Amy

This is Amy's story...

 

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Post N° 3

Post n°3 pubblicato il 22 Agosto 2007 da DarkBarbie17

Sabato sera. Sera perfetta per andare in disco. Sera di luci, sera di baci, sera di strusciamenti al buio, sera di scandali, sera di ecstasy, sera di alcool, sera di moto che sgommano, ma per Amy era soprattutto una sera fatta di musica. Di musica che ti trascina via con lei, che ti prende e non ti lascia mai, che ti toglie ogni respiro, ogni alito di vita, che ti fa perdere la testa. Si scatenò sui pezzi di Emanuele Inglese. Si scatenò come non mai, era davvero sexy, Mary quasi non la riconosceva e non riusciva a starle dietro. In breve tempo ebbe un gruppo di ragazzi intorno a sé e lei, quasi le venisse naturale, se li passava tutti ballando con loro e strusciandosi. “Tempo… tempo…” Un ragazzo le passò una birra, poi un’altra, poi qualcosa di più forte, poi una sigaretta, no non era una sigaretta, era qualcosa di più, ma non le importava non voleva pensarci, voleva solo divertirsi… Tornò al centro… ondeggiando con la testa… muovendo i fianchi… salendo… scendendo… e tutti le furono addosso e lei non poteva essere più felice… in quel turbinio di ragazzi che non conosceva e che la toccavano… e lei che si lasciava toccare… si, era davvero felice!!!

 

Poco distante dalla pista da ballo c’era Mary, si era allontanata incredula, non ha ancora capito bene cos’è successo. Marco le si fece accanto, voleva dire qualcosa, ma non c’erano parole. Pian piano tutti i compagni di classe di Mary e Amy le si affiancarono a fissare la stessa scena. Erano tutti sconvolti. Quella era Amy, la timida Amy, la pacata Amy, la responsabile Amy, la riflessiva Amy… e avrebbero potuto continuare all’infinito, ma adesso qualcosa era scattato in lei, qualcuno pensò che era fatta, qualcun altro capì di non averla mai conosciuta sul serio, ma tutti comunque erano rimasti a fissarla senza dire una parola.

 

Vomito. Tanto vomito. Questo sono le uniche cose che Amy ricordava. Poi solo volti confusi. Mary era accanto a lei e le teneva la fronte, mentre lei vomitava anche l’anima e la preoccupazione che i suoi potessero accorgersi che non era lucida. “E adesso come facciamo con i tuoi?!” Mary era molto nervosa e confusa “Stasera dormo da te, è l’unica soluzione. Ora chiamo tua madre.”  Quella sera non dormirono, Amy continuava a vomitare… le girava tutto e non capiva quello che faceva, come se non fosse più padrona di decidere, come se non ne avesse la forza.  Voleva solo dormire, buttarsi nel letto e sprofondarci dentro, ma ogni volta che si distendeva si sentiva come in alto mare e riprendeva a vomitare. “Almeno vomito anche quello che ho mangiato e magari dimagrisco” pensò. Aveva pensato spesso di vomitare per dimagrire ma non ne aveva mai avuto il coraggio. E finalmente con quella sbronza lo prese. La mattina dormirono fino all’ora di pranzo, erano distrutte non ebbero neanche la forza di toccare cibo. Si misero subito a fare i compiti, poi Mary andò via ed Amy accese lo stereo. Mise Fabri Fibra. “Dalla A alla Z è l’uomo che prega Dio, nonostante il demonio in noi si fa il suo duomo. Io faccio fatica a radunar le mie forze. Esercitati oggi radunano gli eserciti!”  “Ieri ho fatto proprio una minchiata… colpa del demonio?! No, sono io che lo volevo il demonio… sono io che voglio dimostrare che non sono tanto responsabile come sembro… sono io che voglio dimostrare come sono realmente… sono stanca di essere come mi vogliono gli altri… da ora in poi sarò come mi voglio io…” E fu con questi pensieri che si addormentò ascoltando Fabri Fibra e, ancora una volta, senza cenare.

 

L’indomani mattina fu tremendo, tutti le rivolgevano occhiate piene di odio, tutti parlavano di lei, tutti quelli che conosceva la rimproveravano, tranne quelli del quinto. I ragazzi del quinto erano stranamente molto gentili e carini con lei… Anche Sandy era meno odiosa, forse perché la temeva… Si la temeva perché stava diventando più popolare, più accettata dai ragazzi più grandi e più odiata dalle ragazze e dai suoi compagni che non la comprendevano. Per Amy questo cambiamento è stato tremendo, quasi nessuno dei suoi “amici” le rivolgevano più la parola e se lo facevano era solo per sgridarla, come se ne fossero in diritto, come se fosse diventata un mostro ai loro occhi. Come sempre prese ottimi voti, anche se aveva studiato poco era stata attenta durante la spiegazione, però faceva quasi fatica ad aprire bocca, quasi qualcuno le tenesse le labbra e glielo impedisse. Aveva paura, una stramaledetta paura di essere giudicata ancora una volta… di avere il dito puntato ancora una volta… Amy ci avrebbe fatto l’abitudine a quella sensazione…

 
 
 

Post N° 2

Post n°2 pubblicato il 16 Agosto 2007 da DarkBarbie17

Marco la aspettava sulla sua moto a pochi metri da casa sua. Amy uscì senza salutare la sorella.

Lo raggiunse, lo baciò e partirono. Arrivati a casa sua la tensione si faceva strada in lei. Entrando si guardò intorno, poi accese lo stereo, ne uscirono le note di “Time of your life” ovviamente dei Green Day! Quel cd glielo aveva masterizzato lei. “Si è questo il mio momento!” pensò. Poi si sedettero nel divano. Bastò un attimo… iniziarono a baciarsi avidi l’uno dell’altra, si cercavano, si volevano, si trovarono… Iniziarono a spogliarsi… Amy era sempre più confusa, finchè nel giro di dieci minuti finì tutto… Si rivestirono in fretta e poi lui la riaccompagnò a casa. Quando entrò vide la madre la salutò in fretta poi corse in camera a piangere. Non sapeva neanche lei il perché! Era profondamente delusa, la sua prima volta l’aveva delusa. Accese lo stereo: “Like a virgin” di Madonna. Era proprio quello che voleva essere, o meglio, tornare ad essere: una vergine.

 

All’improvviso la luce. “Buon giorno!” conosceva bene quella voce, era quella di Mary è l’unica ad avere un duplicato delle chiavi di camera sua. Amy sbadigliò poi si guardò intorno. Si era addormentata vestita, mentre piangeva. Si avvicinò allo specchio, lo sfiorò, aveva un aspetto orribile: i capelli scombinati, il trucco della sera prima sbavato, i vestiti sgualciti, aveva impresso in una guancia lo stampo della sua borchia, probabilmente si era addormentata sul suo braccio. “Scusa” Mary la guardò seria, poi disse: “No scusa tu! Avevi preso la tua scelta ed io non l’ho rispettata!” Amy scoppiò a piangere: “Credo di essere frigida!” “Ma che dici?!” rispose l’amica. “Per me ieri sera è stato un incubo! Non mi è piaciuto per niente… tutt’alro!”

Amy fece una doccia veloce, poi decisero di uscire. Camminarono per ore e ore e parlavano non si fermavano mai. Quando dovevano risolvere un problema ne parlavano a lungo e facevano lunghe passeggiate. Finché non arrivarono al parco della città ribattezzato dalle due amiche Nesli Park per la loro passione per il rapper! Si fermarono sotto la loro quercia preferita, era un albero secolare. Questo metteva tanta tranquillità ad Amy fin da quando era piccina: era lì che la mamma la portava per non farla piangere. Fu mentre che le affioravano questi ricordi che li vide: lui vestito con jeans stretti e magliettina altrettanto stretta, da togliere il fiato, i capelli liscissimi. Insomma un fighettino come non l’aveva mai visto. Lei con vestitino di marca capelli sciolti e occhiali alla Paris Hilton. “‘Na truzza” pensò “Una cazzo di truzza!” Sentì l’ira infiammarla a poco a poco, partire da dentro e mostrarsi fuori attraverso le guance… un ultimo sguardo… un “addio Marco” appena sussurrato… una promessa fatta a sé stessa, la promessa di cambiare, di trasformarsi in qualcos’altro, qualcosa di meno ingenuo, per potersi riscattare, per poter far riscattare le donne, qualcosa capace di portare una vera e propria rivoluzione femminile. Con tutta la calma possibile si alzò, cercò di nascondere le lacrime, buttò uno sguardo furioso a Marco, ma non disse nulla, non chiese spiegazioni, semplicemente andò via… così senza una parola… Mary non sapeva che fare, la seguì anche lei senza parlare… non c’erano parole…

 

Tornate a casa Amy si buttò ancora una volta nel letto, e ancora una volta si mise a piangere. Parole confuse trai singhiozzi: “Non ero io che non andavo era lui l’incapace!” Mary sapeva quello che doveva fare: accendere lo stereo. Però, quando stava per infilare un cd dei Green Day, Amy la fermò: “Metti questo” l’amica obbedì e in silenzio ascoltò le parole di “Fumo e cenere” dei Finley.

“Ti aspettavi di udire sei solo per me… metti l’anima in pace quei giorni son già fumo e cenere… il tuo mondo sta andando a puttane oramai…” Più ascoltava, più le sembrava che quella canzone la rispecchiasse e piangeva… piangeva… pianse per ore… e le ore diventarono giorni… e i giorni settimane…

 

Daisy aveva intuito tutto ma la scrutava in silenzio, aspettando i suoi tempi. Non era una sorella comune, rispettava la scelte di Amy e non pretendeva che le dicesse niente e quando si confidava con lei sapeva mantenere il segreto e non la giudicava mai. Mary invece non ce la faceva, era più forte di lei, voleva semplicemente aiutarla e s’intrometteva sempre troppo. Per questo motivo litigavano spesso, ma adesso Amy non ne aveva la forza, voleva solo morire… si, morire perché il dolore finisca… svanire… in un attimo… senza lasciarsi indietro niente… come se non fosse mai esistita… come se niente della sua vita fosse mai accaduto… senza che nessuno la ricordi più… Erano questi i suoi pensieri. Erano questi i pensieri che la fecero cambiare.

 

 
 
 

Post N° 1

Post n°1 pubblicato il 14 Agosto 2007 da DarkBarbie17

Amy si guardò allo specchio. Indossava un completino intimo rosa. I suoi capelli, liscissimi e corvini, erano sciolti e la frangetta copriva parte della fronte. Le mani sfioravano prima lo stomaco, poi i fianchi e infine il sedere. Dopo guardò le gambe con i suoi bellissimi occhi verdi. Si sentiva grassa, anche se non lo era. Lei era in carne, ma di sicuro non era grassa. Purtroppo per qualche strana ragione lei si vedeva in modo diverso da come la vedevano gli altri. Si sentiva brutta. La radio era accesa e ne uscivano le note di una canzone dei Green Day. “We’re living in repetition. Content in the same old shtick again. Now the routine’s turning contention. Like a production line going. Over and over and over, roller coaster” significa “Viviamo nella ripetizione soddisfatti di nuovo della stessa vecchia merda. Ora la routine sta diventando competizione. Come una catena di montaggio che si ripete. Su e giù, su e giù, come le montagne russe.” Credeva fosse la canzone della sua vita, pensava la descrivesse in pieno, però adesso sarebbe cambiato qualcosa. Aveva deciso che quella sera sarebbe andata a casa del suo ragazzo. Quella sarebbe stata una delle notti più importanti della sua vita. Già sognava quei momenti magici: loro due nudi, sudati, sotto le coperte a coccolarsi dopo una notte di passione. Immaginò che lui le sussurrasse “Ti amo!” in un orecchio dopo aver provato il più grande piacere di tutti  tempi! Ne aveva parlato con  Mary, la sua migliore amica, ma le aveva detto che a 15 anni è presto e che sarebbe rimasta sicuramente delusa, così avevano finito per litigare. Ma adesso non le importava, era troppo allettata all’idea di quella notte per pensarci.

Diede un’occhiata all’orologio-peluche e inorridì, era tardissimo! Si mise i suoi jeans preferiti e la prima felpa che trovò poi corse giù per le scale salutando sbadatamente i suoi.

 

Per poco non perse l’autobus che l’avrebbe portata al liceo classico Mazzini. Salendo vide Mary.  Lei fece per salutarla, ma Amy la superò senza guardarla. Si sedette nell’ultimo posto da sola, chinò il capo e osservò i suoi jeans. Erano tutti stracciati e aveva cucito su di essi la scritta “PUNK IS NOT DEAD”, molti la criticarono per quella scritta, ma a lei non importava, in fondo c’era abituata alle persone che non la accettano per quello che è. A volte le pesava, a volte pensava che fosse una benedizione, altre chiamava Mary e subito si sentiva meglio. Questa volta però sapeva che entrando a scuola sarebbe stata sola . L’autobus si fermò. Amy si alzò per scendere, ma qualcuno la spinse facendola sedere nuovamente. “Quella troia di Sandy!” pensò la brunetta. Sandy era una ragazza incredibilmente bella. I capelli biondi, gli occhi castani simili a quelli di un cerbiatto, era la più amata, odiata, copiata, stimata e disprezzata della scuola.  Il suo vero nome era Sabrina, ma tutti, fin da piccola, l’hanno sempre chiamata Sandy.  “Dovresti saperlo, prima le donne!” Laura, la sua schiavetta che chiamava “amica”, rise. Amy aspettò che passassero e poi si rialzò. La aspettava una lunga giornata e non aveva voglia di replicare.

A prima ora aveva latino, dopo due ore di storia, ricreazione, educazione fisica, inglese e matematica. La mattina sembrò non finire mai voleva che arrivasse la sera il più in fretta possibile!!!

 

Tornata a casa vide sua sorella maggiore, Daisy. Le somigliava molto. Amy pensava che fosse la versione più carina di se stessa. “Buone notizie siamo solo noi due! Il grande a capo è a lavoro e la mamma è da sua sorella!!!” Si sedettero a tavola e accesero la tv mentre aspettavano che si riscaldasse la pizza della sera precedente. Daisy la osservò in silenzio e poi disse: “Esci con Marco stasera?” “Si” La maggiore aspettò qualche secondo. “Non farlo con lui!” esclamò. “Te lo ha detto Mary, non è così?!” Piangendo andò in camera e accese lo stereo. Voleva solo cantare, cantare per gioire. Perché il canto era la sua più grande gioia e la sua più grande sofferenza, la sua più grande certezza e la sua più grande  illusione. Alla radio passarono “Nothing in this world” di Paris Hilton. Mentre cantava scelse trucco e vestiti per quella sera. Avrebbe messo la minigonna rosa e i leggins. Il trucco era leggero e nelle labbra non avrebbe messo niente. Si limò le unghie, mentre continuava ad ascoltare lo stereo. A volte si chiedeva come sarebbe stata la sua vita senza musica. Il pomeriggio lo passò ad ascoltare musica  e a prepararsi per la sera, visto che era sabato e non doveva fare i compiti. Poi finalmente venne l’ora di uscire.  

 

 
 
 
 
 

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Un blog di: DarkBarbie17
Data di creazione: 14/08/2007
 

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