GattoNeronews
incontrarsi per una cena particolare, una cena al buio, dove si scoprono gusti e sapori senza farsi influenzare dalla vista
PRESENTAZIONE
Gatto che si muove con totale sicurezza anche nel buio, gatto che vede al buio.
Riduciamo le distanze. Al buio si può "vedere". Si vede con il sapore del gusto, con l'attenzione dell'udito, con la percezione del tatto, col profumo dell'olfatto.
Questo il progetto della Cena al Buio, un'esperienza-viaggio all'interno di un'oscurità dove si abbattono le barriere, un percorso al buio per esaltare sensi ed emozioni, una sfida per chiunque voglia provarci.
Ci si incontra in una saletta-aperitivo poco illuminata dove si ricevono le spiegazioni inerenti lo svolgimento della serata. Cellulari spenti, orologi fosforescenti disattivati, accendini ed altre fonti di luce dimenticati. Si viene poi accompagnati, a gruppi, da camerieri non vedenti, nella sala totalmente priva di luce e qui ha inizio la coinvolgente esperienza.
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QUEL VIOLINO AL BUIO
Post n°13 pubblicato il 12 Giugno 2011 da maurizioadriano
E’ una tiepida serata d’inizio giugno, l’ambiente d’altra epoca “dentro” il quale non posso rimanere indifferente è uno dei maggiori capolavori d’arte di tutti i tempi, il Teatro Olimpico di Vicenza. Mi siedo all’interno di questo maestoso e pregiatissimo simbolo d’architettura palladiana ed anche se non è la prima volta che l’ammiro, la mia emozione si rinnova, ritornano impetuose sensazioni di rinascimentali tempi, sculture, proscenio e quant’altro di fastosa bellezza fanno da splendida cornice al Concerto che tra breve inizierà. Si abbassano le luci all’ingresso in scena della violinista e solo allora mi rendo conto che il teatro è gremitissimo perché cala un assordante silenzio. Uno scrosciante applauso l’accoglie, subito dopo torna il silenzio, vibrano le corde del violino in un crescendo vertiginoso in perfetta sintonia con le corde dell’emozione, sia dell’artista che del pubblico. Gli illustri e austeri senatori e guerrieri che vollero questo luogo solenne sono presenti e sembrano vegliare sull’immortalità della musica, sorvegliano, attraverso il grande arco di trionfo i rilievi del mitico eroe dalle leggendarie fatiche. La bravissima violinista, Sonig Tchakerian esegue la partita in Re minore 1004 di J. S. Bach costituita da cinque “movimenti”:l’Allemanda, la Corrente, la Sarabanda, la Giga e la Ciaccona. Il linguaggio attraverso il quale si esprime un’opera d’arte musicale è abbastanza complicato, soprattutto per me che ho scarsissima competenza in materia ma, come ho appreso dall’amico Francesco (Ofonio), buon intenditore di musica classica, Bach non è di facile interpretazione. Io posso interpretare le sensazioni che la musica mi trasmette come un susseguirsi di cambiare di colore, oscillare nella forza e nei movimenti, accendersi ed espandersi nella durata. Al termine della prima parte dell’esecuzione, quella a luci accese, l’artista dà una breve spiegazione delle sue interpretazioni musicali soprattutto sul significato delle “danze”. Si sofferma particolarmente sull’ultima, la Ciaccona, scritta da Bach in memoria della moglie morta mentre lui era lontano, in viaggio. La Ciaccona è una danza di origine spagnola o latino-americana costituita da un “adagio” introduttivo con movimenti lenti seguito da una “fuga” vigorosa, un intermezzo tempo melodioso per terminare con un finale che esprime variazioni tra gioia e tristezza, malinconia e tenerezza. Insomma, un susseguirsi di momenti di quiete a momenti di drammaticità interiore. E la seconda parte, quella più attesa ha inizio: la ripetizione del Concerto nel buio più assoluto. Ora la vista non interferisce più e non distrae, l’udito ha per sè tutto l’insieme del palpitante e straordinario vibrar di corde. E’ totale godimento uditivo privo di attenzione estetica, ora un orecchio allenato ed attento può cogliere differenze esecutive ma anche chi, come me, ha poca conoscenza del bel suono vive profonde emozioni captando le differenze di tempi più o meno veloci, più o meno vibrati. Sebbene il buio sia totale ed assoluto chiudo gli occhi per “assaporare” meglio la potenza dello strumento e la bravura di chi lo suona. E proprio come in una “Cena al buio” dove, liberandomi dal condizionamento delle immagini mangio col gusto, così il “Concerto al buio” mi rivela che annullando il senso della vista dispongo della più completa concentrazione su ascolto e suono. Inutile dire il tripudio di applausi scrosciati al termine di questa straordinaria seconda esecuzione. La musica è qualcosa che nasce dal cuore di chi la crea ed arriva al cuore di chi l’ascolta passando attraverso emozioni e sensazioni create non sempre e non necessariamente dalla vista; questo è il mio pensiero ma anche ciò che molti amici, da me interrogati sulle prime loro impressioni, mi hanno riferito uscendo dal Teatro Olimpico. Grazie a chi mi ha dato la possibilità di vivere questa ennesima interessante esperienza all’interno del percorso “Vedere con i suoni”. Un particolare ringraziamento a Nadia e Betta da parte mia e degli amici presenti: Maurizia, Danilo, Miki (Michele)e Francesco (Ofonio). Francesca |
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