Creato da Studio_Franzoi il 17/11/2006
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Concetti base di previdenza complementare

Post n°4 pubblicato il 21 Novembre 2006 da Studio_Franzoi
 

In questo periodo si sente spesso parlare di fondi pensione e riforma della previdenza complementare (che partirà dal 01 Gennaio 2007).


Per prima cosa vorrei sottolineare che il termine “fondo pensione” in alcuni casi è usato in maniera impropria per indicare polizze assicurative con finalità previdenziali stipulate ante 2001. Si dovrebbe parlare più propriamente di “strumenti per la previdenza complementare”. Questi sono sostanzialmente di 3 tipi:

  • Fondi pensione chiusi (o “contrattuali” o di “categoria”)
  • Fondi pensione aperti
  • F.I.P. o P.I.P. (Forme Individuali di Previdenza o Piani Individuali di Previdenza)

I fondi pensione chiusi sono strumenti nati grazie ad accordi aziendali/sindacali, e sono riservati ad una determinata categoria di lavoratori (es.: metalmeccanici (Fondo Cometa), settore chimico (Fondo Fonchim), insegnanti (Fondo Espero), dirigenti industria (Previndai), etc...). Il lavoratore che aderisce al fondo chiuso versa una parte della sua retribuzione al fondo in aggiunta ad una quota versata dal suo datore di lavoro.


I fondi aperti e i pip/fip sono istituiti da banche e assicurazioni. Un lavoratore che aderisce ad uno di questi strumenti versa in maniera libera e individuale.


I fondi aperti/chiusi sono assimilabili a fondi comuni d’investimento sotto il profilo della struttura e della tipologia dei costi. A livello di quantificazione i fondi chiusi sono però meno onerosi rispetto agli aperti, proprio in virtù di accordi aziendali/sindacali. La struttura dei fip/pip invece è diversa, e i costi in questi casi sono molto più alti.


Banche e assicurazioni ovviamente spingono esclusivamente i loro fip/pip, in quanto garantiscono al collocatore ritorni economici estremamente maggiori rispetto all’equivalente fondo aperto (che devono avere, ma che si guardano bene dal pubblicizzare!).


Gli strumenti descritti sono gli unici che permettono di usufruire della deducibilità fiscale dei contributi (in sostanza gli importi versati, riportati in dichiarazione dei redditi, abbassano l’imponibile su cui vengono calcolate le tasse).


In questo post volutamente non mi sono addentrato in aspetti tecnici (che vanno sicuramente approfonditi). L’idea era quella di dare alcuni concetti basilari a chi conosce poco nulla di previdenza complementare.


Torneremo presto sull’argomento.


Saluti,


Matteo Franzoi

 
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