Creato da GiusyCoty86 il 25/04/2014
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« Vesuvio.. pericolo immin...Parco Nazionale del vesu... »

Vesuvio, dal monitoraggio al piano di evacuazione, parlano gli esperti.

Post n°3 pubblicato il 26 Aprile 2014 da GiusyCoty86
 
Foto di GiusyCoty86

Il Vesuvio oltre ad essere il più conosciuto al mondo detiene anche un ulteriore primato: è stato il primo vulcano ad essere studiato sistematicamente, studi che continuano tutt'ora ad opera dell'Osservatorio Vesuviano. Risale infatti al 1841, grazie al re Ferdinando II delle due Sicilie, la costruzione dell'Osservatorio tuttora funzionante. Un ulteriore mezzo di informazione sul monitoraggio del Vesuvio è il sito online dell'Osservatorio Vesuviano che, accessibile a chiunque, fornisce tutti i dati riguardanti ogni minimo movimento del vulcano. I dati registrati però spesso non coincidono con la realtà ed in relazione agli ultimi fatti di cronaca allarmano la cittadinanza. Abbiamo chiesto allora chiarimenti al responsabile di laboratorio di sismologia Dott. Luca D'Auria che gentilmente si è prestato alle nostre domande.

Analizzando i dati riportati sul sito dell'Osservatorio Vesuviano e precisamente quelli della “localizzazione eventi” del Vesuvio si evince che dal 2009 ad oggi si è passati da 36 eventi annui ai 77. Questi dati sono preoccupanti, se consideriamo che gli studiosi hanno affermato che un eventuale risveglio del Vesuvio sia legato ad un aumento di terremoti? Il numero annuo di terremoti al Vesuvio è abbastanza variabile. Negli ultimi anni si va da un massimo di circa 2000 scosse nel 1999 ad un valore che si aggira sui 400-700 degli ultimi 5 anni. Variazioni anche di qualche centinaio di eventi non sono dunque significativi, rientrando nella normale variabilità del vulcano.

Gli ultimi fatti di cronaca riguardanti il bradisismo e l'aumento delle fumarole sono ricollegabili al Vesuvio? Il fenomeno del bradisismo e all'aumento delle fumarole intessano un altro vulcano (i Campi Flegrei) non ricollegabile al Vesuvio per il quale tutti i parametri monitorati (sismicità, deformazioni, temperatura e composizione delle fumarole) indicano il persistere di uno stato di quiescenza.

Abbiamo notato che alcuni dati non sono riportati sul sito dell'Osservatorio Vesuviano, ad esempio 10 marzo 2012 vi è riportata solo una scossa di magnitudo 2.6 quando poi si sa che c'è stato uno sciame sismico di circa 69 movimenti registrati nell'area vesuviana, come accadde nel 7 novembre 2012 in cui ci furono circa 113 movimenti. C'è chi dice sia un omissione voluta per non destare panico. Cosa risponde? Sulla pagina web delle localizzazioni, sono riportati, appunto, solo gli eventi localizzati, ovvero quelli di magnitudo sufficiente da poter essere registrati da almeno 4-5 stazioni sismiche. In genere gli sciami sismici (come quelli che lei cita) sono costituiti da eventi di piccola magnitudo. Gli eventi non "scompaiono", semplicemente non sono nella lista di quelli localizzati ma vengono normalmente conteggiati nel numero di eventi del database sismologico. A chi dice che omettiamo informazioni vorrei precisare che il nostro compito è quello di fornire informazioni, non di nasconderle. Il nostro impegno è rivolto a fornire al pubblico informazioni corrette ed aggiornate, fermo restando che le nostra priorità restano, come definito dal nostro statuto, le attività di ricerca scientifica e sorveglianza dei vulcani. Non ci è possibile omettere volontariamente dei dati, in quanto sarebbe illegale. Certe affermazioni, che purtroppo riflettono una convinzione radicata in molte persone, offendono profondamente la nostra professionalità.

Come mai la magnitudo spesso non risulta disponibile, anche dopo vari giorni dal sisma? Sul sito web vengono mostrati gli eventi aggiornati in tempo reale, anche grazie all'uso di tecniche di detenzione e localizzazione automatica. La magnitudo, degli eventi localizzati automaticamente, è poco affidabile e pertanto non viene utilizzata. Gli operatori preposti alla sorveglianza sono comunque in grado di calcolarla in pochi secondi. L'informazione sulla pagina web, tuttavia, non viene sempre aggiornata immediatamente per i motivi che ho esposto prima.

Passando ad un eventuale risveglio del Vesuvio si trova d’accordo con le parole del vulcanologo Nakada Setsuya? C’è il rischio di un eventuale ed improvvisa esplosione e quanto tempo prima è possibile prevedere un eruzione? Il nostro lavoro sul Vesuvio è continuo e dettagliato ed al momento esso non lancia segnali che lascino pensare ad una imminente eruzione. Che si tratti di un vulcano attivo è assodato ma attualmente nelle nostre reti di sorveglianza non c’è nulla che ci faccia pensare ad una imminente eruzione del Vesuvio. Inoltre, in base a informazioni su eruzioni del passato e sull'osservazione strumentale di eruzioni di diversi vulcani negli ultimi decenni, è molto probabile che i precursori dell'eruzione siano riconoscibili mesi prima dell'eruzione stessa. Sul piano di evacuazione il Dott. Luca D'Auria non ha potuto dare risposte esaurienti, essendo compito del dipartimento della protezione civile dare informazioni dettagliate sulla “zona rossa” e sul numero di residenti che andrebbero effettivamente allontanati in caso di eruzione del Vesuvio. In un’intervista il capo del dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, ha dichiarato «Non è una differenza da poco avere un censimento preciso. Esso comunque permetterebbe di calibrare ancora meglio le procedure di evacuazione che nel caso del Vesuvio – continua Gabrielli- al momento riguarderebbero 800 mila persone e nel caso dei Campi Flegrei altre 400 mila». Per la possibilità di un’eventuale evacuazione anche via mare ha risposto «Sino ad oggi si è pensato solo al trasporto su gomma, ma è un’ipotesi che non mi sento di escludere in partenza. Gli eventuali evacuati sarebbero alloggiati nelle altre regioni, così come previsto nel piano precedente». L'11 gennaio 2013 infatti, con l'aggiornamento del piano di evacuazione i parametri di evacuazione sono stati confermati ma la cosiddetta “zona rossa” si è allargata a 25 comuni a rischio Vesuvio. Come ha puntualizzato il capo della protezione civile «Ai 18 Comuni della zona rossa: Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Pompei, Portici, Sant’Anastasia, San Giorgio a Cremano, San Sebastiano al Vesuvio, San Giuseppe Vesuviano, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco e Trecase, si sono aggiunti ora altri 7 Comuni: Nola, Palma Campania, Poggiomarino, Pomigliano d’Arco, San Gennaro Vesuviano, Scafati ma anche e soprattutto Napoli, ovviamente non l’intera città ma parte di tre quartieri popolosi e importanti dell’area orientale: Barra, San Giovanni e Ponticelli che erano già confinanti con la zona rossa e che nella precedente perimetrazione erano ricompresi in zona gialla, quella interessata alla ricaduta di ceneri e lapilli». Attualmente, in base ai continui controlli, il Vesuvio dorme beato, ma un piano di evacuazione deve essere reso noto alla popolazione soprattutto considerando che, come ha affermato Gabrielli, «I piani hanno senso se sono conosciuti, se c'è da parte del territorio un’adeguata consapevolezza del rischio». Per quanto riguarda la Nato, ha lasciato la base di Bagnoli dopo quasi sei decenni e l'ammiraglio Bruce W. Clingan, comandante del Comando interforze alleato di Napoli, ha soltanto affermato che la cosa che più gli mancherà è «La vista di Nisida, Posillipo e Capri». Dal 13 dicembre la residenza della base Nato è Lago Patria, località del comune di Giugliano. Pochi chilometri di distanza quindi ma sui reali motivi dello spostamento nulla di fatto. Certo è che c’è in chiunque la consapevolezza della pericolosità del Vesuvio ma siamo fiduciosi nelle istituzioni competenti ed attendiamo con ansia di conoscere il piano di evacuazione definitivo, sperando di riuscire in questa impresa prima del risveglio del nostro grande ballerino.       Giusy Coticella

 
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