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Faccio pure Questo

per non farmi mancare nulla.

 

 

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Foglie - Capitolo VIII

Post n°55 pubblicato il 26 Febbraio 2016 da mi.descrivo



L'importante,
alla fine,
è solo l'interpretazione.

L'assolo.


Mmm...
prima volta qui?

Allora immagino che tu
non stia capendo granché.

Dovresti allora iniziare dall'inizio,
cliccando
qui.

Vedrai che dopo
continuerai a non capirci nulla.

Ma non è poi così importante.

 

 

* * *


La Santabarbara


Riassuntino:


Sto acquistando armi.

Le acquisto da un commerciante
che non è un tipetto facile.

Anche io comunque non lo sono.


:-)

 



"Mi dica Signore".



Decido in un lampo
di giocare d'anticipo.


Per disarmarlo.

"Am sun stufe ed tirer su dal foi".
(trad.: "mi sono stufato di raccoglier foglie")


Lui resta immobile.


Intuisco che ha funzionato,
l'ho spiazzato attaccando subito.

Assai raramente uso il dialetto.

Ma stavolta mi convene;
disinnesco così almeno una
delle tante sue armi.


Funziona;
non se lo aspettava.


Lo vedo che vacilla
per una frazione di secondo.

L'arbitro fischia l'inizio della partita
ed io tiro il pallone in avanti
con ancora tutti i miei nella mia metà campo.

Caso non previsto;
per questo lui si stupisce
e per questo resta immobile.

Ma ditemi,
contro il Barcellona,
l' "Atletico Castelfranco",
che cazzo può fare
se non incursioni ed arrembaggi
per cercar perlomeno di sorprendere?

Lui lo capisce,
per questo sorride.

Empatia;
ecco la mia arma.

Senza quella,
non potrei coltivare alcuna speranza.

 

Ho solo procrastinato,
di pochi secondi,
il corpo a corpo.

Lui riprende facilmente
le redini in mano:

"L'ho già Sentito questo problema.
Non sei l'unico."


Interessante risposta.


Tutto va analizzato in quest'uomo;
nulla in lui è casuale.


Ha risposta in Italiano,
per non dar segno di seguirmi;

ed è passato al "tu".

Non è che si stia prendendo
una confidenza;
semplicemente me la concede.

Ha intuito la mia tattica e mi asseconda;
la miglior mossa possibile
per riuscire comunque a tenere in mano il timone.


Io accenno un sorriso;
rispetto il codice.

Esprimo gratitudine
per l'onore concessomi.

Lui non ricambia.

Naturalmente.


E' un vero Sire quest'uomo.

Silenzioso mi guarda ed attende.

Già;

lui lo sa che io vado lì con proposte
sicché si è abituato a non farmi domande;

tace ed attende.

Evita così il rischio di non saper come uscirne
nella tanto malaugurata
quanto improbabile ipotesi
che la mia proposta sia migliore della sua.

Questa attenzione costante ad ogni mossa
gli consente di sfiorare l'infallibilità.

A questo silenzio
son sempre io che non reggo.

Quest'uomo mi affascina.

Non per intelligenza,
né per praticità;

dopotutto in nessuna delle due è superlativo.

Ma, nella combinazione delle due,
lui eccelle.

Come la Yamaha YZR-M1 o la Ferrari SF16-H
.

Un qualsiasi grosso TIR della IVECO
ha un Motore più Potente
di quello della YAMAHA
di Valentino Rossi.

Così come una piccola minicar
pesa assai meno della Ferrari
di Sebastian Vettel.

Ma se fai il rapporto Peso/Potenza
ecco che i due mostri di MotoGP e F1
sbaragliano il campo.

Così quest'uomo.

E' un buon connubio di genialità e competenza;
dove non ci arriva con  l'una,
l'altra si allunga e ce la fa.

Una delle due
ce la fa sempre. 

E poi lui, come me,
è ironico osservatore della propria vita
e di quella dei suoi contemporanei.

Queste sono le cose che fan sì
che lui sia uno di quelli
davanti ai quali mi inchino.

E non sono tanti.




Espongo quindi.


"Son tante, son come cavallette.

Mi si appoggiano su un fianco del giardino
che è in pendenza;

una pendenza inventata da Dio
per farmi soffrire;

non troppo ripida da farle rotolare in piano
ma troppo scomoda per rastrellarle con agio.

Le voglio catturare.

Intrappolare con una rete a terra
per poi ammucchiarle in un lampo
semplicemente chiudendo la rete".

Lui: "Ma la rete marcirà !"

Io: "La vorrei in plastica."



Lui: "Ma una rete per terra è brutta !"

Io: "E' brutta se la si vede;
io la voglio mimetica"



Fa un sorrisetto: "Serve altro ?"


Gli faccio capire che non scherzo: "Certo, altrimenti mica venivo da lei"



Lui: "Sentiamo..."

Io: "Deve costare meno di un cazzo".



Lui: "E sei venuto a cercarla qui ?"

Io: " Perché ?Esiste per caso,
senza che io ne sia mai venuto a conoscenza,
un posto migliore di questo,
nell'emisfero Boreale,
per trovar soluzioni a problemi apparentemente irrisolvibili?"


Accenna ad un sorriso;
l'adulazione è la sua endorfina.


Lo conosco
e lo capisco;

mi somiglia.


Ma non mi vuol dar soddisfazione.


Non mi fa vedere l'espressione del suo viso.

Si gira
ed inizia a camminare verso il magazzino
che sta dietro la bottega.


Ed io lo seguo.



Il miracolo è l'ordinario in questo posto.

E si ripete ogni volta.


L'oggetto che mi serve
ha sentito il nostro dialogo
e lo sta già chiamando.

Lui va,
ed io gli son solo due passi dietro.


Siamo in missione finalmente, io ed il mio Sergente.


La sua mano sinistra scivola sul suo capo,
e si ferma poco più su della nuca.


Sa che osservo questi suoi gesti,
mentre lo seguo.



Inizia ad accarezzarsi quella zona
del capo con i polpastrelli.


Una recita.


Cerca di dimostrarmi, simulando,
che, per me, pensa.

Fa alcuni passi;

io so che ora sta semplicemente ripassando
il tono di voce più noncurante del suo repertorio,
per dirmelo con simulato distacco .

Ancora un attimo e poi,
per l'ennesima volta, lo dice.
 
"Ce l'ho."


Pure io, con finta noncuranza,
gli ribatto.

Stavolta algido: "Mai dubitato, Signore."


E lui parte con la soluzione,
che mi snocciola per singoli punti,
enunciati col ritmo di una mitraglietta d'assalto,
mentre cammina davanti a me,
accompagnandomi al luogo
dove la soluzione è riposta:

"Rete da Orto;
per ortaggi rampicanti.

Molto Resistente,

in Plastica verde;

maglia irregolare,

filo irregolare.
 
Ne consegue che, gettata su un prato,
è più mimetica di un Marines
col volto incremato.

La usi
e la getti via ogni anno,
assieme alle foglie.

Costa probabilmente meno
di un paio di sacchetti di plastica
del Conad.

Ce l'ho in pezzi da dieci per quindici metri."


Mentre parla giunge allo scaffale,
allunga la mano,
afferra e me ne porge alcune confezioni.

Non si gira ad osservare
se concordo con la sua proposta;

lui non fa proposte;
e neppure propone soluzioni.

Lui fornisce LA SOLUZIONE.

Unica.

Come le radici di una equazione di primo grado.

Me le mette nelle mani,
una dopo l'altra,
senza guardarmi
mentre mi chiede:
"quante te ne do ?"


Con lui non l'ho mai detto.


Non l'ho detto
perché ci tengo a tenerlo in tensione continua;

non voglio si adagi sugli allori.

Lo faccio per esser certo
che mi darà sempre il massimo di se stesso.

Tuttavia qui sento di doverglielo.

Se fossi stato Capo di Stato, in quell'istante,
lo avrei nominato Cavaliere del Lavoro.

Con cerimonia immediata.

Ekkekkazzo.

 



* * * 


Ora ho tutto.

La prossima mossa?

L'implementazione.

;-)

 
 
 
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MANUALE D'USO

Se leggi il mio primo post, troverai un punto dove dico che "scrivo tanto".

Che posso farci?

Scrivendo solo "perché" mi piace
scrivo solo "come" mi piace.

- voglio il Times New Roman,
- voglio il font grigio chiaro,
- voglio il testo parecchio aerato

e soprattutto non accetto compromessi. 
Non voglio rinunciare a nulla di tutto ciò.

Un bimbo viziato insomma. 

Le comodità però si pagano.

Queste cose fanno ingrassare l'HTML e non ci son dietologi pare.

Sicché lo spazio che mi mette a disposizione il gestore… non mi basta. 

Sempre in quel post aggiunsi che, tuttavia, so come farcelo stare, quello che scrivo, in questo posto.

Ovviamente non intendevo far credere che so far miracoli; non sono mica Gesù.

Con quattro pani e quattro pesci, lo scrivente riesce solo:

- a nutrirne quattro o
- ad affamarne otto o, infine,
- ad ammazzarne sedici o più.

Non avendo possibilità di far meglio,
ho due soli modi per superare l'asticella.

Il primo è quello di fare il riassunto di me stesso.
E non mi va.

Il secondo è quello di postare "a puntate". 
Farò così.

 
 

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