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Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 25 Aprile 2007 da Fernanda75
 

immagineCANDOMBLE

La religione affrobrasiliana

Candomblé è il nome dato in Brasile alla religione originatasi in questo paese dal sincretismo tra le culture e tradizioni proprie delle popolazioni provenienti dall'Africa Occidentale e deportate nel Nuovo Mondo durante il periodo schiavista.

  Tra i vari aspetti di queste culture, un ruolo importante spetta al culto agli Orixás (detti anche Santos,"santi"), divinitá assimilabili alle forze della natura come l'acqua, il vento, la vegetazione, il fuoco, i quali partecipano della vita dell'essere umano e lo accompagnano in ogni singolo momento della sua esistenza.

  A costo di grandi sacrifici, lottando contro le persecuzioni e i pregiudizi, gli africani e i loro discendenti hanno potuto conservare in terra brasiliana le proprie tradizioni, preservando fino al giorno d'oggi questa cultura che attualmente non è più appannaggio esclusivo della popolazione nera e conta infatti fedeli, studiosi e appassionati di ogni origine ed estrazione sociale, tanto in Brasile come in Europa.

  Le comunità di Candomblé, vere e proprie famiglie spirituali organizzate intorno alla figura del "capo famiglia", Mãe-de-santo o Pai-de-santo, "Madre o Padre-nel-Santo", hanno come obiettivo principale quello di mantenere e sviluppare l' axé: la forza sacra invisibile che permea ogni aspetto della nostra vita rendendone possibile l'esistenza.

  La filosofia di vita del Candomblé, i suoi codici, le prescrizioni, gli atti rituali, tutto l'insieme di questa tradizione millenaria tramandata oralmente di generazione in generazione grazie al potere della parola, ha quindi lo scopo di trasmettere e rafforzare questa energia rendendo così possibile la costante e armoniosa unione e comunicazione tra l'uomo e il divino.

  Il rapporto con il Sacro è fatto di reciprocità: attraverso l'azione rituale (canti, danze, cibi ecc...) l'uomo accresce l' axé del proprio Orixá, contribuendo attivamente allo sviluppo della propria energia, che si manifesta praticamente nella qualità della vita di ogni giorno.

  Possedere  axé significa, in generale, essere in armonia con il mondo, avere consapevolezza e rispetto per ciò che si è, il che consente di godere della pienezza della vita.

Il cultore di Candomblé percepisce e vive il profondo rapporto con l' Orixá in modo costante, minuto per minuto, ed è forse in ciò che principalmente risiede il fascino che questa cultura esercita su noi occidentali: il fatto che il sacro partecipi del nostro quotidiano, che non sia considerato qualcosa di trascendente, lontano e separato, ma una forza che interviene attivamente nella vita dell'uomo, conferendogli forza ed energia e aiutandolo concretamente nel conseguimento dei propri obiettivi

Attraverso il  jogo-de-búzios - lancio dei cauri (conchiglie consacrate a tale scopo), persone iniziate e appositamente preparate a questa pratica possono "leggere" quali energie attorniano la persona che si sottopone alla divinazione.

  Premettendo che ogni individuo, al momento della nascita, si "affida" ad una sorta di Angelo Custode, l'ORIXÁ, che guida ogni passo della sua vita, è proprio facendo ricorso alla divinazione che è possibile risalire al proprio Orixá di appartenenza, il che si traduce in pratica nella conoscenza degli archetipi del nostro temperamento e in una migliore comprensione di pregi e difetti della propria personalità, influenzata appunto dall'Orixá.

  Inoltre, conoscere le energie che attorniano la nostra vita ci permette di incrementarle, se di connotazione positiva, oppure di allontanarle o addirittura "sostituirle", se esse sono di connotazione negativa.

  Queste energie (Odú in lingua Yoruba, la lingua africana del Candomblé) sono infatti mutevoli e, a differenza dell'Orixá, sono "manipolabili" o "gestibili", naturalmente attraverso particolari interventi che solo persone preparate e qualificate sono in grado di effettuare.

  Scopo finale della divinazione è quindi quello di mantenere, ristabilire e/o trovare il giusto equilibrio tra la vita materiale e quella spirituale in una armonia che dia forza, benessere e gioia di vivere.

I candomblé sono caratterizzati dalla vivacità delle loro feste. Il suono dei tamburi che pervade l'albeggiare. Le danze e i ritmi cadenzati. Le evoluzioni al suono degli atabaques e degli agogôs. I movimenti e le piroette vertiginose dei ballerini, le esuberanti coreografie, esotiche nella loro combinazione di movimenti, suoni e colori.
Questo aspetto si impone a tal punto che siamo a volte portati a dimenticare il prosaico lavoro che costituisce la quotidianità dei culti afro-brasiliani.

   Agli occhi di persone abituate a forme più contenute di pietas sembrerà, sempre, poco credibile che si tratti, nella fattispecie, di manifestazioni liturgiche degne di tal nome.
Le critiche al riguardo sono antiche e si ripetono da molto tempo. I "tranquilli cittadini", la "gente perbene" hanno il sonno lieve e tendono, sempre, ad essere infastiditi da queste manifestazioni. Mal sopportano queste voci d'Africa, impertinenti promemoria di una eterogeneità che oltrepassa tutti i domini, fisici, intellettuali (culturali), affettivi, sociali e, soprattutto, religiosi (si legga morali). I più infastiditi mormorano.
A volte chiamano la polizia, oggi come ai tempi di Nina Rodrigues.

   La prospettiva malevola è il risultato di una visione di chi parla in terza persona. Chi va ai candomblé, invece, vede qualcos'altro.
Sarebbe sufficiente che chi critica assistesse a una di quelle grandi feste pubbliche che sono le saídas-de-iaô. Vedrebbe il povo-de-santo parlare di se stesso in prima persona. Assisterebbe a un evento umano paradigmatico. Forse non arriverebbe a comprendere pienamente i significati e le implicazioni di questa storia del candomblé, sul candomblé e per il candomblé, rappresentata di fronte a sé. Tuttavia, non potrebbe non avvertire la profonda impressione causata dalla ricercatezza e dallo splendore di questa liturgia. Potrà dimenticare i dettagli del rituale, ma saprà, da quel momento in poi, come si festeggia nel candomblé la nascita di un nuovo filho-de-santo. E, forse, avrà il desiderio di sapere cosa esattamente significa la cerimonia dell'orúko. Quando accadrà questo, sarà pronto ad intraprendere una etnografia.

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Xango.o
Xango.o il 04/10/07 alle 17:15 via WEB
Xangô, figlio adottivo di Yemanja, Dea del mare...
(Rispondi)
ogumode
ogumode il 23/12/08 alle 22:42 via WEB
Ciao sono figlio di Ogun e oxum con oxossi sono di Milano complimenti molto bello il tuo blog ..io ho un terreio e in piu quasi ogni quindici giorni facciamo una sessione di caboclo...mi piacerebbe conoscerti..beijo
(Rispondi)
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OXAGUIAN

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I figli di Oxaguiàn, invece, sono giovani guerrieri, e come tali combattivi, inquieti, imprudenti, ma possiedono una grande spiritualità e sono idealisti e sognatori. Difficilmente accettano la realtà per come è e cercano di cambiarla, sono duri giudici di se stessi, portati al sacrificio e all'autoflagellazione, sono ostinati, permalosi ed egocentrici. Desiderano l'autoaffermazione, il successo, la fama, sono attratti dal mondo e allo stesso tempo ne fuggono, amano il denaro e lo disprezzano, desiderano Dio e lo sfidano, cercano l'annullamento dell'ego ma sono presuntuosi, vivono l'inquietudine del giovane Siddharta e l'ansia di conquista e di conoscenza. Vogliono essere umili ma anche farsi notare, temono l'amore perché non sono disposti a rinunciare alla loro identità. Oxaguian esiste nello scienziato, nel ricercatore, nello studente. La sfida è l'eterna fuga da se stessi, la ricerca come pretesto per non incontrarsi, la paura di darsi, di offrirsi, di fidarsi di sé stessi e degli altri. La sensazione di non essere all'altezza, di non sentirsi mai pronti li può rendere discepoli a vita.

 

SAUDADESSSSS

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XANGO

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I figli del fiero dio del tuono, Xangò, sono di temperamento forte e orgoglioso, hanno innato il senso del comando e della responsabilità, sono affidabili e leali, non sopportano le ingiustizie e sanno comporre qualsiasi conflitto. Dall'altra parte possono cadere in violente manifestazioni di collera o utilizzare il loro senso del potere e della autorità per comportarsi da tiranni, per manipolare e coartare la volontà altrui, per realizzare senza scrupoli i propri obiettivi. Il profondo e costante sentimento di giustizia ed equità può scomparire di fronte all'attrazione esercitata dalle persone del sesso opposto, tramutandosi in sete di conquista ad ogni costo, in seduzione, manipolazione e tradimento dei più alti e nobili princìpi. Xangò è il potere in ogni sua manifestazione, è il cataclisma, il terremoto, il tuono, la tempesta, tutto ciò che atterrisce e spaventa, è Zeus che lancia i suoi strali e gioca con il destino dei mortali. Xangò è il potere politico, la competizione, il fine che giustifica i mezzi, il sentimento di superiorità, la volontà di essere il primo e il solo. D'altra parte è un potere interiore e solido di giustizia e comprensione, di pacatezza e condiscendenza, la saggezza di una grande anima che sa valutare equamente gli eventi della vita. In questo senso è la giustizia, non solo quella dei tribunali e delle leggi, ma nel senso di un ordine divino superiore di fronte a cui ogni giudizio deve essere necessariamente sospeso. Per questo i figli di Xangò sanno pazientemente aspettare il loro momento e riconoscono i segni del supremo nella loro vita.

 

IO

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IO AMO 2 FIGLI DI LOGUN

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I figli di Logùm Edè sono ingenui e fragili, portati per l'arte e per l'ozio, ambigui per natura, amano tutto ciò che è indefinito, sfumato, effimero, temono le decisioni drastiche e le scelte definitive, la passione e il coinvolgimento, perennemente indecisi tra ragione e sentimento, anche sessualmente non hanno un orientamento preciso. Alcuni dicono che Logùm Edè sia un Orixà metà maschio e metà femmina, in realtà la definizione più corretta è quella di una sorta di ermafrodito, una creatura priva di netta identità sessuale, tipica dell'età che precede la pubertà, in cui la pulsione verso l'uno o l'altro sesso viene vissuta in maniera indifferenziata, mancando una percezione adeguatamente strutturata della propria identità sessuale. I figli di questa divinità sono fortemente dipendenti dalle figure del padre e della madre, hanno difficoltà ad assumersi qualsiasi tipo di responsabilità, sono eterni prìncipi che aspirano al regno senza mai ottenerlo, sono solitamente efebici ed eleganti, raffinati ed eterei, vivono in un loro mondo un po' astratto dalla realtà quotidiana. Come i bambini sono capricciosi, incostanti, bugiardi, inaffidabili, egocentrici. Si prendono gioco di ogni cosa, ma si offendono per nulla, sono permalosi e ipersensibili, vendicativi e rancorosi, temono le punizioni e i giudizi.
Logùm Edè è la bellezza fisica, la delicatezza, la raffinatezza, l'ingenuità e la purezza, l'acqua fredda e cristallina dei ruscelli di montagna. Principe delle arti, ama la musica e la pittura, l'allegria e la spensieratezza. Logùm Edè è l'eterno fanciullo che vive dentro di noi, è il desiderio di novità e di gioco, è il fischiettare o il cantare quando siamo contenti, è l'assaporare il piacere di una festa o di una gita in compagnia, è tutto ciò che viviamo per la prima volta, quell'emozione particolare del primo sguardo, del primo incontro, del primo bacio, del primo amore…

 

MIO FIGLIO E DI LOGUN

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MIO BABALORIXA DI LOGUN

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ALBERT CAMUS

"La prima cosa che un scrittore deve imparare è la capacità di saper rendere ciò che ha sentito in ciò che vuol far sentire. Le prime volte gli riesce per caso. Ma dopo occorre che il talento si sostituisca al caso. C'e così una pare di fortuna nelle radici del genio"

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Un'esperienza che ha la capacità di trasformare la vita concreta ma anche il mondo profondo, obbligando gli uomini ad interrogarsi sul senso vero della loro vita...E sono felice che nostra famiglia cresce...
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BRASILE AFASCINANTI

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Il Brasile è il paese in cui si fondono tutte le razze del mondo. Forse è questo che rende il Brasile uno tra i paesi più belli e affascinanti. Chiunche visita il brasile si trova a proprio agio con la gente, col samba, con le città, con le "mulheres", con le discoteche, con i localli di musica, con il mare, con le churrascarias. E' normale immergersi nella vita notturna carioca, fermarsi tutto il giorno sulle spiagge, bere acqua di coco, caipirinha, chop, gustare abacaxi, camarao. Ma, attento!!!...quando risalirai sull'aereo, per il viaggio di ritorno, comincerà ad assalirti la "saudade".........."a saudade", altro che non è il mal di Brasile. Come il mal d'Africa, chi visita il Brasile generalmente, resta con la sua nostagia per tanto tempo. Sarà la musica, le donne, gli splendidi paesaggi, il mare, le spiagge.........resta il fatto che non lo dimentichi mai!!!!

 

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