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« L'ultimo trenoTradimento »

Sainte-Mère-Église

Post n°424 pubblicato il 24 Marzo 2012 da flavourfly
 

 

Aveva piovuto incessantemente per più giorni e le condizioni meteo erano quelle di mezzo inverno nonostante fossimo in giugno.

Tuttavia non si poteva aspettare oltre perché, le correnti e le maree ottimali, non si sarebbero avute prima della fine di luglio.

La decisione era stata presa con un minimo di margine per le incertezze.

Ora, eravamo in volo verso la Francia.

Noi della 82^ divisione aviotrasportata, soprannominata “All American”, avevamo il compito di paracadutarci dietro le linee nemiche, spezzare le vie di comunicazione principali e proteggere il fianco destro durante l’invasione.

Per tutto il giorno avevo avuto la sensazione che sarebbe stato per oggi il grande balzo e così è.

Il nostro aereo, un bimotore Douglas C-53 Dakota/Skytrooper, volava ormai sopra il mare del Canale della Manica e tra poco, saremmo stati investiti dalla contraerea nemica.

Non c’è peggior sensazione di essere in volo mentre il nemico ti scaglia contro proiettili che esplodono in apparenti soffici nuvolette di fumo.

Le schegge provocate dalla frammentazione sono micidiali, squarciano, devastano e lacerano i corpi di chi si trova nella loro traiettoria.

A te non resta che pregare di non essere una loro vittima un bersaglio, sul loro imprevedibile cammino.

Sei alla loro mercé e nulla puoi fare se non aspettare che il martirio cessi.

Osservavo i volti dei miei compagni, volti giovani, tesi, con gli occhi in allarme soprattutto si vedevano i non battezzati dal fuoco.

Noi veterani mantenevamo una calma apparente ma, la paura, la paura che possa essere l’ultimo lancio è sempre vivida e ti tormenta.

Intanto tra questi pensieri era incominciato il temuto fuoco della contraerea.

L’aereo sobbalzava ad ogni esplosione ed attendevi la prossima sperando di poterne attenderne un’altra.

Intanto ci avvicinavamo sempre più al nostro obiettivo e tra poco, il colonnello, ci avrebbe dato l’ordine di prepararci per il lancio.

Il colonnello era un uomo tutto d’un pezzo aveva già combattuto diverse campagne sia in Africa che in Europa.

Pretendeva il massimo dai suoi uomini e quasi arrivava a sfiancarli con le esercitazioni l’ultima, sulle campagne inglesi, era stata condotta a bassa quota e di notte.

Delle improvvise folate di vento ci avevano sparpagliato nel raggio di due chilometri e lo stesso colonnello era finito in un convento di suore.

La luce verde per il lancio si accese.

Ci alzammo e prendemmo posto in un’ordinata fila e secondo il nostro turno.

Il colonnello ci diede gli ultimi ordini e si aprì il portellone.

Come meduse che si muovono nel caldo e limpido mare tropicale, i nostri paracadute scendevano sostenendoci in una danza armoniosa.

Io ero tra gli ultimi.

Mi lanciai.

Un tuffo che ti lascia sempre senza fiato che ti lascia come il vuoto nello stomaco prima dello strattone provocato dall’apertura del paracadute.

Vedevo i primi sotto di me.

Vedevo i loro ombrelli bianchi ondeggiare.

Vedevo le fotoelettriche che li stavano illuminando, inseguendoli come in una caccia ed il crepitio delle mitragliatrici pesanti.

Ho visto i corpi di quei ragazzi smembrarsi in volo colpiti dalle raffiche, ho visto i corpi dilaniati accasciarsi sul terreno, ho visto i corpi restare appesi come marionette senza vita agli alberi, ho visto ciò che non potrò mai dimenticare nella mia vita, l’orrore della guerra. Ma dopo tutto, siamo soldati americani e siamo venuti per liberare la Francia dall’oppressione nazista e stiamo compiendo il nostro dovere per la libertà e la felicità delle future generazioni.

 

Era la notte del 6 giugno del 1944 il luogo, era un paese della Normandia di nome Sainte-Mère-Église. Molti di quei giovani sono morti senza mai toccare terra. Per uno sfortunato caso sono stati lanciati nel mezzo del paese occupato dalle forze naziste che ne hanno fatto un tiro al piccione. Dell’invasione, dell’Operazione Overlord per la conquista nella Normandia, ricordiamo solo gli eventi accaduti sulle spiagge di Omaha, Utah, Sword, Juno e Gold ma, nessuno sa o ricorda di coloro che hanno permesso che lo sbarco alleato avvenisse con successo forse, i veri eroi di quella sanguinosa battaglia per la conquista della libertà. Ci sono campi di croci bianche erette su distese di prati verdi là dove ebbe luogo il massacro. Ad ogni croce dedico queste righe, alla loro memoria.

 
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