Creato da carlo_morelli il 02/03/2008
Le parole sono un mezzo insufficiente per esprimere il pensiero

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La timidezza

Post n°12 pubblicato il 12 Maggio 2008 da carlo_morelli
Foto di carlo_morelli

Stasera non voglio dedicarmi alle descrizioni, ma solo alla cronaca di un’ora della mia giornata. Stamattina, mentre ero in treno per andare a lavoro, ad una stazione è entrata una ragazza molto bella, una biondina con gli occhi verdi, alta e … insomma non è importante, era bella! Strano a dirsi ma il treno non era molto affollato, anzi a dirla tutta nel vagone non ci saranno state più di 25 persone. La maggior parte dei viaggiatori era di sesso maschile e credo che non ci sia stato uno dei presenti che non si sia voltato a guardarla. Era una di quelle bellezze che ti fanno capire come la natura sia ingiusta con la maggior parte degli inquilini del pianeta. Comunque, mentre tutti facevano i finti disinteressati e scansavano casualmente i bagagli dal posto a loro vicino al passaggio della ragazza, io mi ero perfettamente mimetizzato nel sedile, seduto composto a guardare fuori dal finestrino. Faccio caso, dal riflesso, che dall’altra parte del corridoio ci sono quattro posti vuoti e penso, per la logica che nel treno più si sta larghi e meglio è (un po’ come la disposizione degli elettroni sugli orbitali), che la ragazza andrà lì a sedersi. Infatti, arrivata alla mia altezza, fa per mettersi nei posti vuoti, poi proprio quando stava per sedersi, si gira, mi guarda e come se nulla fosse si avvicina e  mi chiede se il posto di fronte a me è libero. In quel momento credo che se fossi stato debole di cuore su quel sedile ci sarei rimasto. In treno poi, specialmente la mattina presto, sono tutti mezzo addormentati, il massimo della loquacità sta in un mugugno, quindi se c’è qualcuno che parla è lui il protagonista della mattinata e, per quanto non lo si vorrebbe, si finisce per ascoltare quanto gli altri dicono. Figuratevi poi se chi parla è una bella ragazza! Gli sguardi incominciano a piombarci addosso, alcuni maligni, altri assonnati, altri ancora incuriositi nel voler sapere come sarebbe andato avanti quello che per loro è un breve racconto mentre per me è il vissuto, qualcosa da archiviare nel dossier della mia vita. Mentre fulminei pensieri mi attraversano la testa, penso che la cosa migliore da fare sia farmi gli affari miei, non dare importanza alla cosa e continuare il mio viaggio in santa pace. Insomma la politica del niente nuove, buone nuove. La giovane donna si siede ed incomincia la sua performance; all’inizio fa l’irrequieta, poi con un minuscolo cenno della testa mi chiama ed io penso “Ahimè, ci siamo!”.

“Scusi, va a Roma?”.

E lo chiedi dopo che sei salita e ti sei seduta!

“Sì” - “Grazie”.

Silenzio imbarazzante. Quel silenzio che tanto desideravo mi stava un po’ stretto e platealmente  infastidiva anche lei. Un tizio poco davanti a me stacca i suoi occhi dal giornale, fa un mezzo sorrisetto ed un minuscolo accenno con la testa, quasi a dirmi: “vai caro, il pesce ti è saltato sulla barca, devi solo raccoglierlo prima che cambi idea e torni a nuotare solitario nelle limpide acque del torrente in piena della vita!”. In fondo anche quel vecchio lupo di mare avrebbe avuto difficoltà se fosse capitato a lui! Poi lei si volta di scatto e rompe di nuovo il silenzio: “Sa, assomiglia un sacco al mio ex ragazzo”.

ECCHISSE FREGA. Questo è quello che avrei voluto dirle e invece me ne sono uscito con qualcosa di stupido del tipo: “Deve aver avuto un gran bel ragazzo”, accennando un sorriso. Lei comincia a ridere, forse un po’ troppo forzatamente. Il tizio di fronte mette via il giornale e si mette a braccia conserte, guardandomi spudoratamente.

“Eh sì, infatti”, mi dice mentre la risata si affievolisce. Sguardi furtivi continuavano a spiarmi, in attesa della mia prossima mossa, in una partita che non avevo nessuna voglia di disputare.

“Purtroppo, sono sempre stata sfortunata con i ragazzi …”, dice pronunciando il labbro inferiore, quasi a fare la bambinetta, lasciando la frase in sospeso nell’attesa di un mio “Come mai?”. Dentro di me lo sapevo che se avessi posto quella domanda, il mio viaggio sarebbe stato molto più lungo del previsto, ma avevo gli occhi di mezzo treno addosso... Credo che in quel momento le mie orecchie fossero bordeaux e ... “Come mai?”

Insomma, senza che continui a riportare un po’ a braccio le vuote chiacchiere che abbiamo fatto, tra l’altro facilmente intuibili,  la faccio breve dicendovi, cari lettori, che stasera un nuovo numero popola la rubrica del mio cellulare! Non è che sia un introverso, ne avanzo la scusa di voler essere io a prendere l’iniziativa, è solo che sono parecchio timido. Io lo so che non la chiamerò mai e poi mai, so già che mi lascerò sfuggire questa occasione e so anche che me ne pentirò. Speriamo che la notte mi porti consiglio ed il domani mi dia un po’ di coraggio di cui ora ho davvero bisogno. Buona notte a tutti.

 
 
 
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