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GIRO INTORNO AL MONDO IN BARCA A VELA
 

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« LA BARCAL'ATTERRAGGIO »

LA TRAVERSATA DELL'OCEANO ATLANTICO

Post n°104 pubblicato il 11 Dicembre 2011 da lukyll

 LA TRAVERSATA DELL’OCEANO ATLANTICO

 

23 ottobre – 09 dicembre

 

 

Siamo partiti per la traversata dell’Atlantico alle ore 12 del 23 Novembre 2011 dal porto di Santa Cruz di Tenerife, nelle isole Canarie.

Ci attendono 2800 miglia prima di arrivare all’isola di Guadalupe. La rotta è già tracciata nel plotter e quella seguiremo. Iniziale direzione verso sud ovest, verso le isole di Capo Verde e poi deviazione verso ovest, scendendo lentamente verso sud,  con una rotta di 265° circa. Si fanno le scommesse sui giorni necessari per arrivare a destinazione. Loris  sottoscrive per 17 giorni, io e Giorgio per 18 e Carlo per 19. Fabio per 20. Poi Loris afferma che se il vento scarseggia si accenderà il motore, così come è stato fatto più volte, e quindi è chiaro che forse arriveremo in 17 giorni. Basta mantenere una velocità media di 6,5/7 nodi ed a motore si superano normalmente i 7 nodi. Quindi non ci saranno grosse sorprese sulla data di arrivo.

A Santa Cruz il cielo è nuvoloso e la partenza avviene sotto una leggere e intermittente pioggerellina:  partenza bagnata partenza fortunata!  I proverbi si sprecano! L’uomo ha una indiscussa capacità di adattamento alle avversità cercando sempre di rigirare i fatti affinché  siano soddisfacenti ai propri interessi e ambizioni.  Come quando un piccione te fa addosso e si dice che porta fortuna …. Intanto, secondo me, si comincia male !!! ma così si dice …!!

Alterniamo vela e motore per poi andare solo a vela il giorno dopo dato il buon vento che ci spinge da poppa verso sud ovest e verso Capo Verde. Al mattino tiriamo giù la lenza per pescare lo sperato tonno quotidiano.  Loris ha comprato una canna nuova con mulinello ed una lenza  adeguata a tirare su pesci di 30 e più chili. Non passa molto tempo che il mulinello ruota a gran velocità facendo sentire il suo cicalino. Sobbalziamo dalla panca e ci mettiamo all’opera per recuperare il pesce.  Chi recupera la lenza chi cerca straccio e rhum per uccidere il malcapitato senza prenderlo a randellate, chi prende il secchio ed il coltello per la pulizia. Si vede già in lontananza dallo sgargiante colore verde giallo-oro che il pesce è un Dorado e non il tonno che cercavamo.  Lo tiriamo su, gli gettiamo il liquore nelle branchie e muore velocemente senza spiccicare parola! Altrimenti chissà dove ci avrebbe mandati ….. ! Pulito e preparati i soli filetti. Il Dorado,  chiamato anche Lampuga, ha carne bianca ma di poco sapore e se cotto troppo diventa  stopposo. Verrà cucinato alla sera da Giorgio, al forno ma risulterà, appunto,  stopposo.  Anche se cucinato in altri modi non risulta molto gradevole al gusto. Ecco perché volevamo il tonno!

Il giorno dopo abbiamo pescato ancora ma sempre dei dorado che abbiamo ributtato a mare. Ero io quello che li liberavo dal terribile amo doppio armato di due pinze ed operavo la povera bestia velocemente per non farla morire prima, mi sembrava di essere un dentista ! Devo essere proprio bravo, mai uno che si sia lamentato !! Noi siamo ecologici peschiamo solo quello che ci serve per mangiare, non peschiamo e uccidiamo animali per il solo divertimento della pesca!

Comunque non siamo riusciti a pescare nemmeno un tonno, se non nel mediterraneo. Abbiamo anche preso qualche bel pesce  grosso, tanto che ci ha srotolato tutta la lenza del mulinello e poi l’ha strappata portandosi dietro esca di plastica, piombo da 150 gr. e  200 metri almeno di lenza. Speriamo riesca a liberarsene! A questo punto una canna è fuori uso per mancanza di lenza  ed abbiamo rimesso in funzione la vecchia che ha dato gli stessi risultati. Solo dorado che abbiamo ributtato in mare dopo la solita operazione “dentistica”.

Il vento è stato favorevole fin dal secondo giorno, quasi di poppa o poppa piena tanto che andavamo con randa e genoa a farfalla. Quasi sempre dai 15 ai 20 nodi. Un andare tranquillo e veloce, dai 6 ai 7-8 nodi.

Certo che con l’onda da poppa  la barca rolla abbondantemente rendendo la navigazione dei passeggeri un poco faticosa perché si è spostati continuamente a destra e poi a sinistra ed il corpo per mantenersi in equilibrio deve mettere in contrazione i muscoli addominali in continuazione, anche se non ce ne accorgiamo e la cosa , a lungo andare stanca. E pensate questa situazione non per alcune ore ma per giorni e giorni, settimane … e senza sosta alcuna. Anche nella cuccetta si è spostati in qua e in là e conviene dormire con i gomiti  e le gambe in fuori così che il nostro corpo risulti più stabile e per non finire fuori dalla cuccetta con un salto che certo farebbe male. E’ vero che ci sono anche i teli antirollio proprio per non cadere e dormire tranquilli ma personalmente fino ad ora non li ho usati in questa traversata.

Possiamo essere contenti del vento che ci è stato molto spesso favorevole e solo gli ultimi tre giorni è calato di intensità  costringendoci ad usare il motore,  soprattutto a causa di una perturbazione è cambiato di direzione venendoci proprio da prua, sul “muso”, come si dice e rallentando la nostra corsa verso  i Caraibi.

A parte i primi 4-5 giorni che la temperatura è stata bassa costringendoci a mettere calzoni , maglione e cerata, e dove mi sono preso una bella bronchite che mi sono trascinato fino quasi all’arrivo  e per la quale ho  ingurgitato ben 2 scatole di amoxicillina, un antibiotico, con 24 pastiglie per 12 giorni.  La mia preoccupazione era che avendo avuto una ricaduta perché interrotta la cura con gli antibiotici troppo presto, poteva la bronchite trasformarsi in broncopolmonite che se curata da medici a casa o in ospedale non da grossi problemi, ma in mezzo all’oceano, senza medici e solo con un tipo di antibiotico poteva risultare pericolosa.  Sembra sia andato tutto bene !

Poi raggiunto quasi Capo Verde abbiamo incontrato l’Aliseo, il vento che ci ha portato per gran parte dei giorni attraverso l’Atlantico. La temperatura è risalita fino a diventare, negli ultimi giorni caldo e umido, appiccicoso, con le lenzuola appiccicose, ecc. non proprio un bello stare! Ma si sa, l’abbiamo scelto noi di venire qui quindi non possiamo lamentarci troppo …! E poi, qui sarà un clima caldo umido e appiccicoso ma in Italia sarà a Dicembre umido e freddo, quello che ti penetra nelle ossa e non te lo togli più …!

Speriamo nel clima della Guadalupe, dovrebbe essere la stagione asciutta, ed avere una temperatura molto mite, come fosse sempre primavera.

 

 

La vita a bordo si svolge con tranquillità, abbiamo organizzato dei turni di 4 ore ciascuno in coppia ma sfalsati di due ore. Cioè quando inizio faccio due ore di assistenza al timoniere per eventuali manovre che dovessero essere necessarie e le altre due come timoniere e di guardia. La barca ha il timone automatico ed usiamo sempre quello quindi si tratta di stare comodamente seduti in poltrona davanti alla consolle e controllare gli strumenti: radar, anemometro,  direzione vento,  velocità  della barca, rotta  ecc..  Qualcuno imposta l’allarme del radar e del fuori rotta e va a dormire ma non mi sembra affatto una buona idea, se qualcosa non funziona potremmo trovarci davanti una petroliera da 200 metri  e non so come andrebbe a finire …. Anzi lo so proprio ed è  per questo che stiamo svegli.  Svegli ….  anche qui ci sarebbe qualcosa da ridire perché qualche leggero “ abbiocco “ forse ce lo abbiamo avuto tutti , si sa alle 3-4 di notte la palpebra cala ma pochi secondi dopo siamo di nuovo all’erta per controllare radar e tutto il resto.  Se poi avvistiamo con il radar una imbarcazione la seguiamo costantemente  per controllare che non sia in rotta di collisione con noi e fino che non va fuori dallo schermo.

Per  il resto del tempo si dorme di tanto in tanto e si legge quando non siamo impegnati nella cucina.

Anche dormire non è facile perché avendo turni di 4 ore, notte e giorno, a scalare, cioè ad ore sempre diverse, ed avendo libere solo sei ore, siamo costretti a dormire ad ore sempre differenti e non è possibile prendere un ritmo. Questo almeno a me da abbastanza fastidio, non possiamo programmare la giornata con gli stessi ritmi e si vive seguendo solo le esigenze che il fisico richiede. Si dorme quando si ha sonno, si fa colazione quando ci svegliamo, le 7 o le 10, si mangia pranzo e cena insieme, questo si, ma per il resto ognuno fa come gli pare. In barca è così !!

Ogni tanto qualche pesce volante salta in coperta, si sente sbattere e se ce ne accorgiamo lo ributtiamo in acqua. I pesci scappano dai loro predoni volando fuori dall’acqua, così spariscono alla vista del predone che ne perde la traccia e si salvano.  Spesso anche l’avvicinarsi della barca è scambiata per un predone e quindi saltano fuori volando anche per 50 metri fuori dall’acqua. E qualcuno più sfigato atterra sulla barca e ci muore. Lo ritroviamo al mattino intirizzito. L’altra notte uno è volato sopra la barca ed è penetrato dall’osteriggio aperto  fino a cadere sopra o vicino al viso di Giorgio mentre se la dormiva. Naturalmente spavento, gettato nel buio con le braccia agitate nel pagliolo della cabina e quindi, accesa la luce e visto che si trattava di un pesce volante, lo ha rigettato in mare e poi se ne è tornato a letto. Passando prima dal bagno per lavarsi dal viso le squame e l’odore di pesce.

 

Una attività importante è quella della preparazione dei pasti, degli spuntini e degli aperitivi. Il cambusiere capo è Giorgio il quale passa ore ed ore ai fornelli preparando piatti veramente gustosi, tutti di tradizione veneta. Risotti, pasta con vari sughi, carne di pollo o coniglio al sugo, frittate ecc.  Tartine con tonno e maionese, con olive, con acciughe con pomodori, affettati vari che abbiamo portato ognuno di noi da casa secondo le nostre specialità locali. Insomma il mangiare non ci manca e fino adesso abbiamo cucinato sempre piatti diversi e gustosi.

Anch’io ho preparato qualcosa, il peposo con il purè di patate, spaghetti aglio olio e peperoncino, l’Amatriciana, la Carbonara, patatine fritte-arrosto come fa la mia moglie, la piadina, il dolce al limone ecc. Sono il secondo cuoco!

 Verso le 7 la sera beviamo l’aperitivo con patatine, noccioline, pistacchi e  cose varie, come lo chiamano in veneto, dove è nato, uno spritz: prosecco con un poco di Campari e limone. Qualche volta abbiamo bevuto anche gin tonic ma da quando un’onda malandrina ha fatto rovesciare il bicchiere di Loris sul computer non ne abbiamo più bevuti. Il computer infatti non risponde più ai comandi e non si accende nemmeno: che si sia ubriacato di gin? Oppure che sia stato astemio e l’alcool lo ha ucciso? Non si sa. Il fatto è che non funziona e non possiamo ricevere la posta ne inviarla e soprattutto, non possiamo ricevere i servizi meteorologici che sono molto utili se non indispensabili in queste traversate. Per fortuna la cosa è successa a pochi giorni, 5-6, dall’arrivo alla Guadalupa, comunque non è affatto piacevole non poter ricevere bollettini meteo!

In verità Loris ha un altro computer ma non sa installare il programma necessario, per farlo ha telefonato ad una ditta in Italia con il satellitare ma senza un contatto internet non è possibile trasferire i file necessari per l’installazione e così dovrà aspettare di arrivare a destinazione.

La posizione giornaliera su Youposition viene aggiornata tramite telefonata satellitare quotidiana al genero di Loris.

Oggi abbiamo visto per la seconda volta i giovani delfini che giocano davanti la prua della barca, 10 minuti e poi via con i genitori, il divertimento per loro, ma anche per noi è finito.

Ogni tanto guardiamo qualche film con il videoregistratore, tutti film d’azione che a me non entusiasmano ma che qualche volta vedo perché non ho altro da fare. Invece mi sono rivisto al mio computer il film “ Il postino” con Troisi e mi è piaciuto ancora più della prima volta.

 

Tutti i giorni ci colleghiamo via radio ad onde corte con i radioamatori che stanno attraversando l’Atlantico e con dei personaggi residenti in Italia che gentilmente, per hobby, tengono i contatti radio. In particolare ce ne sono due chiamati DJ e Grande Laguna che puntualmente alle ore 13 UTC, cioè alle 14 italiane, chiamano e tengono i contatti fra le varie barche. Io sono addetto alla radio e dato che è poco legale usare tali frequenze se non si è radioamatori autorizzati siamo tutti costretti ad usare in nickname. Il mio è Luky.

Ognuno da giornalmente le proprie coordinate così che in Italia possano seguire le rotte di ognuno. Ci si scambiano informazioni meteo così coloro che si trovano dietro hanno informazioni meteo importanti per seguire una conveniente rotta.  Poi qualche battuta,  qualcuno che è rimasto in panne con il motore che chiede delucidazioni su cosa andare a toccare per capire quale sia il guasto, e naturalmente ognuno dice la sua creando credo non poca confusione al povero cristo che si ritrova senza motore in mezzo all’Atlantico.

Arrivano anche cattive notizie come quella del decreto ministeriale sulle tasse da pagare per i possessori di barche e tutto per sentito dire senza certezze così da creare ansia e rabbia da parte dei velisti in ascolto, me compreso!!

Comunque è piacevole sentire e scambiare informazioni e opinioni da parte di amici che partecipano ad una analoga avventura, compagni di viaggio ! Ci facciamo compagnia.

Dopo tanti giorni di navigazione il testosterone in barca è salito a discreti livelli, nonostante l’età dei partecipanti alla spedizione. L’argomento principale dei discorsi e soprattutto delle battute è sempre quello …. ! Spero lo immaginate …. Non vengono raccontati i sogni, che come si sa sono molto intimi … ma le battute su tali immaginazioni si sprecano. Qualcuno racconta di aver riepilogato nella mente tutte le occasioni perdute, spesso per stupidaggine o pensando magari, molto erroneamente,  di averla in pugno, e poi si fa sfuggire l’attimo propizio e dopo non c’è più niente da fare. Come si dice: ogni lasciata è persa! E si mangiano le mani, adesso che  basterebbe anche la meno bella, anche se un po’ antipatica, ma quanto basta ….! E ti ripassano tutte in mente, non ne lasci nemmeno una, impietosamente a dimostrazione della propria stupidaggine e ci si accorge quante occasioni  abbiamo perso, più di quelle che abbiamo sfruttato. Questi sono i discorsi ricorrenti negli ultimi giorni di navigazione.  L’altra sera ho svegliato Fabio, 32 anni, per il cambio del turno, si è precipitato in pozzetto, si è sdraiato e si è rimesso a dormire bisbigliando … sognavo che ero al bar con una bionda …. Fammi continuare il sogno …. Voglio sapere come va a finire!! A questi livelli siamo ridotti !!

Siamo al 16mo giorno di navigazione, procediamo a motore perché non c’è vento, il mare è quasi come l’olio, mancano ancora 230 miglia e già si guarda lontano, a prua, per vedere terra, ben sapendo che a questa distanza è impossibile vederla, ma ci proviamo lo stesso come se il desiderio così forte ci aiutasse a vedere più lontano.  Il cielo è quasi sgombro da nuvole che ormai sono rimaste a corona dell’orizzonte, il cielo è di un blu intenso ed il sole, come si dice, “picchia”! Dovremmo arrivare alla Guadalupa domani in serata e speriamo prima della notte così da poter entrare in porto con la luce del  giorno, agilmente e non dover attendere l’alba successiva gironzolando per la baia in attesa della luce.  Come si sa entrare in un porto sconosciuto può essere pericoloso con le luci della città che ci confondono e non è difficile scambiare un semaforo del viale con le luci rossa e verde dell’ingresso al porto, occorre stare molto attenti e procedere con cautela e poi ci deve essere qualcuno che ci indica il posto barca nel marina, ecc. ecc.

Speriamo di arrivare con la luce del giorno …. È più piacevole e sicuro.

 

 
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