OCCHI AL CIELO

Giano, il dio bifronte, come me. Contraddizione e complementarietà. Il racconto della mia strada, quella che sto costruendo verso i miei sogni. E di me.

 

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Post N° 400

Post n°400 pubblicato il 20 Aprile 2007 da GianoReloaded

Sono a francoforte, 15 minuti di Internet a scrocco della T-Mobile.. con la sim vodafone che non funzia.. why? why?. A Venezia, in ogni caso, mi son dovuto fermare a scrivere qualcosa..

E così son partito. Son già al terminal di Venezia. Se fino a ieri la domanda “come stai” era del tutto inutile, oggi sarebbe pericolosa, perché vivo un’emozione grande, enorme. Ma non per il viaggio. Dopo il check-in, oggi, ho visto i miei piangere. Che mia mamma piangesse non mi stupisce molto, lei è apprensiva almeno quanto lo sono io, solo che io lo sono silenziosamente. Ha pianto il giorno della mia laurea e tante altre volte. Cuore di mamma. Quel che mi ha lasciato senza parole è stato mio padre. Qualche settimana fa mi ha detto di non fare l’errore di sacrificare la vita al lavoro come si sente di aver fatto lui.

Io e lui siamo molto simili, un po’ fisicamente, ma soprattutto caratterialmente. L’espansività non è di famiglia, e nei momenti difficili basta una parola, nel vero senso del termine. Perché quando le emozioni non si esprimono ma si percepiscono anche solo un “Bravo” ha più significato di mille cose. Così oggi, ho detto “ben, vado” e ho visto mio padre voltarsi, mettersi la mano agli occhi quasi a nascondersi. Il giorno della mia laurea mi aveva stretto la mano e detto “Bravo”. Credo che l’abbraccio di oggi volesse dire ancora di più. Io mi sono chiesto “perché?”. Ho davanti un periodo della mia vita che ricorderò per sempre, quello che più di tutti mi farà crescere e ha cose da insegnarmi. Quel pianto così sincero, che gli ho visto rinunciare a trattenere mi ha aperto il cuore, emozioni ne ho un calderone che non so. Una confusione grandissima, ma anche bella.

Io sono una persona apprensiva, ma non lo do a vedere. Oggi ho anche pregato, non so da quanto non lo facessi. Ho pregato per la mia famiglia, per mia nonna, perché siano sereni e stiano bene. Adesso spero anche di non aver dato a mio padre un’emozione che il suo cuore, già messo a dura prova da un infarto anni fa, sappia sopportare. Questo è il mio grado di apprensione, e cavoli che difficile.

La prima grande emozione di questo viaggio è stata ancora prima di partire. E chissà se ce ne saranno di uguali, ma dubito, perché da quello che mi ha smosso non ricordo precedenti. E fanculo, non so se lo ho mai detto, ma credo di no. Altrimenti non sarebbero così pesanti i tasti del cellulare mentre gli scrivo un semplicissimo. Vi voglio bene. Non credo proprio di averlo mai detto, mi ricorderei di aver pianto come ora.

Mai così giusta una canzone.

Veramente, la prima emozione ancora prima di partire

E questo è solo l’inizio. Il resto qui (ma resta Work in progress)

 
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