Genoa ti amo!

Qualcuno è genoano perché è nato vicino al mare. Qualcuno è genoano perché il bisnonno, il nonno, lo zio, il padre e la madre erano genoani, il cugino no! Qualcuno è genoano perché ha visto perdere quasi tutte le partite fondamentali. Qualcuno è genoano perché quelle poche che ha visto vincere le ha cantate in gola fino alla fine di quella notte ed ancora al ricordo si scopre le lacrime agli occhi. Qualcuno è genoano perché ha solo visto vendere giocatori. Qualcuno è genoano perché la maglia rossoblu è bellissima sullo sfondo di un prato verde. Qualcuno è genoano perché quando da bambino diceva di tenere Genoa, negli occhi degli adulti vedeva quella malinconia e quell'orgoglio che non avrebbe più ritrovato se non nei suoi occhi di adulto. Qualcuno è genoano perché a Natale gli avevano regalato il disco dell'inno. Qualcuno è genoano perché non vede l'ora che entrino le squadre per cantare l'inno. Qualcuno è genoano perché si va in serie C con una festa allo stadio in diecimila. Qualcuno è genoano perché c'è la gradinata nord. Qualcuno è genoano perché quando in gradinata si tendono le braccia all'urlo Genoa sembra di essere su di una locomotiva che trancia i binari. Qualcuno è genoano perché il mare di Nervi è blu e le creuze di Carignano sono rosse. Qualcuno è genoano perché da bambino credeva che al mondo esistessero solo due colori. Qualcuno è genoano perché si va a Modena a salvarsi dalla C in 8.000. Qualcuno è genoano perché si va a Ravenna a perdere la serie A in 12.000. Qualcuno è genoano perché si va ad Amsterdam in 6.000 sapendo di non potercela fare. Qualcuno è genoano perché Iorio l'ha buttata dentro e vuoi vedere che. Qualcuno è genoano perché Genova si colora di rossoblu quando altri vincono lo scudetto.

Creato da pulvaz il 29/07/2006

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Il nuovo Borriello sulla strada della Juve

Post n°515 pubblicato il 21 Ottobre 2007 da pulvaz
 
Tag: Genoa..

È un altro Borriello, quello che ha fatto volare il Genoa al quinto
posto. Più maturo, più serio, più consapevole dei propri mezzi. Più
Borriello. Cinque gol nelle prime sette partite di campionato, una
tripletta all’Udinese, un capolavoro contro il Cagliari, una rete
pesantissima al Livorno, il tocco decisivo nella vittoria di Napoli...
E oggi a Torino contro la Juve, un gol alla Signora è sempre da mettere
in cornice.
È un altro Borriello, che ha più titoli sui giornali
sportivi che su quelli di gossip. Che, continuano, certo. E sfiderei
chiunque a pensare il contrario, considerando che ha una fidanzata come
la modella argentina Belen Rodriguez, bellissima, sensualissima e
simpaticissima, capace di distrarre dal gioco gli spettatori delle
partite. I tifosi rossoblù le hanno dedicato uno striscione geniale:
«Belin, Belen!». E, anche per i non genovesi, anche per i non addetti
alla filosofia del «belin», dice già tutto. Ed è più di una splendida
presenza da attrice non protagonista della carriera di Marco, perché
Belen è stata decisiva in quella che poteva essere la svolta negativa
per fare di Borriello un giocatore con un grande avvenire dietro le
spalle: in una delle sue tre esperienze rossonere, dopo la sconfitta
casalinga del Milan con la Roma dell’11 novembre 2006, Marco venne
trovato positivo all’antidoping: prednisolone e prednisone, per la
precisione, due corticosteroidi vietati. Il tutto gli costò tre mesi di
squalifica, ma fu la difesa a entusiasmare tutti i cuori teneri
d’Italia: Belen spiegò che quelle sostanze erano contenute in una crema
che usava lei per un’infezione vaginale e che proprio non aveva
resistito senza fare sesso con Marco anche in quei giorni. Tutte le
donne che conosco, mi confermarono che si trattava di una spiegazione
attendibile. Non tanto la crema. Proprio il fatto che a uno bello come
Borriello non si possa resistere. Da lì, da quella che poteva essere la
fine, è cominciata la resurrezione. Borriello non si nasconde e come
non nasconde la sua bellezza («Sì, sono bello, e allora?»), non
nasconde nemmeno la fiducia nei suoi mezzi: «Non voglio apparire
presuntuoso, ma conosco le mie qualità, conosco il mio carattere,
conosco la serietà e la costanza con cui mi alleno e quindi non mi
stupisco che le cose mi stiano andando così bene. Quello che ho, l’ho
fortemente voluto e l’ho fortemente cercato». Non basta: «Con le mie
qualità fisiche e tecniche, almeno due palle buone a partita mi
capitano e poi sono avvantaggiato dal gioco straordinario di questo
Genoa».
Spesso, si parla di un Milan pentito che lo rivorrebbe a
gennaio, visto che ce l’ha in comproprietà con i rossoblù. Per
Borriello sarebbe una rivincita di quelle epiche: «Anche se gli altri
non erano in forma, la scelta non cadeva mai su di me». E anche
Ancelotti è sistemato. Anche se Marco è calmissimo e ripete: «Non ce
l’ho con nessuno, non cerco rivincite».
È un altro Borriello: «Sono
ancora giovane, ho venticinque anni, ancora otto o nove buoni di
carriera davanti a me. Col Genoa è iniziata la mia nuova carriera. E
devo ringraziare moltissimo anche la squadra e i compagni, nessuno
arriva in alto da solo».
La prossima volta che qualcuno mi stressa
coi luoghi comuni sui belli stupidi e sui calciatori stupidi, lo chiudo
in una stanza con Borriello.




 
 
 
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