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« LA VIGILANZA CHE NON C'E'BUONGIORNO PRESIDENTE »

QUALCOSA SVENTOLA LONTANO

Post n°6 pubblicato il 22 Maggio 2009 da cram1977

 

Qualcosa sventola lontano

 

Era una giornata calda, non c’era vento, eppure una coltre di nubi copriva il cielo. Mariano IV giudice di arborea e Re di Sardegna procedeva con le sue truppe. Non ci sono giornate tanto decisive come quelle in cui un uomo e tutto ciò che rappresenta vengono messe in discussione, pensò il sovrano. La Sardegna, questa grande e nobile terra sarebbe diventata una nazione forte e rispettata. Basta con quegli insopportabili iberici, invadenti e arroganti, ci trattavano come una cosa loro. No, ora basta, io scaccerò questi stranieri insopportabili.

Dopo vari chilometri si ritrovarono in prossimità di Sanluri, cittadina piccola ma determinante in quello scacchiere bellico. La battaglia decisiva si sarebbe giocata lì, senza appelli, senza alternative. La bandiera con l’albero deradicato, simbolo degli Arborea sventolava orgogliosa, la nuova bandiera di tutti i sardi, ecco cosa sarebbe stata, l’avrebbe issata, dopo la vittoria finale, anche sul colle più alto di Cagliari: sulla basilica di Nostra Signora di Bonaria.

Percorrendo la polverosa strada alla testa dei suoi soldati, Mariano e i suoi salivano per una collina da cui potevano vedere il territorio circostante. Decise di fermarsi. Eccoli, maledetti, disse tra sè e sé. Gli iberici, che avanzavano, non sopportava che tra loro vi fossero anche dei sardi come lui, ma presto avrebbero capito, l’avrebbero seguito.

Il sole s’era affacciato dalle statiche nubi della giornata, proprio davanti a loro. Ad un certo punto guardò meglio in basso verso i nemici, e proprio in quell’istante il sole si nascose nuovamente. Vide sventolare una bandiera strana, mai vista prima, il simbolo degli invasori. “Che ridicolo pezzo di stoffa” disse all’ufficiale vicino a sé “non potrà mai essere il simbolo della nostra terra sarda” aggiunse commentando il loro simbolo, costituito da una croce rossa su sfondo bianco, con all’interno nient’altro che quattro teste di moro bendate.

 
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