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INTERESSANTISSIMA **********

Post n°467 pubblicato il 01 Settembre 2009 da LICURSI.110

 

Il bello, il giusto e il vero nel mestiere di comunicare
1/3

Autore: Contri, Alberto  

 
Conversazione tenuta a Roma, il 10 maggio 2001, alle ore 12, al Teatro Manzoni.  

 


Mentre riflettevo sul senso della mia esperienza che ritenevo si stesse concludendo e radunavo gli scatoloni per riporvi i miei libri, mi è capitato in mano "Le memorie di Adriano" della Yourcenar che ho riletto con vero piacere, e mi sono soffermato su una frase di Adriano che mi aveva già colpito a suo tempo:

"Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo", è la confessione dalla quale traspare un potente desiderio di ricercare un accordo tra la felicità e il metodo, tra l'intelligenza e la volontà, facendosi ad un tempo carico dei problemi di tutti gli uomini.

Penso sinceramente che chi lavora in un servizio pubblico si debba a suo modo sentire responsabile, come l'imperatore Adriano, della bellezza del mondo.


Ma questo pensiero si è addirittura tramutato in una spina dolorosa, continua, nella ricerca di un nesso tra quanto ci stava capitando durante le assurde polemiche su Luttazzi, sulla libertà di pensiero, sull'impossibilità di definire la qualità e tutto quanto sapete benissimo perché l'avrete letto sui giornali, un nesso dicevo tra l'attuale situazione del nostro servizio pubblico e alcuni concetti di fondo come il bello, il vero, il giusto.

 
Concetti che mi sono venuti ripetutamente alla mente perché nelle mie diatribe quotidiane con i colleghi mi è sempre stato rinfacciato di inseguire concetti indefinibili che ci avrebbero impedito una corretta e pratica e moderna gestione del servizio pubblico… e così - poiché io sono un ariete di segno e di fatto e non mi arrendo tanto facilmente - ho pensato che fosse venuto il momento di dibatterne pubblicamente, vista l'impossibilità di farlo dove invece si dovrebbe farlo, e dove invece si preferisce usare sempre più spesso il potere contro la verità.

 
Veniamo dunque ad una prima osservazione.


L'allargamento del ruolo della comunicazione e della informazione a principale fattore di ordinamento della convivenza umana ha fatto sì che, con il declino delle grandi agenzie di senso (siano esse religiose o ideologiche) le preoccupazioni della società occidentale venissero espresse non più in termini etici (il giusto) ma in termini estetici (il bello).

Trasferito in campo televisivo, potremmo dire che al concetto di utilità si sostituisce quello di gradimento; al concetto di bene, quello di ascolto.

Per la verità non si tratterebbe di una sostituzione grave se il concetto di "bello" ed in generale le categorie dell'estetica avessero conservato ancora una loro intima relazione con il concetto di verità e di giustizia. In questo caso ci troveremmo dinnanzi ad una accentuazione diversa, ad una graduazione mutata di elementi all'interno della stessa scala di valori.

In realtà è venuta meno, sembrerebbe irrimediabilmente, la stessa solidarietà che in tutto il pensiero classico e in molta parte del pensiero moderno ha caratterizzato il rapporto tra il vero, il bello, il giusto.

L'utilizzo massiccio delle procedure di consenso, l'utilizzo massiccio dell'estetica e degli obiettivi sociali implica che gli uomini conoscano che cosa è l'uomo, a cosa serve, a cosa tende.
 
La vera etica (il giusto) nasce dalla ontologia (dalla verità e dalla sua conoscenza). Una estetica che non sia lo splendore del vero e del giusto è condannata ad una mortale contraddizione che tanto più stridente quanto più estremo è l'impiego che se ne fa: non bastano i violini per coprire gli orrori di Auschwitz.


Come non basta un bel montaggio per nascondere la faziosità.
Nella sua
lettera agli artisti (era la Pasqua del 99) il Papa richiamava con forza, oltre che allo splendore del vero e del bello, alla valutazione dell'importanza del problema antropologico, nel senso di sottolineare che uno degli errori degli artisti moderni è quello di separare il problema del bello dal problema dell'uomo in senso generale.
 

In quella lettera che consiglio di rileggere, si sottolineava il fatto che l'uomo è prima ancora che un creatore del bello, uno che lo cerca e che ne segue le epifanìe.
Ogni vero artista sa che il bello non è solo un prodotto delle sua mani, ma è qualcosa a cui egli ha attinto e obbedito. Lo dice Dante, lo affermava Eliot, lo scriveva Baudelaire.

Oggi invece prevale un concetto di bello come pura realizzazione tecnica, come montaggio: TV e cinema per loro stessa natura possono essere i luoghi supremi di questa ambiguità. Non che non occorra la tecnica e il "labor", ci mancherebbe, ma l'esperienza della bellezza si connota innanzitutto come apertura a un livello del gratuito e del misterioso che opera nel mondo.

E proprio la TV con i suoi meccanismi così simili a quelli del procedimento artistico (sintesi, taglio, montaggio, compresenza di più livelli cronologici e semantici, pluralità dei punti di vista) potrebbe essere un grande fattore di educazione al bello… ma il fatto che invece oggi si avvicini sempre più spesso alla parola TV l'aggettivo spazzatura dovrebbe farci riflettere.

Così come dovrebbe far riflettere che ci siano alcuni "maitre a penser" che hanno grandi responsabilità nel servizio pubblico, che con grande serenità e lucidità fanno addirittura delle separazione, della scissione del vero dal giusto e dal bello la loro bandiera culturalprofessionale.

Fonte: CulturaCattolica.it  Curatore: Buggio, Nerella

continua ....

 

 
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LINK DA 1BRAVOR........

 

RAVASI *****

Post n°464 pubblicato il 25 Agosto 2009 da 1carinodolce

 

LA SUOCERA E IL VICINO

Non scocciarmi col tuo "amore per l'umanità".
Dimmi piuttosto come ti comporti con tua suocera o col vicino che ti assorda col suo giradischi.

È da dieci anni che è morto, eppure noi suoi amici lo ricordiamo ancora con affetto per il vigore della sua testimonianza di fede, di intelligenza e di cultura. Parlo dello scrittore Italo Alighiero Chiusano (1926-1995) che, accanto a pagine altissime di critica letteraria e di prosa, sapeva allineare, soprattutto in una rubrica che teneva sul mensile Jesus, riflessioni mordenti, sferzanti, ironiche, sempre però pacate e autentiche. Ne ho scelto una, quasi a caso.

A partire da noi sacerdoti, passando attraverso uomini pubblici e persone semplici, quante volte - in indubbia buona fede - si esalta l'«amore per l'umanità».

È quasi un motto adatto a tutte le situazioni, capace di placare i (ri)morsi della coscienza e di generare quel "buonismo" che effettivamente è talora un po' ipocrita.L'amore in realtà è tutt'altro che generico ed etereo.

Esige di essere verificato con la suocera petulante, col vicino maleducato, con l'anziano noioso, col bambino piagnucoloso, ossia con quel terreno della quotidianità ove stanno ben piantati i piedi della vera vita.

Amare non è guardare nel sole per restarne abbagliati, diceva lo scrittore austriaco Robert Musil tanto caro a Chiusano, ma è scoprire la vita illuminandola con l'amore.

È, dunque, una scelta paziente e costante che deve piegarsi a tutte le curve dell'esistenza, senza sognare di librarsi in alto, in un volo lieve e fulmineo, come pure può accadere in qualche momento di grazia.

 

Grazie a citazioni_bellisssss 

 

 

 

 

 
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RAVASI *****

Post n°463 pubblicato il 09 Agosto 2009 da 1carinodolce

  

Ravasi 
 
IL SUPERFLUO
 

La conquista del superfluo dà un'eccitazione spirituale più grande che la conquista del necessario. L'uomo è una creazione del desiderio, non del bisogno.Alcuni anni fa, dovendo scrivere un articolo sul simbolo, avevo letto con interesse un saggio del filosofo francese Gaston Bachelard (1884-1962), intitolato La psicanalisi del fuoco (egli poi aveva studiato anche "l'acqua e i sogni" e "la poetica dello spazio"). Sfogliando ora di nuovo quel volume, m'imbatto in questa frase che mi colpisce. Ci si stupisce quando si atterra su una grande metropoli dell'Africa, dell'Asia o dell'America Latina perché dall'aereo si vedono immense baraccopoli tutte però segnate da una selva di antenne e persino di parabole televisive. E ci si domanda: ma è proprio necessario patire la fame e sacrificarsi per avere un televisore? La risposta è proprio nella riflessione di Bachelard: ciò che domina in noi è il desiderio, che è capace persino di dominare e sopravanzare il bisogno.
 
 
Nasce, così, la falsa necessità e si sviluppa il superfluo:
la pubblicità gioca proprio su questo dato, creando continue necessità non necessarie attraverso la molla del fascino e del desiderio.
 
Per questo dovremmo un po' tutti controllare noi stessi per non lasciarci irretire da questa spirale così che da una realtà positiva come il desiderio - che è alla base delle conquiste dello spirito - non si generi una deviazione misera che conduce all'egoismo, allo squilibrio dei veri valori, all'ottundimento morale.
 


Diceva Gandhi: «Un oggetto, anche se non ottenuto col furto, è tuttavia come rubato se non se ne ha bisogno».

   

 
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conscientia

Post n°462 pubblicato il 09 Agosto 2009 da 1carinodolce

 persone personaggi facebook  personaggi pubblici  editore stefano leone termoli “the foxx”  

 
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RAVASI *****

Post n°460 pubblicato il 09 Agosto 2009 da 1carinodolce

 

SARÒ BREVE

a cura di Gianfranco Ravasi

 

Si potrebbero classificare le attività umane secondo il numero di parole di cui hanno bisogno: più gliene occorrono e più c'è da pensar male del loro carattere.

Nitido e tagliente è questo giudizio che anni fa avevo annotato sull'edizione einaudiana di quel capolavoro incompiuto che è L'uomo senza qualità dello scrittore austriaco Robert Musil (1880-1942).

Spesso c'imbattiamo in persone aureolate da un alone di parole e proprio attraverso questo fumo dorato riescono a nascondere il vuoto che sta nel loro pensiero e nel loro agire.
Qualche giorno fa avevo citato il libro Piccoli passi verso l'uomo del sacerdote e scrittore Alessandro Pronzato. Dato che m'è rimasto sulla scrivania, ritrovo in una sua pagina questo ritratto.

«Ci sono tipi che esordiscono: Sarò breve- Tu guardi smarrito la trentina di fogli che tengono in mano. Non te ne risparmiano neppure uno. Non una virgola. Non una parola. Bisognerebbe, a un certo punto, alzarsi tutti in piedi e dire a uno di questi chiacchieroni incontinenti: Quando hai finito, ricordati di spegnere la luce».
 

Lo sproloquio è il vizio della comunicazione del nostro tempo che, da un lato, ha adottato un linguaggio semplificato e fatto di slogan e, dall'altro, ha imboccato la via del talk show, e non dimentichiamo che talk in inglese è "chiacchierare".

Ritroviamo, allora, sobrietà e sostanza nel nostro parlare.
Il monito di Cristo è lapidario: «Sia il vostro parlare: sì, sì; no, no. Il di più viene dal maligno- Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli»  (Matteo 5, 37; 7, 21).  

    

 
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Post n°458 pubblicato il 09 Agosto 2009 da 1carinodolce

NON HO MOLTO TEMPO, ED HO DIVERSI OSPITI.... QUINDI QUESTA è SOLO UNA PRE-BOZZINA...  MOLTO BREVE E  MOLTO GREZZA, DA AGGIUSTARE,  MODIFICARE, CORREGGERE, 
SOPRATTUTTO DA INTEGRARE, COMPLETARE, CONTINUARE, ECC....., MA CMQ...INIZIAMO, POI SI VEDRà..!

 OK, PARLIAMO ANCHE DI CINEMA... CHE  NON CREDO  SIA  UNA COSA IMPORTANTISSIMA  ( VOGLIO DIRE  TROPPO,  TROPPO  IMPORTANTE),  MA   NEANCHE             trascurabile,           INSIGNIFICANTE ... 

 

QUAL è STATO PER TUTTI VOI    IL FILM PIù  BELLO  DEL 2008? 

IL + BRUTTO, IL PEGGIORE?  

 IL +  DELUDENTE? 

 ED,  INVECE,  QUELLO + SORPRENDENTE  (IN POSITIVO, OF COURSE)? 

 IL +  DIVERTENTE IN ASSOLUTO ? 

 
 IL FILM PIù BELLO,  MIGLIORE  PER   BIMBI, RAGAZZINI, RAGAZZI ? 

 

IL FILM PER VOI PIù  'UTILE',
I
MPORTANTE,  INTERESSANTE, 

QUELLO CHE VI HA ARRICCHITO DI PIù,  STIMOLATO,  

  IL +  EMOZIONANTE,  COMMOVENTE ...  ??  

QUELLO CHE VI HA FATTO PENSARE, RIFLETTERE, DISCUTERE, CONFRONTARVI  MAGGIORMENTE?      

QUELLO CHE VI HA MESSO  UN PO' PIù  "'IN CRISI'" ,   PER  DIR  COSì ...

QUELLO CHE VI HA ESALTATO, STIMOLATO, TRASMESSO + ENTUSIASMO, POSITIVITà, CARICA, ENERGIA, MAGARI ANKE SPERANZA ...... 

....è  SOLO  METà  POST......MA  NON  POSSO  CONTINUARE  ORA.....A  DOPO,  CON  MOLTI  ALTRI  SPUNTINI  DI  CONFRONTO,  DI  DISCUSSIONE   (RIFLESSIONE)  E   SPERO  MOLTI,   TANTI,   PIACEVOLI,  INTERESSANTI,   UTILI  E   SIMPATICI   PARERI,  PUNTI DI VISTA,   OPINIONI,   SUGGERIMENTI,  SPUNTI,  CONSIGLI,  RISPOSTE,  IDEE,  PENSIERI,  INDICAZIONI, .........

 

PER VOI  IL CINEMA è + UN MOMENTO  '''CULTURALE'''  O DI SVAGO,  INTRATTENIMENTO, DIVERTIMENTO?


..... MEGLIO IL CINEMA O LA LETTERATURA ??

 

PREFERITE ANDARE AL CINE O GUARDARE LA TV ??

 

PER VOI QUAL è, QUAL è STATO  IL MIGLIOR FILM TRATTO DA UN LIBRO ? 

 .... UN FILM MIGLIORE DEL LIBRO,  ROMANZO  O  ALTRO,  DA  CUI è STATO TRATTO  O ISPIRATO ?

 

è GRADITISSIMO  QUI  QUALSIASI QUALSIASI PENSIERO SUL CINEMA,  ANCHE COMPLETAMENTE A PIACERE,  'LIBERO'....... ( ^__* )

 

 un salutone alla bravissima giornalista lucia checchia di termoli, super simpatica vecchia fan dei bon jovi 

  

 
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COMUNIC

Post n°457 pubblicato il 30 Luglio 2009 da 1carinodolce

Pontificia Università dela Santa Croce – Roma

Facoltà di Comunicazione Sociale Istituzionale

Don Giovanni D’Ercole: Chi è felice riesce a comunicare

ROMA, 3 NOVEMBRE 2004 – “Comunicare è un dono di natura” correlato inevitabilmente alle “tecniche che vanno acquisite con il tempo” per affinare la propria attività. Lo ha dichiarato don Giovanni D’Ercole, capo ufficio della Segreteria di Stato vaticana, nel corso del primo dei tradizionali “Incontri sulla comunicazione istituzionale” della Facoltà di Comunicazione.

 

Quando si comunica “non è tanto importante quello che si dice, quanto l’immagine che si trasmette agli altri” – ha proseguito don D’Ercole, tra l’altro già vice direttore della Sala Stampa della Santa Sede, autore di trasmissioni televisive per la Rai e di numerose rubriche religiose su diverse testate ed emittenti radiofoniche. 

Il sacerdote ha ricordato che quando si parla in televisione occorre farlo con la convinzione di avere di fronte uno strumento “importantissimo per trasmettere ciò che si ha dentro di sé”. Comunicare, infatti, richiede soprattutto “essere se stessi, avere dentro di sé qualcosa da dire al prossimo, sentirsi felici nonostante i propri limiti e avere una serenità di fondo che anima la nostra discussione. Quando si comunica non ci si deve preoccupare di ripetere ciò che si è imparato a memoria, piuttosto trasmettere se stessi, ciò che nasce dal profondo di ciascuno di noi”.

Molto apprezzata dagli astanti è stata la metafora sportiva: “la comunicazione è come un ping pong dove ci sei tu che lanci la palla e attendi un feedback, un ritorno da chi sta dall’altra parte. Se questa risposta tarda ad arrivare significa che la palla è caduta, è andata persa e subito cerchi di individuarla.

Così nella comunicazione: occorre proporre qualcosa che ha un valore per l’altro e che stimoli nello stesso la volontà di risponderti. Occorre inoltre saper adattarsi ed entrare in sintonia con l’altro, aprire un varco, stabilire un ponte”.

L’ospite ha ribadito, con parole di Pier Paolo Passolini, che con la tv  “c’è un passaggio tra la valorizzazione dell’uomo e la commercializzazione dell’immagine”. Non siamo più di fronte ad un’opera d’arte come il cinema o il teatro o la radio, piuttosto in prossimità di un  “fuoco d’artificio che vuole incollare il telespettatore attraverso una esasperazione dell’immagine”.

“Quando vado in tv io devo sapere queste cose, per esempio che appaio tra una reclame e un’altra, tra la diva di Hollywood  e scene di violenze. Dunque, come comunicatore della fede, come faccio a convivere con queste cose? – si è chiesto don D’Ercole -. Come prima cosa, e parlo di una scelta che riguarda la mia personale sensibilità, mi guardo bene dal partecipare a programmi di intrattenimento  e abbastanza frivoli che oggi abbondano in tv, proprio perché sono convinto che la tua immagine si deve caratterizzare non solo per quello che dici ma per quello che riesci a trasmettere”.

Se una delle regole oggi in voga  è la spettacolarizzazione “è pur vero che la tv non ha una grande capacità di impatto sulla nostra intelligenza ma colpisce piuttosto le nostre emozioni. Questo è molto pericoloso, ma anche molto interessante”. Ecco perché  quando si è davanti alle telecamere – ha suggerito – “è importante che il tema che vuoi proporre sia comprensibile nelle prime 5 parole che pronunci e che con esse tu abbia già catturato il telespettatore, altrimenti lo hai perso per sempre e quando ti vede la prossima volta ti cambia”.

Quello che ha colpito molto gli studenti presenti è la capacità del relatore di discorrere fluidamente: “uno dei miei segreti è l’esercizio della memoria, pratica a cui mi dedico quotidianamente per almeno un’ora. Bisogna essere allenati, oltre a possedere quel dono di natura di cui parlavo per comunicare con profitto in tv. Io, per esempio, non uso più fogli di carta da quando, ancora diacono, mi apprestavo a dare la mia prima omelia. Chiamata una parrocchiana le chiesi di ascoltarmi prima di procedere davanti ai fedeli. Avevo preparato il mio scritto in modo elaborato. Dopo cinque minuti ella mi disse di non aver capito nulla e da quel momento quando parlo non ricorro più ad appunti scritti. Devo fare mio quello che c’è scritto sulla carta, trasmettere quello che sento dentro di me e che il Signore mi suggerisce”.

Il personale segreto comunicativo di don Giovanni –ha confessato alla fine- “consiste nel fare un’ora di adorazione al Santissimo Sacramento ogni mattina”. Senza quello, ha concluso, “sono sicuro che la mia parola perderebbe la sua efficacia”.

GIOVANNI TRIDENTE

 

 

 

 

 

 

 

  

 

  

 

 
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STRABILIOSO RAVASI 10000

Post n°456 pubblicato il 30 Luglio 2009 da 1carinodolce

 

dio e non le divinità

 

Il mondo è colmo di frustrazione perché ci siamo affidati alle divinità invece che a Dio.

Ci siamo genuflessi davanti al dio della scienza, solo per scoprire che ci ha regalato la bomba atomica, suscitando paure e ansie che la scienza non potrà mai mitigare.

Abbiamo venerato il dio del piacere, solo per accorgerci che il brivido svanisce e le sensazioni sono di breve durata.

Ci siamo inchinati al dio del denaro, solo per apprendere che esistono cose come l'amore e l'amicizia che il denaro non può comprare e che il denaro è una divinità piuttosto precaria.

Sotto il titolo Il sogno della non violenza Feltrinelli ha raccolto un'antologia tematica dei pensieri di Martin Luther King, il famoso artefice della lotta afro-americana per i diritti civili, assassinato a 39 anni nel 1968.

Abbiamo scelto questa riflessione che contrappone limpidamente Dio e le divinità, ossia il vero Signore, Creatore e Salvatore e gli idoli che si chiamano:

Scienza, Piacere, Denaro, ai cui piedi tutti ci prostriamo con venerazione, salvo poi scoprire che essi sono impotenti a salvarci.

 

Era suggestiva la distinzione che il nostro scrittore L. Sciascia introduceva nell'umanità: c'è chi è convinto che la ricchezza è bella, anche se morta, e chi, invece, è certo che la ricchezza è morta, anche se bella.

La differenza è evidente e la scelta necessaria: si può anche riconoscere che scienza, piacere, denaro abbiano un loro fascino, ma in sé sono realtà che non possono spiegare il senso della vita, colmarti l'anima, rendere la persona felice in modo profondo.

 

Continuava, infatti, King: «Queste effimere divinità non possono salvare e portare felicità al cuore umano. Solo Dio può farlo».

Il risultato terribile di questa religione della Scienza, del Piacere e del Denaro lo esprime icasticamente il Salmista: «Chiunque confida in essi diventa simile ad essi»,  cosa tra le cose  (Salmo 195, 8).

È un triste destino che si rivela in tanti ridotti ad esseri freddi e gretti, aridi e insensibili.

 

 
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RAVASI NUMB. 1 MONDIALE *

Post n°455 pubblicato il 30 Luglio 2009 da 1carinodolce

 

 

ESSERE SE STESSO

 

Qual è il primo dovere dell'uomo?

La risposta è breve: essere se stesso.

Quando si cominciava a fare i primi passi nella cultura classica, ci si ricordava la celebre scritta greca sul tempio di Delfi: gnóthi seautón, «conosci te stesso!».

Monito sempre valido, soprattutto ai nostri giorni in cui la superficialità impedisce ogni scavo nella coscienza.

Ma il conoscere non basta, bisogna anche essere se stessi,

come insegna nella nostra odierna citazione il celebre drammaturgo norvegese Henryk Ibsen nel suo dramma Peer Gynt (1867).

In quell'opera il consiglio ha, però, un esito sorprendente: il protagonista è, infatti, un giovanotto spaccone che vive seguendo i suoi impulsi immediati e la sua fantasia, andando così a finire in un mondo irreale.

Certo, questo è un rischio su cui bisogna rimanere sempre in guardia;

dobbiamo sorvegliare e guidare il moto delle passioni, la pulsione dei sentimenti, i fremiti del temperamento.

Ma compiuta questa auto-educazione, è necessario ricordare sempre la parabola evangelica dei talenti.

 

Ognuno di noi, in gradazioni differenti, possiede un dono che dev'essere impiegato, ha capacità che devono essere esercitate, ha doti che devono fruttificare.

Nella storia, sia per inerzia personale sia per condizionamenti sociali, si assiste a uno spreco immenso di risorse umane.

Esse rimangono congelate e inutili, mentre potrebbero trasformare vaste aree del mondo e della vita di molti. Ecco, allora, in queste righe di Ibsen un appello all'impegno personale ma anche alla sincerità: essere se stessi, infatti, vuol dire coerenza, consapevolezza dei propri limiti.

 

Finisco con una battuta ironica, dei noti cartoni B.C. di Johnny Hart:

 

«Conoscere se stessi è la cosa più importante per l'uomo. Tu però lascia stare: potresti avere una brutta sorpresa!».  

 

;-)))))))))))))))))

 

   

 
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RAVASI KOLL IMMENSI 11100+++++

Post n°454 pubblicato il 30 Luglio 2009 da 1carinodolce

   IN AFRICA

Dal primo viaggio in Africa torni che gridi, del secondo parli, dopo il terzo taci.

E' Claudia Koll, la notissima e bella attrice, a citare questo proverbio in un'intervista rilasciata tempo fa a Famiglia Cristiana.

Sì, perché Claudia ha scelto un paio d'anni fa di scendere in Africa e non con la solita troupe al seguito per farsi riprendere in mezzo a torme di ragazzini affamati e ritirarsi subito a sera nel solito hotel a cinque stelle che anche nelle capitali africane non manca mai.

Ha voluto, invece, iniziare un'azione di testimonianza per il Volontariato internazionale per lo sviluppo, soggiornando a più riprese presso i Salesiani in Etiopia e Burundi, paesi scossi da disordini.

 

L'attrice commenta così quel proverbio: quando si torna tacendo dall'Africa - dopo la retorica dello sdegno ("gridare") e la banalità del turista ("parlare") - «significa che forse si è divenuti consapevoli del fatto che occorre innanzitutto cambiare mentalità e stile di vita».

E' probabile che già in questi giorni molti staranno programmando le loro vacanze verso mete esotiche.

Ho provato spesso vergogna anch'io per il modo infame con cui si comportano i turisti in paesi sofferenti. Certo, le ferie devono essere anche svago, ma non di rado sono ostentazione di spreco, di arroganza, di insensibilità e persino di volgarità.

 

Riuscire a ritagliarsi anche un'esperienza di attenzione, di ascolto e di generosità che scuota la nostra superficialità da benessere è possibile a tutti. Perché costruire un mondo diverso è opera di tutti e una presa di coscienza non "televisiva" ma dal vivo è un'occasione da non sciupare.

 

 
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RAVASI 157

Post n°453 pubblicato il 21 Luglio 2009 da 1carinodolce

  

LA FESTA ROVINATA

 


Su una pista di terra rossa del Benin ho sperimentato che ci si può vergognare a mangiare il pane da soli.
Stavo con alcuni missionari, non avevamo ancora finito di scartocciare le provviste
che vedemmo appoggiarsi sui finestroni abbassati del fuoristrada
inequivocabili, nere falangi.
Decine di ragazzi nudi. Formiche richiamate dal segnale rappresentato dalle briciole.
Non dicevano niente. Non chiedevano nulla. Semplicemente ti guardavano, con rispetto e stupore, addentare il pane.
 
È impressionante ed efficace questa scena descritta da Alessandro Pronzato, noto sacerdote e autore spirituale, nel libro Piccoli passi verso l'uomo (Gribaudi).
 
E' il ritratto di una vergogna che ormai non conosciamo più, anche perché cerchiamo di guardare dall'altra parte quando ci imbattiamo nelle nostre opulente città con gente affamata.
 
Forse, in Africa o in Asia, di fronte a quei volti smunti e silenziosi, a quegli occhi protesi verso il miraggio del pane, potremmo provare qualche fastidio o rimorso.

Ma ci penserebbero subito gli operatori turistici a farci evitare questi spiacevoli incontri 
 
Può capitare che il telegiornale faccia balenare per pochi minuti il dramma della fame nel mondo, con quelle mani scheletriche, quegli occhi lucidi, quei corpi rinsecchiti.

Ma subito dopo, ecco il servizio sulla moda, con bellezze statuarie, scenari superbi, cene sontuose, mondanità eccitanti.
 
Ciò che è terribile è appunto la nostra capacità di rimuovere ogni elemento di inquietudine per immergerci nella festa, nel consumo, nello spreco, con allegra indifferenza.

Anzi, chi ci ricorda quelle "falangi nere" e scarne che s'aggrappano al nostro benessere, sembra che voglia solo rovinarci la festa"


    

 
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FANTASMAGORICO RAVASI, GRANDISSIMO, THE BEST!!

 

11100 E LODE

 

10 ++++++++++++++++++++++++++

Post n°450 pubblicato il 14 Luglio 2009 da 1carinodolce

 

 

 

Oggi è il primo giorno del resto della tua vita,

non sprecarlo 

 

 

 

 

Mia madre tracciava una distinzione tra conquista e successo.  

Sosteneva che la conquista è la consapevolezza di aver fatto del proprio meglio.

Il successo è essere lodato da altri, e anche questo è positivo ma non altrettanto importante o soddisfacente.  

Mira sempre alla conquista e dimentica il successo!! 

 

 

 
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POST ESTIVO, LEGGERO

Post n°448 pubblicato il 14 Luglio 2009 da 1carinodolce

 

 

– Voi ! Avete origliato !

– Naturale. Quando non assisto, ascolto. Quando assisto non ascolto. Quando non assolvo acquisto. Posso continuare, se volete.

 

 

La sai quella del Tizio e del Bonzo?

Il Tizio porge un pacchetto di sigarette al Bonzo e gli chiede:" Fumi?". E il Bonzo risponde:" Solo quando brucio".

Non ridi ? E' straordinaria la tua capacità di trattenerti.

 

Groucho ad una ragazza:"la vita e' bellissima,per non palare del resto" 

 

Una gallina va dal veterinario, e intanto che e' li' fa l'uovo.Ariva il veterinario e chiede "Chi di voi due e' arrivato per primo?" 

 

Non c'e' nulla sul giornale. Tranne che un vandalo si e' introdotto nottetempo al Louvre e ha riattaccato le braccia alla Venere di Milo 

 

La mattina faccio molta ginnastica:mi tocco per duecento volte la punta delle scarpe.Poi mi alzo dal letto e me le infilo  

 

Chico:"Questa storia fa acqua da tutte le parti"

Groucho:"Bene,allora chiama un idraulico e spera in Dio.Anzi chiama direttamente Dio, lo trovi piu' facilmente" 

 

Chico:"Di un po'..hai trovato il giornale di domani?Di sicuro c'e' sotto qualcosa"

Groucho:"Certo che c'e' sotto qualcosa, non ho mai visto un giornale sospeso in aria"

Chico:"Neanch'io, pero' una volta ho visto una gallina fare lo stesso uovo 24 volte:si era messa controvento

   

   

 
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POST ESTIVO, LEGGERO

Post n°447 pubblicato il 14 Luglio 2009 da 1carinodolce

 

 

 Abile nel cambiare discorso, eh? Come quel tizio che continuava a fare gaffe e non sapeva come rimediare, allora un amico gli dice: "Quando fai una gaffe devi immediatamente cambiare discorso". Allora questo la sera dopo va a una cena e ad un certo punto fa: "Che schifo questa zuppa! Vorrei sapere chi è la cuoca." E la signora seduta accanto dice: "Sono io" e lui: "Ah, ma lo sa che il suo vestito è proprio un orrore?".

 
 

 – Freddina, eh, l'aria del mattino ?

– Sfido, io ! E' stata fuori tutta la notte !  

 

C'è un ragno che al ristorante ordina il primo e quando arriva grida :"Cameriere c'è una mosca nella minestra ! Complimenti allo chef !"

 

  
  

 
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SCLAVI, IL GENIO

Post n°446 pubblicato il 14 Luglio 2009 da 1carinodolce

 

 

 La sapete quella del Lord che telefona a casa e chiede al maggiordomo di passargli la moglie? Il maggiordomo fa: "Spiacente signore, ma milady è a letto con un altro uomo". "Molto bene" dice il Lord. "Allora prendete una pistola, uccideteli entrambi e poi sbarazzatevi dell'arma". Dopo un po' il maggiordomo torna al telefono e dice: "Fatto, signore". "Benissimo. E vi siete sbarazzato della pistola?". "Si, signore, l'ho buttata nella piscina." "Piscina? Ma che numero ho fatto?". 

 

Comunque, se hai cinque minuti da dedicarmi, ti posso raccontare tutte le avventure amorose della mia vita. C'è un solo problema: cosa fare nei quattro minuti e mezzo che avanzano.

   

 

 

 
 

 
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SCLAVI, IL GENIO

Post n°445 pubblicato il 14 Luglio 2009 da 1carinodolce

 

 

 La sai quella dello scheletro che va dal medico? Il medico apre la porta, lo vede e fa :"Però potevate venire prima !"

 

 

 Nel caso vi interessi, il mio nome è pinco pallino. Scommetto che mi avete già sentito nominare.

 

 

 

La sai quella dell'astronauta che va su Marte ? Beh, quando ritorna tutti gli chiedono:"Allora, c'è vita su Marte?" E lui risponde :"Mah, un po', il sabato sera".

 

 

 

 
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