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Il blog del Forum per il PD di Firenze sulla partecipazione e forma del partito
 

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Intervento di Leonardo Brunetti all'Assemblea Regionale del PD

Post n°9 pubblicato il 17 Novembre 2007 da ForumPDFirenze

Pubblichiamo volentieri tutto il materiale relativo ai lavori delle assemblee regionale e nazionale del PD. Iniziamo con il resoconto scritto dell'intervento di Leonardo all'Assemblea Regionale del 10 novembre. Chi voglia inviare altro materiale e' benvenuto.

Ho cercato innanzi tutto di motivare il mio impegno nel processo costituente del PD. Un impegno non scontato...
La consapevolezza dell'esaurimento di una fase della politica caratterizzata dal protagonismo dei partiti storici e dei DS in particolare era in me ben presente da lungo tempo. La progressiva incapacità del partito di interpretare e rappresentare le profone trasformazioni della società ne era una prima prova.
Altre. Il vivere, nei propri territori, delle unità di base in condizioni spesso di solitudine ed isolamento (verticale ed orizzontale).
La sempre maggiore difficoltà a dare un senso alla propria individuale adesione per la percezione del "non contare" un gran ché... 
La consapevolezza di tutto ciò non mi aveva però portato immediatamente a valutare il Pd in termini di possibile soluzione.
L'adesione ai lavori del Forum sulla partecipazione (promosso con altri da DS e Margherita dopo la convention del mercato di novoli) ha segnato sicuramente in me un momento di passaggio ed il formarsi di una diversa consapevolezza. Vedere tante persone provenienti da esperienze diverse intrecciare il proprio impegno e la propria passione civile discutendo a volte in modo ingenuo e talvolta pre-politico ma comunque sempre vivo e fertile mi ha fatto capire come questa fosse - ovviamente non una certezza - ma comunque una opportunità concreta per realizzare quanto nel nostro territorio da tempo stavamo sperimentando senza però riuscire a contaminare con le nostre idee il resto del partito.
Sul ruolo del forum ho - nel mio intervento - particolarmente insistito e vorrei ringraziare nuovamente il suo coordinatore Mario Primicerio per il suo paziente e prezioso lavoro e soprattutto per la passione che ha saputo trasmetterci.
Ho poi precisato che proprio per la mia partecipazione al Forum e per il mio specifico interesse al tema della partecipazione su questo volevo concentrare il mio intervento.
Un tema tra l'altro che ha "di fatto" caratterizzato la nascita di questo partito che nell'immaginario collettivo viene individuato più che per i suoi contenuti e valori (ad oggi ancora in fase di piena definizione) per il metodo delle "primarie" con cui ha visto la luce.
Il metodo della partecipazione ritengo sia, tra l'altro, uno degli elementi di più chiara distinzione fra le aspirazioni dell'elettorato di centro-sinistra (che vuole non solo essere ascoltato ma anche far pesare la propria opinione) rispetto a quello di centrodestra più portato ad affidarsi fideisticamente al "leader".
Ho anche rilevato come l'elezione di Veltroni alla carica di segretario abbia significato per me, come per tanti, ulteriore motivazione.
Veltroni che io avevo precedentemente sostenuto, ad esempio, nel corso della sua precedente esperienza di segretario dei DS nel poi fallito tentativo di trasformazione del partito in struttura a rete.
Ho provato allora ad esaminare alcue idee del nuovo segretario cercando di darne una mia lettura ed una visione concreta.
In particolare sono partito da due principi (veltroniani) che sui giornali tutti noi abbiamo avuto modo di leggere.
1) La partecipazione viene prima dell'appartenenza.
2) Non si può mettere il vino nuovo nelle botti vecchie (questo è espresso in modo un po' giornalistico ma comunque chiaro...)
(aggiungo frase di Franceschini: "Non portiamo vecchie abitudini nel PD")
Insomma se si vuole realizzare il primo principio non si può pensare di trasporre meccanicamente strutture dei vecchi partiti DS e Margherita nel nuovo e riproporre vecchie abitudini e regole dure a morire. Cosa su cui concordo pienamente.
L'idea di fondo che mi sembra trasparire da questi due assunti è dunque che debba ritenersi prioritario nel nuovo partito "ridare centralità alla persona rispetto all'organizzazione" (per non dire rispetto all'apparato).
Ovvero chi vuole partecipare deve poter contare !
Su questo credo che chiunque non possa che assentire.
Osservo però che per partecipare è anche necessario possedere una organizzazione altrimenti non solo non si montano i gazebi ma neppure possono essere "pensate" le forme della partecipazione.
Dunque cosa significa partecipare?
Partiamo allora dal dato costitutivo: le primarie.
Userò il termine primarie perchè è quello con cui il "cittadino elettore" identifica una qualsiasi forma di decisione presa con votazione segreta da una intera platea di elettori.
Talvolta si tratta di primarie vere (Prodi) talvolta di una elezione diretta (come nel caso di Veltroni) talvolta di altro ancora, ma in ogni caso nell'accezione comune "primarie".
E dunque se le primarie sono la "forma principe" della partecipazione: Primarie su tutto e sempre con tutti?
(per paradosso: La misura della partecipazione è direttamente proporzionale alla quantità di primarie?)
Vorrei ricordare a questo proposito la brutta fine che ha fatto l'istituto del referendum che qualcuno ha pensato bene di distruggere attraverso l'azione combinata di due fattori:
- il suo uso/abuso. Anche 15 referendum per volta con quesiti (per un referendum) talora allucinanti del tipo: meglio due o tre maestre in una classe delle elementari?
- l'assenza di elementi di valutazione tali da poter formare una decisione di voto (questo è stato il limite di un "giusto" referendum come quello sulla procreazione assistita in cui molta gente non ha votato perchè non capiva l'aspetto tecnico troppo complesso).
Dunque è facile capire che le primarie sempre con tutti sarebbero alla fine un modo non per favorire ma semmai per uccidere la partecipazione... 
E allora penso che se la partecipazione è la priorità...
La partecipazione deve prevalere sulla platea (o meglio sulla ampiezza della platea)...
Facciamo due esempi.
In Francia Segoléne Royale viene scelta quale candidata alla presidenza della Repubblica da 200.000 (circa) iscritti al PS francese.
A Firenze ci potremmo ritrovare a decidere sulla elezione di un coordinatore comunale del partito affidando la scelta a circa 35.000 persone che al 90% non conoscerebbero nessuno dei candidati.
Mi sembra un chiaro esempio di due scelte affidate a platee sbagliate (troppo stretta per Ségolene, esagerata la seconda).
Dunque. Per favorire la partecipazione ogni "primaria" ha bisogno della giusta platea...
Quali sono allora le scelte che dovrebbero competere al cittadino elettore? Credo sia condivisa l'idea che tali scelte dovrebbero riguardare: Il sindaco ed il presidente della regione (il problema è che in questo caso sarebbe opportuno fossero primarie di coalizione); stessa cosa vale per il leader.
Primarie sicuramente del PD quelle su Segretario Nazionale, Candidati al Parlamento nazionale e su grandi scelte in particolare di carattere etico e sui diritti (penso ad esempio a situazioni tipo i DICO).
Quali altre platee potrebbero dare risposte ad altre scelte? Scelte più specifiche o legate a rendere più efficace l'azione del partito.
Vi sono innanzi tutto gli aderenti ai Forum tematici o a progetti che il PD potrebbe promuovere e/o le associazioni che hanno diversi tipi di competenze e che si potrebbero "federare" al PD.
Vi sono poi gli iscritti al partito (aderenti).
Cito a questo proposito due brevi frasi di...
- Ceccanti (costituzionalista): "gli aderenti debbono essere rappresentativi della società... in tal caso saranno essi per primi a non volere più diritti del cittadino elettore..."
- Bersani: "nessuna nostalgia per gli apparati ma vedo il rischio che un partito senza tessere significa che ci sono solo le prime dieci... i volontari della politica sono indispensabili, quelli che montano i gazebi ma hanno anche un cervello per pensare..."

- Sergio Chiamparino: “ritengo fatale il radicamento nel territorio e non penso ad un partito senza iscritti.

Ci deve essere una categoria di persone che interviene più di un’altra.”

Vorrei dire, intanto, a Ceccanti che non credo di aver avuto più diritti di altri nei miei 15 anni di militanza politica nel PDS e nei DS.
Semmai mi sono sentito come dice Bersani, un volontario della politica.
E come me naturalmente migliaia di persone che hanno dedicato il loro tempo ed il proprio impegno in un servizio per la collettività (ci saranno anche alcuni che ne hanno tratto beneficio ma non si trovavano certo fra noi...).
Un volontario della politica è una persona che cerca di promuovere la democrazia così come, ad esempio, un volontario dell'Humanitas guida una ambulanza per garantire la salute.
Nessuno penserebbe che un volontario dell'Humanitas ha per il fatto di aderire ad una associazione più diritti di un cittadino qualsiasi.
Credo valga la stessa cosa per un iscritto ad un partito.
A mio avviso anche prendere decisioni rientra in uno spirito di servizio e dunque penso che sempre in questo ambito debba essere collocato il costituirsi quale platea per primarie (riprendendo Chiamparino).
Una platea che, seppure più ristretta, vada interpellata "con le stesse regole" di quella più ampia perchè il metodo della partecipazione deve essere ciò che caratterizza il nuovo partito e la possibilità di fare scelte consapevoli deve essere il criterio che delimita la platea stessa.
Questo è uno dei due motivi per cui a mio avviso vi è la necessità di avere iscritti. Iscritti con tessera.
(L'altro per inciso è la necessità di mantenere un radicamento organizzato nel territorio.)
Naturalmente la platea delle primarie potrebbe, in questo caso allargarsi ai partecipanti a forum tematici inerenti la materia in discussione o associazioni in qualche modo competenti.
Il punto dunque per favorire la partecipazione non è quello di eliminare la figura dell'iscritto al partito (differenziata da quella di cittadino elettore) ma semmai di costruire una forma associativa-partito diversa.
La chiamata diretta di tutti gli iscritti per una decisione (organizzativa, di indirizzo politico, di politica del territorio...) si pone già in forte discontinuità con il passato.
Una seconda discontinuità si potrebbe avere, per il partito, nella sua strutturazione "in rete".
Un partito dunque dai contorni flessibili (e permeabili) definiti dal continuo relazionarsi fra la propria rete interna (composta dalle unità territoriali fra loro ed in rapporto con i -ridotti- organismi intermedi e di vertice) con quell'altra rete politico/culturale già presente, ed in continuo sviluppo, nella società costituita da associazioni e singoli cittadini che operano politicamente in modo talora anche individuale.
Un partito capace in tal modo di far pervenire ai propri vertici la propria elaborazione.
Un partito in grado di fare scelte, anche rapide, senza delegarle alla solitudine del proprio leader.
Un partito libero nel senso che, davvero, le voci critiche vi possano trovare non solo ospitalità ma anche, ed è ciò che più conta, ascolto.
Un partito trasparente in cui al di là della possibile partecipazione si sappia sempre dove e come si elaborano scelte e decisioni.
Un partito contendibile nel senso che per ognuna di tali scelte vi siano opzioni diverse, riconoscibili e rappresentate; tali cioè da creare un sano circuito democratico.
Cosa questa verificatasi nella competizione elettorale fra liste che ci ha portato a questa Assemblea Costituente.
Ed è per questo che un ringraziamento particolare deve andare a Rosy Bindi e a Enrico Letta che presentandosi quali credibili alternative alla candidature di Walter Veltroni ne hanno permesso, proprio grazie alla loro alternatività, la legittimazione.
E in analogia un ringraziamento a Cristina Bandinelli per lo stesso ruolo svolto a livello regionale.
Per un partito così, ho concluso, ritengo valga la pena di impegnarsi.

 
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