Creato da lukyll il 19/08/2008
GIRO INTORNO AL MONDO IN BARCA A VELA
 

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PASSAGGIO DEL CANALE DI PANAMA

Post n°84 pubblicato il 21 Marzo 2010 da lukyll

 

Venerdì 12 Marzo      Passaggio del Canale di Panama.

 

Alle 10,30 si salpa per la zona Flat dove dovremo attendere Tito e un addetto del canale che ci consiglierà come operare. Aspettiamo Tito con una certa ansia, aveva promesso che sarebbe venuto per le 12 ma poi aveva aggiunto le 12 panamensi: il che vuol dire un’ora  o due più tardi. Invece arriva poco dopo, con grande nostro sollievo e con una calorosa accoglienza. Ci da due cime da 40 metri, 10 copertoni di auto ricoperti con sacchi dell’immondizia perché non sporchino la fiancata della barca e ci lascia un ragazzo di 20 anni, creolo. Ci saluta con un bel sorriso dolce, da bravo ragazzo, augurandoci buon vento.

Parlando con il giovane, timido e buono, ci racconta che ha 20 anni e 2 figli, uno di 5 ed uno di 2. Questo è il suo lavoro e Tito glielo procura. Poi domandiamo delle case accoglienza per bambini di cui avevamo sentito parlare e ci conferma che questo Tito è il promotore ed il finanziatore di questa organizzazione e che anche Lui, fin da quando aveva 7 anni, è stato aiutato.

Allora era vero, questo quarantenne di nome Tito è proprio un brav’uomo, che riesce ad aiutare tanti bambini  soli o comunque in difficoltà. In verità mi sento a disagio: io a divertirmi a girare il mondo con una bella barca, carica di vino, birra e quant’altro ci piaccia di acquistare e Lui a lavorare e a dedicare il proprio tempo libero ad aiutare una cinquantina di  bambini in difficoltà.

Ma verrà anche per me il momento di aiutare qualcuno quando non potrò più andare in barca ma avrò, almeno spero, la forza di fare qualcosa per chi è stato meno fortunato di me. Magari costruire una scuola dove  oppure organizzare delle attività lavorative dove più ve ne è bisogno. Intanto …… si inizia ad accettare le donazioni!!

 

Alle 16 viene il cosiddetto aiutante che ci spiegherà quello che dobbiamo fare per attraversare il canale. Intanto mettiamo i copertoni e poi lentamente ci avviamo verso l’ingresso del canale insieme ad altre barche. Con noi nella chiusa entrerà prima una nave da guerra Colombiana poi un rimorchiatore americano ed infine noi legati bene a sinistra con un catamarano di Neozelandesi e a dritta con una barca in ferro cemento danese con due ragazzi e tre belle biondine. Vengono poi lanciate delle cime a terra, due a prora e due a poppa che vengono tenute da quattro addetti del canale che nel momento dell’ingresso dell’acqua che farà alzare il livello di un decina di metri verranno ben fissate a delle grosse bitte.

Entriamo, emozionati, e subito dopo dietro di noi due grosse porte di acciaio vengono chiuse lasciando alle nostre spalle l’Oceano Atlantico. Quindi inizia ad entrare l’acqua dal basso.  Si vedono come delle grosse bolle di acqua che continuamente affiorano tutto intorno generando una forte corrente che ci fa in parte girare ma, trattenuti dalle grosse cime ondeggiamo un poco e resistiamo alla corrente. Il livello dell’acqua sale rapidamente ed in meno di 10 minuti siamo saliti di una decina di metri. Si aprono allora le altre porte che abbiamo davanti e tutti ci muoviamo per entrare nella successiva chiusa. Di nuovo ben legati alle grosse bitte della sponda del canale e tutto si ripete. In totale siamo saliti di 18-20 metri. Si apre la terza porta, usciamo dalla chiusa ed entriamo nel lago artificiale di Gantum. Ci liberiamo con le altre barche e la guida ci indica di andare in una zona per passare la notte legati ad un grosso barcone che trasporta turisti per il lago e le chiuse. Non ci piace questa idea e chiediamo di gettare l’ancora lì vicino. La guida dice di sì mentre una barca lo viene a prelevare e dopo essersi mangiato un bel piatto di spaghetti preparato da Giovanni. Così facciamo.

Per raggiungere le altre chiuse e scendere a livello dell’Oceano Pacifico dobbiamo percorrere una trentina di miglia quindi sveglia alle 6 del mattino, alle 6,30 sale a bordo un’altra guida, il giovane creolo ha dormito sul ponte della barca, forse ben sapendo che dentro si sarebbe fatto un bagno turco come tutti noi.

Tiriamo su l’ancora ma ad un tratto il verricello si blocca, non ce la fa a tirare la catena: si è impigliata da qualche parte! Allora proviamo ad andare avanti, poi indietro quindi girare un poco intorno verso sinistra ecc. ma niente. Chiediamo alla guida se conosce qualche sommozzatore che possa sbrogliare la catena ad una profondità di 20 metri ma risponde che non troveremo nessuno: sono presenti diversi coccodrilli e non è proprio il caso di scendere sotto.  L’alternativa è segare la catena e lasciare tutto nel fondo con una spesa notevole: ancora e catena sono di acciaio speciale ad alta resistenza e quindi costose. Decidiamo di riprovare un altro paio di volte e poi taglieremo perché altrimenti facciamo tardi per passare le altre chiuse il cui appuntamento è alle 13 circa. Tutte le altre imbarcazioni sono già partite. Riproviamo a tirare su ed alla fine la catena viene con fatica trascinandosi dal fondo un tronco, con tanto di belle radici, di una palma! Siamo tutti soddisfatti ma adesso ci dobbiamo liberare della palma. Il comandante, evidentemente di lungo corso, prende una specie di uncino, lo lega ad una cima e cerca di tirare su la catena da sotto il troco così da rendere molle la catena soprastante così da permettere lo srotolamento della stessa e la liberazione dal tronco. Detto e fatto !!! Applausi e via a 7,5 nodi per recuperare gli altri.

Il lago Gantum è artificiale, una valle con colline intorno è stata allagata e spuntano le cime di queste collinette diventate ora lussureggianti isolette. L’isola più grande è stata destinata a parco naturale, sono state introdotte delle specie animali ed un centro di indagine scientifica internazionale studia lo sviluppo di queste e di tutte le altre specie animali e vegetali.

Giungiamo alle chiuse in orario, la altre barche ci attendono, ci leghiamo di nuovo nella stessa posizione e nello stesso modo e ci infiliamo nella chiusa. Davanti abbiamo altre tre barche e due battelli di turisti. Ci dicono che nella seconda chiusa c’è una webcam così Giovanni e Giuseppe telefonano agli amici perché possano partecipare all’evento. Lo svolgimento delle operazioni è del tutto analogo al precedente solo che questa volta si scende e la corrente è molto meno forte e l’operazione si svolge con più tranquillità. Da buoni italiani, davanti alla webcam, viene tirata fuori la nostra bandiera  che viene patriotticamente sventolata. Gli amici dell’armatore diranno poi al telefono di non averla vista perché il livello dell’acqua si è abbassato velocemente e siamo stati nascosti dal muro del canale.

Finalmente si apre l’ultima paratia e l’Oceano Pacifico ci accoglie!

Ormeggiamo in rada alla Playta di Panama.

 

 
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