’art. 612 C.P. (MINACCIA)
Chiunque minaccia ad altri un ingiusto danno è punito,
a querela della persona offesa con la multa fino a euro 51.
Se la minaccia è grave, o è fatta in uno dei modi indicati nell'articolo 339,
la pena è della reclusione fino a un anno e si procede d'ufficio.

- a norma dell’art. 660 C.P. (MOLESTIA O DISTURBO ALLE PERSONE)
Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono,
per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo
è punito con l'arresto fino a sei mesi o con l'ammenda fino a euro 516.

 
 
 

hacky

Post n°258 pubblicato il 08 Febbraio 2014 da falcoman43
Foto di falcoman43

Settantacinque anni dopo la sua morte, gli scienziati hanno determinato cosa uccise Hachiko, l’Akita leggendario la cui storia è stata immortalata nel suo paese nativo, il Giappone, e anche nel resto del mondo. Il cane più famoso del Giappone – che per decenni si era creduto fosse morto per aver mangiato uno spiedino di pollo che gli perforò lo stomaco – forse morì di cancro ai polmoni e al cuore, almeno così sostengono ora alcuni scienziati.

Hachiko divenne leggendario per la lealtà che dimostrò nell’aspettare il suo padrone, tutti i giorni alla stazione di Shibuya, per 10 anni, che morì a causa di un ictus mentre era in università. Hachiko morì nel 1935, all’età di 13 anni. Dopo la sua morte, i ricercatori di quella che oggi è l’Università di Tokyo, eseguirono l’autopsia sul corpo del cane, scoprendo ascaridi nel suo cuore e del liquido nel suo addome.


Utilizzando sofisticati test come la RMN, un team di scienziati dell’Università di Tokyo ha analizzato gli organi di Hachiko, scoprendo tumori di grandi dimensioni nel cuore e nei polmoni. L’esame è stato possibile poichè gli organi dell’animale erano conservati presso l’Università di Tokyo in Bunkyo Ward. Una riproduzione di Hachiko è in mostra al Museo Nazionale di Natura e Scienza di Tokyo, in Taito Ward, mentre una statua in bronzo fu costruita in suo onore, e messa nella posizione dove aspettava il suo padrone, alla stazione di Shibuya.

 

Hachiko accompagnava il suo padrone, un professore universitario di nome Hidesaburo Ueno, alla stazione ferroviaria ogni giorno, e ogni sera lo andava ad aspettare sempre nello stesso punto della stazione. Quando Ueno morì, Hachiko continuò ad andare alla stazione ogni giorno per aspettare il suo padrone, per circa dieci anni. La storia è stata raccontata in numerose versioni, ma la più famosa è la versione più recente, “Hachiko – A Dog’s Story”, interpretato da Richard Gere.

So che pochi potranno capire il video, ma in parole povere è la notizia riportata da un telegiornale che spiega il risultato dei test effettuati dal team dell’Università di Tokyo.

 
 
 

notizia

Post n°257 pubblicato il 07 Febbraio 2014 da falcoman43
Foto di falcoman43

 

Un cane ogni giorno si reca dove morì lo studente che lo aveva adottato

Da cinque anni, con la coda bassa e con il cuore colmo di dolore, un cane si reca quotidianamente all’angolo di una strada della città boliviana Cochabamba dove morì il ragazzo che lo aveva adottato.

 

Lo studente era su un motorino e finì investito da un taxi. Lì si è interrotta la sua vita, ma non il rapporto con quel quattrozampe che era sempre con lui. Per molti era solo un cane randagio che vagava per la strada, ma poi la sua storia si è diffusa e gli abitanti del quartiere hanno voluto dargli anche un nome: Hachi, simile ad Hachiko, famoso cane giapponese la cui storia è diventata famosa in tutto il mondo.

 

«Il cane e lo studente erano sempre insieme – racconta il proprietario di un negozio lì vicino al “Diario de Yucatan” -. Poi c’è stato l’incidente e il ragazzo è morto durante il trasporto in ospedale. Hachi cammina da un angolo all’altro della strada. All’inizio, quando sentiva un motorino avvicinarsi, abbaiava sperando fosse il suo proprietario. Ora se ne sta spesso in un angolo a singhiozzare».

 

La storia di questo cane triste ha però commosso molte persone e così in tanti si prendono cura di lui. Al mattino Hachi sa che ha la colazione assicurata dal macellaio, mentre il pranzo gli viene “offerto” da un ristorante o dagli ambulanti del mercato di zona. Molte persone hanno cercato di adottarlo per dargli una casa, ma lui ha sempre rifiutato: una famiglia l’aveva portato nella propria abitazione dall’altra parte della città, ma Hachi poco dopo è riuscito a scappare tornando nel suo solito angolo. La sua fedeltà e nostalgia per quella persona che non c’è più è troppo forte per ricominciare in una nuova famiglia.

 
 
 

aggiunta

Post n°256 pubblicato il 01 Febbraio 2014 da falcoman43
Foto di falcoman43

Gli animali non sono affatto né più deboli né più indifesi dell'uomo, hanno solo bisogno della sua voce per poter dire no al disprezzo e alle crudeltà con cui sono trattati da certi umani che, in verità, di umano nulla hanno.

C'è chi pensa che ci sia un limite nel rapporto tra l'uomo e l'animale, ma io non lo vedo: perché nonostante l'uomo si distingua dall'animale per la ragione, l'animale si distingue dall'uomo dalla sua capacità di amare l'uomo stesso incondizionatamente!
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