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Salkantay Trek. Primo giorno verso Machu Picchu

Post n°50 pubblicato il 14 Settembre 2015 da FraZigno
 
Foto di FraZigno

I tanto attesi tre giorni di trekking che ci porteranno a visitare Machu Picchu sono arrivati. Migel, guida tirocinante di 21 anni, ci passa a prendere in hotel alle 2.30 della mattina. Dopo 15 giorni di sole, stamattina piove. Saliamo su un Toyota pick up. Siamo noi tre più l autista.

Dopo tre ore di tortuoso viaggio pieno di curve e per la maggior parte su strada sterrata, arriviamo al campo base del Salkantay trek. Siamo a 3850 metri.

Migel ci accompagna nella tenda dove conosciamo i nostri compagni di viaggio: nove americani, un ragazzo peruviano e la nostra prima guida -supervisor di Migel- Ippolito. Costatiamo che sono tutti più giovani di noi. Dopo le veloci presentazioni, ci viene data la colazione.

Alle 6.50 inizia l'avventura. Ci attendono 4 ore di salita che ci porteranno al passo del Salkantay, 4630 metri.

Purtroppo continua a piovere ma le montagne intorno a noi sono bellissime e ci rincuorano. Dopo 200 metri di salita, poco sotto 4000 metri, la pioggia si trasforma in neve. Camminiamo a quasi 4000 metri sotto una fitta nevicata, figo! Lungo la prima parte del percorso iniziamo a conoscere i compagni di viaggio e in modo particolare notiamo che uno dei ragazzi americani deve andare spesso in bagno, caratteristica per cui verrà successivamente soprannominato prostata. Il cammino continua sotto una fitta nevicata che non accenna a diminuire. Lungo il percorso la fame d'aria si fa sentire così nelle varie soste mastichiamo foglie di coca e mangiamo il buonissimo cioccolato preparato da Francesca il giorno prima nel laboratorio del museo del cioccolato di Cuzco. Nonostante il cielo sia grigio in alcuni, seppur brevi, momenti le nuvole come per magia si dissolvono e lasciano intravedere panorami da mozzafiato. Le cime delle catena del Salkantay si mostrano in tutta la loro maestosità; di fronte a noi vette di oltre 6000 metri, che spettacolo!

Dopo 780 metri di salita, 20 o 30 foglie di coca masticate, 10 urinate di prostata arriviamo al passo! Io e Francesca, nonostante siamo i più vecchi, arriviamo prima dei giovani compagni di camminata. Siamo entrambi stupiti dal fatto di non aver sofferto troppo l'altitudine. Sono le 10.30 la neve ha smesso di cadere ma purtroppo il ghiacciaio del Salkantay -6280 metri- è coperto dalle nuvole.

Rimaniamo comunque affascinati da ciò che ci circonda e soprattutto felici di essere arrivati a piedi a questa quota. Dopo circa mezz'ora vissuta nella invana speranza di riuscir a vedere il ghiacciaio, le foto di rito e due pisciate di prostata, Ippolito ci invita ad iniziare la discesa. 

Ci attendono circa 1800 metri di discesa. La prima parte del percorso che ci porterà al campo base di Huayracmachay a 3900 metri è molto bella e anche le condizioni meteo sembrano essere in miglioramento. In due ore passiamo dal brullo e bianco paesaggio dei 4630 metri al più colorato e vivo ambiente dei 4000 metri. Lo zero termico è a circa 4200 metri; da li in giù il sentiero non è più bianco candido ma diventa melmoso ed è quasi impossibile non bagnarsi i piedi. Anche con i migliori scarponi in gore-tex che si possano avere, in queste condizioni risulterebbe difficile mantenere i piedi asciutti. Prima di arrivare al campo base, il sole ci fa un incredibile regalo: finalmente vediamo l azzurro vivo del ghiacciaio del Salkantay...indescrivibile, nella mia vita non ho mai visto un ghiacciaio così imponente e bello come quello che ora ho davanti ai miei occhi. Ci godiamo lo spettacolo, il pranzo può attendere.

Purtroppo il sole resiste alle nuvole per poco più di mezz'ora. Siamo comunque felici di aver avuto la possibilità di vedere il ghiacciaio. Alle 13.10 siamo al campo per il pranzo. Ottimo: una varietà tra carne, verdure e pasta che ci dà la forza di ricominciare la discesa. Da 3900 metro dobbiamo arrivare ai 2900 metri di Chaullay Village, il campo base nella giungla dove trascorreremo la notte. Sinceramente, devo ammettere che i 1000 metri di discesa sotto la pioggia e lungo un percorso melmoso e poco significativo me li sarei evitati volentieri. Arriviamo al campo alle 17.30, le tende sotto una struttura fatta di paglia sono già montate. La pioggia continua a cadere senza tregua e noi siamo praticamente bagnati fino alle mutande. Durante la cena, in contemporanea con l'arrivo dell'ennesima portata con contorno riso, sento Ippolito esclamare: " I peruviani mangiano riso più dei cinesi". Fino ad ora non avevo fatto caso a questo particolare culinario ma in effetti pensando ai viaggi in oriente mi rendo conto che la quantità di riso mangiata dai peruviani non è assolutamente minore a quella mangiata da un cinese. Prima di dormire ci domandiamo quante volte prostata sarà andato al bagno oggi: per me 20 per Francesca un po' di più.

 

 
 
 
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