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Faccio pure Questo

per non farmi mancare nulla.

 

 

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Foglie - Capitolo VII

Post n°54 pubblicato il 18 Febbraio 2016 da mi.descrivo



Detto nel modo più signorile e garbato
che mi sia possibile…

"stavolta le voglio fottere!".

Sissignore.

Stavolta non sarò
passivo osservatore degli eventi.

Stavolta loro crederanno,
come sempre,
di aver invaso e vinto.

Illuse.

In un lampo, le catturerò tutte
e le smaltirò in un baleno.

Se ti stai chiedendo
cosa io stia dicendo…

Beh...
hai un solo modo
per capire.

Forse.

Cliccare
qui.

 


* * *

Il mio Venditore di Armi


Riassuntino:


Ho un piano per vincere.

Ogni piano che si rispetti
richiede dei mezzi.

Io ho il mio uomo di fiducia.

:-)

 



Per vincere le guerre
è importante avere un buon
fornitore d'armi.

Nel mio caso,
un buon Ferramenta.

Che posto!

E che uomo il gestore.

In realtà son due
e son moglie e marito.

Lei fa il lavoro;
lui, anche se non lo sa,
fa Marketing e Comunicazione.

E' un leader.

Ha un naturale talento
ad orientare il pensiero di chi lo ascolta
nella direzione in cui si dirige il suo.

Lui non trascina,
e neppure spinge.

Lui va.

E tutti lo seguono.

Il suo negozio
è l'ovvia conseguenza di ciò.

Non solo ha tutto;
questo non basterebbe.

Il valore aggiunto è che lui,
vedendo te, sente una voce;

sente la voce di ciò che ti serve,
la voce di un oggetto disperso
su uno dei tanti scaffali o cassetti.

Quella voce lo chiama e gli dice:
"a questo qui servo io!".

Lui, e solo lui, sente la voce
sicché il suo mestiere è
unire oggetti e persone
che si cercavano
e solo da lui sanno trovarsi.
 
Io lo so.

Lui intuisce i miei problemi
già mentre sto parcheggiando
davanti al suo negozio.

Tutte le volte così.

Scendo dall'auto e so che,
da dietro al suo bancone,
lui mi sta già guardando.

Chiudo la portiera,
pigio il tasto posto sulla chiave
per azionare la chiusura centralizzata
e lui mi ha già visto
e mi inizia a leggere nel pensiero
già mentre cammino nel parcheggio
prima di genuflettermi all'ingresso del suo tempio.

Gomiti appoggiati al bancone,
mento appoggiato ai palmi delle mani,

occhialini a mezzaluna da presbite
appoggiati alla estrema punta del naso,
proprio sull'orlo, in un punto che non rispetta
né la legge di gravitazione universale
né i coefficienti di attrito.

In modo che sia chiaro sin da subito che lui è lui
e che noi non siamo un cazzo.

Avvicina il mento al petto,
quando mi vede arrivare,
per meglio guardarmi da sopra gli occhiali;

lo fa piegando un poco la testa a destra
appoggiandola completamente alla relativa mano
e col medio della sinistra inizia a grattarsi la fronte.

Sento che il mio arrivo
gli procura leggere preoccupazioni.

Ma si sa,
tanti vanno lì per comprar Carbonella e Diavolina
oppure attacchi a baionetta per l'irrigazione del giardino.

Son casi monotoni per lui.

Con quella monotonia
lui ci mangia.

Con la mia follia, invece,
ciba la sua autostima.

Entro ed attendo il mio turno
ascoltando ciò che dice
all'avventore che mi precede.

"Ho capito cosa le serve!
mi deve però dire
se ha tubi da 'un mezzo' o da 'tre quarti.' " 

Lui lo sa già che quello
non saprà rispondere.

'Capire la domanda'
è un ovvio prerequisito alla soluzione dei problemi
ma lui sa che, con questi tipetti,
neppure il banale è ovvio.

Per questo attende un paio di secondi.

Poi "finisce" il poveretto
passando al dialetto:

"Sgnor, per deregh na man, a go da saveir se al tub
le da mezz o da tri quert ed polis."

(trad.: "Signore, per darle una mano, io debbo sapere se il tubo è da 'mezzo' o da 'tre quarti' di pollice.")

E' studiato, io credo,
il passaggio al dialetto.

In questo modo
li porta in una zona a loro ignota,
per farli sentire ancor più inadeguati.

Si abbassa,
per dimostrare all'avventore
che è inadeguato pure al minimo.

Negli anni ha imparato che questi tipetti sono cocciuti.

Ha imparato che è meglio far capir loro, da subito,
che non è il caso che cerchino di illustrargli le loro ragioni
o le loro idee.

Dovrebbe sprecar tempo a dimostrar loro
l'infondatezza delle prime
e la fallacità delle seconde.

Un modo per dirgli , senza dirlo:
"Senti caro,
sarai pure il responsabile finanziario
della multinazionale del caso;

avrai pure deciso di trasformare il tuo giardino
in una sorta di sala chirurgica a cielo aperto
da mostrare agli amici come prova definitiva che,
in qualsiasi cosa tu ti cimenti, sai come organizzarla.

Tuttavia io conosco la verità;
io lo so
che non ne capisci una sega di queste cose!
 
Io so, come tu del resto sai,
che non ne hai le capacità.

E tu sai pure che io lo so.

Il tuo pollice non è verde;
al massimo sarà pigmentato
dall'inchiostro della tua Montblanc.

Forse sai far crescere gli utili;
di certo non l'erba.

Quindi non pensare;
quello limitati a farlo nei feriali.

Nei prefestivi,
quando dai sfoggio di manualità
vagando nel  francobollo di giardino
davanti al villino a schiera,
non pensare.

Ascolta
ed
Esegui.

Poi,
quando tutto funzionerà come io ho previsto,
se ne hai voglia,
cimentati a cercar di capire quello che hai fatto
seguendo le mie indicazioni;

insomma:
'posteriorizzati la consapevolezza'."

Io lo so,
ne sono certo
che è questo che gli gira in testa
in quei momenti.

Cazzo,
che uomo!

Loro sollevano la pelle della fronte
e tirano un po' su il mento.

Evidenti segnali, nell'ordine,
di Consapevolezza della loro Inadeguatezza
e di Orgoglio Ferito.

Ecco quanto gli trasmettono
con l'inconsapevole linguaggio
del loro viso.


In questo modo costoro inconsapevolmente esprimono
il loro imbarazzo per il fatto che quello,
ogni volta, li faccia sentir coglioni.

Lui conosce bene
quel ricco ed inconsapevole linguaggio della pelle
del viso dei suoi clienti.

Ormai ascolta solo quello.

E queste espressioni inconsapevoli
sa che son di sottomissione.

Sa che l'altro si è piegato;
ora può tornare ad usar l'italiano
per essere paterno.

"Ora lei se ne torna a casa,
me ne svita un pezzo, e me lo porta.
Solo così posso darle ciò che le serve."

Attimo di assoluto silenzio
e poi lui li fissa e sorride,
bonario e protettivo.

La pelle delle fronti di quei poverelli
si riabbassa e si ridistende.

 
Si intuisce che pensano
che avrebbero potuto arrivarci da soli,
prima di uscir di casa.

Lui legge pure questo pensiero sicché,
al sorriso, aggiunge un cenno di assenso col capo.

Il maschio dominante che è in lui,
anche stavolta, ha dimostrato che,
se ci si accontenta di secondi posti,
lui ne ha davvero parecchi a disposizione.

Io, con lui, ho una diversa tecnica.

Lo so prendere.

Non mi metto al suo livello; sto sotto.

Entro, mi inchino e gli bacio l'anello.

Lui si compiace di questi miei ossequi.

Io lo so, lui è come i metalli;
scaldali e diventeranno più malleabili.

Lui sa che non mi ha mai dovuto rimandare a casa;
sa che vado da lui solo dopo attenta analisi.

Mi preparo insomma.

Porto domande ma anche possibili risposte.
Umili proposte da sottoporre al suo illuminato vaglio.

Mi ricambia con bonari accenni al sorriso.

Lui è come un goleador.

Metri di palloni d'oro a scaffale e decine di letti sfatti con veline che raccolgono, andandosene, l'intimo che lui ha fatto poco prima volar via.

Io, ai suoi occhi, son come un bambino che ha un naturale talento.

Mi guarda sorridendo mentre smarco avversari e trafiggo portieri nel campetto dell'oratorio.

Mi guarda come se gli ricordassi di quando pure lui giocava nei campetti di periferia.

Sicché, dopo poco, gli viene istintivo aprire il portellone della sua auto, infilarsi le scarpette per stimolarmi, mostrandomi l'enorme distanza tecnica che c'è tra me e lui.

Ma poi, dopo essersi accertato che io abbia ben presente il divario esistente, per non passar da presuntuoso mi insegna.

Ricostruisce l'azione nella quale non riuscii a forar la porta e mi fa vedere come avrei dovuto fare.

Io lo ammiro, lo ascolto e poi eseguo.

Lui sa che bevo le sue parole,
sa che lo imiterò alla perfezione
e sa che il tutto finirà con un "buona la prima".

Anche quel giorno,
dopo che io ho atteso con diligenza il mio turno,
si è avvicinato a me.

Pupille nelle pupille,
azzurro nell'azzurro
a meno di 20 centimetri,
per pochi secondi.

Un istrione,
con un negozio ad uso Palco.

Penso guardi se son bello attento,
penso che cerchi, insomma, di capire se son bello reattivo.

Non l'ho mai tradito.

Do il massimo di me in quei momenti.


* * * 


La prossima?

Lui ed io.

;-)

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Commenti al Post:
Katartica_3000
Katartica_3000 il 19/02/16 alle 12:51 via WEB
Che simpatici questi due Ego a confronto!! Si somigliano cosė tanto: hanno pure gli occhi azzurri entrambi!^_________^
 
Lady_Magnolia
Lady_Magnolia il 19/02/16 alle 21:20 via WEB
Bella anche questa scelta. Complimenti ancora
 
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MANUALE D'USO

Se leggi il mio primo post, troverai un punto dove dico che "scrivo tanto".

Che posso farci?

Scrivendo solo "perché" mi piace
scrivo solo "come" mi piace.

- voglio il Times New Roman,
- voglio il font grigio chiaro,
- voglio il testo parecchio aerato

e soprattutto non accetto compromessi. 
Non voglio rinunciare a nulla di tutto ciò.

Un bimbo viziato insomma. 

Le comodità però si pagano.

Queste cose fanno ingrassare l'HTML e non ci son dietologi pare.

Sicché lo spazio che mi mette a disposizione il gestore… non mi basta. 

Sempre in quel post aggiunsi che, tuttavia, so come farcelo stare, quello che scrivo, in questo posto.

Ovviamente non intendevo far credere che so far miracoli; non sono mica Gesù.

Con quattro pani e quattro pesci, lo scrivente riesce solo:

- a nutrirne quattro o
- ad affamarne otto o, infine,
- ad ammazzarne sedici o più.

Non avendo possibilità di far meglio,
ho due soli modi per superare l'asticella.

Il primo è quello di fare il riassunto di me stesso.
E non mi va.

Il secondo è quello di postare "a puntate". 
Farò così.

 
 

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