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Federalisti a parole. La Lega e Berlusconi battono il record di centralismo

Post n°97 pubblicato il 16 Maggio 2010 da abc57

mentre arrivano 20 proposte vere libro bianco del federalismo, per l'autonomia

27 marzo 2010 immagine documento documento

C'è un governo che se le suona e sel e canta dicendosi federalista. Lo fa perché c'è il Carroccio che straparla di Padania, ma se si va a vedere cosa hanno fatto ci si accorge che è l'esecutivo più centralista nella nostra storia!!


  • Il costante accentramento delle decisioni finanziarie attraverso un'interpretazione rigida del patto di stabilità interno;
  • la riduzione dell'autonomia finanziaria dei comuni e il taglio dell'Ici,
  • il ricorso a norme e vincoli da applicare in modo indistinto a tutti gli enti territoriali;
  • interventi autoritari in materia di servizi pubblici locali;
  •  l'uso massiccio di società per azioni che svolgono funzioni finora di competenza ministeriale
  • nessun passo avanti per la carta delle Autonomie, l'unico strumento in grado di affrontare le riforme in un quadro d'insieme, evitando farraginosità e contraddizioni
  • Hanno effettuato tagli di oltre 19 miliardi dalla stessa riforma dei servizi pubblici locali - rispetto ai 64,3 stanziati dal governo Prodi fino al 2013 – con conseguenti rischi sulla certezza di servizi di base nelle comunità locali come: l'acqua, la tutela dell'ambiente, il trasporto pubblico
  • Hanno svuotato i fondi per lo sviluppo del Sud (Fas), usati come un vero e proprio bancomat a disposizione del governo.

E la tanto sbandierata legge sul federalismo fiscale? Tranne che i proclami di Bossi, Calderoli, Maroni, Castelli e della compagnia di giro leghista non ha finora portato nulla di concreto: un solo decreto approvato, per di più senza intesa con le Regioni e le Autonomie locali, su norme che riguardano il trasferimento di beni demaniali e contengono il rischio di speculazioni e condizionamenti da parte di soggetti privati. Al momento, inoltre, la commissione bicamerale, prevista dalla legge per l'esame dei decreti attuativi, non ha ancora iniziato il suo lavoro.

Scelte che vanno contro l'effettivo decentramento delle competenze che dovrebbero passare per l'approvazione del federalismo fiscale; l'assegnazione agli enti locali di responsabilità inedite come l'ordine pubblico e la sicurezza; il percorso di realizzazione attraverso lo strumento della Carta delle Autonomie di una riforma dell'ordinamento della Repubblica.

Il libro bianco si sofferma poi su quello che viene definito il “federalismo per abbandono”, analizzando la conseguenze negative derivate da un aumento di ruoli degli enti locali in settori molto delicati e l'obbligo di sostenere nei bilanci compiti in passato riservati allo Stato, in assenza di risorse per farvi fronte. Situazione su cui inoltre grava la mancanza di riforme istituzionali.

I deputati hanno fatto anche i conti in tasca al Governo: purtroppo la perdita di gettito dei Comuni, causata principalmente dal taglio dell'Ici, non è stata compensata sufficientemente dai trasferimenti statali. Per compensare l'abolizione dell'Ici alle famiglie più abbienti, quelle con un importo Ici superiore a 300 euro, lo Stato ha erogato agli oltre 8.000 comuni appena 3,3 miliardi di euro. Soldi che senza fare un regalo ai più ricchi si sarebbero potuti utilizzare per contrastare la crisi economica, per ridurre le imposte ai redditi bassi e medi, per estendere le coperture sociali contro la disoccupazione, per aiutare le piccole e medie imprese. E invece ne risulta che lo Stato è in affanno per aumentare i suoi contributi ai Comuni, e i Comuni restano comunque sotto un grave stress finanziario. Alla fine dei conti sono le spese per investimento a subirne le conseguenze: i contributi dello Stato ai Comuni per investimenti si sono ridotti da 3,3 miliardi nel 2008 a 1,7 miliardi nel 2009 fino a 1,4 miliardi nel 2010.

 

Le cifre dei tagli alle Regioni seguono la stessa linea: solo nell'ultima finanziaria ammontano a 165 milioni. A cui vanno aggiunti lo stop agli anticipi delle spese per la Sanità (siamo fermi ai 5,7 miliardi del 2008); il pignoramento dei beni delle Regioni impegnate a rientrare dal deficit sanitario; la riduzione dei fondi per l'edilizia scolastica; la ridefinizione degli imponibili di pertinenza regionale; la mancata erogazione di quasi 48 miliardi dovuti alla mancata ratifica dell'intesa per il 2008 delle quote di compartecipazione ai tributi erariali; il mancato trasferimento delle risorse ottenute con una riduzione di spesa superiore agli obiettivi da parte delle regioni (500 milioni solo per il 2008, finiti nelle spese dei ministeri).

Fra le iniziative che il governo non ha voluto portare avanti il Libro Bianco cita la mancata emanazione del piano straordinario di interventi per l'agricoltura concordato con le Regioni lo scorso anno e il blocco dei processi di regionalismo differenziato. Su questo ultimo aspetto, previsto dalla Costituzione, c'è un autentico paradosso perché il caso riguarda un tavolo di lavoro avviato dal precedente governo con la Regione Lombardia su 12 materie di cruciale importanza. Bloccata, infine, anche la norma sul cosiddetto ”federalismo infrastrutturale" inserita nella finanziaria del 2008 dal governo Prodi che concedeva alle Regioni la gestione dei più importanti progetti per le infrastrutture stradali.

Il libro bianco si conclude con venti proposte del Partito Democratico per far ripartire le Regioni a partire dalle elezioni del 2010. Proposte che mirano a rendere le Regioni italiane più efficienti, più attente al merito, alla professionalità e alla separazione fra politica e gestione. Proposte che riguardano: la sanità, il trasporto pubblico locale, le infrastrutture, la gestione della finanza locale; atte a migliorare il coordinamento fra le Regioni stesse e lo Stato.

  1. Introdurre nella sanità i "costi standard". In base alle conoscenze esistenti, potranno emergere consistenti risparmi da utilizzare a seconda dei casi per ridurre la pressione fiscale e per aumentare il livello delle prestazioni nei settori in cui le regioni sono ancora al di sotto degli standard, a partire dall´assistenza, dalla non autosufficienza e dai servizi di fascia

materno-infantile.

2. Armonizzare i bilanci regionali e renderli trasparenti; introducendo la rendicontazione sociale sui risultati ottenuti.

 3. Frenare l´espansione dei costi degli apparati di auto amministrazione, sia politici che tecnici.

 4. Autoregolamentare il costo delle assemblee elettive: che non superi quello della Camera nazionale, in base alle differenze di ampiezza demografica delle diverse Regioni.

 5. Ridurre il numero di società pubbliche utilizzate per l´esercizio di funzioni dirette e assoggettarle a nuovi criteri di trasparenza e di rendicontazione.

 6. Difendere ed estendere il merito e la valutazione della professionalità nell´accesso all´impiego pubblico, a partire dalle posizioni dirigenziali negli enti e nelle società partecipate.

 7. Limitare drasticamente lo “spoil system” nelle amministrazioni pubbliche; stabilendo che il reclutamento dei dirigenti debba avvenire per concorso pubblico e introducendo obblighi di rotazione per gli incarichi dirigenziali.

 8. Nella Sanità affidare le nomine a procedure pubbliche e a criteri di trasparenza, che selezionino i manager sulla base dei titoli professionali e scientifici. I manager vanno valutati per i risultati conseguiti e non in base alla loro fedeltà e compiacenza verso la politica.

 9. Mettere in cima all´agenda politica e amministrativa la difesa della legalità e il contrasto ad ogni forma di criminalità: dal sostegno alle iniziative antiracket e antiusura, fino all´aiuto alle amministrazioni più deboli con la costruzione di stazioni appaltanti terze e indipendenti.

 10. Difendere il principio della libertà di scelta per le collettività locali e della gestione industriale regolamentata in merito alle forme di organizzazione dei servizi pubblici locali, soprattutto nell´acqua.

 11. Riconsiderare integralmente con Stato e Trenitalia la situazione dei trasporti metropolitani e regionali, che vanno migliorati in qualità del servizio e delle infrastrutture, anche anticipando l´attuazione di quanto previsto nella legge 42 sul federalismo fiscale.

 12. Costituire un´Autorità di controllo nei settori dell´acqua, dell´ambiente e del trasporto, che abbia natura federale.

 13. Attuare una svolta nelle politiche urbanistiche in relazione all´emergenza casa: privilegiando gli interventi di densificazione e di abbattimento e ricostruzione e gli schemi di "housing sociale".

 14. Tenere sotto controllo le spese correnti per dare spazio a nuovi investimenti, dando priorità a trasporto ecocompatibile, infrastrutture ambientali, contrasto al dissesto idrogeologico, sviluppo economico locale e contrasto alla crisi.

15. Essere disponibili a perdere margini di sovranità regionale per cooperare ai progetti di

carattere sovraregionale e nazionale.

 16. Chiedere il ripristino delle risorse per il Sud scippate negli ultimi due anni e nuove procedure di selezione e attuazione dei progetti, anche contribuendo alla costruzione di vere cabine di regia nazionali.

 17. Promuovere, e non solo accettare, procedure di affiancamento per gli enti in difficoltà, in modo da garantire la loro convergenza verso le migliori pratiche amministrative, sperimentando il meccanismo dei “patti per la convergenza” introdotto con la legge 42 sul federalismo fiscale.

18. Semplificare drasticamente le procedure autorizzative, nell’ambito delle competenza delle Regioni, limitando al massimo i casi in cui più di un livello istituzionale (Regione, Provincia, Comune) debba esprimersi sulla stessa autorizzazione.

 19. Cedere a Province e Comuni l´esercizio delle funzioni Amministrative, in base al criterio di adeguatezza.

 20. Sperimentare sistemi regionali di perequazione della finanza locale, tarati sull’analisi dal basso dei fabbisogni legati ai servizi pubblici di prossimità: un compito a cui non potranno pienamente far fronte i fondi statali di perequazione previsti dalla legge 42 sul federalismo fiscale e che quindi chiede una nuova capacità di programmazione da parte delle Regioni, da costruire insieme agli enti locali dei territori.

 bassi enzo   -  friuli futuro               proposte no monadis

 
 
 

NO ELETTRODOTTO REDIPUGLIA-UDINE OVEST

Post n°96 pubblicato il 11 Maggio 2010 da abc57

 In merito al comunicato stampa della società Terna sulla non attuabilità della previsione di interramento dell’elettrodotto Redipuglia – Udine Ovest vanno fatte alcune considerazioni. Niente di nuovo da parte di Terna che fin dall’inizio ha sempre sostenuto la fattibilità della costruzione dell’elettrodotto soltanto per via aerea. In questa sua posizione va ricordato che ha trovato, da subito, porte spalancate nella nostra Regione grazie all’assenso della Giunta Illy ed in particolare dell’ex assessore regionale Sonego del Pd che ha presentato ai comuni interessati dall’attraversamento solo quella soluzione e che non si è fatto interprete nei confronti di Terna delle loro esigenze. Resto convinto che su un argomento così complesso dal punto di vista tecnico la Regione debba sentire più interlocutori, anche alla luce delle dichiarazioni a suo tempo rilasciate dalla società tedesca Suedkabel di Mannheim che dichiarava tecnicamente realizzabile il tracciato interrato con oneri inferiori rispetto a quelli indicati da Terna. C’è una legittima richiesta da parte dei comuni di limitare al massimo l’impatto ambientale attraverso l’interramento totale o parziale. E’ una richiesta che va ascoltata e per questo continuo a credere che la Regione debba individuare un soggetto tecnico terzo con le competenze necessarie per dare risposte alle tante domande ancora esistenti.

 
 
 

UN DOVEROSO GRAZIE

Post n°95 pubblicato il 05 Maggio 2010 da abc57

Un grazie ai Consiglieri uscenti del CDA di Udine Mercati spa, dopo una buona e proficua attività, un grazie a  Renzo Marinig e Giovanni Torossi.

Persone libere e non di bandiera politica, non gradite ad Honsell e quindi cacciate.

questo fatto va ricordato per non fare ancora una volta l'errore di votare

Sindaco Honsell  targato PD e PRC.

bassi enzo

 
 
 

Udine mercati, rinnovato il Cda

Post n°94 pubblicato il 05 Maggio 2010 da abc57

L’assemblea dei soci si è svolta lunedì 3 maggio, ancora Honsell  ad epurare chi ha lavorato bene, ha risposto alle richieste dell'ente ed al mandato ricevuto, ma non è del PD e sopprattutto non è del giro di Honsell

rinnovato il Cda  Savino confermato presidente

Il Comune indica come consiglieri anche Nanino dell’Aster coop
e Nassimbeni dell’università di Udine

Rinnovato il Consiglio di amministrazione di Udine Mercati, la società, partecipata dal Comune di Udine per il 56%, che dall’aprile 2000 gestisce il complesso del Mercato Agroalimentare all’Ingrosso di Udine. Mario Savino, proposto dal Comune, è stato riconfermato alla presidenza, così come i consiglieri Giuseppe Pavan, indicato dal Consorzio degli operatori del mercato agroalimentare di Udine (Comau) e Paolo Cervellin, indicato dalla Camera di commercio. Gli altri due consiglieri proposti da palazzo D’Aronco, invece, sono Livio Nanino presidente dell’Aster coop, cooperativa che si occupa di trasporti, e Guido Nassimbeni docente della facoltà di Ingegneria dell’università di Udine, che prendono il posto di Renzo Marinig e Giovanni Torossi.

Le nomine sono state fatte dall’assemblea dei soci che si è svolta nella serata di lunedì 3 maggio. I componenti del Cda rimangono in carica per tre anni e sono rinnovabili. “Oltre ad aver apprezzato la solida gestione economica dell’ultimo mandato, ringraziato tutti consiglieri e in particolare quelli uscenti e fatto i migliori auguri .

Soci di Udine Mercati, oltre al Comune del capoluogo friulano, sono il Consorzio degli operatori del mercato agroalimentare di Udine – Comau (25%), la Camera di commercio (10%), la Aster Coop (6%), la Banca di Udine Credito cooperativo, la Coldiretti, la Confederazione italiana agricoltori (Cia), tutte con una quota pari all’1%. Il mercato agroalimentare udinese gestito da udine Mercati è realizzato su una superficie complessiva di 150 mila metri quadrati, movimenta attualmente circa 1 milione di quintali di prodotti ortofrutticoli freschi l’anno e al suo interno operano oltre 30 aziende.

 
 
 

Honsell ancora distratto e impreparato su SAF spa

Post n°93 pubblicato il 30 Aprile 2010 da abc57
Foto di abc57

Benvenuti ai Tedesti soci di maggioranza di Saf spa, una censura netta al comportamento di questa Amministrazione Honsell  per "incapacità manifesta"

 «Patti parasociali, il Comune ha sbagliato»


«In questo particolare momento della Saf, con il passaggio della proprietà dall'inglese 'Arriva' alle Ferrovie tedesche - commenta l’assessore regionale Riccardo Riccardi - la nomina è sicura indicazione del fatto che Barbiero potrà realmente rappresentare quel radicamento della società in Friuli che avevo auspicato anche a seguito della scelta del Comune di Udine di non rinnovare i patti parasociali». «Continuo a ritenere quella scelta, che di fatto ha comportato da parte dell'Amministrazione municipale udinese alla rinuncia della nomina del nuovo presidente di Saf , una decisione sbagliata e tutt'altro che marginale nelle future attività della società».
      Nel 2009 la Saf ha trasportato oltre 11 milioni di passeggeri sulla rete extraurbana e più di 10 milioni su quella urbana, percorrendo fuori città quasi 13 milioni di chilometri e nell’area cittadina circa 3,4 milioni di km.

Auguri al nuovo Presidente  Barbiero , buon lavoro.

 

bassi enzo

 
 
 

3 APRILE 2010 - FESTA DEL POPOLO FRIULANO- FESTA DEL FRIULI-

Post n°92 pubblicato il 03 Aprile 2010 da abc57
Foto di abc57

Il 3 aprile è la festa del Friuli, una ricorrenza festeggiata con forza tra quelli che della Friulanità hanno fatto la loro bandiera, ed è un momento in cui anche i media più restii al Friulano, hanno un occhio di riguardo e ci tengono a pubblicare articoli in Marilenghe o a realizzare delle trasmissioni usando il nostro idioma. Perché la celebrazione annuale sia condivisa ed abbia un senso però, dobbiamo di contestualizzare i valori di questa ricorrenza con gli eventi che caratterizzano questo periodo storico. Il 03 aprile 2010 sarà probabilmente ricordata come la festa del Friuli tipicamente … Friulano, visto che spesso i nostri rappresentanti cercano lo slogan facile anziché adoperarsi per far applicare e finanziare le leggi per la tutela della Marilenghe. Ma è anche l’anno in cui nelle manifestazioni degli operai nelle aziende colpite dalla crisi, sventolano le bandiere del Friuli per ricordare a tutti che il lavoro è uno dei valori chiave della Friulanità. Questo per quanto riguarda il presente, mentre la data ricorda il conferimento al Patriarca di Aquileia Sigeardo nel 1077, del potere temporale sui territori del Friuli, Carnia, Cadore e anche su alcune zone che oggi sono Austria, Slovenia e Istria, da parte dell’Imperatore Enrico IV per ringraziarlo dell’aiuto datogli per sfuggire all'attacco dei nobili che lo minacciavano. Per un periodo di tre secoli e mezzo, questo stato ha unito i Friulani in forme sempre più elevate di vita civile, con la nascita del Parlamento del Friuli ben prima del 1215, quando in Inghilterra fu scritta la Magna Charta Libertatum, documento da cui si fa risalire la nascita della democrazia parlamentare. Ed ecco l’orgoglio che deve accomunare tutti quelli che vivono oggi in Friuli: essere parte di un popolo che per primo nel mondo ha raggiunto un altissimo livello di democrazia e di convivenza civile.

bassi enzo

 
 
 

3 APRILE 2010 - FESTA DEL POPOLO FRIULANO- FESTA DEL FRIULI-

Post n°90 pubblicato il 23 Marzo 2010 da abc57
Foto di abc57

UN APPELLO AD ESPORRE  LA BANDIERA DEL FRIULI, PER LA NOSTRA STORIA, PER LA NOSTRA CULTURA  ED PER  IL RISPETTO/RICORDO DEI NOSTRI PADRI.

BASSI ENZO

 
 
 

ITALIA - SANITĄ 4 MLD DI BUCO FINANZIARIO , 3,4 MLD AL SUD, CHI PAGHERĄ?

Post n°89 pubblicato il 23 Marzo 2010 da abc57
Foto di abc57

22/03/2010 11:57

Sanita': 4 mld rosso regioni 2009, 3,4 mld tra Lazio e Sud

(ANSA)- ROMA,22 MAR- Un buco di 3,4 mld accumulato in 13 Regioni, Lazio e Sud in testa, che arriva a 4 con i 755 mln gia' ripianati utilizzando i bilanci regionali. Sono i risultati, anticipati dal Sole 24 Ore, dell'andamento della spesa sanitaria nelle Regioni nel 2009. Il Sud e il Lazio hanno un deficit di 3,184 mld, 1,3 solo nel Lazio, e con Veneto, Puglia e Basilicata gia' impegnate a tappare il buco. Lazio, Campania, Abruzzo, Molise, Calabria, Sicilia e Liguria hanno accumulato insieme piu' dell'80% del deficit.

Sono 8 invece le Regioni che escono promosse dall'esame di Tremonti: i bilanci delle loro asl e degli ospedali sono formalmente in attivo di 152,5 milioni. La prima delle virtuose e' la Lombardia che presenta un avanzo di 29,6 milioni. Piemonte ed Emilia Romagna (che chiudono con avanzi rispettivamente di 17 e 41 milioni) hanno attinto pero' a proprie risorse per 399 e 155 milioni. Le altre Regioni con i conti a posto, senza aver formalmente intaccato i propri bilanci sono Friuli (+9,2 milioni), Toscana (+14,3) Umbria (+10,4) e Marche (+17,5), oltre alla provincia di Bolzano (+13,5).

RIFLESSIONE SERALE MA NON SOLO...............BASSI ENZO  DA "LIBERO" NEWS

 
 
 

IL RUOLO E IL DESTINO FUTURO DI UDINE .

Post n°88 pubblicato il 23 Marzo 2010 da abc57
Foto di abc57

LE "DISTRAZIONI"      DI UDINE
      Mentre a Udine accade questo, i triestini discutono molto seriamente e si attivano con tutti i mezzi per ottenere un liceo musicale e un liceo coreutico come quelli assegnati dal Ministero a Udine (Percoto e Uccellis) e cercano di ottenere i finanziamenti regionali per un secondo centro di ematologia da mettere in competizione con quello udinese.
      Intanto che a Udine si discute di nulla, sempre da Trieste partono proposte a raffica di eliminazione di "doppioni": la Regione tende ad accorpare l'università friulana (ricordiamo: voluta dal popolo) con quella giuliana, tende ad accorpare i due Erdisu, tende ad accorpare le due facoltà di medicina, tende ad accorpare in un'unica le aziende sanitarie della regione, tende ad accorpare le fiere regionali. Accorpare, naturalmente, significa portare ogni leva di comando nella città alabardata.
      Non far sapere al contadino quant'è buono il formaggio con le pere, quindi discutiamo del sesso degli angeli o del cavallo del re, così a Udine non penseranno ad altro. Mentre invece gli udinesi, in primis gli amministratori, devono farsi promotori di idee concrete per lo sviluppo della città, per la sua crescita in ogni settore, da quello politico a quello economico, da quello culturale a quello turistico.
      In questi tempi si sta decidendo anche il ruolo e il destino futuro di Udine e Udine deve saper tirare fuori gli artigli se occorre. Evitando di distrarsi con inutili quanto dannose disquisizioni.
     "
Roberto Meroi" gazzettino 23/3/2010

OSPITO INTEGRALMENTE E CONDIVIDO IL COMMENTO.BASSI ENZO

 
 
 

DOVE SONO I CONSIGLIERI CHE CHIEDONO IN VOTI IN FRIULI?

Post n°86 pubblicato il 09 Marzo 2010 da abc57
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Il 4 Febbraio scorso, col minor clamore possibile e con l’ unanimità dei Consiglieri, la Regione ha approvato la Legge n. 5/10 di valorizzazione dei dialetti di origine veneta. Lo strano silenzio ed il raro consenso bipartisan con cui è passato questo provvedimento legislativo stridono con le polemiche che sono state sollevate anche recentemente ogniqualvolta si è parlato di dare attuazione alla tutela della minoranza linguistica friulana. Il fatto che tra i relatori di maggioranza ci fossero i più acerrimi censori di ogni iniziativa pro-friuano, unito alla formulazione di un articolato costruito apposta per ingenerare strumentalizzazioni sull’ applicazione territoriale e sulle finalità da raggiungere, ci induce a pensare che questa Legge più che tutelare intenda sabotare ogni politica di valorizzazione linguistica. Gli ultimi mesi sono trascorsi sotto un incessante bombardamento stampa, pilotato dai soliti registi politici, contro ogni centesimo che lo Stato e la Regione spendono per l’ applicazione di una tutela riconosciuta dalla Costituzione e dallo Statuto Speciale per il ladino friulano. Ebbene, le identiche persone che negano i finanziamenti alla lingua usata o compresa da più di metà della popolazione regionale, ora vogliono usare gli stessi fondi per valorizzare anche l’ istroveneto ed il dalmatico! Le medesime parti politiche che hanno spinto affinchè il Governo impugnasse la L.R. 29/07 davanti alla Corte Costituzionale, oggi hanno voluto promulgare una Legge che travalica ogni principio di equità creando tutti i presupposti per una tutela di serie A per i dialetti veneti e una di serie B per le tre minoranze linguistiche storicamente riconosciute. Queste sono solo alcune delle motivazioni che andremo ad illustrare in due conferenze pubbliche che si terranno Lunedì 15 Marzo alle ore 20.30 presso il Centro Civico di Povoletto e Venerdì 19 Marzo alle ore 20.30 presso le Scuole Medie di Gonars dove raccoglieremo firme per chiedere al Governo l’ impugnazione della L.R. 5/10 davanti alla Corte Costituzionale. Il Front Furlan con questa azione intende difendere con metodo democratico il diritto dei friulani ad esistere come comunità economica, politica e linguistica distinta ed autonoma, non superiore a nessuno ma nemmeno inferiore a chicchessia. Allo stesso modo intendiamo ribadire che i dialetti veneti storicamente presenti nella nostra Regione (maranese e gradese) sono un patrimonio comune che va valorizzato applicando il principio di uguaglianza tra tutti i gruppi linguistici, principio che i padri della Regione hanno posto nelle ragioni fondanti del nostro Statuto Speciale. In allegato vi trasmettiamo i link della locandina delle conferenze e del modulo di raccolta firme. Chi vuole può raccogliere le firme anche in maniera autonoma (ricordando che i firmatari vanno identificari e registrati tramite documento di identità) inoltrandoci poi i moduli compilati entro il 3 Aprile, data entro la quale intendiamo depositare le richieste di ricorso alle Autorità competenti. http://www.frontefriulano.org/public/Babele.pdf http://www.frontefriulano.org/public/FrontFurlan%20Moduli%20raccolta%20firme.pdf Fronte Friulano - Front Furlan Il portavoce Federico Simeoni www.frontefriulano.org

 
 
 

I Diritto del Friuli -27 febbraio 1511-

Post n°85 pubblicato il 27 Febbraio 2010 da abc57
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Friuli: il 27 febbraio la giornata Friulana dei diritti

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Il 27 febbraio ricorre l'anniversario di una data molto importante della storia friulana, anche se molti friulani ancora non la conoscono. Nel 1511, infatti, il giovedì grasso (la Joibe Grasse o Zobia Grassa) cadeva proprio il 27 febbraio e fu proprio in tale giornata che prese avvio la più grande rivolta della storia friulana.

Organizzati in bande guerrigliere, i contadini assaltarono ed incendiarono castelli e palazzi nobiliari in tutta la Patria del Friuli. «L'insurrezione - ricorda il portavoce del Comitato 482 Carlo Puppo - fu soffocata nel sangue, ma le comunità friulane presero coscienza della loro forza.
Una forza che permise loro di subordinare al rispetto dei propri diritti comunitari l'appoggio militare a Venezia e che, alcuni anni più tardi, fu alla base della nascita della Contadinanza, organo rappresentativo delle comunità rurali senza pari in Europa.
Per tali ragioni riteniamo che, il 27 febbraio, sia la data più adatta per celebrare la Giornata friulana dei diritti. Diritti che secondo noi, sono, innanzitutto, quelli linguistici e nazionali, ma che sono fortemente legati a tutti gli altri diritti: salute, lavoro, casa, istruzione, ambiente».
«Quotidianamente - prosegue - vediamo calpestato il nostro diritto, come popolo, a decidere autonomamente del nostro destino. Prosegue, inoltre, l'attacco ai nostri diritti linguistici: basti pensare a quante sono ancora le scuole e le amministrazioni pubbliche che, nonostante la legge di tutela 482 del 1999, emarginano la lingua friulana; e i tagli ai fondi della 482 stabiliti a Roma di sicuro non aiutano». Puppo ricorda il «risultato positivo ottenuto grazie all'emendamento approvato dalla Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, ma guai ad abbassare la guardia: la battaglia è ancora lunga».

E non è tutto: «Più che un giorno di festa, questa è per noi una giornata di lotta e di rivendicazione, ma una lotta combattuta con metodi democratici, come è nel nostro stile: le scuri e i forconi li abbiamo lasciati a casa, usiamo invece le armi del diritto, dell'impegno quotidiano, della ragione. Affinché i friulani possano godere pienamente dei loro diritti e affinché il Friuli sia patria di diritti per tutti».

 
 
 

impegno per il FRIULI V.G.

Post n°84 pubblicato il 06 Febbraio 2010 da abc57
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Abbiamo coraggio, non fretta   Riassumo i primi tre mesi di vita di Alleanza per l’Italia in quattro parole. Parecchio coraggio. Nessuna fretta.
  1 – L’analisi della società e della politica italiana che abbiamo messo in campo è giusta e viene confermandosi giorno dopo giorno.L’annuncio di vita del Pd sembrava aver messo in moto una dinamica virtuosa, e creato un meccanismo corrispondente nel centro-destra con la nascita del Pdl: non la nascita di un assurdo bipartitismo, ma la creazione di due maggiori coalizioni imperniate su due maggiori partiti, competitivi nel centro della società italiana. Cosa è fallito? La mancata realizzazione della promessa del Pd (un partito di sinistra tendenzialmente riformista, ma afflitto da una babele di linguaggi e messaggi, e privo di strategia e progettualità adeguate); la conferma del Pdl come partito personale-carismatico. Effetti: l’incursione incessante di culture marginali nel Pd (giustizialismo antiberlusconiano; laicismo ideologico) e nel Pdl (con un crescente dominio politico e culturale delle parole d’ordine della Lega). Risultato: il Pd non si espande, ma si ritrae. Il Pdl vede – e ancor più vedrà, dopo la prevedibile vittoria della Lega nelle prossime regionali – una spaccatura insanabile tra Berlusconi e un Fini messo in minoranza. Prospettiva: questo bipolarismo fallito lascerà la strada a un nuovo assetto politico. 
 2 – La strategia verso un nuovo polo democratico-riformatore, di impianto liberale e popolare, è l’unica idea che abbia un senso compiuto. Sia in un sistema che resti maggioritario – con la candidatura a diventare nel giro di alcuni anni la prima forza del paese – sia che la democrazia dell’alternanza si misuri, come in Germania, su alleanze a base proporzionale. L’aggregazione di questo nuovo polo politico deve avvenire costruendo uno straordinario progetto di rinnovamento del paese: delle istituzioni, dell’economia, delle missioni per lo sviluppo nazionale. I tre anni residui della legislatura dovranno servire a questo scopo.
 3 – Chi deve promuovere il nuovo polo del cambiamento e del buongoverno?
 La neonata Alleanza per l’Italia è un ottimo nucleo promotore. Non ha la pretesa di rappresentare il tutto, ma l’ambizione di favorire l’incontro con altri potenziali partner. Innanzitutto, con l’Udc (nelle prossime elezioni collaboreremo in alcune regioni e avremo simbolo e liste comuni in Piemonte):
 ci sono buone basi di convergenza programmatica, e dopo le regionali possono venir meno anche le difficoltà legate alla tattica che l’Udc oggi è costretta a praticare nelle diverse situazioni. Gli altri partner potranno scaturire dalle crisi inevitabili sia all’interno del Pd che del Pdl, e da settori della società italiana disposti a rischiare qualcosa degli interessi particolari per salvare il moltissimo che è in gioco nell’interesse nazionale.
 4 – Alleanza per l’Italia è stata fin qui una sorpresa, se non un miracolo. Le sue iniziative pubbliche nazionali – gli incontri di Parma e Napoli – sono state notevoli successi, con autorevoli partecipanti e moltissimi militanti. Ha già aggregato dodici parlamentari, coraggiosi perché non appartenenti alla categoria denominata “che-garanzie-midate?”; persone che hanno corrisposto a convinzioni, e all’entusiasmo per questo progetto politico. Sarà presente con proprie liste solo in alcune regioni e comuni, laddove già esiste un radicamento e una precisa proposta per il territorio. In Campania, è stata decisiva per mettere fine ai veti e candidare Enzo De Luca, l’uomo capace di rovesciare una sconfitta annunciata. Sta già facendo migliaia di proseliti, dal Trentino (dove, con la guida di Lorenzo Dellai, l’Upt- Api vale il 20 per cento) alla Sicilia (dove ogni giorno si aggregano decine di amministratori ed esponenti importanti di una terra che vuole cambiare). Naturalmente, i sondaggi quantitativi registrano la quasi assoluta non conoscenza di nome e simbolo dell’Api: oggi, disponiamo di meno risorse da spendere in tutta Italia di un singolo candidato facoltoso nelle elezioni regionali! Ed è evidente l’ostracismo mediatico dei supporter e clientes dei due attuali poli (e non solo). Ma noi non abbiamo assolutamente fretta. Il progetto è forte, la strategia è l’unica credibile, l’aggregazione cresce costantemente. Le elezioni ci porteranno i primi eletti. Presenteremo tra poche settimane proposte innovative in una conferenza nazionale in campo economico e sociale: vogliamo che l’Italia, che è uscita dai radar, torni ad essere motore di sviluppo, di speranza, di futuro.
 Ci attendono tre anni difficili per il paese, ma entusiasmanti per chi vuol promuovere una nuova classe dirigente, una nuova modalità di partecipazione e decisione democratica, una nuova agenda riformatrice.
Abbiamo la libertà, le idee e – scusate se lo ripeto – il coraggio per farlo.

enzo bassi

 
 
 

NO ELETTRODOTTI AEREI REDIPUGLIA - UDINE OVEST

Post n°83 pubblicato il 03 Febbraio 2010 da abc57
Foto di abc57

NO ELETTRODOTTO AEREO - REDIPUGLIA/UDINE OVEST LEGA NORD-UDC-CENTRO SINISTRA IMPEDITE LO SCEMPIO. COMUNE DI UDINE COMPLICE DELLO SCEMPIO CON IL VOTO FAVOREVOLE DELL'ECOLOGISTA VERDE CROATTINI. VERGOGNA!

 

SOLIDARIETÀ AI PICCOLI COMUNI CHE LOTTANO PER LA GENTE ED IL TERRITORIO.

 
 
 

ORGOGLIOSA E CORAGGIOSA, MODERNA, LA NUOVA POLITICA IN FRIULI VG

Post n°82 pubblicato il 28 Gennaio 2010 da abc57
Foto di abc57

Tratto da intervento di Enrico Bertossi, oggi Coordinatore Regionale Fvg di Alleanzaxl'Italia

all'incontro del  22/1/20 a Udine

""Manca nel nostro paese un grande centro politico moderato, rassicurante, costruttivo.
Manca una moderna forza politica in grado di togliere i due grandi partiti di destra e di sinistra
dall’ abbraccio degli estremismi.
Per questo trovo importante e condivisibile la premessa fondante di Alleanza per l’ Italia, che
vuole rappresentare il nucleo promotore di un’ ampia     e  coerente     aggregazione:  democratica,liberale, popolare, riformatrice.  

Nella nostra  Terra dovremo coinvolgere anche la parte più illuminata e lungimirante            dell’ autonomismo, quella che non guarda a nostalgie del passato ma che ha un’ idea moderna     dei  rapporti   all’ interno dei  territori regionali.
In Friuli Venezia Giulia in questi anni abbiamo vissuto alcune esperienze, legate soprattutto alle
liste civiche e a figure carismatiche slegate dai partiti. Queste esperienze erano un embrione della possibilità di un diverso modo di amministrare la cosa pubblica ma sono state spazzate via da un voto politico legato ai partiti nazionali.
Si ritorna quindi a esperienze legate in maniera uniforme sul territorio nazionale, moderate, capaci di aggregare movimenti e persone provenienti da storie diverse ma convergenti.
 

So bene che qualcuno potrebbe obiettare che non serve un nuovo partito. In realtà se la cosiddetta      Costituentedi Centro dell’ on. Casini     fosse partita subito come una vera casa comune di tutte le esperienze, anche non politiche, fatte in questi anni da molti di noi, si sarebbe potuto sperare di costituire  da   subito  una    grande    forza politica moderata e centrista.   La scelta un po’ miope fatta dall’ Udc di cambiare sostanzialmente solo il nome
al partito, affidando il ruolo di costituenti ai suoi segretari regionali e non a personalità al di sopra delle parti, fa sì che si debba dare vita a un movimento diverso e più aggregante.

In questo senso la funzione e l’ utilità di Alleanza per l’ Italia sono di tutta evidenza.
So altrettanto bene che si può fare ironia sulle probabili   percentuali   elettorali   di   una  nuova formazione politica ma, ribadisco, la politica si fa con il cuore e le idee di cui si è convinti non con il tornaconto personale basato sui sondaggi: ogni albero, anche il più piccolo, fa la sua ombra e se piantato in terreno fertile è destinato a crescere!
Insieme ad altri amici con cui anni fa abbiamo dato vita al centro studi Friuli Futuro abbiamo deciso di impegnarci nel contribuire a dare vita ad Alleanza per l’ Italia in regione, consapevoli, una volta tanto, che chi ci aiuterà in questa affascinante avventura non lo farà perché abbiamo cariche e posti da distribuire    ma    solo   e   sinceramente    con   l’ entusiasmo e la passione.

Faremo politica a mani nude, senza posizioni di potere e senza grandi mezzi a disposizione.
Torneremo      ad   essere,   come   quando    eravamo ragazzi, artigiani della politica e coltivatori diretti del voto, perché, come dice Francesco De Gregori in una famosa canzone che parla di un giovane calciatore: “il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette”.
E  soprattutto     aggiunge:   “Un   giocatore  non  lo giudichi se ha paura di sbagliare un calcio di rigore ma lo vedi dal coraggio, dall’ altruismo e dalla fantasia”, doti che siamo orgogliosi di avere.
Udine, 22 gennaio 2010

condivido  bassi enzo.


                                                

 
 
 

UN GRANDE CENTRO E LA COSTITUENTE DEI MODERATI

Post n°81 pubblicato il 23 Gennaio 2010 da abc57
Foto di abc57

Ricominciamo a fare politica con Api.l'On Tabacci a Udine ospite per il lancio

Nasce l’Api,  i moderati verso il 2013

Bertossi: torneremo a essere, come da ragazzi, artigiani della politica

A Udine al Tomadini presentato il movimento  Alleanza per l’Italia, politici e simpatizzanti all’incontro con l’onorevole centrista

UDINE. Imprenditori, rappresentanti di categoria, politici e tanti curiosi. In molti hanno voluto essere presenti al debutto di Alleanza per l’Italia in regione, che vince così una prima scommessa: riempire la sala, al Tomadini di Udine, che i menagramo speravano troppo grande. Gli anfitrioni del nuovo movimento sono il portavoce Bruno Tabacci e Enrico Bertossi, uno dei protagonisti della compagine.

L’ex assessore regionale a fine serata può esclamare: «Bene, si ricomincia».

Tra le circa 400 persone arrivate ad ascoltare la nascita di quella che si propone come “la nuova via”, il Grande centro per superare il bipolarismo, ci sono anche esponenti dell’Udc. e Vittorio Zanon, presidente del Centro studi De Gasperi e consigliere nazionale dall’Udc. Ma ci sono anche amministratori locali come Antonio Sartori di Borgoricco, capogruppo Pdl del Consiglio provinciale di Pordenone, il sindaco di Lignano Silvano Delzotto e il vicesindaco di Pasian di Prato Andrea Pozzo. Tra gli imprenditori stringono mani Adriano Luci, presidente di Confindustria di Udine, Giovanni Fantoni, Antonio Maria Bardelli, Roberto Siagri, Cinzia Palazzetti, mentre per le categorie si notano Carlo Faleschini, presidente di Confartigianato Udine, Claudio Ferri della Confcommercio udinese, e appassionati di politica, come Michelangelo Agrusti, Flavio Pressacco, Toni Martini, Franco Asquini, Enzo Bassi e don Davide Larice, ma anche Franco Giunchi, segretario Fvg del Partito socialisti.

Una platea che per gli organizzatori, il Centro studi “Friuli Futuro” presieduto da Bertossi, è già un successo. Bertossi, dunque, ricomincia con la politica, dall’Api. Che ha una colonna sonora, “La leva calcistica della classe ’68” di Francesco De Gregori. «Torneremo a essere – dice l’ex assessore regionale –, come quando eravamo ragazzi, artigiani della politica e coltivatori diretti del voto, perchè come dice De Gregori “il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette. Un giocatore non lo giudichi dalla paura di tirare un calcio di rigore, lo vedi dal coraggio, dall’altruismo, dalla fantasia”. Sono queste tre qualità che noi crediamo di avere». Tabacci e Bertossi fanno leva sulla forza della provocazione, sulla capacità di scatenare riflessioni, nè su posti da guadagnare, nè su rendite. «Chi ci aiuterà in questa affascinante avventura – ammette l’ex assessore – non lo farà perchè abbiamo cariche e posti da distribuire, ma solo e sinceramente con l’entusiasmo e la passione». Sollecitano l’Udc e Pier Ferdinando Casini i due anfitrioni. Per essere partito in ritardo con la Costituente di Centro e per le alleanze a macchia di leopardo, un po’ con il Pdl un po’ con il Pd, che stanno stringendo in Italia per le imminenti regionali.

Poi Bertossi apre il dialogo anche con gli autonomisti. «Dovremo coinvolgere anche la parte più illuminata e lungimirante dell’autonomismo». L’Api si presenta così.

 

 
 
 

NON SOLO ENERGIA RINNOVABILE, MA ANCHE UN MEGA DEVASTANTE ELETTRODOTTO.

Post n°80 pubblicato il 23 Gennaio 2010 da abc57

Sì degli industriali all’elettrodotto aereo. L’ambiente può attendere… profitto űber alles

23 GENNAIO 2010       Udine

Gli imprenditori chiedono un sistema “potente” e “stabile” e che consenta eventualmente rapidi interventi per possibili guasti sulla linea

Gli industriali: sì all’elettrodotto aereo . Forte presa di posizione del presidente Luci.

UDINE. Sì all’elettrodotto Ronchi-Udine Ovest. E soprattutto sì alla sua realizzazione “esterna”. A sbilanciarsi e a far sentire pesantemente la propria posizione questa volta è la Confindustria di Udine, attraverso le parole del presidente Adriano Luci. Il quale, dati alla mano, “affossa” l’ipotesi di una struttura interrata, voluta invece dal battagliero Comitato per la vita del Friuli rurale.

Il ragionamento, e in qualche modo l’appello della Confidustria, muove da presupposti chiari. «L’energia è un fattore primario di competitività». Ovvero per crescere e per produrre le aziende friulane non possono avere “l’incubo” della disponibilità di energia elettrica.

«Per questo – sottolinea Adriano Luci (nella foto) – dobbiamo migliorare la disponibilità di energia unendo le fonti tradizionali e quelle alternative a partire dalle rinnovabili, tenendo però presente l’esigenza primaria di garantire la sicurezza e l’efficienza delle forniture attraverso reti di trasmissione adeguate».

Ed ecco la dichiarazione della scelta netta di campo. «La realizzazione della linea ad alta tensione Redipuglia-Udine Ovest – aggiunge infatti Luci – è indispensabile per superare l’attuale vulnerabilità del sistema elettrico regionale anche nei collegamenti con i paesi esteri. E la scelta della modalità costruttiva deve dipendere esclusivamente da ragioni tecniche, gestionali ed organizzative».

E poi la precisazione su quale struttura scegliere, tra esterna e interrata. Secondo la Confindustria Udine l’elettrodotto aereo offrirebbe una più elevata capacità di trasporto e una maggiore sicurezza di trasmissione, nonchè una migliore rapidità di intervento nella riparazione dei guasti. Viceversa un elettrodotto interrato, a giudizio degli industriali locali, non risulta in grado di offrire sufficienti garanzie per la minore affidabilità di esercizio e per i tempi di riparazione molto lunghi in caso di guasti.

«Indubbiamente il fotovoltaico – aggiunge Luci – e lo sviluppo delle fonti rinnovabili rappresentano anche per la nostra Regione un obiettivo da perseguire.

Ma questo non può far disattendere l’esigenza fondamentale di potenziare la capacità di trasporto e la sicurezza delle reti che vanno affrontate con soluzioni tecniche, quale quella aerea, che offre più efficienti condizioni di stabilità e sicurezza del trasporto, nonché di manutenzione, con il duplice vantaggio di ottimizzare l’utilizzo centrali locali e garantire la stabilità delle importazioni dalla Slovenia oggi e dai paesi balcanici domani».


 
 
 

ALLEANZAXL'ITALIA a UDINE IN FVG

Post n°78 pubblicato il 19 Gennaio 2010 da abc57
Foto di abc57

Manifesto per il cambiamento
L’Italia vive una stagione difficile. La crisi è superabile e non è impossibile unire la maggioranza degli italiani intorno alle decisioni che portino il Paese sulla strada giusta.

Ma la politica non ce la fa. La politica non è tutto: una società aperta, un’economia dinamica, istituzioni sane possono vivere anche quando la politica è in crisi. In Italia siamo nel mezzo di una Guerra dei Quindici Anni che si ostina a non finire; che, anzi, continua a radicalizzarsi e sta sfibrando le istituzioni, l’economia, il tessuto sociale. Senza la capacità della politica di guidare, mediare, unire, non saranno sufficienti l’impegno, gli sforzi, i sacrifici degli italiani che intraprendono, difendono la dignità del loro lavoro, tengono duro.

Occorre dire una verità: le due attuali parti contrapposte non ce la fanno. La destra ha un capo indiscusso (con un potere mediatico, economico e finanziario senza precedenti), una larga maggioranza in Parlamento, significativi consensi popolari; eppure, non riesce a realizzare le decisioni e le riforme necessarie. L’opposizione imperniata sul PD non ha un’originale cultura politica e non propone un’alternativa credibile. La risposta per il Paese non può venire dal populismo di destra, che è uno dei maggiori pericoli per le nostre società, in special modo nelle sue componenti xenofobe; né da una sinistra socialdemocratica, un’esperienza che ha un valore storico, ormai esaurito.

Occorre tirare le conseguenze da questa verità, se vogliamo realizzare una moderna democrazia dell’alternanza. Impegnarsi per non accrescere l’asprezza del conflitto: la maggioranza degli italiani non condivide che esso degeneri in disprezzo, confusione e inconcludenza. Ma non basta.

Occorre costruire una nuova offerta politica: c’è un largo spazio di opinione insoddisfatta e di potenziali consensi per chi sappia rappresentare in modo credibile l’interesse generale e organizzare le nuove opportunità del futuro. A questa larga parte dell’Italia va proposto un serio progetto politico democratico, liberale, popolare, di cambiamento e buongoverno.

ripreso dal Blog di Alleanza Xl'Italia      Bassi Enzo

 
 
 

news 2010 RIFLETTIAMO

Post n°76 pubblicato il 05 Gennaio 2010 da abc57
Foto di abc57

Rutelli a Il Giornale su Islam, multiculturalismo, integrazione

Martedì 05 Gennaio 2010 09:45

Senatore Rutelli, a Natale si è riaffacciato l'incubo del terrorismo islamico. Lei, che ha guidato finora il Comitato parlamentare sui servizi segreti, come valuta il pericolo? E che rischi corre il nostro Paese?

Dobbiamo prevenire giorno per giorno, non svegliarci solo dopo un attentato. La minaccia jihadista non è affatto in calo. E non durerà a lungo, come dimostra l'attacco alla caserma Perrucchetti di Milano, la condizione dell'Italia come Paese di transito, arruolamento e supporto logistico per terroristi che agiscono altrove. Il messaggio di Al Qaida porterà una disordinata, e sempre più pericolosa, attività di,singoli e piccoli gruppi auto-addestrati. Occorre un'organizzazione di sicurezza attenta e costante.

Ha fatto scalpore e un certo scandalo, a sinistra, l'intervento del politologo Sartori sulla "non integrabilità" degli islamici nella società occidentale. Condivide una tesi così pessimista?

Sartori ha ragione, perché la cultura prevalente nell'islam non è laica, ovvero impone il comandamento divino sulle scelte dei fedeli anche nello spazio pubblico. E certe reazioni a sinistra fanno riflettere su una sostanziale incomprensione di quello che accade nel mondo. Vede, in Europa abbiamo inseguito per molti anni un'idea sbagliata: che si debba andare verso una società multiculturale. Da tempo dico che il multiculturalismo è una strada senza uscita, come dimostra la crisi drammatica che investe l' Olanda, e la profonda autocritica aperta nel Regno Unito e in Germania. In Italia non abbiamo ancora l'odio che cova ed esplode nelle periferie parigine: non dobbiamo arrivarci assolutamente.

 

CONDIVIDO E SOTTOSCRIVO.

BASSI ENZO

 
 
 

BUON 2010 - Gioia e felicitą a Tutti

Post n°75 pubblicato il 05 Gennaio 2010 da abc57
Foto di abc57

COMINCIA UN ANNO  CHE VEDRÀ MOLTE FAMIGLIE ANCORA SUBIRE LE DIFFICOLTÀ ECONOMICHE, 

IN UN SISTEMA POLITICO   APPIATTITO SU DESTRA E SINISTRA,   UGUALI E CONTRARIE, NON SI INTRAVEDE ALL'ORIZZONTE NESSUNA LUCE.

L'IDEA DI  PERSEGUIRE LA NASCITA DI UN TERZO IMPORTANTE SOGGETTO, CONDIZIONANTE E MODERATO,  FERMO E DECISO  NELLE AZIONI E PROPOSTE, BÈ POTREBBE VERAMENTE SCOMPAGINARE IL BRUTTO EQUILIBRIO INSTABILE ATTUALE.

IL 22 GENNAIO 2010 A UDINE

PRIMO INCONTRO CON LA PRESENZA DELL'ON. TABACCI.

PARTECIPA ANCHE TU, ASCOLTA E DECIDI SENZA CONDIZIONAMENTI.

BASSI ENZO

 

 

 

 
 
 

STATI E NAZIONI -

Post n°74 pubblicato il 08 Dicembre 2009 da abc57
Foto di abc57

« Ogni collettività umana avente un riferimento comune ad una propria cultura e una propria tradizione storica, sviluppate su un territorio geograficamente determinato costituisce un popolo. Ogni popolo ha il diritto di identificarsi in quanto tale. Ogni popolo ha il diritto ad affermarsi come nazione. »
(Dichiarazione Universale dei Diritti Collettivi dei Popoli - CONSEU, Barcellona, 27 maggio 1990)

Una nazione (dal latino natio, in italiano "nascita") è un complesso di persone che, avendo in comune caratteristiche quali la STORIA, la LINGUA, il TERRITORIO, la CULTURA, l'ETNIA, la POLITICA, si identificano in una comune identità a cui sentono di appartenere legati da un sentimento di solidarietà. È questa coscienza di un'identità condivisa, questo sentimento di appartenenza a tale identità e di solidarietà che li lega, diffusi a livello di massa e non solo tra ristrette cerchie di persone, che rende una comunità etnica, culturale, politica una nazione. Al fine di autodeterminare la propria esistenza, spesso la nazione aspira a diventare Stato, cioè a darsi un ordinamento giuridico che ne affermi la sovranità. Quando una nazione diventa Stato dà vita a quello che più specificatamente viene chiamato Stato-nazione. Molte comunque, in tutto il mondo, rimangono attualmente le nazioni senza Stato. Per quanto riguarda l'Europa occidentale si riuniscono nella Conferenza delle nazioni senza stato d'Europa occidentale (CONSEU). In senso stretto tuttavia, nazione indica le persone, mentre paese indica il territorio e stato la legittima istituzione amministrativa. Per aumentare la confusione, i termini nazionale e internazionale si applicano agli Stati. Nonostante al giorno d'oggi molte nazioni coincidano con uno Stato, le cose non sono sempre andate così in passato e ancora oggi esistono nazioni senza Stato, come i baschi, i curdi, i palestinesi, i tibetani ed i nativi americani, mentre viceversa ci sono degli stati formati da più nazioni come il Regno del Belgio, il Regno Unito, il Regno di Spagna e la Svizzera. Vi sono anche stati senza nazione come la Moldavia, la Città del Vaticano e San Marino. La costituzione dello Stato Italiano, sviluppatatasi come annessione decisa da accordi superiori, ha contribuito negli anni ad identificare il concetto di Stato-Nazione anacquando le differenze sostanziali dei due concetti e tendendo a sovrapporli. Nel caso del Friuli Venezia Giulia, si può parlare a pieno titolo di Nazione esistendo nel territorio tutti i concetti ed i valori che sono il requisito fondante. Storia, lingua, territorio, cultura ed etnia. L’unico elemento mancante per costituire il Friuli in Nazione è la politica cioè la presa di coscienza di tutti i precedenti elementi costitutivi degli interessi del territorio. Svincolarsi infatti dagli interessi delle segreterie dei partiti statali, significherebbe recuperare l’autonomia nelle decisioni su programmi, candidature ed interessi economici del territorio. Tale enunciazione è assolutamente distante dal concetto di secessione se visto nell’ottica dell’integrazione europea e nel contempo, supera il concetto insufficiente di federalismo e di Padania sostenuto dalla Lega. La Padania non è una Nazione, ma semmai un insieme di Nazioni o protonazioni con identità culturali ed interessi spesso simili ma non completamente omogenei. L’interesse della Nazione Lombarda o della Nazione Veneta è spesso molto diverso dall’interesse della Nazione Friulana. Tra le altre cose, Il Friuli ha maggior titolo di altri ad essere considerato Nazione se non altro per lo status di Lingua e non di dialetto del proprio idioma. Sta in questi concetti, la motivazione principale dell’importanza di costituire e far crescere dei forti movimenti autonomisti a livello amministrativo locale che riescano a difendere le peculiarità dei territori svincolandosi dalle politiche statali e dalle segreterie dei partiti. Finchè questa consapevolezza non si svilupperà tra le varie Nazioni che compongono lo Stato Italiano, si continuerà a dibattere in modo sterile di concetti padani e federalisti che nulla hanno a che vedere con una moderna autodeterminazione dei territori delegando ai centri di potere romani o milanesi, la gestione del nostro territorio.

 
 
 
 
 

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