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« SOLO UNA RIFLESSIONE »

Post N° 3

Post n°3 pubblicato il 07 Maggio 2008 da solomarlboro66
Foto di solomarlboro66

Peppino Impastato: l'eroe della lotta alla mafia

 

Una poesia (Ciuri di campo) di Peppino Impastato cantata da Carmen Consoli. La cantantessa siciliana  l'ha presentata a Palermo l’anno scorso alla partenza del suo tour, proprio il 9 maggio, giorno della morte di Impastato, ucciso dalla mafia. Era la notte tra l'8 e il 9 maggio 1978: un ordigno esplosivo uccise un giovane di trent'anni: Giuseppe Impastato. Il cadavere fu ritrovato dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea Palermo-Trapani, sulla costa palermitana (Cinisi). La sua colpa è quella di aver condotto una decennale attività contro la mafia (pur provenendo da una famiglia mafiosa) e di aver denunciato e sbeffeggiato, dai microfoni di una emittente locale (Radio Aut), i mafiosi della zona, a cominciare dallo zio (capomafia) Gaetano Badalamenti.

Impastato venne fatto passare per terrorista e suicida. Lo massacrarono senza pietà lo stesso giorno in cui le Brigate Rosse uccidevano Aldo Moro. Lo uccisero due volte: perchè quel ragazzo fu sepolto sotto il fango di un'inchiesta pilotata e bugiarda. Solo poco tempo fa l'Antimafia lo ha liberato da quella schiera di carabinieri e di magistrati corrotti ed insabbiatori e gli ha restituito una degna sepoltura. E almeno per un attimo ha asciugato le lacrime di Mamma Felicia, una minuta signora (scomparsa di recente) vestita di nero, per un figlio che le fu ucciso dalla mafia e dallo Stato, in una lunga notte che forse ha incontrato la sua difficile aurora. Peppino oggi avrebbe sessanta anni.

Peppino Impastato era un ragazzo degli anni Settanta ed è ancora oggi il simbolo dell'antimafia sociale, una forma di dissenso e di battaglia sociale rispetto alla mafia in grado di rompere steccati e convenienze. Peppino era convinto del fatto che non si può vivere da soli, e soprattutto che anche quando si è in gruppo si è soli se fuori non c'è che deserto: tutti sanno ma nessuno parla, tutti soffrono ma nessuno mette in comune questa sofferenza per tradurla in liberazione.

Ecco allora il senso di Radio Aut: prendere parola e coscienza, avendo capito il legame strutturale che esiste tra mafia e politica e tra legalità e pubblica opinione. Dal microfono ebbe il coraggio di raccontare ciò che tutti sapevano ma non avevano nemmeno il coraggio di pensare. Bisogna quindi ricordare per sempre l'esempio di Peppino e della sua coraggiosa lotta contro la mafia e ogni forma di sopraffazione per l'affermazione della legalità e della libertà, un'azione portata avanti senza mai guardare in faccia nessuno, neppure in famiglia. 

Peppino non è stato un giullare di un sogno irrealizzabile ma l'uomo che ha raccontato di una speranza possibile. Esempio di una lotta tra il bene ed il male, ma passo-passo con la convinzione di una possibilità con cui riscattare il dolore dell'ingiustizia. Peppino accese un riflettore su quel clan radicato fin dentro casa sua, prese in giro gli dei dell'olimpo criminale.

Dovremmo essere tutti come Peppino Impastato: che soddisfazione urlare in faccia ai mafiosi infami che ti fanno schifo, e che tu sei uno pulito, mentre loro sono il marcio del mondo.

Dotiamoci di forza d'animo, SoloMarlboro66

 
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