FRANCO's He(art)

Post N° 148

E’ difficile sentire gli impeti di una volta agitarsi in corpo. Momenti che solleticano qualche parte di te, cuore, cervello, ventricolo, corteccia…. Il tutto pare scorrere dentro con beata (beota?) placidità…La parte di me più “stimolata” e imprevedibile è l’emisfero sinistro. …Sfrigolando in testa, si impunta e scalpita come un purosangue, in modi non addestrabili né addomesticabili. E’fonte di vezzi, intuizioni.. crisi isteriche/istrioniche, sconforti, slanci, sussulti e ricadute.

(Carmen@VidiA - 1/11/08)

Una persona cara mi fa una proposta: un concerto di Carmen Consoli. Ritornare a un futuro, rianimare un passato… L’emisfero risponde bene e con esso tutta la maggior parte di me…. Ci troviamo in viaggio nel pomeriggio… Arriviamo in fretta per rinfrescarci, cenare e infine trovarci lì all’entrata del Vidia. Entriamo in questo piccolo club ed è come se attraversassi una porta dimensionale, catapultato in uno dei locali preferiti della mia giovinezza, quasi uguale a come me lo ricordavo, più ventenne ora che vent’anni fa, sia io che lui. Ci appostiamo in posizione comoda, non vicini al palco ma con una migliore visuale, in attesa del bruciante inizio che bruciante è, con “Besame giuda”. Carmen riprende il suo album più elettrico, “Mediamente Isterica”, dopo 10 anni dalla sua uscita e rivederla imbracciare grintosamente le sue chitarre elettrificate mi da una certa scossa. Quella Fender Jaguar che sa essere ruggente e nervosa come lei e che ho visto in mano ad alcuni tra i miei musicisti più venerati (da Kurt Cobain dei Nirvana a Frank Black dei Pixies, da Thurston Moore e Lee Ranaldo dei Sonic Youth a J. Mascis dei Dinosaur Jr e poi P.J. Harvey, John Frusciante, Johnny Marr) mi risveglia istinti sopiti. Spara con precisione le sue cartucce, mi sfiora il cuore e fa fischiare i nervi. Massimo Roccaforte e Sante Pulvirenti sono i degni compari di questa “cupola” catanese delle chitarre “fendenti” dal taglio netto e ficcante che riapre i canali di un energia consunta e stanca , finalmente capace di moltiplicarsi. E quando arriva “Gheisha” e Carmen addirittura si lancia in distorsioni dilatate in fronte all’amplificatore, dandoci le spalle, la suggestione di vederla, come una Hendrix al femminile, frantumare la chitarra al suolo e incendiarla in preda allo spirito di Jimi, mi sembra quasi tangibile e provoca in me un fremito di esaltazione. C’è spazio per la tensione e per la poesia in questa culla di suono spurio…e io ne esco ri-vitalizzato, più libero e vivo dei miei vent’anni.