Genoa ti amo!
Qualcuno è genoano perché è nato vicino al mare. Qualcuno è genoano perché il bisnonno, il nonno, lo zio, il padre e la madre erano genoani, il cugino no! Qualcuno è genoano perché ha visto perdere quasi tutte le partite fondamentali. Qualcuno è genoano perché quelle poche che ha visto vincere le ha cantate in gola fino alla fine di quella notte ed ancora al ricordo si scopre le lacrime agli occhi. Qualcuno è genoano perché ha solo visto vendere giocatori. Qualcuno è genoano perché la maglia rossoblu è bellissima sullo sfondo di un prato verde. Qualcuno è genoano perché quando da bambino diceva di tenere Genoa, negli occhi degli adulti vedeva quella malinconia e quell'orgoglio che non avrebbe più ritrovato se non nei suoi occhi di adulto. Qualcuno è genoano perché a Natale gli avevano regalato il disco dell'inno. Qualcuno è genoano perché non vede l'ora che entrino le squadre per cantare l'inno. Qualcuno è genoano perché si va in serie C con una festa allo stadio in diecimila. Qualcuno è genoano perché c'è la gradinata nord. Qualcuno è genoano perché quando in gradinata si tendono le braccia all'urlo Genoa sembra di essere su di una locomotiva che trancia i binari. Qualcuno è genoano perché il mare di Nervi è blu e le creuze di Carignano sono rosse. Qualcuno è genoano perché da bambino credeva che al mondo esistessero solo due colori. Qualcuno è genoano perché si va a Modena a salvarsi dalla C in 8.000. Qualcuno è genoano perché si va a Ravenna a perdere la serie A in 12.000. Qualcuno è genoano perché si va ad Amsterdam in 6.000 sapendo di non potercela fare. Qualcuno è genoano perché Iorio l'ha buttata dentro e vuoi vedere che. Qualcuno è genoano perché Genova si colora di rossoblu quando altri vincono lo scudetto.
Creato da pulvaz il 29/07/2006Cerca in questo Blog
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« Super Borriello per affo... | Uno stadio per Figueroa » |
Genova. L'amarognolo per quei tre punti meritati che sono invece
rimasti nelle speranze lo senti e non ti lascia certo soddisfatto, ma
nel gruppone rossoblu c'è la convinzione anche di aver ottenuto un
punto importante per la classifica e il morale «contro una formazione
di tutto rispetto».
È la sensazione che si ricava nel dopo partita
dalla sfilata di personaggi genoani:nessuno in cerca di autore. Bega,
Danilo, Figueroa e Leon non hanno dubbi sul concetto diffuso «perché
abbiamo disputato una bella partita e pur senza gol le due squadre
l'hanno interpretata al meglio». Ciccio Bega non ha dubbi e soprattutto
si coccola una prestazione personale e collettiva «di grande spessore.
Difficile tenere novanta minuti a questa intensità, ma il Genoa deve
andare avanti così. In effetti negli spogliatoi abbiamo pensato al
rammarico per la vittoria mancata, però abbiamo la consapevolezza di
aver dato tutto».
Concetti ribaditi dallo stesso Danilo, il
brasiliano arrivato in punta di piedi, ma trasformatosi a suon di
prestazioni in una colonna portante di questa squadra: «Gasperini è
stato fondamentale per la mia crescita e sono soddisfatto perché mi ha
dato l'occasione di giocare. Con la Fiorentina meritavamo di vincere,
ma adesso dimentichiamoci in fretta di questa gara perché mercoledì c'è
l'Inter».
Tra i rossoblù ce n'è uno in particolare, però, che
faticherà a dimenticare la notte di Marassi. «Mi è venuta la pelle di
pollo a sentire il boato della gente quando sono entrato», è la
particolare dedica di Lucho Figueroa tornato in campo a distanza di due
anni dal derby di Baires in cui si ruppe il legamento del ginocchio
sinistro. «Sono felice di essere tornato in campo. So che mi mancano il
ritmo e i cambi di velocità, ma solo giocando li riesco a ritrovare.
Piano piano, a quindici minuti alla volta, spero di tornare quello di
prima». Sorride, non fa niente per nascondere la sua gioia e
sicuramente pensa a papà Jorge che è in Argentina e che in questi anni
gli è stato molto vicino.
«Il boato al momento di entrare in campo
resterà indelebile nella mia mente» aggiunge il bomber che «sogna il
primo gol nel Genoa» e che se avesse messo dentro l cross di Di Vaio
nei minuti finale sarebbe «andato a casa».
Se Figueroa ride di
gusto, Leon sorride e pensa «a quella partitina di mercoledì» che
metterà il Genoa di fronte alla capolista. «Nessun timore e personalità
giusta», è la ricetta dell'honduregno che puntualizza come «avremo
potuto vincere» e questo aspetto lo rende insoddisfatto «perché in casa
bisogna sempre lottare per i tre punti». Il pari è giusto «vedendolo da
fuori, mentre dal campo l'opinione cambia un pochino», ma Leon non
attribuisce particolari colpe all'arbitro Morganti.
Sulla tanto
contestata trattenuta di Kronldrup nella ripresa,il centroamericano
sottolinea come «non so se me la sarei sentita di fischiarlo. Certi
falli forse poteva fischiarli, ma va bene così. Anche gli arbitri sono
esseri umani e possono sbagliare. Noi abbiamo il dovere di non
ingannarli».
Scontato il riferimento a Bergonzi: «Fossi stato al
posto dei napoletani avrei consegnato il pallone nelle mani del
portiere. Se vogliamo un calcio pulito dobbiamo essere i primi noi a
dare l'esempio. Anche perché in questo modo non ti rendi conto che puoi
rovinare la carriera di un arbitro?».
E per questa volta, dopo aver ammesso di «fare concorrenza a Juric nel rincorrere gli avversari», si fa serio.