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« UN PEZZO UN CULO !!!VERSO LO SCIOPERO GENERA... »

E tra i precari si fa forte la voglia di sciopero

Post n°176 pubblicato il 16 Gennaio 2011 da stefano6680
Foto di stefano6680

MILANO Alla Fornace di Rho gli Stati generali

 

Mentre l'ad di Fiat Marchionne festeggiava il sì risicato estorto con la paura agli operai dello stabilimento di Mirafiori, si apriva ieri a Rho, alle porte di Milano, la seconda edizione degli Stati Generali della Precarietà. La sede scelta è precaria che più precaria non si può: il centro sociale Sos Fornace, fresco di rioccupazione dopo lo sgombero della scorsa settimana. Il generatore arranca, ogni tanto si arrende, chi ha sfidato il labirinto della tangenziale e una nebbia d'altri tempi per arrivare fin qui si aggrappa alle stufette a gas come a isolotti dopo un naufragio.

Chiacchierando il clima si scalda. «Il punto è che Mirafiori è un simbolo. Un simbolo del lavoro e del paese, ma anche un simbolo del fallimento dei sindacati tradizionali. Hanno sempre firmato tutto, a partire dalla legge Treu. Non si sono accorti che la precarietà presupponeva la presa in ostaggio di un'intera generazione, e dopo la prima di una seconda, e dopo la seconda di una terza, fino ad arrivare agli operai della Fiat, i garantiti e rappresentati per eccellenza, titolari di diritti che per troppo tempo abbiamo considerato inalienabili», spiega Frankie davanti a un piatto di trippa fumante, durante la pausa pranzo tra la sessione mattutina e quella pomeridiana. «Al referendum abbiamo perso tutti», continua, «e poteva andar peggio, vista l'altissima percentuale del dissenso. Abbiamo perso anche noi precari: noi che subiamo ogni giorno ricatti, noi che sottostando ai ricatti portiamo a casa ogni mese la pagnotta. Perché ogni sconfitta dei lavoratori è anche la nostra. E soprattutto perché di vivere come noi, senza ferie e senza malattia, senza accesso a un mutuo e senza maternità, non lo auguriamo proprio a nessuno». L'accordo di Mirafiori è, in definitiva, la dimostrazione lampante di come la condizione di precarietà sia altamente contagiosa, di come non riguardi più solo chi è contrattualmente precario, ma arrivi a investire ormai tutto il mondo del lavoro, compreso quello garantito.

La data dell'iniziativa non è scelta a caso: domenica prossima, come prevede il Collegato Lavoro, scadono i termini per impugnare i contratti di lavoro precario davanti al giudice. Gli Stati Generali fungono dunque un po' anche da ultima chiamata per le eventuali azioni legali, che è possibile intentare anche con l'aiuto degli avvocati di San Precario, disponibilissimi.

Obiettivo della due giorni, anche per oggi il programma è fittissimo, è la costruzione di un punto di vista precario. Definizione sibillina, ma l'intento è nobile: immaginare un percorso di resistenza condiviso tra tutti i soggetti vittime della precarizzazione della vita che hanno animato questi e gli scorsi Stati Generali, nell'ottobre scorso. I migranti innanzitutto, imprigionati in un'irregolarità discriminante e istituzionalizzata, che lega il loro diritto a esistere e a vivere qui a un lavoro regolare e indeterminato a cui non hanno alcuna speranza di accedere. E poi gli studenti, e con loro i lavoratori della conoscenza (o cognitari come li chiamano qui), dai ricercatori, ai giornalisti, ai pubblicitari: categorie da sempre più sensibili al ricatto dell'assenso e formate da soggetti che sempre più si trovano da soli a contrattare la propria posizione lavorativa.

Gli incontri tematici si susseguono per tutto il pomeriggio, si sovrappongono, si fondono l'uno con l'altro: sulle scale è un via vai di ragazzi, ma non solo, che vanno ad assiepare le stanze spoglie del centro sociale nuovo nuovo. La precarietà è declinata in tutte le sue accezioni, da quella lavorativa, a quella esistenziale, a quella dei territori, alla formazione e ai saperi. Ma la parola che ricorre con più frequenza, la parola magica di questi Stati Generali, è sciopero. Ne parlano i migranti, discutendo dell'appuntamento ormai fisso del primo di marzo. Ne parlano gli studenti e i ricercatori, facendo il punto sulle lotte dell'autunno passato. Ne parlano perfino i precari, ma a mezza voce, accarezzando l'idea, come qualcosa di proibito e pieno di promesse. E stamattina ne discuteranno anche, durante il workshop sulla precarietà operaia, con un ospite che di queste cose se ne intende, Giorgio Cremaschi. Uno sciopero precario: e chi l'avrebbe mai detto?

 
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