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Fumo 2°

Post n°10 pubblicato il 15 Febbraio 2009 da naciv
 
Foto di naciv

In Italia gli eccidi e le persecuzioni nel "triangolo della morte" si prolungarono, circa 30.000 soldati della R.S.I. che si consegnarono prigionieri ai sensi della convenzione di Ginevra alle formazioni partigiane comuniste non fecero più ritorno a casa ed anche di questo la storia dovrà dare una risposta, avvenne invece che circa altri 15.000 soldati della repubblica sociale udendo Radio Liguria che li invitava a non consegnarsi alle formazioni comuniste si consegnarono invece ai partigiani bianchi o alle truppe alleate, costoro dopo un periodo di prigionia ebbero modo di ritornare alle proprie famiglie. Le persecuzioni continuarono anche nel 1946, per contro la polizia sparava su coloro che attuando l’esproprio  occupavano le terre altrui; erano gli aspetti più evidenti della profonda spaccatura che divideva e contrapponeva gli Italiani, comunisti e anti-comunisti, nella speranza della palingenesi sociale (Nel pensiero antico termine con cui sono state indicate varie concezioni filosofiche riferendosi al rinnovamento dell'individuo) e nella grande paura del bolscevismo.

 Col tempo, "ha dà venì baffone" ha finito per assumere un tono scherzoso, ma allora la frase suonava sinistra e minacciosa a chi temeva che arrivassero i cosacchi ad abbeverare i cavalli davanti a S. Pietro, il chè stava a significare l’essere caduti sotto la dittatura di Stalin, tutto ciò, anche secondo un’interpretazione fantasiosa data alla profezia dei pastorelli di Fatima.

Nel marzo 1946 ci furono le prime elezioni amministrative, nel giugno si tennero i Referendum fra Monarchia e Repubblica, e le elezioni per l'Assemblea Costituente.

 I partiti al Governo, erano su posizioni diverse: socialisti e comunisti erano repubblicani, come ovviamente il partito dell'edera, il partito d'azione e la democrazia del lavoro, invece liberali e democristiani erano divisi di fronte al dilemma istituzionale e lasciarono liberi i propri aderenti di votare secondo coscienza. La chiesa spinse a favore della soluzione monarchica, i Parroci esortavano a "mettere la croce dove ce n'è già una"  ossia la croce sabauda.

La Repubblica era simboleggiata da un'Italia turrita (una donna rappresentante l’Italia con una torre in testa) e i repubblicani spingevano i monarchici più ingenui a "votare per la regina"

 

Apparve il nuovissimo partito dell'uomo qualunque, che raccoglieva i consensi di chi non si identificava con gli altri partiti che ai loro occhi non davano sufficienti garanzie contro il "vento del nord" cioè della minaccia rivoluzionaria.

Di questo partito resta soltanto il ricordo del simbolo, un torchio che schiaccia un povero ometto, e le arringhe vivaci del suo fondatore, il commediografo Guglielmo Giannini. La lotta politica per il referendum si affidò molto agli slogan, semplici da ricordare, più o meno efficaci, tipo: "chi vuole la nostra flotta?" e la risposta era la Russia di Stalin, la Jugoslavia di Tito, i comunisti francesi; e si continuava "chi è il nemico n°1 che i comunisti italiani vorrebbero abbattere?"  la monarchia, era la risposta, quindi si deve votare per essa. Dall'altra parte Pietro Nenni lanciava la parola d'ordine "La repubblica o il caos"

Furono gli anni d'oro dei comizi e degli agit-prop, agitatori di propaganda che attaccavano bottone sulle piazze con chiunque, allo scopo di suscitare contraddittori nei gruppi di persone che si fermavano intorno a loro. Una tecnica nella quale si specializzarono i comunisti. Questi erano stretti con i socialisti nel "patto d'unità nazionale" avvenuto nel 47  quando furono sbarcati, allontanati dal governo di Alcide De Gasperi, atto che decretò la fine formale dei comitati di liberazione nazionale.

 Era anche l'inizio della contrapposizione frontale tra occidentali ed Unione Sovietica che avevano già rotto l'alleanza, anzi già nel 46 e 47 si erano trovati più volte sull'orlo della crisi a causa della guerra civile in Grecia, per il conflitto d'interessi tra Inghilterra ed Unione Sovietica nell'Iran. Winston Churchill coniò la definizione di "cortina di ferro" per indicare il confine europeo fra i due blocchi ormai contrapposti.

 Nel 1947 i comunisti e gli occupanti sovietici costringevano alla fuga Re Michele di Romania ed epurarono il governo dai partiti, miglior sorte non toccò alla Bulgaria ed all'Ungheria, dove i principali politici non-comunisti furono impiccati e deportati. Nel marzo 48 toccò alla Cecoslovacchia: il presidente della repubblica, Benes, fu deposto e il capo del governo, Jean Mazarik, fu "suicidato" da una finestra.

 Le elezioni in Italia per il primo parlamento, 18 Aprile, si tennero in questo clima, fosco e denso di violenza. Le sinistre si presentarono unite nel Fronte Popolare contrassegnato dalla figura di Garibaldi, la democrazia cristiana, dall'altra parte, era sostenuta a spada tratta dalla Chiesa con l'impegno diretto dei Parroci e dei comitati civici (si prevedeva la scomunica del sant'uffizio a chi votava per partiti atei) C'erano poi i partiti minori, quali, repubblicani, liberali, socialdemocratici, (questi ultimi erano usciti l'anno prima dal partito di Nenni con la scissione di palazzo Barberini, ed erano guidati da Giuseppe Saragat) ed il Movimento Sociale Italiano.

 Il Movimento Sociale Italiano nel 1946 tenne un congresso che si può definire storico, vi fu affermata la rinuncia a perseguire la presa del potere tramite la dittatura ed il sistema totalitario; vi fu per altro l'accettazione senza riserve del sistema democratico occidentale basato sull'elettorato multipartitico e multiopinionista , quindi giudicato lecito l'amministrazione della Nazione solo attraverso la delega popolare.

 Tutti nel contempo denunciavano l'asservimento totale di Togliatti e Nenni alla Russia di Stalin, tant'è che durante la fase costituente che si pronunciava solennemente contro il fascismo, qualcuno con molta sensatezza avrebbe voluto che in prospettiva futura, l'anatema costituzionale non fosse limitato al fascismo, ma bensì a tutte le forme totalitarie. Ovvio che la condanna del totalitarismo di qualsiasi espressione o natura avrebbe colpito direttamente anche l'Unione Sovietica con il suo totalitarismo comunista, ma non fu possibile inserire questa precisazione e l'anatema costituzionale restò monco o incompleto datasi l'opposizione a dir poco feroce dei comunisti e dei socialisti e non è difficile comprenderne il motivo.

 Per altro i profeti comunisti in ottemperanza all’internazionale interdirono la parola Patria come “parola pomposa per dire barbarie” e sulle scale del Milite ignoto arrivarono a scrivere “chi per la patria muor se lo merita”

 Il partito dell'uomo qualunque che aveva portato 32 deputati alla costituente si dimostrò una meteora, fu polverizzato nelle elezioni del 48.

 Non si dimentichi che nell'elettorato dell'epoca c'erano ancora milioni di analfabeti e di semi analfabeti, per cui la campagna elettorale fu inevitabilmente rozza ed emotiva, dominata dalla questione sociale e dai ricordi della guerra. Da una parte l'anticlericalismo socialista, l'odio per gli agrari, per i padroni e per i borghesi, dall'altra parte si evidenziavano gli orrori della dittatura totalitaria stalinista, rivelati anche dal primo profugo sovietico, certo Victor Kravcenko, l'omicidio in massa dei centomila soldati Italiani dell'ARMIR  (armata Italiana in Russia) lasciati morire di fame e di freddo nei campi di concentramento dai sovietici. Guareschi sul Candido disegna una forca, dalla quale penzola il cadavere di Petkov, capo del partito contadino bulgaro trucidato dai comunisti; ma la forca altro non è che la lunga F del Fronte Democratico Popolare e lo slogan "Nel nome il programma".

 La DC rivolse la sua propaganda ai reduci, alle mamme, ai contadini, ed a tutti gli strati più eterogenei dell'elettorato, accomunati da un residuo patriottismo e da molti timori. Ai contadini si rivolgeva la Coldiretti, che voleva diffondere la piccola proprietà, mentre il PCI parlava di cooperative e portava come modello le holkhoz (sorta di cooperative di lavoro sovietiche) La DC puntava l'indice contro Togliatti dicendo " Tu hai votato contro la riforma agraria" e lo slogan era " Non tutti proletari, ma tutti proprietari" Puntava molto anche sull'effetto "dittatura" infatti un manifesto ritraeva un'Italia turrita stretta ad un tronco con le mani legate da una falce e martello, mentre la fiamma del MSI le bruciava le vesti.

 Il lavoratore cristiano era bello, serio aitante, con un'espressione ferma e bonaria ritratto accanto alla sua famiglia. Nell'altro manifesto si vedeva un teschio con la divisa dell'armata rossa e si poteva leggere " Vota......o sarà il tuo padrone" oppure si poteva vedere l'erma di Giano Garibaldi con su scritto " Chi vota fronte vota bifronte" e nella parte posteriore il ritratto di Stalin.

 Per loro conto i comunisti si affidarono anche ai titoli di film: una pioggia di voti fa volare Nenni e Togliatti e la didascalia è "Via col voto"

 Vinse la DC con il 48% dei voti, ed ebbe la maggioranza assoluta dei seggi al Senato e con la Sudtiroler Volkspartei, anche alla Camera.

 L'immagine di Garibaldi utilizzata dal Fronte Popolare si ispirava su quanto costruito dalle formazioni partigiane chiamate garibaldine, perfino in Jugoslavia l'esercito di Tito che aveva arruolato numerosissimi italiani venne costituita una divisione Garibaldi. Poco importava al Fronte se la sua intelligenza politica gli avesse fatto rifiutare l'ipotesi repubblicana già a Milano nel 1848 e scegliere addirittura la formula esplicita "Italia e Vittorio Emanuele" nel 1860. L'importante era rappresentato dal fatto che era un anticlericale e socialista almeno dal 1864.

Poco importava, ben lo sappiamo che le campagne elettorali non sono corsi di storia.

 Altri temi della sinistra furono, la terra ai contadini, l'impegno dell'UDI (Unione donne Italiane) ed anche l'invito a votate per i candidati della "Rinascita e della Pace" Questo tema della pace divenne dopo il 1948 uno dei motivi sempre più ricorrenti nella propaganda di sinistra.

 La propaganda abbiamo asserito, non costruisce la storia, semmai la distorce, la svincola subdolamente dalla realtà a proprio uso e consumo, le revisioni storiche normalmente debbono attendere decenni, il passare di svariate generazioni, quando presumibilmente ciò che di emozionale si lega ancora a taluni fatti oppure ad altri inizia a sopirsi.

 Purtroppo con tale logica, si giunge alle revisioni, quando le nuove terze o quarte generazioni, se è pur vero che non hanno più memorie dolorose, è pur vero che non hanno più memoria storica che sia diversa da quella insegnata per decenni. Capita così che passi inosservata  la ricerca degli storici Georges Livet , Francois Georges Dreyfus  e Roland Mousnier, stampata dall'Universitaires de France di Parigi, Volume terzo " L'Europe de 1789 à nos jours" dove si rende giustizia per il bene e per il male a molti aspetti del P.N.F. e special modo nei confronti di enormi falsità storiche propagandate per decenni. Una di queste è l'enorme numero di civili morti di cui si responsabilizza il P.N.F. quando in realtà gli storici sfidano chiunque a dimostrare che essi  superino le mille unità nel periodo del ventennio, contro i 7 milioni di vittime del nazismo e ai 40 milioni dei gulag sovietici, esclusi ovviamente i morti per ragioni belliche successive. Dunque, si continua, il P.N.F. contribuì ampiamente alla ricostruzione dell'Italia con metodi si totalitari, ma anche relativamente umani, e tranne un campo e qualche prigione, le pene politiche più gravi saranno l'esilio ed il confino.

La propaganda violenta la faceva da padrona e la strumentalizzazione dei fatti storici divenne la regola, anche per gli anni a venire.

 Ogni comizio del M.S.I. veniva regolarmente trascritto nella speranza di trovarvi espressioni che consentissero la denuncia per "apologia". Lo stesso delitto Matteotti, che non fù certo una gloriosa pagina di storia, fù strumentalizzato sin dal 1925 delitto per altro in gerco giurisprudenziale "preterintenzionale" cioè oltre l'intenzione, (infatti il Matteotti fù ucciso con una lima da ferro e non ci sembra che le armi predilette dei killer per assassinare qualcuno siano le lime. Chiara dimostrazione che doveva essere una "lezione" l'intenzione non era un omicidio, ma evidentemente la cosa sfuggì di mano) .ma nessuno chi per interesse di partito, chi con colpevole ed ipocrita convenienza, leggi D.C. fece mai riportare negli annali storici l'immediata risposta delle bande rosse a tale fatto di sangue. Infatti su di un tram, sotto gli occhi della figlioletta fù assassinato brutalmente per rappresaglia, l'onorevole Casalini, praticamente cieco, e che diversamente dal massone e benestante Matteotti,  conduceva una vita grama.

Mi sembra giusto ricordare che vi fù il sacrificio dei sette fratelli Cervi che si batterono in buona fede per Stalin, pensando di battersi per la democrazia, e giustamente la storia li ricorda come martiri fucilati dai nazisti; ma solo il silenzio c'è stato per i sette fratelli Govoni tra cui una ragazza appena puerpera, assassinati a bastonate dai compaesani comunisti alla caduta del regime. Ma...come ben sappiamo, i vincitori scrivono sempre la storia a loro uso e consumo.

Come ben sappiamo, che i partigiani "Rossi" le bande Garibaldi ecc. non si batterono contro il Fascismo regime per instaurare la democrazia, ma bensì per instaurare il Comunismo, la dittatura comunista in italia. Non a caso, alla fine della guerra, cominciarono a sterminare gli altri partigiani non comunisti  (vedi brigata Osoppo) che si opponevano a tale disegno.

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