GIOVANI COMUNIST*
Il blog delle/i Giovani Comuniste/i della Calabria
Post n°35 pubblicato il 04 Gennaio 2008 da gccalabria
La mancata costituzione di parte civile del comune di Siderno nel processo per l’omicidio di Gianluca Congiusta ci ha profondamente indignato. È scandaloso che l’ente nel quale si è consumato il terribile delitto non si senta colpito. Le giustificazioni adottate dal sindaco non giustificano l’ingiustificabile. La regione Calabria si è costituita parte civile e altrettanto la coraggiosa associazione “Insieme si può”. Solo il comune di Siderno ha ritenuto di non essere stato leso da un omicidio di ‘ndrangheta consumato sul suo stesso territorio. L’idea del sindaco Figliomeni, infine, di querelare un quotidiano calabrese e il suo direttore, colpevoli di non avere taciuto ma di avere sottolineato l’incredibile scelta del comune di Siderno, ci lascia sbigottiti. Ci chiediamo quale concezione di “libertà di stampa” abbia l’amministrazione comunale di Siderno. Invece di querelare i presunti mafiosi si denunciano i giornalisti! Per chiedere che vengano modificati gli statuti comunali nel senso di prevedere, in casi come quello dell’omicidio Congiusta, l’obbligo per i comuni di costituirsi parte civile, è sorto il Comitato spontaneo per il diritto alla Vita, alla Libertà e alla Giustizia, che sta raccogliendo le sottoscrizioni sul sito http://www.petitiononline.com/CostCivi/petition.html Le/i Giovani Comuniste/i calabresi aderiscono alla battaglia, firmeranno e inviteranno a firmare l’appello del comitato, affinchè la vergogna di Siderno non si ripeta mai più in Calabria!
Il Portavoce delle/i Giovani Comuniste/i Giovanni Maiolo |
Post n°34 pubblicato il 03 Gennaio 2008 da gccalabria
Interrogazioni a risposta scritta: MIGLIORE e DE SIMONE. - Al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che: se sia a conoscenza della situazione descritta in premessa; quali provvedimenti si intendano mettere in atto affinché vengano rispettati, senza distinzione alcuna, i diritti dei laureati in Scienze Politiche e affinché venga ripristinata, per questa via, una situazione di regolarità. |
Post n°33 pubblicato il 06 Dicembre 2007 da gccalabria
L’ennesimo episodio di violenza criminale verificatosi a Monasterace è l’ulteriore testimonianza di una Calabria territorio occupato dalle cosche della ‘ndrangheta e dalla criminalità organizzata, che elegge le amministrazioni comunali consenzienti (vedi Seminara) e osteggia con minacce e violenze quelle che provano, come nel caso di Monasterace, ad amministrare nella legalità e nella trasparenza. Nella Locride poi esiste un vero e proprio stato di occupazione. Lo stato si materializza solamente nella presenza delle caserme dei carabinieri, ma la realtà è che appena si prova a imporre logiche di legalità e di rispetto per il bene collettivo gli amministratori vengono fatti oggetto di “attenzioni particolari”. La libertà di fare politica è seriamente messa in discussione, come la libertà individuale. Possiamo raccontarci tutte le balle che vogliamo, questa è la realtà e dobbiamo esserne consapevoli. La ‘ndrangheta opprime la Calabria e la Locride in particolare e ne impedisce lo sviluppo. Non posso che esprimere solidarietà a tutta l’amministrazione di Monasterace e in particolare ai due assessori colpiti direttamente da parte delle/i Giovani Comuniste/i calabresi.
Il Portavoce delle/i Giovani Comuniste/i Giovanni Maiolo |
Post n°32 pubblicato il 29 Novembre 2007 da gccalabria
SOSTEGNO ALLE LOTTE DELLA PIANA DI GIOIA TAURO E DI CROTONE
Sembra proprio che l’ambiente calabrese debba necessariamente venire devastato, in un modo o nell’altro. La Calabria è vista esclusivamente come terra di conquista, come luogo dove cementificare indiscriminatamente, dove bruciare i rifiuti, senza preoccuparsi della salute delle persone e della tutela ambientale. Negli ultimi anni ci siamo dovuti difendere prima dallo scempio del Ponte sullo Stretto e poi dal mostro di Europaradiso. Oggi dobbiamo opporci al disastro che si vuole produrre sulla Piana di Gioia Tauro, dove in un lembo di terra si intendono realizzare un’infinità di impianti deleteri, e al raddoppio della discarica di Columbra a Crotone. Ma non sono solo queste le zone a rischio. Il piano dei rifiuti della Regione Calabria segnala la questione rifiuti come grave emergenza e propone come soluzione l’apertura e l’ampliamento di moltissime discariche. 15 in provincia di Cosenza, 3 a Crotone, 3 a Catanzaro, a Vibo si passerà da zero a tre discariche, nel reggino oltre all’ampliamento di quelle esistenti ne sono previste altre 3. Una situazione fuori controllo. È evidente che esiste un grosso problema sul tema rifiuti e che le nostre critiche a questo irrazionale e devastante modello di sviluppo fondato sul consumismo più sfrenato trovano fondamento e conferma. Continueremo a produrre rifiuti in maniera incontrollata fino a quando non si ridurranno i consumi, incentivando la raccolta differenziata (e alcune società che dovrebbero promuoverla non lo fanno per non ridurre i loro profitti, come nel caso di Locride Ambiente) e promuovendo il riciclaggio invece di gettare tutto in discarica. Ma per farlo è necessaria una diffusa educazione ambientale che dovrebbe partire dalle scuole per fare adottare comportamenti meno consumistici e più compatibili, privilegiando ad esempio merci con imballaggi ridotti. Si dovrebbe sostituire la plastica con bioplastica (ricavata dall’amido del mais) che è completamente biodegradabile. Si potrebbero usare i detersivi (e non solo) “alla spina”, anziché gettare il contenitore lo si dovrebbe ricaricare nei supermercati. Ma invece di puntare su questo si pensa alla costruzione di nuove discariche e al raddoppio dell’inceneritore di Gioia Tauro. Le popolazione locali si ribellano, a Crotone con lo sciopero della fame e la manifestazione del 15 dicembre promossa dal movimento “No Discarica” che chiede il rispetto del principio di autosufficienza e del principio di prossimità così come stabilito dal Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 (Legge Ronchi), nella Piana con la manifestazione del 22 dicembre. Ad entrambi questi appuntamenti le/i Giovani Comunist* calabresi parteciperanno attivamente, a difesa del diritto alla salute e per la tutela dell’ambiente. Faremo sentire la nostra voce su queste battaglie e la nostra presenza in piazza.
Il Portavoce delle/i Giovani Comuniste/i Giovanni Maiolo |
Post n°31 pubblicato il 30 Ottobre 2007 da gccalabria
COORDINAMENTO REGIONALE - CALABRIA COMUNICATO STAMPA OGGETTO: GRAVISSIMO COMPORTAMENTI DI IDV E UDEUR
L’Unione non rispetta il programma elettorale. Sui fatti di Genova del luglio 2001, in occasione della riunione del G8, quando furono sospese le garanzie costituzionali e massacrati centinaia di manifestanti per le strade e nella scuola Diaz e furono molteplici le torture a Bolzaneto non si vuole arrivare alla verità. Il partito di Mastella, il ministro inquisito che chiede il trasferimento per i giudici scomodi che indagano su di lui, e quello di Di Pietro, che ha regalato alla destra De Gregorio e la Commissione Difesa, hanno votato insieme alle destre impedendo alla Commissione Affari Costituzionali di approvare favorevolmente la proposta di istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta su Genova. Lo riteniamo un fatto gravissimo. Abbiamo dato la fiducia a questo governo su un programma elettorale preciso e ne pretendiamo il rispetto. Vogliamo la verità sui massacri di Genova, affinché non accada mai più che si muoia e si venga picchiati e torturati per una manifestazione. Finchè non si farà luce sui disegni che si nascondono dietro Genova vivremo in una democrazia dimezzata. Il voto di Udeur e Italia dei Valori dimostra che esiste un interesse trasversale agli schieramenti per non arrivare alla verità. Esprimiamo indignazione e chiediamo a gran voce l’intervento del Presidente del Consiglio affinché si rispetti il programma elettorale.
Il Portavoce delle/i Giovani Comuniste/i Giovanni Maiolo
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Post n°30 pubblicato il 28 Ottobre 2007 da gccalabria
Ho saputo da internet che vicino a casa mia, a Roccella Jonica, sono sbarcati dei clandestini. Succede spesso da queste parti. Ma questa volta è stato diverso, l’avventura in mare di circa 150 persone è divenuta tragedia. La carretta del mare si è spezzata. Hanno trovato già sette corpi senza vita. Due li hanno recuperati sulla spiaggia di Gioiosa Jonica, qualche kilometro più a sud. Ho deciso di andare a vedere cosa è successo, per capire. Ma non c’è niente da capire. Ho parcheggiato sulla statale 106 il mio pandino amaranto, ho scavalcato il guardrail, ho superato i binari della ferrovia e mi sono trovato sulla spiaggia. Il relitto è lì, poggiato sulla sabbia e battuto dalle onde. Diviso. Spezzato. La cabina è staccata dal resto. La prua anche. Il mare mosso e il cielo grigio incupiscono l’animo, come la vista della carcassa. Legno ovunque, per centinaia di metri. E oggetti. Bottiglie di olio, fusti di olio per motore, una scatola di succo di frutta, scarpe. Decine e decine di scarpe e ciabatte sono sparse lungo la costa. Vestiti. Loro, i clandestini sopravvissuti, non ci sono già più, sono stati portati via. Qualcuno è in ospedale per essere curato. Sono palestinesi. Sbarcati a Roccella, a 5 km da Caulonia, il paese di Angelo Frammartino. Un italiano andato a morire in Palestina. Loro, palestinesi, invece sono venuti a morire in Italia. Su una tavola qualche anima buona ha lasciato un mazzo di fiori bianchi, che spuntano come un miraggio all’improvviso in mezzo ai resti. È impossibile non commuoversi. Si respira dolore e salsedine, panico e impotenza. Sul biglietto c’è scritto “Il vostro coraggio è per noi memoria”. Ma io non credo che si trattasse di coraggiosi. E non credo neanche che di questa ennesima tragedia resterà memoria, se non nelle menti di quelli scampati all’orrore. È solo una cattiva notizia al Tg dell’ora di pranzo. Il servizio successivo parla già di altro. Domani non se ne parlerà più. Di immigrazione si continua a morire, in Italia si continua ad arrivare da clandestini, e a morire da clandestini, nel buio della notte col mare in tempesta, quando nessuno può osservare. Quando nessuno può vedere. Esseri umani ammucchiati come bestie sono morti in mare a 5 kilometri da casa mia, mentre dormivo al caldo. Non capisco, non riesco a capire. Pare che abbiano pagato 1500 euro a testa ai trafficanti di uomini. Per finire in Italia, qualcuno a morire, gli altri probabilmente per essere rimpatriati. Non ha senso. Non ha senso un sistema in cui le merci possono attraversare liberamente le frontiere ma gli uomini devono rischiare la vita per superare una linea segnata su una cartina. Non ha senso che accada nel 2007. Non ha senso che si muoia così… I cadaveri sono stati portati via. I sopravvissuti, compreso un bambino di dieci anni, sono stati portati via. La carcassa della carretta sparirà. E la prossima estate torneremo a fare il bagno su quella spiaggia, a cercare sollievo dal sole calabrese. E forse solo qualcuno rivolgerà un pensiero a quelli che proprio lì, in una notte di burrasca, hanno perso la vita in mare. Gli altri continueranno ignari di tutto a godere il mare d’estate. Perché la vita continua. Ma non se sei palestinese e muori in terra straniera ucciso dalle onde e dalla clandestinità.
Giovanni Maiolo Ragazzo Portavoce regionale Gc Cittadino di un mondo di merda |
Post n°29 pubblicato il 25 Ottobre 2007 da gccalabria
CASO DE MAGISTRIS – NON POSSONO ESISTERE CASTE INTOCCABILI
La Calabria vive da tempo una situazione di emergenza democratica. La pervasività della ‘ndrangheta, alleata del potere politico e favorita da settori deviati della massoneria, continua a tenere sotto scacco un’intera regione, le sue speranze di rinascita, di crescita. Da queste parti si respira la potenza della criminalità organizzata, si percepisce l’arroganza di certa politica che utilizza la cosa pubblica per gli affari privati. Qui tutti sanno che se vogliono lavorare devono rivolgersi ai politici di turno, spesso referenti delle cosche. E lavorare, in una terra con i tassi di disoccupazione della Calabria, vuol dire riuscire a sopravvivere. Ma è comunque difficile resistere in questa terra martoriata, tra il sangue versato dai tantissimi omicidi che colorano macabramente di rosso le strade dei nostri paesi, tra le lacrime delle donne che vivono ancora oggi troppo spesso una situazione di sottomissione a logiche patriarcali, in realtà sociali di assoluto degrado in cui spadroneggiano gli uomini delle ‘ndrine. E di fronte a tutto questo sale naturale la rabbia, e ti acceca di fronte all’arroganza del potere che si manifesta col volto dell’impunità assoluta. Per questo i calabresi si sono schierati a favore di De Magistris e contro la sfrontatezza della politica che si intromette negli affari della magistratura. Per questo si è levato l’urlo collettivo in difesa del magistrato che con le sue inchieste mette sotto accusa la classe politica. In una realtà in cui nessuno riesce a spezzare le catene della sottomissione al giogo politico-‘ndranghetistico chi ci prova assume le fattezze dell’eroe, di colui che comunque ci prova, ed ha i mezzi per farlo. E lo scontro, agli occhi dei cittadini, diventa netto, si radicalizza: da un lato la politica che pretende l’impunità, dall’altro la magistratura e si sta da una parte sola. E nessuno ha scelto la politica. E in questo clima di sfiducia totale verso le istituzioni politiche ha vita facile l’antipolitica, che trova nuova linfa per crescere e riesce ad aprirsi nuovi spazi nella mente delle persone stanche di tollerare soprusi. È la politica arrogante che produce e alimenta la sfiducia. Per questa ragione il magistrato di Catanzaro è diventato l’emblema della Calabria che non ci sta, che si ribella, che cerca disperatamente il cambiamento. Le/i Giovani Comunist* stanno con quella Calabria sana che vuole spezzare le catene ma siamo consapevoli della necessità di non creare miti, fuggiamo dalla logica degli eroi. Nessuno, da solo, può riuscire a scalfire un sistema così ben collaudato e potente, capace di piegare e, quando serve, di eliminare senza troppo scrupoli. Quello che serve è uno sforzo collettivo dei calabresi. Da queste parti siamo abituati ad aspettare eternamente, nella speranza che la salvezza ci arrivi dall’esterno. Ma il cambiamento si produce solo quando ci si mobilita in prima persona e insieme agli altri in uno sforzo collettivo, e non quando ci si affida alla provvidenza, né quella divina né quella del clero, visto che i nomi di importanti vescovi calabresi paladini dell’antimafia risultano essere tra coloro che raccomandavano agli indagati dell’inchiesta “Why Not” di fare lavorare persone da loro segnalate (come si è potuto osservare ieri sera su RaiTre a Report). La democrazia si fonda sulla divisione dei poteri, tra i quali non devono esserci interferenze. Nessuno dei poteri dello Stato può invadere i campi dell’altro. Eppure è successo a causa di leggi che vanno cambiate. La politica non deve interferire con l’operato della magistratura, che deve essere libera di indagare tutti. Non devono esistere caste intoccabili, non devono esserci, di fronte alla legge, i “più uguali degli altri”. Per questo manifestiamo indignazione per quanto sta avvenendo. Se a farlo fosse stato il governo Berlusconi il centro sinistra avrebbe urlato al golpe, ora invece tollera supinamente gli atti del Ministro della Giustizia. Non possono esserci due pesi e due misure, la Calabria non può permetterselo. Lasciate indagare la magistratura, lasciatela mettere sotto accusa anche la classe politica, poi saranno i processi a stabilire la verità, la colpevolezza e l’innocenza degli indagati. Non possono esserci direzioni verso cui non si può indagare. Ne va dell’indipendenza della magistratura. Ne va della fiducia dei cittadini verso le istituzioni.
Il Portavoce delle/i Giovani Comuniste/i Giovanni Maiolo |
Post n°28 pubblicato il 15 Ottobre 2007 da gccalabria
Intervento di Michele De Palma - segreteria nazionale Prc Per una svolta in Calabria. La crisi del rapporto tra cittadini e politica in Calabria pone a tutta l’Unione e a noi stessi un problema di fondo: la fiducia. Fiducia è parola importante in una terra permeata dalla criminalità organizzata in cui cittadini,sindacalisti, amministratori sono minacciati ogni giorno. A tutti noi spetta il compito di solidarizzare con loro e di far conseguire atti che incoraggino la rottura del sistema. Il Prc con tutta la sinistra calabrese ha responsabilità enormi, anche per il ruolo di governo che ricopre a più livelli. C’è bisogno di ripartire dalla coerenza tra programma e azione di governo, tra parole e fatti. Gli antidoti alla corruzione e alla permeabilità di ampi settori della politica e dell’economia alle culture mafiose risiede nella lotta per la riaffermazione dei diritti contro i favori, della dignità contro la prevaricazione, insomma dobbiamo dare seguito alle richieste avanzate in due distinte manifestazioni: quella di Polistena e di Catanzaro, organizzate rispettivamente da Libera e dalle confederazioni sindacali. La Calabria non può essere separata da una nuova questione meridionale. Il sud sembra essere diventato invisibile e le risorse vengono trasferite per le infrastrutture nel nord. Caso emblematico è quello del ponte sullo stretto, dopo una giusta battaglia è giunta la decisione di non costruirlo, ma le risorse sono state usate per altre opere pubbliche nel nord. È nostra responsabilità metterci al servizio della società meridionale e della società civile calabrese: ascoltare e organizzare la domanda di diritti, legalità e disobbedienza alle leggi consuetudinarie della ‘ndrangheta e di tutti i poteri che espropriano i cittadini della democrazia. Il miglioramento delle condizioni di vita dei calabresi dipende da molti fattori, primo fra tutti il lavoro. Lavoro deve essere senza successive qualificazioni (nero, determinato, ecc) che squalifica la politica e il sistema delle imprese. Lavoro materiale e immateriale utile a mettere a valore natura e paesaggio. Lavoro che investe braccia e testa del popolo calabrese alla ricerca di una dignità negata dalle classi dirigenti. Energia pulita, riassetto del territorio e del patrimonio idrico, distruzione degli ecomostri sono solo alcuni interventi di un piano straordinario utile a occupare giovani in partenza verso le regioni del nord. Far tornare i giovani specializzati altrove è utile a riqualificare la vita pubblica, far crescere la ricerca delle università, riqualificare l’amministrazione dello stato, far crescere le imprese che rispettano il lavoro e l’ambiente. L’irresponsabilità della politica sempre più autocentrata e incapace di governare deve scegliere atti di discontinuità rispetto al passato. L’Unione deve ritornare ad avere una credibilità che oggi sembra persa. C’è bisogno di cominciare dalla rappresentanza, senza alimentare populismo utile alle destre, bisogna puntare a un cambiamento delle classi dirigenti attraverso atti concreti. Un programma di riforma della politica che affronti la “questione morale”. Il Prc insieme a tutti i partiti, le associazioni, i sindacati, la società civile, si fa promotore dell’elaborazione di un “codice etico” per gli eletti e i nominati nella pubblica amministrazione a tutti i livelli (dai consigli di circoscrizione alla giunta regionale), che impone a tutti gli eletti che dovessero essere rinviati a giudizio per reati di mafia, di voto di scambio, contro la pubblica amministrazione, corruzione e concussione, le immediate dimissioni dall’incarico e l’incandidabilità. Quello che chiediamo è una scelta d’autoregolamentazione, una scelta etica che ponga le premesse per un rilancio della dignità pubblica della politica come possibilità di cambiare le condizioni di vita delle cittadine e dei cittadini. Proponiamo un secondo atto di svolta: rilanciamo la proposta di una commissione etica e di trasparenza sui fondi strutturali europei. I dati che ci sono offerti dalle inchieste di questi anni da magistratura e forze dell’ordine ci consegnano un quadro drammatico di sperpero delle risorse. Clientele, lavori incompiuti, sfruttamento dei lavoratori, devastazione del territorio, sono solo alcuni dei risultati raggiunti dalla pioggia di denaro europeo e statale giunti in Calabria. Il rapporto Svimez ci offre dati freddi che inchiodano i governi regionali a responsabilità gravi, incapacità di programmazione, controllo e sviluppo degli obiettivi. Dal ’07 al ’13 saranno investiti in Calabria 9 miliardi di euro che devono inderogabilmente servire a far crescere il lavoro a tempo indeterminato. E’ per questo motivo che riteniamo utile una “commissione etica regionale” con pieni poteri di controllo e indirizzo da affiancare alle autorità di gestione e controllo già previste dalla legge. Una commissione di donne e uomini di “buona volontà” (a prestazione gratuita) con una disponibilità di mezzi e risorse per compiere il loro lavoro. Le persone facenti parte della commissione devono rispondere a caratteristiche precise. Magistrati, sindacalisti, docenti universitari, donne e uomini delle forze dell’ordine e delle associazioni di volontariato, che ristabiliscano fiducia, partecipazione e coerenza tra la politica e i cittadini. Codice e commissione etica sono la premessa alla svolta di cui c’è bisogno in Calabria per noi e per tutta l’unione, se fossi indagato io per reati di quel tipo mi dimetterei. Oggi dobbiamo avviare una rivoluzione morale. La politica deve ritornare ad essere dei cittadini. Codice e commissione devono essere la premessa ad essere parte del governo del territorio che ridoni alle persone la possibilità di poter decidere della propria terra e vita. A chi ci chiede come possiamo essere al governo e lottare contemporaneamente rispondiamo con le parole di Pio La Torre “solo un grande movimento di popolo, opinione e cultura può sconfiggere la mafia”. Così pensiamo anche noi. Questa verifica vogliamo condividerla con tutti i partiti della sinistra, ma ancora più importante è la partecipazione di tutti coloro che vorranno esserci e la sua chiusura dipende dalle scelte che il presidente Loiero vorrà prendere. Abbiamo bisogno di una svolta; commissione e codice sono le premesse alla nostra presenza nella giunta.
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Post n°27 pubblicato il 15 Ottobre 2007 da gccalabria
di Domenico Ragozzino* Non è l’ora X invocata dal ministro Fioroni, quella degli esami di riparazione, e non aspetterà il fatidico 31 agosto per entrare in vigore. Il decreto sugli esami di riparazione, deciso nel chiuso di una stanza ed annunciato con una conferenza stampa, è soltanto l’ ultimo provvedimento voluto dal ministro Fioroni, che senza nessun confronto e senza nessuna consultazione è stato imposto nel corso dell’ anno accademico. * Resp. nazionale studenti G.C. |
Post n°26 pubblicato il 15 Ottobre 2007 da gccalabria
Domenico Cersosimo* |
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