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L'era del figocentrismo

Post n°5 pubblicato il 18 Maggio 2007 da Giubizza

www.giubizza.tk
Negli ultimi decenni si avverte sempre più forte la pressione di una sorta di senso di colpa storico che si cerca in tutti i modi di far ricadere sui maschi occidentali. Si cerca sempre più di creare una cultura dei rapporti di coppia a misura di donna in cui la parte maschile, fin negli aspetti più intimi, è sempre più colpevolizzata e stretta nell’osservanza di regole rigidamente incentrate sulle esigenze femminili.
Da un punto di vista relazionale, le donne devono sempre essere comprese e capite senza mai comprendere e capire. Mentre troneggia la filosofia “gli uomini fanno schifo ma il mio uomo è diverso dagli altri” facilmente convertibile in “il mio uomo fa più schifo degli altri perché non ha capito al volo una mia piccola esigenza”. Per non parlare della propensione di tante donne di volersi impossessare dell’anima del proprio compagno, di essere padrona dei suoi sentimenti, di pretendere la massima dedizione, la massima perfezione, il massimo rispetto non curandosi che tutto ciò sia ben ricambiato. Poi quando capiscono che il proprio partner ha conservato la sua autonomia, in quanto è impossibile impadronirsi di un altro essere umano, allora, ferite nel loro stupido e ottuso orgoglio di femmina, vanno via, fuggono vigliaccamente per non affrontare la realtà.
Negli aspetti più intimi, la moda che ultimamente ha preso piede nella cultura sessuale odierna è che l’uomo dovrebbe sempre seguire e adattarsi alla donna e mai la donna all’uomo. Questo perché si vorrebbe far intendere che il piacere femminile sarebbe più “difficile”, più complesso e più misterioso di quello maschile. Ora, a parte il fatto che non è affatto vero che il piacere maschile sia così facile e scontato come lo si vuol far credere dall’attuale ideologia sessuale femminocentrica, vi sarebbero delle annotazioni al riguardo da fare.
Direi che, anche ipotizzando una coppia composta da A e B, in cui supponessimo che A abbia un piacere più “difficile” di B, ciò non vorrebbe dire che i rapporti sessuali tra i due debbano essere unilaterali e B debba “accudire” A mentre questo (o questa) non dovrebbe fare più di tanto. Non giustificherebbe A nel pensare solo al proprio piacere, seppure quello di B fosse più “facile”. Figuriamoci ora nel mondo reale, nella sua complessità e varietà, in cui il grado di difficoltà del piacere non solo non è così legato al sesso, ma è piuttosto individuale, ma nello stesso individuo varia continuamente a seconda di elementi non sempre individuabili. Figuriamoci quanto possa valere tale asserzione.
Molti articoli sul sesso fanno venire in mente la distinzione che facevano i giuristi del XIX secolo tra stato legale e stato reale: gli articoli affermano una cosa, ma la realtà dei fatti ne dimostra un’altra. Così, come sopra detto, si dice che le donne avrebbero uno spasmodico bisogno di preliminari quando spesso nei fatti dimostrano di non fregarsene altamente di questi, dimostrandosi non di rado di essere molto più frettolose e disattente degli uomini; si dice che gli uomini non avrebbero difficoltà orgasmiche, mentre invece parrebbe proprio che queste siano comuni anche in quello che viene considerato il “banal” sesso; si dice che le donne sarebbero poco “visive” (quest’ultima bizzarra moda sessuologica dei canali sensoriali preferenziali, come se quando si è attratti da qualcuno non lo si è con tutti i sensi) mentre invece affermano e dimostrano di guardare gli uomini non meno di quanto gli uomini amino guardare le donne e via dicendo.
Forse sembreremo un “complottisti” ma abbiamo la sensazione che la sessuologia più che una scienza sia una propaganda di un’ideologia sessuale che da un lato glorifica e complica la sessualità femminile e dall’altro si dà a una macabra campagna di banalizzazione e grettizzazione di quella maschile. Così mentre la sessualità femminile viene deresponsabilizzata, spogliata di ogni autonomia individuale e sottoposta a un’assurda potestà del partner, quella maschile viene abbandonata a se stessa, privata di qualsiasi sensibilità nei riguardi degli input femminili e soprattutto spacciata per una sorta di meccanismo automatico. Si vuole imporre una sessualità a misura di donna, femminocentrata, attenta solo alle esigenze femminili, vere o di massima false che siano, privando i maschi di qualunque bisogno e qualunque necessità. Oggi parlare di sessualità vuol dire praticamente parlare di sessualità femminile. E si è così tanto parlato di questa, dicendo le cose tra le più contraddittorie, che forse l’ultima frontiera del sesso è proprio il maschio umano. Forse la sessualità maschile è divenuta più segreta di quella femminile. Gli uomini conoscono meno se stessi di quanto le donne non siano spinte a conoscere se stesse.
A ogni modo questa campagna ideologica concilia al femminismo più ipocrita il patriarcato più pecoreccio, e il primo non è altro che una maschera del secondo, formando una cultura sessuale che altro non è se non il riflesso di una società rimasta fondamentalmente, e forse più che mai maschilista, ma in cui sono paradossalmente favorite le donne, adagiatesi su di un protezionismo estremo. È un modello di maschilismo femminocentrico quello odierno, in cui un pugno di uomini detiene il potere e una massa di donne sono da questi, per lo meno in occidente, molto più favorite degli uomini nelle carriere medio basse.
Diamo un momento una piccola definizione di ciò che intendiamo coi termini “femminocentrico”, “femminocentrismo” e così via. Da non confondere con “femminismo”, anzi, il femminocentrismo è la negazione, l’antitesi e il tradimento degli ideali della rivoluzione femminista. Questa, infatti, aveva come scopo la liberazione della donna dal giogo del dominio maschile e patriarcale, la sua emancipazione e la parità e uguaglianza col sesso maschile. Secondo questo ideale le donne avrebbero dovuto interagire attivamente e fattivamente con gli uomini sotto tutti gli aspetti, mettendo al bando ogni sorta di passività e inerzia. La donna avrebbe dovuto divenire, da quel mero oggetto passivo e inerte in cui secoli di barbaro patriarcato l’avevano trasformata, un essere umano attivo e fattivo, intraprendente e indipendente.
Il fallimento della rivoluzione sessuale e il trionfo della controrivoluzione col mantenimento in pieno del dominio maschile, hanno messo all’ordine del giorno il mascheramento di tale ripiegamento. Così al sistema patriarcale ha fatto posto il sistema socio-culturale femminocentrista, fondato su un’ipocrita quanto inutile esaltazione della donna fine a se stessa, un esasperato protezionismo verso il sesso femminile a scapito degli individui maschi dei ceti popolari.
La donna si è vista così cullare in una fasulla bambagia che altro scopo non ha che di stordirla e impedirle di assumere quel ruolo di responsabilità e di crescita che le compete. Le è stato concesso di poter uccidere i figli che porta in grembo, di scaricare le proprie frustrazioni sul partner, delle quote in parlamento, non pochi favoritismi sul posto di lavoro, lavoro spesso umile e non ben pagato, ma nulla di ciò ha a che fare con una vera e propria emancipazione. Ha visto crescere la colpevolizzazione, la denigrazione, la ridicolizzazione e la iperresponsabilizzazione del sesso maschile. Colpevolizzazione, ridicolizzazione, denigrazione e iperresponsabilizzazione dal sapore di dispetto infantile, ma che altro non ha fatto che negarle la possibilità di guardarsi in faccia, farsi una vera e genuina autocritica al fine di potersi veramente migliorare e crescere sotto tutti i punti di vista.
Basti pensare ai provvedimenti protezionistici e antidemocratici volti a favorire le donne, provvedimenti che derogano ai più elementari principi di democrazia e dello stato di diritto. Così le cosiddette “quote rosa” storpiano la composizione del parlamento che non rispecchia più la volontà popolare; la presunzione di colpevolezza prevista per le molestie sessuali prevede che sia l’accusato a dimostrare la sua innocenza e non l’accusante la colpevolezza di quello; le innumerevoli iniziative realizzate solo per donne derogano al principio del divieto della discriminazione sessuale. Si è stabilito che la maternità sia una scelta che può comportare anche il sacrificio della vita del figlio, ma fino a che punto la paternità è anch’essa una libera scelta? Per non parlare della questione degli alimenti che i mariti divorziati più “ricchi” delle loro ex mogli non versano a queste, mentre difficilmente si parla di tutti quei padri divorziati le cui madri impediscono loro di vedere i propri figli. E che dire, poi, degli innumerevoli casi di favoritismo sessuali verso le donne nell’ambito del lavoro, ma anche in altri campi del vivere quotidiano? Sembra di vivere in un’epoca di dispotismo femminile gestito dagli uomini.
Dicevamo che per questa campagna si utilizzano differenti termini per indicare gli stessi problemi.
Qui do un saggio di questa terminologia discriminatoria e femminocentrista:
• Se una donna innamorata non si dichiara è astuta; se un uomo innamorato non si dichiara è un vigliacco
• Se una donna divorziata si rifà una vita ha una buona capacità di recupero; un uomo è debole e non sa vivere da solo
• Se una donna divorziata resta sola è forte e affronta la vita in solitudine; un uomo non è riuscito a riprendersi
• Se una donna tradisce spesso ha il gusto del sesso; un uomo è debole, depravato e mascalzone
• Se una donna tradisce è per chissà quali motivazioni sublimi, magari perché è sessualmente insoddisfatta (così è pure colpa del partner, cornuto e mazziato…); se un uomo tradisce è perché è un porco (gli uomini sarebbero sempre sessualmente soddisfatti…)
• Se una donna si arrabbia perché tradita è offesa nella sua dignità personale; un uomo è ferito nel suo orgoglio di maschio (ben pochi uomini saprebbero definire in cosa consista questo presunto orgoglio “maschile”. Che sia un’invenzione femminile?)
• Se una donna è sessualmente insoddisfatta è colpa del partner (gli uomini sono sempre colpevoli); se un uomo è sessualmente insoddisfatto ha qualcosa che non gli funziona (le donne sono sempre innocenti)
• Se una donna guarda un uomo con desiderio se lo mangia con gli occhi; se un uomo guarda una donna con desiderio la “spoglia” con gli occhi (agli uomini sono sempre attribuiti impulsi voyueristici e pornofili, mentre il desiderio femminile si fonderebbe su basi “metafisiche”)
• Se una donna non fa bene il sesso è per l’inesperienza del partner; se un uomo non fa bene il sesso è per la “propria” inesperienza
• Se una donna vuole fare sempre sesso è una donna calda e passionale; se un uomo vuole fare sempre sesso è un arrapato cronico
• Se una donna ha uno scarso appetito sessuale è perché il desiderio femminile va nutrito e stimolato; se un uomo ha uno scarso appetito sessuale è freddo di chiamata e mezzo impotente
• Se una donna vuole passare subito all’atto sessuale ha un desiderio prorompente; se un uomo vuol passare subito all’atto sessuale è frettoloso e disattento
• Se una donna si eccita guardando un uomo è perché ha il gusto verso il bello; se un uomo si eccita guardando una donna è un guardone o ha una sessualità “visiva”
• Se una donna si sbatte durante l’amplesso è passionale; un uomo è un imbranato
• Se una donna ha una sessualità tattile (sempre questa assurdità dei canali sensoriali preferenziali) è perché l’erotismo femminile è più “diffuso” (sessualmente la donna è un organismo completo, spesso spezzettato in varie componenti); se un uomo ha una sessualità tattile è perché ha una sessualità primitiva, o peggio è rimasto alla fase tattile infantile
• Se una donna ha genitali molto sensibili è perché ha una sessualità intensa; un uomo è “genito-centrato” (sessualmente l’uomo è solo un “pene”…)
• Se una donna (e questo è il pezzo forte, tenetevi!) ha difficoltà a eccitarsi è sessualmente demotivata; un uomo fa cilecca o ha “disfunzioni erettili” (sempre il concetto macchinistico della sessualità maschile!)
• Se una donna ha l’eccitazione lenta è perché avrebbe bisogno di “preliminari” (il sesso è una partita di calcio…); se un uomo ha l’eccitazione lenta è “moscio” e ha bisogno del viagra (l’uomo deve sempre funzionare come si “deve”…)
• Se una donna ha difficoltà orgasmiche si parla di anorgasmia; se un uomo ha lo stesso problema si parla di “incompetenza” eiaculatoria (per eiaculare bisogna fare un master?)
• Se una donna viene dopo due secondi dall’inizio del rapporto (non è affatto impossibile, anzi…) è perché ha una sessualità impetuosa; gli uomini hanno l’eiaculazione precoce
• Una donna si masturba; un uomo si fa le “seghe”
• Una donna va accettata come è; un uomo deve cambiare per amore
Insomma per i maschietti c’è sempre il terminuccio “simpatico”, c’è sempre la motivazione e la causa più grezza, più bassa, più ridicola per ogni loro cosa. Mentre per le femminucce è sempre tutto sublime, divino, gaudioso. È come se la sessualità femminile fosse lasciata libera di spaziare in vasti campi, ogni cosa che fa una donna è sempre sublime, divina, misteriosa. Mentre quella maschile deve sempre attenersi a rigidi protocolli e quando sgarra scatta la pena ingiuriosa. L’uomo deve sempre conformarsi ai tempi e ai metodi della donna e mai la donna ai tempi e ai metodi dell’uomo. Ogni cosa faccia un uomo è sempre per ragioni di grettezza e bassezza, spesso portata al ridicolo. C’è questo macabro gusto di ridicolizzare il maschio e tutto ciò che è maschile, questo considerare gli uomini come se non fossero di carne ed ossa. Oppure, peggio ancora, il compatirlo con toni materni e di un’inopportuna quanto ipocrita “pietà”, come se fosse un bambino impacciato.
Anche le soluzioni proposte per risolvere i medesimi problemi sono diversi più per motivi di pregiudizi che non per necessità reali. Se una donna ha difficoltà a eccitarsi ha bisogno di una maggiore intesa col partner, se un uomo ha lo stesso problema deve prendere il viagra. Prendiamo per esempio proprio il viagra: sono convinto che la maggioranza degli uomini che prendono questa stupidissima pillola non ne abbia bisogno veramente. È solo in ossequio allo stereotipo culturale del maschio arrapato che viene consigliato questo orribile farmaco.
Mentre le donne devono sempre essere destinatarie di particolari attenzioni, gli uomini devono sempre andare in automatico. Così mentre gli uomini devono sempre conoscere la propria partner, le donne non hanno alcun obbligo di conoscere il proprio partner. Le donne possono dare tutto per scontato, sparare cazzate sulla sessualità maschile per lo più basate su stupidi luoghi comuni. Gli uomini devono approfondire le problematiche della sessualità femminile e non dare niente per scontato.
Non crediamo siano queste le basi per un miglior rapporto tra i sessi. Riteniamo che il sesso sia unione, scambio, comunione, conoscenza reciproca. Crediamo che chi voglia attenzioni debba essere disposto (e anche disposta…) a darle e spesso ad anticiparle, magari sperando di riceverle in cambio. Sperando ma non pretendendo perché in amore nulla va preteso. Crediamo che vi sia il bisogno di un nuovo modello di sessualità umana di comprensione reciproca basata non su stereotipi e generalizzazioni banali, ma sul vissuto personale, sull’individuo nella sua specificità e nella sua complessità, nonché sulla conoscenza e la comunicazione psicofisica reciproca. Crediamo altresì che ogni individuo, maschio o femmina, sia un mondo da scoprire ognuno diverso dall’altro, spesso sorprendente nella sua complessa specificità.
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