Credevo di esser sola, eppure sei davanti ai miei occhi, terribilmente bella. E se la vista è stata fin troppe volte ingannevole, non lo è quell'essenza unica e vera che emana dai nostri corpi, quel calore che sa di familiare e rassicurante. Non ti parlerò, sorella mia, lascerò piuttosto che lo sguardo rispecchi la mia interiorità, che a mala pena si può esprimere con le parole, perché anche tu possa riflettere ciò che eri e stai diventando...
Cielo! Siamo nate proprio lì, ricordi? Era un perenne giorno di fuoco; prima ancora che fosse creata la materia, nostro padre, il Sole, volle plasmarci perché non aveva alcuna creatura in cui compiacersi. Io credo che soffrisse anche un po' di quel malessere eterno che si chiama solitudine ma forse mi sbaglio o forse lui era troppo orgoglioso e vanitoso per ammetterlo. Se lo sia ancora oggi, mi è difficile dirlo, perché la disgrazia in cui caddi tanto tempo fa, m'impedisce di scrutare la sua anima; a questo rimorso si aggiunge il rimpianto di quei tempi felici, di cui ho una vaga e confusa immagine, come nel risveglio dopo una notte di sogno.
Ricordi come sorgemo da una scintilla nelle facole e come lui plasmò la nostra bellezza irradiandoci dei suoi venti? Ci donò due ali per volare, una forma snella ed elegante per fendere l'aria, un piumaggio di rubini incandescenti dell'amore e della passione con cui ci creò. Volavamo spensierate attorno alla sua figura immobile, noi ci specchiavamo in lui e lui in noi. Vivevamo.
A volte però nasceva un pensiero, tagliente come i venti invernali, che ci spingeva a sueprare ogni limite. E ne avevamo solamente uno dinanzi a noi: diventare come nostro padre. Allora, come tentammo di violare la nostra identità, quel pensiero e quel vento divennero così freddi da gelarci le piume ed impedirci di proseguire. Anzi, cominciammo a cadere, superando limiti che non avevamo incontrato e che non avremmo mai voluto conoscere. Durante la caduta sentivamo i raggi del sole che ci abbandonavano, i nostri corpi dirsi addio ed il gelo penetrare più a fondo nelle membra...
E poi l'oblio.
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