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Post n°413 pubblicato il 24 Aprile 2015 da msgemanuelee
RAPPORTO ATLETA-ALLENATORE
Lo psicologo in campo con l’allenatore
Mi capita spesso di lavorare con atleti insoddisfatti del proprio livello di performance. Atleti che lamentano una generale incapacità a rimanere all’altezza delle loro aspettative. Un buon coach deve saper mantenere anche nei momenti più critici un saldo controllo della situazione in modo tale da rassicurare i propri atleti, valorizzandone l’impegno.
Nella mia esperienza quotidiana incontro numerosi atleti schiacciati dalle proprie aspettative. Parlando un giorno con un atleta tutto mi si è chiarito nella mente e da quel momento in molti altri casi mi sono ritrovato in questa situazione: “il mio allenatore pensa chiaramente che io non possa non fare questo risultato e se non lo faccio vuol dire che ho dei blocchi psicologici!”
Può darsi, ma in realtà provando ad entrare su questioni più tecniche (generalmente non lo faccio mai perchè non lo reputo il mio ambito di intervento), mi sono reso conto che i parametri tecnici su cui ci si basa non riflettono in nessun modo le aspettative circa il risultato finale. Così, proseguendo questo tipo di indagine con gli atleti mi sono trovato di fronte ad una prospettiva completamente ribaltata: non solo le aspettative degli atleti ma anche le aspettative degli allenatori devono essere motivo di riflessione in un percorso di preparazione mentale.
“Ma certo – mi sono detto – è proprio così!” . Il ragionamento “se fa questo in allenamento, non può non fare questo in gara” è un ragionamento solo apparentemente razionale. Perchè mai se un atleta sa correre per 20 minuti a una certa velocità deve saperne correre 10 al doppio della velocità? Questa frase è una comunicazione che in apparenza vuole rassicurare l’atleta ma che in realtà rassicura più che altro l’allenatore: lo mette “al riparo” da possibili fallimenti, proteggendolo dall’insicurezza di un risultato che in definitiva nessuno può prevedere. Riflettendoci un po’ meglio tutto è da leggere nel rapporto tra atleta ed allenatore. Anche l’allenatore come l’atleta è una persona che dedica il suo tempo per raggiungere un risultato utile per sè (quello di allenare il proprio atleta) e volere essere felice insieme al proprio atleta o alla propria squadra. Anche l’allenatore quindi nutrirà desideri e paure come l’atleta e anche l’allenatore è quindi esposto all’ansia di non essere all’altezza (come l’atleta). A volte basta fare attenzione alle parole o al modo di comunicare per raggiungere buoni risultati, altre volte basta qualche parola di troppo e la giusta tensione diventa pressione dura da sopportare.
È naturale quindi per un allenatore voler cercare un modo per rassicurarsi di fronte all’ignoto risultato che insieme al proprio atleta avrà o meno raggiunto e questo tipo di comunicazione ne è un esempio lampante. È tuttavia importante considerare che la comunicazione dell’allenatore assume molto spesso nella mente degli atleti un significato di “credenza”. Attraverso la persuasione verbale un allenatore può incidere notevolmente sul senso di auto-efficacia dei propri atleti (Bandura). Usare frasi come “se fai A non puoi non fare B” cela un “devi fare così” che esprime più un desiderio dell’allenatore che un obiettivo dell’atleta.
dr. Andrea Colombo, specialista della psicologia dello sport e consulente delle Fiamme Oro Atletica.
fonte: http://www.fiammeoroatletica.it/rapporto-atleta-allenatore/ |
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