Post n°391 pubblicato il 25 Maggio 2007 da dolcissimoamore81
Il sole splende |
Post n°390 pubblicato il 25 Maggio 2007 da dolcissimoamore81
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi – questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo. I tuoi occhi saranno una vana parola, un grido taciuto, un silenzio. Così li vedi ogni mattina quando su te sola ti pieghi nello specchio. O cara speranza, quel giorno sapremo anche noi che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Sarà come smettere un vizio, come vedere nello specchio riemergere un viso morto, come ascoltare un labbro chiuso. Scenderemo nel gorgo muti. Cesare Pavese 22 marzo 1950
Interpretazione
La poesia si apre con l’immagine di una donna, che si guarda allo specchio la mattina e vede nei suoi occhi la vita spegnersi lentamente in solitudine, in un presente dominato dalla morte (“un vizio assurdo”), mentre al futuro è riservato sempre la “cara speranza” dell’amore e della vita. Ma per chi non si fa più illusioni, come il poeta, questa speranza è diventata ormai, solo un desiderio di morte, l’unica cosa autentica e vera rimasta in un mondo senza più sentimenti. Il poeta, allora, ne prende il posto e attende la morte, che verrà a liberarlo dal disamore con gli stessi occhi di lei: disperati e soli. I simboli della vita sono ora quelli della morte, non più considerata un male, ma una liberazione,mentre “il vizio assurdo” è diventato la vita senza più amore. L’inizio è di stampo profetico: “Tempus veniet”, Seneca. Segue il tema degli occhi, caratteristico della poesia d’origine petrarchesca e poi, l’invocazione alla speranza, che richiama alla mente certi luoghi leopardiani e di “A Silvia in particolare, versi 49 – 50: “Anche peria fra poco la speranza mia dolce, agli anni miei…”, dai quali Pavese riprende le parole “cara” e “speranza”. L’insistente impiego dei verbi al futuro mostra come per Pavese l’amore appartenga ad un tipo d’esperienza, che non è realizzabile nel presente, quel presente dominato dalla “morte” e dal “nulla” Se vita e morte appaiono congiunte indissolubilmente, solo la morte, venendo a mancare la vita, ormai ridotta ad inautenticità e sconfitta, potrà realizzare il perenne e insoddisfatto desiderio d’amore del poeta. |
Post n°389 pubblicato il 20 Maggio 2007 da dolcissimoamore81
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Post n°388 pubblicato il 20 Maggio 2007 da maryland83
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Post n°387 pubblicato il 15 Maggio 2007 da maryland83
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Il saper amare
è qualcosa di
bellissimo ma
pochi ci riescono...
Il saper lasciare
è estramemente
facile: chi lascia
non soffre ma sa
di far soffrire...
Tutti ci riescono...
Il saper dimenticare
chi è riuscito a
rubarti il cuore,
chi ti ha reso felice,
che ti ha donato
una speranza è
estramamente
difficile ed io
NON SO
DIMENTICARE!!!!