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Il Terrore naviga sul Lago Titicaca 2/2

Post n°59 pubblicato il 01 Novembre 2015 da FraZigno
 

Il giorno dopo, è prevista la visita all'isla di Taquile. Durante l'ora di navigazione che occorre per andare dall'isola di Amantani a Taquile, la nostra guida riceve una telefonata dalla capitaneria di porto di Puno che lo avvisa del fatto che sta per arrivare vento forte dal golfo di Puno: tutte le imbarcazioni devono far ritorno il prima possibile in porto. Naturalmente sia il capitano che la guida, danno poco peso a questo allarme e ingannandoci con un ”Non vi preoccupate, il vento arriverà quando noi saremo già ormeggiati a Puno” continuano la navigazione verso l'isla di Taquile. Di per se, l'isla è molto bella. I magnifici paesaggi naturali ricordano vagamente un'isola del Mediterraneo. Raggiungiamo il centro dell'isola e lì abbiamo la possibilità di vedere le donne e gli uomini tessere tipici abiti peruviani.

Arriva velocemente l'ora di pranzo. Il ristorante si trova proprio in cima all'isola. E' qui che ci assale un vento fortissimo. Non ce ne eravamo accorti in precedenza perché eravamo nella parte dell'isola sottovento ma ora, in cima, il vento si mostra in tutta la sua potenza. Il tetto in lamiera del ristorante sembra saltare via da un momento all'altro. Tutti noi mangiamo ma ognuno sa che con un vento così il lago è agitato e la navigazione pericolosa.

La nostra guida è visibilmente preoccupata. Le barche non possono navigare con queste condizioni meteo ma purtroppo alcuni di noi insistono nel voler partire in quanto hanno tutto organizzato e restare un giorno in più a Taquile causerebbe la perdita delle coincidenze con i bus prenotati in precedenza. Nonostante tutte le altre barche siano ferme in porto, sotto questa continua insistente richiesta, il giovane comandante è costretto a lasciar gli ormeggi e a provare il difficoltoso rientro a casa. Finché navighiamo sotto-costa e sottovento la navigazione fila liscia ma appena la protezione dell'isola finisce, il lago manifesta tutta la sua terribile potenza. Onde alte più di due metri fanno sobbalzare la piccola imbarcazione come polvere al vento. E' ingovernabile. Iniziamo tutti a essere spaventati: urliamo al comandante di tornare indietro, alcune persone iniziano a piangere e, inoltre, poco rassicurante è la temperatura dell'acqua prossima ai 10 gradi che non ci lascerebbe molto scampo in caso di ribaltamento. Dopo tre onde che hanno messo la nostra prua sott'acqua e dopo l'isterismo di tutti i passeggeri che urlavano ”Go back!” finalmente il nostro comandante quindicenne e senza patente nautica decide di invertire la rotta e tornare indietro. Seppur per pochi istanti, la barca durante la virata si è messa ovviamente parallela alle onde e qui qualcuno dall'alto ci ha aiutato. Il rollio è stato terribile ma fortunatamente le mura di sinistra sono entrate solo parzialmente in acqua e come una molla, sono risalite rimettendo la barca in assetto. 

Il peso casualmente distribuito sull'imbarcazione, era fortunatamente ben ripartito o, forse, qualcuno dall'alto ci ha salvato. Lo spavento è stato forte e da quel momento in poi nessuno ha avuto più fiducia nella nostra guida Jeorge.

Rientrati nel porto, non rimaneva altro da fare che aspettare. I comandanti delle altre barche continuavano a dire che probabilmente verso le 3 della mattina il vento si sarebbe calmato. Una decina di barche sono ferme e tutti i turisti fremono per partire: prendiamo d'assalto i mini market del porto e ci rifocilliamo con snack e the caldo. Le famiglie del posto non possono ospitarci perché altri turisti sono arrivati e passiamo la notte in barca.

Verso mezzanotte arriva anche una imbarcazione veloce: il capitano chiede 50 dollari a chi vuole raggiungere Puno. L'imbarcazione sicuramente è grande e sicura, ma tutti vogliono salire e noi decidiamo di aspettare: quando parte è sovraffollata, hanno caricato molte più persone di quello che sarebbe consentito per navigare in sicurezza.

Verso le tre del mattino le altre barche incominciano a partire: il capitano vuol partire con gli altri perché non se la sente di navigare da solo. Ovviamente siamo tutti in barca tranne la guida che ha trovato ospitalità presso amici dell'isola: doveva essere in porto alle tre, ma evidentemente si era addormentato. Dopo averlo aspettato un po', vedendo che le altre imbarcazioni partivano, abbiamo deciso all'unanimità di lasciare Pedro sull'isola e siamo partiti. La nostra imbarcazione era molto vecchia, il fumo continuava ad uscire da sottocoperta e a intossicare i nostri polmoni. Eravamo molto più lenti degli altri e quindi dopo poco ci siamo trovati da soli, in mezzo al lago, nel buio della notte nelle mano di un sedicenne senza la patente nautica. Francesca si è accoccolata vicino a me e siamo rimasti vicini rincuorandoci uno con l'altro.

All'arrivo a Puno, la barca fumava, il nostro gruppo si è disperso verso le varie destinazioni, noi siamo tornati in albergo, abbiamo raccontato quello che ci era successo e abbiamo preso il primo bus in partenza per Cusco.

Dopo quest'avventura difficilmente io e Francesca torneremo a Puno e sul lago Titicaca.

Un suggerimento: se decidete di visitare il lago Titicaca, organizzatevi le escursioni da soli senza agenzie. Basta andare nel porto di Puno e utilizzare le imbarcazioni pubbliche, mi raccomando non aumentate lo sfruttamento delle agenzie nei confronti degli isolani!!!


 
 
 
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